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Inserito il 14 settembre 1997

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Roberto Legranzini
ROBERTO LEGRANZINI, Razza Padana, Montedit, settembre 1997, pp.96 , Lit.15.000 - ISBN 88-86039-93-X
 
 
Roberto Legranzini nasce nel 1963 in territorio padano, ex Italia. Dopo aver passato i primi anni di vita a cantare i successi di Orietta Berti e Claudio Villa, incominciò ad ottenere le prime vittorie.
Infatti nel 1973 vinse la medaglia di bronzo nel salto in lungo alle olimpiadi del lupetto. Nel 1978 incominciò a far fruttare la sua paghetta settimanale vincendo il primo premio alla lotteria della festa dell'Unità di Casalpusterlengo. Frequentò le scuole "alte", e nonostante alcune bocciature conseguì il diploma di geometra. Si mise subito a fare il manovale. Tra i molti lavori svolti spiccano quelli di castratore di piante di mais, portiere di notte e pallettista in carovana.

"Razza Padana" rappresenta il libro di esordio.

Cliccando sul pulsante puoi leggere:
La presentazione di Letizia Leviti
La divertente prefazione e i ringraziamenti dell'Autore
Il preambolo (cap.1)
Il profilo di Umbert Boss (cap.2)
Umbert Boss: grazie di esistere (cap.3)
In ogni pagina c'è una vignetta di Giampiero Brunelli
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Proposta interattiva: per esprimere il tuo parere sul libro e/o sulla Razza padana, sulla Lega, su Bossi, sulle vignette ecc. clicca qui

 
 
 
Presentazione
 
Di noia e di piattume di acque sempre e comunque tranquille è fatto il ventre che genera gran parte delle cose strane di questo mondo. La novità è un gene che si attiva quando un organismo, consapevolmente o inconsciamente si accorge che esistono tempo e mutevolezza. È un sasso nello stagno. Ci sono, poi, novità "nuove" e novità "vecchie", un po' come le notizie inaspettate o prevedibili.
La Lega è un sasso nello stagno, novità "nuova", anche se prevedibile, magari non nella sua forma, per coloro che sono dotati di grande lungimiranza. Doveva succedere qualcosa nell'Italia sorniona e finitamente ricca degli anni '80-'90: la condizione di stabilità include il fermento del suo superamento. Appena è caduto qualche granello d'intonaco al palazzo politico che poi è crollato, marcio com'era nelle fondamenta, c'è stato qualcuno che, da sotto, ha raccolto il cemento per costruirne un altro. C'è stato invece chi, come la Lega, ha costruito un'altra casa, autogestita, un centro sociale dove ognuno dice quello che vuole, parlare male fa tendenza, e "ci si fa" da soli. Ma la Lega ha fatto una casa indipendente ed originale: non si è appoggiata sulle strutture architettoniche esistenti, ma su "operai" che avevano voglia di costruire qualcosa di nuovo. La sua forza, insomma, è nella manovalanza.
Gli italiani, per la prima volta nel dopoguerra, hanno visto un'alternativa alla destra e alla sinistra. Hanno visto la casa della protesta, dove le finestre non sono fatte per salutare il popolo, ma per aizzarlo contro Roma; dove non esiste la zona sud; dove l'ingresso è vietato a chi non fa parte della Serenissima (aggettivo augurale) Repubblica della Padania; dove i ladri sono indicati per nome e cognome con qualche repentina variazione sul cognome; dove si pratica un aborto se di "figli di Roma" si tratta. Era il momento giusto, una brillante e machiavellica scelta politica che, cammin facendo, è affogata nelle acque del Dio Po. Laconico è il funerale che si sta celebrando, tra singulti di razzismo e voglia d'indipendenza.
Con serietà si può scrivere molto della Lega, ma con ironia si può trasmettere molto di più: è questo libro una canzone avvolta in una camicia verde a brandelli. L'autore ed il vignettista stigmatizzano parole e azioni della Lega, dando l'impressione di essere perfetti conoscitori di un mondo forse a loro lontano. Figli di Roma o della Padania? Pirla o eroi? Amanti del Po o del Mediterraneo?
Comunque sia, "Umberto Boss, grazie di esistere" perché altrimenti "il complesso di Robert Maron" e "l'educanda Irene Pivet" finirebbero per dare un falsato "identikit del padano". "Alla corte di Boss" ci sono "i seguaci di Umbert" che adorano "il Dio Po", pensano al "fisco" ed al sistema "viario e ai trasporti", mentre sognano "Vacanze intelligenti in Padania" per accedere alle quali bisogna superare il test "Che padano sei?" e, elemento importante, a quest'ultima domanda è vietata la risposta "grana-padano" perché di grana se n'è già andata troppa. In ferie, i padani, dopo aver seguito "la preghiera del padano", si dedicano anche a "cuccamento e divertimento".
Sono le parti virgolettate, in linea di massima, i titoli dei paragrafi di questo libro, interrotti dal disegno: è il segno che, insieme alla parola, rende lo sballo e le riflessioni del popolo padano. Incisivo, veloce, snello, semplice arriva il messaggio di auguri e condoglianze insieme, come un biglietto rosso fuoco listato a lutto.
 
