(Una storia d'amore)
               
                
               
               Alla mia buona amica Graciela Urcullu, argentina,
               eccellente psicologa, alla quale mi unisce l'amore per
               i libri e gli animali.
               
                
               
               "Fasten seat belts", "Stringere le cinture di
               sicurezza". L'aereo sta già perdendo quota.
               Lentamente ma decisamente si sta avvicinando sempre
               più all'aeroporto. Simona è distratta e
               pensa. Riflette. Aveva fatto bene o male a viaggiare?
               Si era decisa improvvisamente quando la lontananza si
               era fatta insopportabile e aveva un desiderio pazzo di
               rivederlo per assicurarsi che lui fosse ancora
               lì. E soprattutto libero. Senza una donna
               fissa. Perché lui di donne doveva averne
               chissà quante. Però Simona pensava non
               fosse tanto pericoloso come averne una sola, sempre la
               stessa. Supponendo che un giorno ne avesse incontrata
               una che...
               
               L'aereo ha toccato terra. Le ruote del carrello di
               atterraggio corrono rapidamente sopra la pista e si
               avverte la velocità alla quale si vola. Simona
               non ha paura, però si chiede, come sempre
               quando viaggia in aereo, e se non si ferma in tempo? e
               se i freni o gli alettoni o una parte del motore non
               funzionano bene giusto nel momento dell'atterraggio? o
               se esce dalla pista e urta contro gli edifici
               dell'aeroporto?
               
               Tutto va bene. Un soave atterraggio le dà la
               benvenuta in terra inglese. I passeggeri si alzano,
               riuniscono le loro valigette, i cappotti e le varie
               cianfrusaglie di sempre e si dirigono lentamente verso
               il corridoio trascinando se stessi ed i loro bagagli
               fino all'uscita. La hostess e lo steward dritti sulla
               soglia della porta si congedano sorridendo dai
               passeggeri i quali, a loro volta, li ringraziano per
               l'ottimo servizio. E poi bla... bla.. bla...
               
               Simona è fremente. Sorride felice e le si
               può leggere sul volto che è finalmente
               arrivata in porto. Il suo porto finale. Un bye, bye ai
               due e scende correndo per la scaletta. Il
               trasferimento in autobus fino agli edifici centrali e
               da qui a piedi per un lunghissimo corridoio, con le
               braccia che sembrano spezzarsi da un momento
               all'altro.
               
               Farebbe alcuni chilometri anche con un peso
               maggiore, se solo potesse restare con lui per il resto
               della vita. Però ora non deve pensare. Per due
               settimane, quattordici giorni, trecentotrentasei ore e
               tanti tanti minuti, lo avrà per lei.
               
               E solo questo conta.
               
               Era immobile, seduta su una sedia girevole. Si era
               tolta il cappotto e lo guardava. Lui lavorava
               tranquillo dietro ad un scrittoio pieno di carte e di
               schede. Con una mano reggeva la pipa e con l'altra
               scriveva. Di quando in quando alzava la testa, la
               guardava e le sorrideva. Dietro ai suoi occhiali, i
               suoi occhi avevano un'espressione che Simona cercava
               invano di decifrare.
               
               Forse è contento che sono qui con lui.
               Chissà che starà pensando? Lo guardava e
               cercava di assimilare i suoi lineamenti, il colore
               della pelle, la forma delle labbra, le mani
               virili.
               
               Si chiedeva Simona: "Come mi vedrà? Mi
               troverà cambiata o no?". Erano passati appena
               due mesi dal loro ultimo incontro. Lui si alzò
               e le si avvicinò:
               
               "Hai un aspetto molto sexy...". Simona rimase
               silenziosa per alcuni secondi, poi disse: "Non so se
               il mio aspetto è come dici tu, però ti
               confesso che dentro sì, mi sento molto...
               sexy".
               
               Le sembrarono parole audaci perfino per il tipo di
               relazione che esisteva tra di loro ma le uscirono
               spontaneamente.
               
               Selim sorrise: "Andiamo a casa".
               
               Nel taxi, seduta vicina a lui, lo ascoltava mentre
               le raccontava del suo lavoro e delle difficoltà
               nei suoi rapporti con alcuni colleghi. E Simona nel
               frattempo pensava: "Cosa è che sente
               effettivamente per me? In verità. È
               innamorato di me o sente solo affetto o amicizia? No,
               amore no. Questo no. E tuttavia tra un po' staremo
               insieme e allora... Sarà il momento della
               verità? Però di quale verità
               parlo? La verità di un uomo non si scopre mai
               in quei momenti..."
               
