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Autori contemporanei
inediti Online
 
 
"La vita come Mito
e rappresentazione"
di
Paolo Tona
 
inedito Online
Romana
Canto tredicesimo:La risposta - Canto quattordicesimo: Inno a Roma - Canto quindicesimo: Giuliano - Canto sedicesimo: Roma - Canto diciassettesimo: Il coro - Canto Diciottesimo: Il partito sconfitto
 
Per leggere dal canto primo al canto quinto "Romana"
Per leggere dal canto sesto al canto dodicesimo "Romana"
 
Per leggere dal canto diciottesimo al canto ventiduesimo "Romana"
 
CANTO TREDICESIMO
LA RISPOSTA
 
 
Per la nostra amicizia , per ciò che ci rese uno, per ciò che fummo e siamo, so bene che queste cose non meriterebbero ricordo e che mi rendo complice di situazioni che sono estranee a noi
ma è in me come un contrasto tra ciò che avverto e questa gloria imperitura ed eterna da cui non sembra esserci scampo. Sebbene queste cose, sebbene io stesso non mi renda conto, non posso far tacere quelle voci che mi giungono a stento ma che colgo; di questo devi essere certo: che io non parteggio, che io non colgo che un lamento che stanno soffocando e che si cela: non è un'epoca di grandi passioni e i piccoli fervori sono anch'essi manovrati eppure queste voci sento, si uniscono in una forza che potrà sconvolgere. Non canto vinti né esalto vincitori, sento di raccogliere un qualcosa che ancora non ha forma ma avanza, la polvere di un qualcosa all'orizzonte in questo impero dove tutto è eterno: Ma io ti ascolterò, bacerò anch'io qualche calzare, farò come dici; innalzerò inni. Ma temi, tremo che alla polvere si accoppi un rumore.
 
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CANTO QUATTORDICESIMO
INNO A ROMA
 
Siate vicini a me potente Febo
e tu Ilitia dea delle tre grazie
me soccorrete, me che così piccolo
con sfrontatezza e umile all'agone
m'accingo, dell'aquila le ali
gli occhi datemi, ch'io non accechi
fissando Roma e il Sole
ché nessuna differenza intercorre
tra queste cose e come il secondo
vivifica la Terra e dà calore
e da tutti è amato e osannato
così la prima, la fiera città
luce della mente, forza del braccio
è pietra di paragone nella storia
O Sole, tu che illumini le genti
tu che le vedi intente nelle opere
dal tuo corso ad occidente tu scorgevi
l'affanno umano e il correre del tempo
sulle caduche cose, nel fango l'uomo
e la sua lenta forma e i primi attrezzi
e forme nuove e nuovi dei e nuova vita
innalzarsi e svanire. Quale angoscia Dio Sole
per passeggeri eventi ,e tu Eterno
indegno di te tutto, e andavi oltre
dopo aver luccicato per un attimo
Brillarono e scomparvero Regni Orientali e Indi
e poi, ancora, ad Occidente, lungo il tuo corso
Babilonia splendette e di Priamo il regno
Quale angoscia, Dio Sole, non ritrovarli al sorgere
Tu, solo, nella tua eternità. Ma già l'aratro
tracciava il solco, già dei Latini si spargeva il seme
Questo , dicesti, è il Luogo, quì la mia Sposa
vivere eterno in una eterna casa
Tu regere imperio mundo Romane memento
 
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CANTO QUINDICESIMO
GIULIANO
 
Si compia ! Che il volgere degli astri
segni il termine! Ultimi fuochi
nel barbaglìo notturno! Ah se mia
se solamente mia questa tenebra fosse
e non unisse il nome mio al suo
la fatale congiura. Sì, ben lo conobbi
il nome tuo e il mistero
e con la mente e il cuore io lo accettai
non per inerzia o calcolo
e con la mente e il cuore io ti combatto
per l'Impero di Roma. Ecco: ho anteposto
la sua salvezza alla mia dannazione
Ora mi perdo in quest'oscura notte
di Persia e quì si perde
il suo ultimo palpito e la gloria;
il freddo dardo dei nemici un fuga
Ti rende la vittoria; la mia battaglia
ho combattuto e ho perso
ora non urlo, non ho angoscia o freddo
i cavalieri mi corrono all'incontro
i secoli si annullano, l'ultimo fiato
è Tuo: Hai vinto Nazareno!
 