Letizia Leviti
(animale con occhi e geni di Sicilia)
 
 
Prefazione
dell'Autore
 
Questo libro vi aiuterà a conoscere fatti e misfatti di una razza in via d'evoluzione. Per ottenere le informazioni necessarie alla stesura di quest'opera ho studiato moltissimi libri tra cui: Manuale di Pediatria politica, Sessualità ecologica e, soprattutto, le Profezie di Nostradamus.
Mi sono travestito persino da albanese in modo da ascoltare tutte le «confidenze» fra automobilisti fermi ai semafori.
Vi farò fare un giro nella Padania del futuro senza che nemmeno vi spostiate.
In quest'opera troverete una sicura traccia comportamentale cui attenervi per contribuire a portare l'evoluzione della razza a livelli che nessun tipo di civiltà è mai riuscito a raggiungere.
Sono consapevole che un'eventuale notorietà del libro potrebbe rendere necessario un mio trasferimento nel piccolo attico che ho faticosamente costruito in un anfratto dell'Aspromonte.
Volevo premiare l'acquisto del libro con una camicia di forza color verde, ma mi hanno spiegato che un simile gadget, pur essendo pertinente, è ormai in disuso.
Sconsiglio la lettura a tutti i militanti leghisti sprovvisti di un notevole senso dell'umorismo.
Invece a tutti i militanti audaci che dovessero avere difficoltà nel proseguire la lettura consiglio di tenere molto, ma molto duro.
Questo testo è ottimo per tutti gli extracomunitari: da un test svolto ho riscontrato che se un senegalese inizia la giornata leggendolo renderà nella sua attività lavorativa almeno il 35 % in più. Per questo motivo sto pensando ad una ristampa in lingua araba da regalare a tutti gli extracomunitari. Cerco sponsor.
Questi capitoli sono anche delle ottime fiabe da raccontare a bambini emancipati, in modo che capiscano sin da piccoli in che razza di Paese sono nati.
Per quei pochissimi leghisti che sono arrivati a leggere fino a questo punto, consiglio, prima di continuare, di leggere attentamente le seguenti avvertenze al fine d'evitare che il libro venga repentinamente distrutto:
fatti, misfatti e personaggi sono il frutto della fantasia dell'autore e qualsiasi riferimento ad episodi o circostanze è totalmente casuale
di conseguenza chi dovesse identificarsi in qualche personaggio citato nel libro, eviti di sporgere denuncia: tengo debiti
non commentate il contenuto imprecando nei confronti dell'autore: tengo sfiga
maneggiare con cura e conservare il luoghi visibili.
Ora non mi resta che augurarvi una buona lettura.
 
 
 
La lettura delle righe che seguono è riservata solamente a Umberto Bossi. Quindi dato l'alto contenuto confidenziale e privato astenetevi dal leggerla.
 
Carissimo Umberto,
sei sempre il solito birbante. Possibile che non vuoi mai ascoltare i saggi consigli di chi ti vuole bene. Vuoi sempre fare di zucca tua. Ti ho scritto in copertina che non devi leggere questo libro. Ed invece ecco che stai faticosamente tentando di leggerlo. Ormai ti conosco bene. Conosco benissimo i tuoi circuiti di ragionamento e soprattutto i tuoi corti circuiti. La Scuola Radio Elettra insegna. Se continuerai a leggere t'incazzerai così tanto che sicuramente andrai a letto presto e senza cenare. Poi darai la colpa a me.
Allora camomillati, chiudi il libro e regalalo a Maroni. Poi te lo fai raccontare dicendogli di usare parole tue e vedrai che piano piano con l'aiuto di qualche amaro riuscirai a digerirlo. Però mi raccomando non ruminare. Ti dico queste cose perché mi sei simpatico. Ci tengo molto alla tua salute. Se i tuoi circuiti dovessero andare a massa, chi mi darebbe gli spunti per scrivere qualcosa di comico?
Adesso promettimi di non fare vedere il libro a Boso. Sai, io e lui siamo colleghi. Se si accorge che faccio ridere più di lui è capace di offendersi.
Ciao e mi raccomando: metti la testa a posto e non sbavare più quando rispondi alle domande di un certo Di Pietro.
Tuo Roberto
 
 
 
Ringraziamenti
 
Cornelio ringrazia Eros per avergli fatto conoscere Bernarda.
 
