1 Benché nella sua accezione più
generale il termine "traduzione" sia in realtà
superordinato, avendo il significato di "volgere in
un'altra lingua un testo scritto o orale", nella prassi
professionale corrente lo si utilizza per indicare le
attività di mediazione linguistica
scritta.
2 Più specificamente, Cheepen e Monaghan
(1990, 3-4) così chiariscono quali sono gli scopi
"esterni" ed "interni" rispetto alla conversazione: "A
goal which is external to the encounter is one which is
concerned with having an effect of some kind on the
'outside' world. [...] An 'internal' goal, on the
other hand, relates only to the inner shared world of the
participants - the relationship between speaker and
hearer as operating through the particular encounter".
Cfr. anche Brown-Yule (1983, 13).
3 Parlando di culture, si preferisce utilizzare
ove possibile l'aggettivo "etnico-linguistico" piuttosto
che'"nazionale", in quanto non sempre la dimensione
etnica coincide con quella politico-geografica (si pensi
alle varie comunità ebraiche, per es. quella
newyorkese: cfr. Salmon: 2000, 68-69) e/o con quella
linguistica (si pensi per es. alla multiformità
etnica e politico-geografica dei paesi
anglofoni).
4 La distinzione tra distributive e
integrative bargaining è stata introdotta
da Walton e McKersie (1965); cfr. Weiss - Stripp (1998,
58).
5 C.M. Archer definisce il culture bump
come segue: "A culture bump occurs when an individual
from one culture finds himself or herself in a different,
strange or uncomfortable situation when interacting with
persons of a different culture. [...] A culture
bump occurs when an individual has expectations of one
behaviour and gets something completely different"
(Archer: 1986, 170-171).
6 Alla stessa Marriott si deve un capitolo in
Bargiela-Chiappini - Harris (1997, 49-71) dedicato in
generale agli aspetti interculturali dei rapporti
d'affari tra Australiani e Giapponesi, a cui si rimanda
per un eventuale approfondimento (Marriot:
1997).
7 Ho discusso diffusamente tale modello in Garzone
(2000a,
86-87).
8 Parlando in senso puramente terminologico,
l'interpretazione dialogica (dialogue
interpreting) viene talora denominata anche
interpretazione di liaison (liaison
interpreting), a comprendere sia l'interpretazione in
campo economico-commerciale (business interpreting,
escort interpreting), sia l'interpretazione di
comunità (community interpreting, PSI
interpreting), anche in campo medico e sanitario
(medical interpreting) e giuridico/giudiziario
(legal interpreting, court interpreting). Si
segnala anche, per gli interpreter-mediated
encounters, l'introduzione dell'espressione
triadic exchanges (Mason: 2000). La denominazione
ad hoc interpreting, usata in passato soprattutto
in Gran Bretagna per indicare l'interpretazione dialogica
in generale, viene oggi prevalentemente utilizzata per
descrivere gli interventi di interpretazione da parte di
persone diverse dagli interpreti professionisti, compresi
i così detti "interpreti naturali" (tenendo conto
che è definita "interpretazione naturale" "the
translating done in everyday circumstances by people who
have had no special training for it"; cfr. Harris -
Sherwood: 1978, 155). Per un'introduzione a questi
problemi cfr. Mason (1999).
9 Cfr. Roberts 1995: 12, che riprende questi
concetti dalla relazione di M. Giovannini (1992) per
l'Ontario Ministry of Citizenship.
10 Per una discussione più ampia di questi
aspetti dell'interpretazione dialogica cfr. della stessa
autrice i capitoli 6 e 7 del volume Interpreting as
Interaction (1998, 103-196).
11 Per quanto riguarda le diverse modalità
di interpretazione, la modalità simultanea non
rende possibile né adattamento né la
riorganizzazione della struttura testuale, neppure nei
casi in cui l'estrema distanza tra le culture coinvolte
(per es. tra inglese e cinese oppure giapponese), lo
richiederebbe. Cfr. Kondo et al. (1994, 159). Su
questi problemi in relazione all'interpretazione
consecutiva cfr. Garzone (1990, 48-50).
12 Cfr. Garzone (2000b), in cui peraltro figura
una sintesi degli interventi di retorica contrastiva sul
testo scritto nella comunicazione
d'affari.
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