 
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CANTO SEDICESIMO
ROMA
 
Il passo del cavallo era lento e sicuro; quanta storia gli si stava piegando innanzi. Il sigillo al Poema. L'Eternità.
Veniva di contro Leone, con le femmine oranti e coi fanciulli e con pecore e vacche.
-Scostati, vecchio, sogghignò l'Unno, Roma mi aspetta!
-Ciò che tu vedi è Roma, rispose Leone! -
 
 
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CANTO DICIASSETTESIMO
IL CORO
 
 
Non qui la troverai tra queste crepe
perduta è la memoria e faglia il volto
traccia non trovi che ti rechi l'orma
e non esiste via che possa sciogliere
lei da sé stessa e non esiste via
che faccia ritrovare lei a sé stessa
fatale caso è l'umano
il tempo scorre solo su sé stesso
non è vento né cenere, il suo essere
si sfalda sotto i colpi dell'esistere!
 
 
Ah Roma Imperiale Imperiosa Imperativa,
Imperante non più! Sei così stanca di reggere la Legge
così avvizzito hai il seno
che non vi allatti un figlio?
Il dubbio si insinuò nella certezza
come un male sottile, come una profezia
che non cogli e s'avvera, si dilatò la casa ,
sino a sciogliersi si smarrirono i segni
Stai inerte e tremi! Come vorrei
dettato da sproloquio questo dire
come vorrei non fosse e noi tuoi figli.
Ma come un brivido mi scuote nelle vene
un'antica potestà che riconosco
dal basso alla vertigine mi innalzo
diventa sogno il sonno, come tuono
si abbatte sulla notte
L'Aquila ferita tende le ali!
Tu regere imperio mundo Romane memento
 
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CANTO DICIOTTESIMO
IL PARTITO SCONFITTO
 
Triste nuova li ha colti stanno dentro
rabbia e impotenza si mescono al dolore
muti e parole non hanno ma i pensieri
si pongono sull'unico problema:
che fare ora? Uscire in campo aperto
a morte certa in eroismo sterile
o con equilibrismo in campo avverso
portarsi e porre a paravento delazioni?
Troppo scoperti non sono, essi potrebbero
con giri di parole camuffare
ciò che poi non difesero aspramente
oppure andare, fuggire nella notte
proprio la prima notte di vittoria
quando ancor ebbri della loro gloria
non curano e non cercano avversari?
e poi che fare? Organizzare fuori
un'improbabile lotta senza scampo
o muti ricrearsi un'altra vita?
(altri l'hanno già fatto, non sarebbe
cosa di cui doversi vergognare
o almeno non da soli) ma demordere
così pavidamente dopo tanta
giovinezza passata nella lotta?
o farsi setta, esistono gli esempi
e mettersi in disparte e sotto sotto
lavorare, riprendere la lotta
facendo finta di essere aderenti
 
 
Organizzarsi occorre, c'è qualcuno
tra noi, sicuramente egli è dei nostri
e ha molto lavorato ma nell'ombra
nessuno li conosce tranne noi
saputo hanno essi accortamente
celare la doppiezza della trama
ma dei nostri sono sì sicuramente
il loro incarico era questo e l'hanno assolto
Potrebbero costoro intrufolarsi
tra le fila di quelli che hanno vinto
e capaci ne sono ne siam certi
e poi giunti al sommo del potere
-é un disegno lungo, si capisce-
dare una svolta che colga di sorpresa
e noi preparati e pronti a tutto
subito affiancarli e riportare
le cose come noi le volevamo
Noi stessi lo capiamo, è un progetto
che corre molti rischi, primo fra tutti
che non riesca e se poi riuscisse
sarebbero fedeli al patto preso?
Oppur fuggire andare nella notte
anche se non s'addice al nostro motto
 
Allo sbaraglio e che la Morte chiuda
se è da chiudere lo spiraglio aperto!
 
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Inserito il 25 gennaio 2000