               Lei lo sapeva bene e tuttavia continuava a
               torturarsi con le domande di sempre, cercando di
               intuire le verità che inesorabilmente la
               eludevano. E Selim parlava e si lamentava, come era
               sua abitudine. E lei che lo amava cercava di
               consolarlo. Lei che avrebbe fatto qualsiasi cosa per
               vederlo felice. Le avrebbe comprato il mondo se lui
               avesse voluto. Ma lui non voleva niente da lei. Non da
               lei. Perché? Perché non da lei?.
               
               Il taxi si fermò davanti ad una casina
               tipicamente inglese con il suo piccolo giardino nella
               parte frontale, ben unita ad altre casine, tutte
               uguali, tutte vicine l'una all'altra. Vicino alla
               porta c'era la bottiglia di latte che doveva avergli
               lasciato, come ogni giorno, il lattaio. Aprì la
               porta e le caddero sopra i piedi due cagnolini molto
               piccoli, che sembrarono molto felici nel vederli. A
               pianterreno viveva una coppia con due bambini e i
               cani: erano greci e padroni della casa. Dopo essersi
               scambiati i saluti e fatte le dovute presentazioni,
               salirono per una stretta scaletta che conduceva al
               piano superiore, dove c'era una cucina piccola ma
               pulitissima e due camere da letto. La stanza
               più grande e più fredda era quella di
               Selim. Entrarono. Simona si guardò intorno:
               c'era un piccolo letto a una piazza in un angolo,
               lì vicino un camino spento ed una poltrona. Nel
               centro un divano. Dall'altro lato, vicino ad una
               finestra enorme, con una tenda che faceva mostra di
               grandi fiori gialli affogati in un azzurro elettrico,
               c'era un cassettone con sopra varie bottiglie di
               liquore mischiate con un'acqua di colonia e un rasoio
               elettrico. Sulla destra c'era un armadio. Il pavimento
               era coperto con un tappeto dai grandi fiori, come
               è tipico in tante case in Inghilterra.
               Finalmente erano a casa. Soli. Simona non voleva
               pensare al dopo, né ricordare il prima. Quasi
               non voleva riflettere nel momento che stava vivendo.
               Desiderava solo che lui facesse ciò che
               qualsiasi essere umano avrebbe fatto in quella
               circostanza.
               
               Selim la prese tra le braccia.
               
               Più tardi, quando è già notte,
               con lui stanco nel suo lato del letto, piccolo e
               stretto, Simona si sente in paradiso, può
               rivivere tutti i particolari dell'incontro. Allunga
               una mano e lo sente vicino. Può toccarlo! Dio,
               che felicità poter ascoltare il suo respiro un
               po' pesante, sfiorare i suoi piedi con i suoi. I suoi
               movimenti, i suoi gesti, le sue parole e il modo di
               guardarla mentre facevano l'amore! Amore! Che parola
               complessa. Dalle tante facce e dai tanti significati.
               Ora può ricordare, può rivivere quei
               momenti preziosi. Soltanto ora. Perché poi,
               quando sarà nuovamente lontana da lui, sa bene
               che non avrà il coraggio di ricostruire nella
               sua immaginazione quei giorni. Le si spezzerebbe il
               cuore. Simona dorme. Dorme serena. Rilassata. Quasi
               felice.
               
               Due settimane per ritrovarsi, due settimane per
               comprendersi, due settimane per dedicarsi l'uno
               all'altro. Quattordici giorni. Forse pochi, forse
               troppi. Alla mattina Simona vorrebbe continuare a
               dormire, mentre lui si alza senza far rumore e scivola
               piano sul pavimento per andare in bagno e prepararsi
               per andare al lavoro. É presto e fa un freddo
               polare. Lei non vorrebbe alzarsi ma non può
               rimanere a letto. Come se una molla saltasse nel suo
               cervello si alza. Piano, piano, silenziosamente,
               sebbene a volte inciampa nella vestaglia di Selim che
               è troppo lunga per lei. D'altra parte ha
               portato molte cose ma quasi tutte inutili e troppo
               leggere per il clima freddo di questo paese nordico. E
               trema mentre si domanda preoccupata come fa lui ad
               affrontare il freddo del corridoio vestito con il solo
               pigiama di nylon. Selim tossisce forte: può
               essere perché fuma molto o forse si è
               beccato un raffreddore.
               