Cornelio ringrazia Bernarda per quella magica ed indimenticabile notte vissuta al motel Ascot.
 
Cornelio e Bernarda ringraziano Salvatore per aver loro regalato carrozzina, passeggino e culla.
 
Bernarda ringrazia il suo sessuologo di fiducia per tutti quei preziosi consigli pratici forniti con tanto realismo e tanta passione, e si rammarica di non aver usato nessun contraccettivo durante le visite effettuate nel suo studio.
 
 
 
I
Preambolo
 
Prima d'iniziare a parlarvi della Padania è necessario che vi descriva alcune cose di un Paese molto strano: l'Italia. Molto tempo fa questa nazione era frequentata da poeti e navigatori. I primi erano sempre impegnati a descrivere l'immensa sfiga che avevano quando si innamoravano di una donna. I navigatori invece occupavano il loro tempo libero scopando la donna che i poeti desideravano amare. Come si può intuire i navigatori e i poeti erano molto amici, si completavano.
Oggi invece, l'Italia è purtroppo diventata un Paese molto diverso. È una nazione formata da tassati e da politici. I primi cercano di risparmiare quattro soldi, i secondi si danno da fare per prenderglieli con qualsiasi mezzo. Queste due categorie di persone ovviamente non si sopportano più. I tassati sono contrari al potere romano dei politici e li accusano di inefficienza, ritardi, corruzione, giochi di potere ed incapacità nel gestire la cosa pubblica. Ma pensate all'ironia della sorte: ad affrontare e risolvere questi problemi che minano il rapporto di fiducia tra i cittadini e il potere è stato chiamato un uomo che si chiama proprio "Romano", sì, il ciclista. La sua esternazione migliore quando informa i cittadini sui contenuti della manovra finanziaria è: «pedalare».
Anche se oggi è il capo del governo, il suo prestigio è in forte calo. Una volta si chiamava "Romano il pilota" in quanto possedeva l'Alfa Romeo. Dopo aver falcidiato migliaia di dipendenti ed aver grippato il motore, decise di venderla a un avvocato di Torino. Allora pensò di cambiare mezzo di trasporto. Capì che per rimanere in sella doveva prendere la bici. Ora se sbaglia qualche manovra (finanziaria) non gli resterà che andare a piedi. Anzi tutta l'Italia resterà a piedi. Saremo tutti su una strada ad aspettare che qualcuno ci dia un passaggio. Nonostante tutto pare un buon ciclista, anche se ha i suoi problemi. Quando lo vedi correre ha l'aria di uno che vuole ritirarsi da un momento all'altro; e invece no, lui continua a discapito di tutto e di tutti. Sembra che faccia la Parigi-Roubaix in una giornata di freddo bestiale e con un tempo cane. Ma nel momento topico del percorso, mentre pedala faticosamente sul pavè e incomincia a grandinare, ecco che si accosta l'ammiraglia. Dal tettuccio esce un uomo che si ripara con un eskimo verde modello Piazza Rossa. Il suo sguardo è quello di chi sa di essere un abusivo, un clandestino. È lui, il mitico Bertinotti. Noi che guardiamo la scena ci chiediamo: ma che cazzo ci fa Bertinotti sull'ammiraglia dell'Ulivo? Pensavamo tutti che fosse solo un tifoso di Romano. Invece altro che tifoso, è lui il vero direttore sportivo della squadra. Lo vedi che si sporge fuori dal tettuccio della sua Skoda blindata e sbraita: «vai più forte, tieni la sinistra, vai a sinistra, strappati i peli delle gambe», ecc.
Romano non è contentissimo di questa situazione, ma appena accenna a ribellarsi, Bertinotti minaccia di bucargli le ruote esibendo un pugno di chiodi appena espropriati a un cantiere autogestito dell'hinterland milanese. Ormai è Fausto che comanda. Tutti questi retroscena saranno svelati da un libro che Bertinotti sta finendo di scrivere. Si tratta di un manuale che insegna a legittimare il potere e si intitola «Per un pugno di Chiodi». Ma allora io mi domando: chi è il grand patron della squadra? È D'Alema. È lui che dovrebbe comandare la squadra attraverso il direttore sportivo ufficiale dell'Ulivo Veltroni. Invece questo atteggiamento di Bertinotti lo ha spiazzato. Quando D'Alema lo vede sbucare fuori dall'ammiraglia s'incazza come una bestia. Quando lo vede uscire dall'ammiraglia c'ha le palle che gli girano a 2.000 giri al secondo. Ma povero D'Alema, deve fare buon viso a cattivo gioco. D'altra parte te lo immagini lui, capo carismatico dell'Ulivo, che si mette sto ramoscello d'ulivo tra i denti, impugna un Kalashnikov e tira una raffica a Bertinotti non appena sbuca con la testa dell'ammiraglia? No dai, stona. Dovrebbe almeno togliersi il ramoscello d'ulivo e prendere in mano falce e martello, oggetti che conosce e usa molto bene. Allora sì che sarebbe in tema.
 
