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Autori contemporanei
inediti Online
 
 
"La vita come Mito
e rappresentazione"
di
Paolo Tona
 
inedito Online
Romana
Canto diciannovesimo: delenda cartago - Canto ventesimo: La storia-
Canto ventunesimo: i sopravvissuti
 
Per leggere dal canto primo al canto sesto "Romana"
Per leggere dal canto settimo al canto dodicesimo "Romana"
Per leggere dal canto tredicesimo al canto diciassettesimo "Romana"
 
CANTO DICIANNOVESIMO
DELENDA CARTAGO
 
 
 
Non nuovo questo, eppure si ripete. Delenda Cartago; ma Cartagine sfugge e il nostro sangue che scorre, nell'una e nell'altra vena. Si apra il tempio del Bifronte per quest'ultima battaglia ai confini del mondo, là dove il mondo finisce e ricomincia, in questa lotta che vedrà soccombere
entrambi i contendenti, noi, vecchi di parole, vecchi di ordine e giustizia, flaccide mani e atrofia di mente, sono fuggiti i figli dalle loro case ed ora, ecco, sono pronti a battaglia, ecco, ogni fibra è tesa
--Uomini, combattenti per la Libertà
è questo il giorno dove tutto cambia
in quest'ora che freme nell'attesa
voi, giudici del destino, maglio che tutto spezza
a voi le armi, a voi combattere
a voi strappare i labari nemici
Uomini, fortunati mortali cui lottare
per la Libertà è vanto e fortuna
voi, eletti da Dio, braccio della giustizia
saldo vi sia il cuore nella lotta:
il sole non scorrerà questo giorno
senza che venga cancellato il passato
Uomini, là è il nemico e già trema a vedervi
e già si scuote e paura lo accerchia
a voi il colpo finale a voi
la storia, in voi il mondo nuovo!
 
Padre, un figlio ha già parlato e l'altro vi si accinge, quale sventura si abbatte su noi, nessuno li ferma, o con l'uno o con l'altro sono tutti schierati
 
 
Soldati, eroi di mille battaglie
è questa l'ultima lotta
voi che avete combattuto in ogni terra
voi che avete portato il nuovo ordine
ora l'ultimo scontro vi attende
Siamo ferme le gambe e non vi tremi il cuore
inseguiteli, distruggeteli, non date loro scampo
Dio è con noi , con noi la sorte
nulla potrà fermare il nostro passo
E' giunta l'ora: ecco la Storia attende
il suo nuovo padrone, a voi l'onore
a voi calpestare il vecchio ordine
Costruttori del mondo, al vostro cospetto
trema il passato, impazzisce l'avvenire
orsù, dunque, pronti a battaglia
questo è l'ultimo giorno di barbarie
Combattenti per la pace il nuovo giorno
è già vostro, a voi il mondo nuovo!
 
 
Padre, già i brandi cozzano, già il primo sangue scorre....
 
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CANTO VENTESIMO
LA STORIA
 
 
 
 
C'è altro da fare? chiese allora. Il tempo stringe e io non voglio allungarlo, voglio lasciarti l'inizio del discorso: ora intingo la penna nella melma........
Ora intingo la penna nella melma per raccontare i miserabili uomini e le miserabili vicende che annullarono le nostre menti e ci condussero a chiederci, nell'ultimo barlume di coscienza, con uno strappo che non potremo risanare, urlando:" Io sono" disperati tra il vagito e il rantolo, quale Crudeltà avrebbe potuto fare queste cose pur sapendole. Come l'inganno, la falsità, la meschinità la facessero da padroni su tutti, come forze esterne, quasi dei mitologici, parteggiassero per i malvagi, vanificando gli sforzi di quei pochi che si illusero di lottare per la giustizia, come per colpa di uomini corrotti, molti piangessero, come abili manovratori illudessero di straripanti cambiamenti, bilanciando consenso e dissenso, ché mai tali cose avrebbero potuto essere pensate eppure fecero! Tutte queste cose sono inferte nel nostro corpo e nel nostro spirito, questo verrà definito, e verrà definito come nessun potere sia tollerabile da alcuna logica , e annulla l'uomo, e che nulla può equivalere quell'utopia meravigliosa che richiede uomini che siano supremi dei. Misera l'ignoranza e miserrima la cultura che non svelino la vanità dell'umano agire; misero ogni sistema che, come ogni sistema, con le sue regole e le sue leggi offende l'intelligenza dell'uomo. Ma debbo chiedermi se l'uomo sia intelligenza o non sia che un impasto di meschinità e di opportunismo, debbo chiedermi se l'inferno non sia la terra.
E ancora una domanda, se veramente sia infinita la ripetitiva idiozia dell'umano agire.
Queste cose saranno esaminate; e anch'io sono colpevole!
 
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CANTO VENTUNESIMO
I SOPRAVVISSUTI
 
 
 
Più nessuno. Ora più nessuno. il ricordo non faglia e ne abbiamo paura.: Eppure noi non facemmo parte del loro mondo; io vivevo in una grotta, tu vivevi consacrata agli dei e nulla a noi giungeva dei clamori del mondo. Ora noi a decidere le sorti della specie umana. Tutto ci sembra giusto, poi sbagliato, poi giusto, poi nuovamente sbagliato. Perché non perimmo anche noi? Perché quest'immane sventura si è schiantata sulle nostre spalle? Ed ora ecco quest'angoscia malvagia che ci assale e ci strappa al nostro silenzio. Quale la giusta, quale l'errata
decisione? E' saldo il nostro seme o sottilmente si è insinuato in esso l'atavica ingiuria? Che fare?
Quale decisione prendere? O dei perché non ci svelate i vostri piani? Perché non vi svelate a noi e ci mostrate il vostro disegno?
Ma voi non parlate, voi lasciate a noi ogni decisione. E se noi fagliassimo, se noi non rispondessimo ai vostri piani?
 
 
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  RONDO'

 
 
 
Ricompongo la frase:
potrò dimenticare? Potrò rinascere?
I corridoi, i cunicoli, le stanze
le stanze dell'addio, le stanze dell'incontro
gli incerti androni della frenesia......
 
 

In fede , in malafede , nel superamento

 
Nessuno, il mio nome. Nessuno.
 
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Inserito il 25 gennaio 2000