               Anche lei corre per il freddo corridoio verso la
               cucina a preparare un caffè o qualcosa di
               caldo, perché lui possa sopportare il freddo
               della strada. Tuttavia, sa molto bene che a Selim non
               piace che lei si alzi presto insieme a lui. Sembra
               quasi che sia infastidito nel vederla così
               imbacuccata nella sua vestaglia. Forse è geloso
               della sua indipendenza. Forse. Simona si rende conto
               di questa cosa e di tante altre piccole cose
               importanti e vorrebbe farsi piccola, quasi sparire,
               non avere un peso specifico per poter avere cura di
               lui, senza per questo invadere la sua vita privata.
               Dio, come è difficile amare, senza mostrare
               l'affetto che si prova, donare senza che l'atto sia
               troppo evidente, dedicarsi senza che la dedizione
               risulti molesta per chi la riceve. Selim ingolla il
               suo caffè, le dà un bacio ed esce
               rapidamente.
               
               Simona a volte apriva la finestra e metteva fuori
               la testa per vederlo mentre spariva all'angolo della
               strada. Aveva tutto il giorno per lei. Però non
               si annoiava. Era lì. Poteva respirarlo, tra le
               sue cose. Rifaceva lentamente il letto dove dormivano
               insieme. Il suo letto. Metteva in ordine le sue cose,
               lavava le sue camicie, la sua bianchería, i
               suoi fazzoletti. Faceva tutto con grande piacere ma
               con una dose di amarezza pensando che tutto era
               momentaneo.
               
               Simona non era un intellettuale sebbene le piacesse
               leggere, scoprire il mondo del pensiero, aggiornarsi
               su tutto quello che succedeva nel mondo. Tutto questo
               l'aveva interessata fino al giorno che si era
               innamorata di lui. Da quel momento le era venuta
               addosso una pigrizia mentale nella quale si
               riscaldava, si deliziava e si rigirava come fanno le
               gatte sibarite. Se lui le avesse chiesto di dormire
               sul pavimento lei lo avrebbe fatto, pur di vivergli
               accanto per sempre. Per poter avere cura di lui e
               soddisfare tutte le sue necessità e i suoi
               desideri. Però, per Dio, come può un
               essere umano, consapevole, pensante e con tutte le
               facoltà di poter scegliere, ridursi
               così, rimpicciolirsi fino a questo punto,
               cadere così in basso? Dio mio, si chiedeva
               Simona, come può un sentimento tanto bello e
               sublime come l'amore, sminuire tanto una persona fino
               a farla annullare o identificarsi nell'altro,
               assumendo virtù e difetti dell'altra persona
               quasi si fosse ingoiati da un fiore carnivoro?
               
               Lei voleva saperlo felice, vederlo sorridere,
               voleva assicurarsi che fosse ben curato, che perfino
               ridesse di lei e della sua goffaggine... purché
               fosse contento. Voleva che lui si lasciasse amare da
               lei, completamente, corpo e anima.
               
               Però per raggiungere questo proposito era
               necessario che lei non perdesse la sua
               identità, la sua prospettiva verso la vita, i
               suoi gusti, la sua possibilità di giudicare, in
               breve, la sua possibilità d'essere una compagna
               genuina, per aiutarlo veramente a superare i problemi
               che lo affliggevano. Gli stessi che generalmente
               tormentano qualsiasi altro essere umano nella lotta
               per la sopravvivenza. Dove e come poteva trovare il
               giusto equilibrio tra i suoi sentimenti e un
               più saggio comportamento? Era tanto difficile
               amare senza perdersi in un marasma di sensazioni che
               la stordivano e la tradivano trascinandola in un
               abisso senza fondo. C'era in lei una grande confusione
               che s'identificava molto spesso con l'angustia
               profonda di non sapere quasi mai completamente cosa
               fare, di non rendersi conto esattamente di ciò
               che doveva dire nel momento giusto per mantenere
               l'armonia tra di loro. Probabilmente questo le
               succedeva perché era lei che amava e lui che si
               lasciava amare, anche se con riserva.
               
               Ma Simona nonostante il suo carattere, o meglio
               nonostante la mancanza di un carattere deciso, era una
               grande ostinata. Forse si trattava di una forte
               capacità di dedizione.
               
               Avrebbe fatto l'impossibile per addolcire le
               situazioni imbarazzanti, evitare le occasionali sfide
               o gli scontri frontali. Avrebbe cercato di adeguare la
               sua vita ai suoi desideri e al suo mondo, senza per
               questo cambiare troppo profondamente il suo carattere.
               Era una lotta titanica però ne valeva la pena.
               Ma ne sarebbe stata capace? A meno che non era
               già troppo tardi.
               