L'Italia è un Paese molto incasinato. Non si capisce più niente. I politici si sono messi a fare i magistrati, i magistrati fanno i politici, gli imprenditori finanziano i partiti e i sindacati governano. Un vero puttanaio. L'unico che si è comportato in modo estremamente chiaro è stato Di Pietro. Voleva fare il politico ma aveva un problema: l'area di centro, che è quella dove si voleva accasare, era troppo affollata. Ecco che mentre faceva il magistrato ne ha approfittato per sfoltirne le fila, facendo fuori quasi tutti. Per questo attacco chirurgico non si è mai sporcato le mani. Li ha distrutti con una biro modello Cremlino. Così è diventato il capo banda del Pool mani pulite e unghie sporche. Il nome di battaglia di Borrelli e Di Pietro è «gemelli unghia» (ecco perché alcune persone di Brescia gli vogliono fare la manicure). Poi si è sdraiato al centro a rivendicare i voti moderati. Ma il suo più grosso problema è quello di non essere riuscito a distruggere Berlusconi. Di questo non riesce a darsi pace. Ormai è diventata una questione d'orgoglio. Ma prima o poi arriverà qualcuno che indossando le vesti del pentito riuscirà a dire quanto voluto o desiderato. Infatti una professione che in questo momento è molto di moda è quella del pentito. Quando lo diventi ti sei sistemato per tutta la vita: giri con la scorta, hai una nuova identità, prendi uno stipendio da nababbo, insomma sei una persona arrivata. Non è difficile avviarsi a questa nuova professione. Non bisogna studiare, fare concorsi, fare la gavetta. No, niente di tutto questo. Basta semplicemente prendere un mitra, far fuori un po' di persone, buttare qualche bomba e il gioco è fatto. Più persone fai fuori e più il tuo stipendio sarà alto. Se poi riesci a recepire i suggerimenti di qualche magistrato ti fanno andare anche in crociera. Ci sono tre livelli. Il primo è quello del dichiarante, quello che davanti a un magistrato dice: «bona la moglie di Berlusconi». Poi c'è il collaboratore di giustizia che dichiara «Berlusconi potrebbe aver corrotto qualcuno». Infine si arriva al livello più prestigioso costituito dai pentiti veri e propri che si riconoscono da queste esternazioni «Berlusconi ha corrotto la Guardia di Finanza con il pagamento di tangenti». Certo che i tempi sono proprio cambiati. Pensate un po'. Se una volta andavi da un magistrato a dire che Andreotti aveva baciato Riina, ti mettevano dentro per calunnia e ti facevano fare la perizia psichiatrica. Se lo fai oggi diventi famoso, ricco e organizzano anche una festa in tuo onore. Vacci a capire qualcosa! Comunque tutto il mondo politico è nell'occhio del ciclone. In questi anni hanno esagerato, troppe tangenti. Un giorno in Parlamento un deputato in erba fece un lapsus e disse «...chi ruba scagli la prima pietra». Successe un putiferio. Scoppiò l'Intifada parlamentare. Volavano pietre da tutte le parti...
Credo che quanto descritto in questo preambolo, faccia capire esattamente che la nascita della Padania non deriva da odio razziale bensì dalla totale insofferenza che i cittadini nutrono nei confronti del potere politico italiano.
 