               Londra è una città magnifica sia per
               chi viverci che per i turisti. A Simona piace tutto di
               Londra: la trova variata nei suoi colori allegri
               perché, nonostante il tempo quasi grigio che la
               copre quasi volesse proteggerla, è una
               città colorata per le sue casette piene di
               fiori in qualsiasi stagione dell'anno, per le
               illuminazioni vivaci centro, per i negozi, per i
               double deckers (micro locali) dal vivace color rosso,
               per le belle ragazze dagli occhi chiari, la pelle di
               pesca e i vestiti sgargianti, perfino per i baffi
               arditi dal bel colore rossiccio di alcuni suoi
               abitanti e per le belle bandiere che volano alte dagli
               edifici. Tutto questo contribuisce a fare di Londra
               uno spettacolo indimenticabile. A Simona piace
               passeggiare per il centro guardando le vetrine e
               comprando qualcosa. Portava sempre un regalo a Selim:
               ora un fazzoletto con le sue iniziali, ora un paio di
               pantofole. Le avrebbe comprato il mondo se avesse
               potuto. Ma lui non voleva il mondo o per lo meno non
               lo voleva da lei.
               
               Il momento più bello era di notte quando si
               ritrovavano per cenare. Simona non aveva mai imparato
               a cucinare. Selim al contrario era un cuoco di
               qualità. Prima di mettersi in viaggio una sua
               amica le aveva fatto un corso accelerato di arte
               culinaria. Simona aveva annotato in un foglio alcune
               ricette che potevano risultare interessanti. Ma quando
               volle mettere in pratica ciò che la sua amica
               le aveva insegnato, tutto le risultò difficile,
               quasi insuperabile. Si sentiva goffa sotto lo sguardo
               ironico e quasi divertito di Selim. Sotto la sua guida
               riuscì comunque a fare un piatto squisito,
               secondo una ricetta araba di riso con molta cipolla e
               pepe rosso. Per una volta nella sua vita seppe portare
               a termine un piatto fatto con le sue mani e grazie
               all'aiuto di Selim che stava al suo fianco. Quella fu
               l'unica occasione nella quale seppe distinguersi.
               Decisamente Selim era migliore di lei.
               
               Era un uomo abituato ad essere indipendente e aveva
               imparato a fare di tutto, sia che gli piacesse o no.
               Simona avrebbe preferito un uomo meno autosufficiente
               perché a Selim non piacevano le intromissioni
               nella sua vita, non voleva che una donna le
               modificasse la routine che era riuscito ad
               organizzare. Era un uomo che non voleva che qualcuno
               distruggesse il delicato equilibrio che con fatica
               aveva conquistato. Qualsiasi gentilezza che Simona gli
               faceva era oscurata dal sospetto. Accettava tutto come
               se gli fosse dovuto, però allo stesso tempo,
               sembrava non piacergli essere l'oggetto di tante
               attenzioni.
               
               É una relazione difficile. A volte a Simona
               si sente stanca e le viene la voglia di andarsene.
               Però c'è qualcosa più forte di
               qualsiasi logica, di qualsiasi ragionamento che la
               inchioda lì, presso di lui. Perché
               Simona è gelosa. Per Dio, come si può
               essere gelosa di un uomo che vive libero in una
               città come Londra, piena di tentazioni e dalle
               più svariate e molteplici possibilità?
               Si dovrebbe piangere di gelosia e di disperazione
               dalla mattina alla sera. Meglio sarebbe non pensarci
               ed accettare ciò che la sorte ci offre, senza
               troppi pensieri strani e voli di fantasia. Meglio
               chiudere l'immaginazione in una scatola e gettare la
               chiave nel fiume.
               
               Un giorno Simona stava sistemando alcune camicie di
               Selim in un cassetto quando trovò una lettera.
               Conosceva la scrittura e sapeva che si trattava di una
               amica comune. Che cosa avrebbe fatto una donna
               intelligente? Se proprio non poteva evitare di
               leggerla, l'avrebbe letta e poi dimenticato il
               contenuto qualsiasi cosa si trattasse. Questa sarebbe
               stata la cosa giusta e giudiziosa. Però Simona
               è una donna impulsiva. Non ragiona e si lascia
               trascinare dai sentimenti e dalle sue reazioni,
               nonostante tutti i suoi buoni propositi. Vuole sapere
               a qualsiasi prezzo. Doveva sapere ciò che c'era
               stato tra lui e l'altra. Anche se questo faceva capire
               che aveva curiosato tra le cose di Selim. Sebbene non
               fosse più una ragazzina, non aveva ancora
               imparato a trattare ed a comportarsi con un uomo. E
               Selim non era un uomo comune. Lui non era inglese,
               bensì arabo, con tutta l'eredità della
               sua razza, con tutti i complessi e le idee in parte
               contaminate in parte redente dal mondo occidentale nel
               quale viveva e nel quale era stato educato. Era dopo
               tutto un essere ibrido con molte buone qualità
               e alcuni difetti, una mescolanza di buone intenzioni e
               di cattivi propositi. In ultima analisi era un uomo
               con i suoi problemi, alcuni dei quali non erano chiari
               nemmeno a lui. Sfortunatamente Simona era pazzamente
               innamorata per rendersi conto che, per aiutarlo,
               avrebbe dovuto amarlo meno appassionatamente ed
               essergli un po' più amica invece che
               amante.
               