Clamoroso!!! Roma, 4 giugno 1997. Un commandos di assaltatori padani, armati di mano morta, ha fatto irruzione in Bicamerale. Per la drammaticità dell'azione molti presenti sono stati colti da malore.
Alle ore 13,53 dopo che il presidente D'Alema ha cercato la soluzione democratica si è avuto il tragico epilogo. Il commandos ha usato le armi colpendo a morte il "Premier Forte". Purtroppo questa volta a causa dell'imprevedibilità dell'azione, i Gis non sono riusciti ad intervenire e i Nocs erano ancora in pullman che stavano tornando da Venezia. Dopo questa azione chirurgica a cuore aperto il capo dei secessionisti Maroni ha diramato un chiaro referto medico-politico sulla Bicamerale: "lo Stato godrà di buona Costituzione".
 
 
 
 
II
 
Un profilo di Umbert Boss
 
Quante cose si sono dette. Non sono bastati fiumi di inchiostro per descrivere pienamente il personaggio. Ma è evidente che qualche dote (seppur nascosta) deve sicuramente averla se è stato nominato «The Boss della Padania». Per poter spiegare l'uomo di oggi sono partito da lontano. Sono andato a studiare la sua infanzia. Umbertin era un bambino strano, infatti è stato il primo bambino bilingue (si dice fosse autodidatta): scriveva in italiano e parlava in dialetto. La maestra era disperata. Cercò in tutti i modi di convincere Umbertin ad utilizzare una sola lingua sia per scrivere che per parlare. È da quel momento che Umbertin iniziò a scrivere in dialetto. Da questo episodio si capisce chiaramente la sua disaffezione per tutto quello che è italiano. Comunque, nonostante tutto quello che si potrebbe pensare, Umbertin riesce a completare gli studi. La sua indole separatista è evidenziata quando gioca con gli amici. Non vuole assolutamente dividere i suoi giochi con nessuno, proclamando a tutti la sua indipendenza. Ma a quel tempo nessuno ci faceva caso. Non sembrava pericoloso. Anzi era molto simpatico. Tutti si divertivano a farlo arrabbiare per assistere poi alle sue sfuriate in strettissimo dialetto padano.
Il suo gioco preferito era «guardie e ladri», in cui però imponeva che lui doveva fare sempre la parte della guardia, mentre a fare i ladri metteva gli amichetti meridionali. Era bravissimo in questo gioco, riusciva a catturarli tutti andando a scovarli casa per casa. Un po' come vorrebbe fare adesso con gli elettori di Alleanza Nazionale.
Questa avversità verso tutte le persone che non sono padane non trova riscontro nelle sue esperienze dell'infanzia. Anzi, viveva e giocava con bambini di tutte le razze e colori. Il quartiere in cui è cresciuto si chiamava «United Colors of Benetton» ed era frequentato da bianchi, neri, extracomunitari, africani e romani. Ma forse c'è un episodio che potrebbe spiegare questo suo atteggiamento razzista. Quando ancora bambino, l'uccellino che teneva ingabbiato in un paio di slip incominciava a coniare lo slogan leghista (duro!! duro!! duro!!) perse la testa per una bella gnocchettina siciliana che viveva in Maremma. Le fece una corte incredibile per oltre un anno. Arrivò perfino ad imbrattare i muri del quartiere con la scritta «Marella: fighin d'or». Quando sembrava che l'avesse conquistata, lei si mise con un bambino senegalese. Umbertin s'incazzò come un negro. Tutta la Maremma ricorda ancora oggi il giorno in cui disse addio a questo suo amore platonico gridandole «Marella maialaaaaa!!!». Forse questo episodio gli ha segnato la vita. Ma anche nel campo amoroso non tardarono ad arrivare i primi risultati positivi. E che risultati! Aveva un debole per le montanare. Lo ispiravano. Con loro riusciva a sfogare tutta la sua forza bruta. Il suo approccio partiva sempre con una risposta agli annunci per cuori solitari. Mandava una lettera per posta o per corriere, un fax o un telex, un piccione viaggiatore o un suo giullare. Ma a prescindere dal mezzo che adottava per comunicare, lui si presentava scrivendo, sempre e comunque scrivendo, colorite espressioni dialettali. Sui monti era chiamato «el cucadores della Mont Blanc». Quando le sue prestazioni perforanti diventarono conosciute e mitizzate anche a Milano, le milanesi lo soprannominarono «il torello di via Porpora».
Diventato grande Umbert si avvicinò alla politica. Aveva capito di avere molto carisma e di poter diventare un grande leader. Solamente che la sua simpatia e la grande spontaneità, le esprimeva solo con espressioni dialettali che avevano il limite di essere comprese solo in alcuni territori d'Italia. Fu allora che The Boss studiò il modo di trasformare i suoi difetti in autentici pregi, capaci di dargli il successo che cercava. Decise di usare il linguaggio colorito della gente comune senza remore per il ruolo che voleva andare ad occupare. Per studiare questo linguaggio andò ad ascoltare come si esprimeva la gente nei bar di Pontida. Questo stage, che durò almeno un paio d'anni, potenziò le basi del suo linguaggio estremamente colorito. Ora, dopo aver imparato come si doveva esprimere, rimaneva da capire cosa doveva dire alla gente. Il problema non era di facile soluzione. Pensando e ripensando capì che per poter dire qualcosa doveva trovare un ideologo. Sentì dire in giro che a un Miglio di distanza da casa sua c'era un ideologo convinto che Polizia e Carabinieri dovevano essere sostituiti dai Federali, come negli Stati Uniti d'America. Umbert rimase sorpreso e molto incuriosito. Decise di conoscerlo per valutare se era la persona che cercava. L'incontro avvenne in grande segreto, e si svolse sempre a un Miglio di distanza da casa sua. Si parlò di tutto e fu in questo incontro che Umbert iniziò a sentir parlare di federalismo: fu un colpo di fulmine prese una tale cotta, sia delle idee che aveva sentito, sia di quell'uomo che abitava a un Miglio di distanza da casa sua, che lo fece diventare l'ideologo e la musa ispiratrice del nascente partito. L'uomo che abitava a un Miglio di distanza da casa sua, diventò il suo metro di misura per valutare qualsiasi cosa. Per mantenere l'anonimato gli venne dato il nome di battaglia ispirandosi alla distanza che c'era dalla casa di Umbert. Ecco che nasce ed incomincia a muovere i primi passi il movimento che sconvolgerà tutto il sistema politico italiano.
 