               E non è una ipocrisia da parte di Simona
               parlare di amicizia perché effettivamente prova
               un sentimento profondo di fraternità verso
               Selim tanto che, a volte, le piacerebbe essere un uomo
               per potere dividere con lui una vita piena, senza il
               sospetto che lei vuole togliergli la libertà.
               Era un amore senza capo né coda. Però
               era Amore.
               
               Quando quella notte Selim tornò, Simona era
               in piena ebollizione. Solo non sapeva in quale momento
               buttare lì la domanda che tanto le premeva. Una
               bomba che sarebbe scoppiata senza lasciare conseguenze
               o piuttosto una specie di boomerang? Un boomerang,
               senza dubbio, perché di solito chi perde
               abitualmente è chi ama di più. In
               qualsiasi discussione o litigio chi perde è
               colui che è più coinvolto nella
               questione dal punto di vista affettivo. Cenarono in
               silenzio, un silenzio senza nessun segnale di
               temporale. Poi andarono a letto. Selim gentile come
               sempre, le raccontava le piccole contrarietà
               dell'ufficio.
               
               Chissà quale forza la spinse o quale cattiva
               stella le suggerì di scegliere giusto quel
               momento d'intimità per chiederle
               improvvisamente: "Voglio che tu mi restituisca le mie
               lettere". A queste parole seguì un silenzio
               carico di sottintesi... Selim la guardò:
               
               "Che succede ? Che ti succede?".
               
               "Niente, rispose Simona, desidero solo che tu mi
               restituisca le mie lettere perché non mi
               piacerebbe che qualcuno le possa vedere e
               leggerle".
               
               Selim non parlò per alcuni minuti.
               Continuò a fumare e apparentemente a
               riflettere. Poi: "Hai visto per caso lettere di altre
               ragazze? Hai aperto forse alcuni dei miei
               cassetti?".
               
               Parlava lentamente con una voce senza tono, come se
               non fosse inquieto, però Simona sentì
               una forte tensione nell'aria. Ma come si può
               essere così stupidi? Un'altra donna al suo
               posto avrebbe fatto marcia indietro, avrebbe cercato
               d'inventare una scusa, volgere la discussione verso lo
               scherzo, ma Simona, anche se si rendeva conto di
               andare diritta verso l'abisso, continuò
               imperterrita, ciecamente e senza riflettere:
               "Sì, ho trovato la lettera che ti scrisse J. e
               come a me non è piaciuto per niente trovarla
               tra le tue cose m'immagino che a nessuna altra donna
               sarebbe piaciuto fare la stessa esperienza".
               
               Santa ipocrisia! Santa stupidaggine! Perché
               non dire chiaramente che era gelosa, che una gelosia
               crudele e sciocca la tormentava al punto da volerlo
               punire, dimenticando le belle parole che le aveva
               scritto... e non si rendeva conto che in questo modo
               puniva soltanto se stessa? Povera sciocca ed indifesa
               Simona! Quella notte pianse mentre si rigirava nel
               letto cercando di evitare il calore del corpo di
               Selim. E non perché non lo desiderasse. Al
               contrario, mai come in quel momento desiderò
               che lui la prendesse tra le sue braccia. Forse voleva
               punire se stessa in un attacco di masochismo oppure
               sperava che lui comprendesse che era irritata con
               tutto il mondo... Invece Selim si addormentò
               mentre lei rimase sveglia a torturarsi con i suoi
               pensieri negativi. Fu una notte lunga ma passò,
               come passa tutto in questa nostra vita terrena. E
               rapidamente.
               
               "Ti aspetto in ufficio. Questa sera ceniamo fuori".
               Simona si mise uno dei suoi vecchi vestiti dato che
               non aveva portato niente di particolarmente nuovo o
               chic, convinta che non sarebbero mai usciti di notte.
               Si avvolse la testa in un fazzoletto di lana e
               uscì nella notte fredda ben protetta contro il
               gelo. Londra è senza dubbio una città
               gelida. Tuttavia a Simona piaceva molto uscire e
               particolarmente quella notte. Era un piacere recarsi
               alla stazione del Sub a piedi, muoversi per stradine
               pulite e silenziose, circondata da casette tutte
               simili e ben ordinate, appena illuminate dalla luce
               giallastra dei lampioni che avviluppava tutto in una
               ombra misteriosa. Simona si lasciava affascinare
               dall'atmosfera irreale, dall'aria magica che sembrava
               irradiarsi dal mondo che la circondava e accompagnava
               i suoi pensieri. E così, sognando e pensando,
               arrivava alla stazione senza rendersi conto della
               distanza che aveva percorso né avvertiva il
               freddo intenso. Il Sub era sempre pieno di gente
               quando andava nel centro di Londra per godere della
               City allegra e illuminata. Una umanità composta
               delle più svariate razze, da osservare e
               comprendere. Simona li invidiava tutti, dal più
               giovane al più vecchio, uomini e donne,
               perché potevano condividere l'aria e lo spazio
               della città con Selim. Il fatto che costoro non
               lo conoscessero né avessero interesse a
               conoscerlo, non era essenziale per lei. Erano
               londinesi e per tanto tutti vicini di casa di Selim.
               Aveva perduto la dimensione e le proporzioni del mondo
               intero in quel sentimento che la sconvolgeva fino al
               midollo e che le era entrato nel sangue come la
               tintura di una seppia, oscurando tutto, cancellando
               qualsiasi altro orizzonte e contatto umano. Non
               esisteva al mondo nessun'altro per lei, però
               Selim non poteva essere per lei.
               
               Li divideva Londra e la sua terra: lei non poteva
               vivere lontana dai suoi, né lui lasciare la sua
               vita attuale. Ma forse ancor più li divideva il
               desiderio opposto e contrastante e "last but not
               least" la diversa intensità dei loro
               sentimenti. Il ristorante dove Selim andava a mangiare
               almeno due volte alla settimana, per sentirsi un poco
               parte della City diceva, apparteneva a due
               italiani.
               
               Due simpaticissimi italiani. Simona si sentì
               subito comoda nell'atmosfera calda e tipicamente
               italiana dell'ambiente, anche se con un tocco inglese
               che non disturbava. Lì nel mezzo del freddo
               nordico, c'era un pezzo della sua terra. La
               incantò parlare con i padroni del ristorante e
               con la loro mamma che era molto più italiana
               dei figli nati evidentemente in Inghilterra. Poi fu
               piacevole ascoltare un giovane italiano che sonava la
               chitarra e cantava canzoni italiane. Trascorsero una
               serata tranquilla e serena come una coppia
               qualsiasi.
               
               Al ritorno Selim disse: "Non credo che tu potresti
               vivere lontana dall'Italia". Simona non rispose.
               
               Anche se sapeva che non corrispondeva a
               verità ciò che Selim le aveva appena
               detto, non trovò le parole adatte per dirgli
               ciò che desiderava lui sapesse. Selim avrebbe
               dovuto già saperlo, anche se evidentemente
               preferiva ignorarlo, che Simona amava anche il paese
               di Selim, tutto sole e colori vivaci. E poi le piaceva
               la musica e anche la cucina.
               
               Se anche sentiva nostalgia per il suo paese quando
               era lontana da lui, le veniva anche una nostalgia
               tremenda per il freddo inglese e per Londra.
               
               Solo perché lui viveva lì. Con lui
               avrebbe vissuto in qualsiasi posto anche nel deserto
               senza il minimo comfort, senza lagnarsi. Con lui
               avrebbe affrontato il gelo polare o l'umidità
               equatoriale e soprattutto ogni società, con
               tutti i suoi tabù e i suoi limiti. Qualsiasi
               cosa sarebbe stata preferibile a quella angustia, a
               quel senso d'impotenza, di limitazione assurda e a
               quella stretta al cuore che provava ogni volta che
               pensava al momento della separazione, a quando si
               sarebbero detti "addio" senza sapere chissà
               quando si sarebbero rivisti. Sapeva d'istinto che
               tutto passa e che una volta uscita dalla vita di
               Selim, lui l'avrebbe quasi sicuramente rimpiazzata con
               un'altra. Era sufficientemente matura per rendersi
               conto che mentre il suo amore per lui era forte,
               l'amore di Selim era piuttosto apatico e decisamente
               transitorio.
               