 
 
III
 
Umbert Boss: grazie di esistere
 
Chiudete gli occhi per un momento e pensate a cosa sarebbe l'Italia senza Umbert. Pensate alla monotonia di una vita troppo serena, fatta di eventi prevedibili e alla luce del sole. Se non ci fosse lui chi avrebbe insultato le troupe televisive, chi avrebbe coniato il nome di Berluskaiser, chi avrebbe inventato le camicie verdi, chi avrebbe minacciato di raddrizzare la schiena ad un giudice costretto a vivere su una sedia a rotelle, chi avrebbe potuto pensare di tradire il voto popolare, chi avrebbe dato del pirla a Patelli, chi avrebbe dichiarato di voler abbattere i ripetitori Rai, chi avrebbe definito i giornalisti come agricoltori mancati?
Nessuno! Umbert è il classico uomo di cui si può dire che se non c'era bisognava inventarlo. Senza di lui non avremmo mai capito che essere italiani è una conquista da difendere. Un uomo così intelligente non si era mai visto. Non tutti però lo capiscono, e così continuano a frequentarlo. Chi lo capisce lo evita.
Il suo animo è generoso e sempre disposto ad aiutare il prossimo, purché sia di sane radici padane. Ricordo una volta, era la vigilia di Natale, quando dei giornalisti commisero un deprecabile lapsus. Scambiarono la conferenza stampa di Umbert con la rappresentazione del presepe vivente. Devo ammettere che i giornalisti non avevano proprio tutti i torti. Come si può mettere al proprio fianco, in una vigilia di Natale, due persone come Boso e Speroni. Appena li vedi li scambi per il bue e l'asinello. Il malinteso comunque durò poco. Appena Umbert aprì bocca si capì chiaramente che non si trattava di Gesù Bambino e che quella non era la rappresentazione del presepe vivente. Ora, per evitare che un simile errore possa ripetersi, al suo fianco vuole solamente Maron.
Politicamente ha avuto grandi vittorie. Senza di lui l'Italia sarebbe un Paese fondato sulla democraxia.
No, no, no, no! Non è possibile immaginare un'Italia in cui non possa essere protagonista The Boss della Padania. Saremmo interiormente più poveri, verremmo privati del nostro divertimento quotidiano.
Umbert, resta sempre con noi, e che tu ce l'abbia sempre duro onde dimostrare in eterno la tua fede leghista.
Riflessione: quando avrà 70 anni sottoscriverà la tessera di militante o sarà costretto, per problemi... a ricevere la tessera leghista honoris causa? Chiederemo alla moglie.
 
Umbert Boss: grazie di esistere.
 
 
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©1996 Il club degli autori , Roberto Legranzini
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