               Il suo amore per Selim era qualcosa che la
               deprimeva e allo stesso tempo la riempiva di euforia.
               Era un sentimento di dedizione e abnegazione, di
               sensualità e romanticismo. Un amore forse fuori
               dal tempo. Però amore.
               
               Nella stanza vicina a quella di Selim, viveva un
               suo amico e connazionale. Non era un bel ragazzo, ma
               simpatico. Quando non dormiva lì, stava con una
               sua amica, che era inglese. Quando invece trascorreva
               la notte con loro, parlavano, mangiavano, scherzavano
               e bevevano insieme. Poi Simona lavava i piatti e il
               resto della notte lo passavano accovacciati sopra il
               tappeto dai grandi fiori che copriva tutto il
               pavimento della stanza di Selim. La padrona di casa
               gli aveva prestato un grammofono e così
               ascoltavano musica. Canzoni dal ritmo orientale,
               esotiche e sensuali, che parlavano di terre lontane,
               calde e piene di sole. Nel frattempo giocavano a carte
               e s'insultavano amichevolmente nella loro lingua.
               Seduta come loro, alla moda araba, Simona si lasciava
               sedurre da quella musica che sprigionava amore e
               sensualità. A lei sembrava di stare nella terra
               di Selim. Paese che amava e nel quale le sarebbe
               piaciuto vivere per il resto della sua vita, senza
               alcun rammarico o pentimento. Con Selim, naturalmente.
               Se solo fosse stato possibile! Nel frattempo bevevano
               tè caldo e ridevano. Così la notte
               passava lasciando Simona confusa, turbata e perduta.
               Mai come in quei momenti avrebbe desiderato essere un
               uomo per potere condividere la vita di tutti i giorni
               con Selim.
               
               Non poteva non pensare che se la diversità
               dei sessi le offriva una relazione fisica molto
               gradevole, allo stesso tempo la lasciava fuori da una
               relazione più profonda che se fosse stata
               costruita su un terreno di parità dei
               sessi...
               
               Per Dio!
               
               Era già passata la mezzanotte e Selim non
               arrivava. Simona aspettava ed era ansiosa. Sentiva il
               cuore che le saltava letteralmente in gola, al solo
               pensiero che forse non sarebbe tornato per tutta la
               notte. Il sangue le pulsava forte nelle vene.
               Qualsiasi rumore la sconvolgeva. Si era affacciata
               alla finestra un numero infinito di volte e sporgeva
               fuori la testa e parte del corpo nel freddo intenso
               della notte per vedere meglio. Non avvertiva il freddo
               pungente che la penetrava tutta. Aveva bevuto un
               liquore forte per riscaldarsi e in parte anche per
               calmare il nervosismo che la attanagliava. Passarono
               le ventidue poi le ventitré. Suonò la
               mezzanotte e da parte di Selim neanche una telefonata.
               Lo aveva aspettato come tutte le notti a partire delle
               ventuno. Però, per Dio, che succedeva quella
               notte? Che poteva essergli successo? Lei che non era
               credente, faceva promesse a un Dio nel quale non aveva
               mai avuto fiducia, anche se le sarebbe piaciuto
               averla. Purché lui tornasse. Non importa quanto
               tardi. Perché lei potesse addormentarsi sapendo
               che lui era lì, vicino a lei, al suo lato. Dove
               poteva essere andato? E con chi? Gelosia,
               preoccupazione, un malessere fisico o mentale: tutto
               questo la tormentava e le impediva di addormentarsi.
               Come poteva dormire con quella agitazione che non la
               lasciava neanche per un momento?
               
               Quando nel silenzio della casa udì un passo
               leggero che saliva per le scale: allora tutto il male
               che aveva dentro si sciolse come la classica neve al
               sole. Lo vide apparire nell'arco della porta con una
               faccia inespressiva e improvvisamente tutta la sua
               rabbia, dolore, ansietà sparirono come per
               incanto. E gli sorrise. Avrebbe voluto mostrarsi
               inquieta, offesa, ma Simona non sapeva né
               poteva mentire. Non poteva fingere di sentire
               risentimento, disgusto o rancore, quando non provava
               nessuno di questi sentimenti negativi. Perché
               lo amava e viveva in uno stato di agitazione come
               quando si cammina nella più profonda
               oscurità senza neanche mettere le mani avanti,
               sicuri di camminare nella luce più sfolgorante.
               Si è abbagliati senza saperlo, senza rendersi
               conto di ciò che sta passando e naufraga senza
               neanche saper nuotare. Le parve ridicolo ciò
               che stava pensando solo questo le venne alla mente
               come una scoperta che poteva forse salvarla. Ma Simona
               era una persona semplice. E se poteva capire e scusare
               il prossimo, in questo mondo di gente rissosa e
               prepotente, a volte per la sua gelosia sembrava
               perdere il senso comune ed il giusto equilibrio.
               
               Passarono i giorni e venne il momento della
               separazione. Simona rifletteva che non avevano parlato
               né deciso niente. Avevano trascorso alcuni
               giorni gradevoli insieme e rimaneva il desiderio di
               vedersi di nuovo. Però, come e quando? Che
               passa mai per il cuore di un uomo? Forse Simona non lo
               saprà mai. Ciò che non va nella loro
               relazione è che ama troppo Selim. E male. Forse
               Simona è troppo donna perché sa amare
               con dedizione e sacrificio, però è
               troppo poco femmina perché Selim la desideri.
               Lui ha la sicurezza che lei lo ama e che non ha nessun
               sospetto su di lui perché la sua immaginazione
               e il suo cuore hanno il necessario stimolo per vederla
               come qualcosa d'irraggiungibile e pertanto desiderarla
               con maggiore intensità. Mio Dio, com'è
               complicato e complesso vivere e soprattutto amare.
               Tornerà? Chissà? Conosce Selim
               già da molto tempo e nonostante ciò
               
               è un enigma per lei. Un estraneo.
               Perché riesce a vederlo solo attraverso i suoi
               occhi d'innamorata cronica. Se solo una mattina si
               svegliasse e, rivivendo la sua relazione con lui,
               tappa per tappa, lo vedesse finalmente com'è
               veramente: un uomo come tanti altri, né
               peggiore né migliore, con i difetti e le
               qualità, con tutti i desideri e le
               necessità di qualsiasi altro uomo. Se solo
               potesse capire che non vale mai la pena distruggersi
               per un altro essere, che generalmente non è
               né migliore né peggiore di se stessi. Se
               solo si convincesse che tutto andrà molto
               meglio tra di loro, se solo affrontasse le situazioni,
               mano a mano che si presentano e si sviluppano, senza
               appassionarsi troppo né agitarsi, senza dolore
               né troppa angustia...
               
               Quanti se...
               
               L'aereo ha raggiunto la sua altezza di volo. Presto
               lascerà alle sue spalle l'Inghilterra. Simona
               riflette. Aveva fatto bene o male a vederlo ancora una
               volta. Il cerchio si stava chiudendo: gli stessi
               pensieri che la tormentavano prima del suo arrivo la
               tormentavano anche adesso. Simona sospira e si guarda
               nello specchio. Tira fuori il rossetto e se lo passa
               sulle labbra. La prossima volta che torna...
               
               Tutto sarà uguale, ancora una volta. Una
               donna stanca e malgrado l'emancipazione.
               
               Sembra però che esistano cuori di donne che
               non si sono emancipate. Simona, nonostante il suo
               lavoro che la rende indipendente e le sue idee
               moderne, è una donna fragile e vulnerabile.
               Nonostante legga, studi e lotti per realizzarsi,
               considera l'Uomo come l'Unico, il signore, il padrone.
               Se Simona avesse vissuto all'epoca dei cavernicoli non
               si sarebbe comportata in un altro modo. E allora?
               Bene, naturalmente c'è stato un certo progresso
               nelle relazioni tra l'uomo e la donna sia nello stato
               giuridico che nella posizione sociale della donna.
               Soltanto che Simona e molte donne come lei sembrano
               non averlo notato. Per loro il tempo rimane immutato e
               immutabile. Forse un giorno Simona comprenderà
               che gli uomini sono importanti però non fino al
               punto di deificarli. Ciò malgrado
               s'innamorerà quasi sicuramente di un altro uomo
               nello stesso modo doloroso e intenso.
               
               Quante donne come Simona vivono disperse in questo
               nostro mondo? Dovrebbero unirsi in un club per
               discutere e cercare di risolvere i problemi che le
               affliggono.
               
               Simona pensa e riflette. Con disaffezione. Si
               guarda per ciò che è realmente: una
               donna debole e innamorata. Intrappolata senza
               possibilità di uscita.
               
               Nel frattempo l'aereo corre attraverso le nubi, poi
               esce nel cielo aperto e sgombro, dove regna una luna
               enorme e le stelle. E bello volare. Bello ed
               eccitante. Come fare l'amore.