Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Francesco Sinibaldi
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Francesco Sinibaldi - Conoscerla è amarla

 

Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 64 - Euro 7,50 - ISBN 88-8356-358-1

Retro Cover
Poesie

Retro Cover
 
Atmosfere soffuse, rimembranze, abissi di infinite immagini e la nostra stessa esistenza che sembra diventare un soffio lieve: i frammenti lirici compongono un'opera evocante stati d'animo e riflessioni continue sicuramente intense e purificanti. Sguardi di occhi lucenti che osservano il mondo: un poeta che segue fedelmente un suo percorso cercando di scavare a fondo nella memoria, nell'effimera quiete e negli incanti del cuore.
Inquieto, generoso ed appassionato Francesco Sinibaldi regala le magie di silenzi dorati e di lampi d'amore che ancora lo tengono legato a questo mondo.
Un tuffo nella cascata di ricordi di un Uomo che sa essere autentico.
 

Massimo Barile


Ai Beatles
 
 
 
Due eventi nel cuor della notte
 
È notte, il bimbo dorme.
 
Nel cammino lungo i prati e le chiare distese di un meriggio al di là del vago, e di nebbie confuse tra le solite sponde di un paesello ridente, c'è una coppia di amici che tinteggiano il cielo con le risa e i commenti, e pare quasi che i bianchi nuvoloni dipinti al turchino vogliano solo cantare con precise cadenze e con suoni ingegnosi quella loro improvvisa felicità, vissuta coi tratti di un tempo perduto e ancora ricordato. Con un passo veloce e con le maniche del loro vestito tirate all'insù, percorrono i tratti di un sentiero infantile, siamo a caccia di serpi io e quell'amico, e varie membranze di sere gioiose vissute coi pallidi fiati e con le ossa più stanche da tante rincorse, ritornano a loro, e sembra che il cielo ricanti quel tempo, con tutti gli uccelli che a cori dipingono il sole più solo e pensoso.
Arrivano nel giardino incantato dal bagliore lontano che risorge dietro il monte, e i querci suadenti con le fronde che oscurano quel beato momento li riportano a un tempo lontano, baciato dalle genti fedeli d'inumana speranza e risorti in quel giorno più vago e ancora indefinito.
C'è una pianta laggiù, nel bel mezzo del prato, e quel marroncino appare quasi un solitario avvertimento senza veste né clamore d'autunno, e al pensiero inquieto d'incantevole ombra m'appare una serpe, intrecciata sicura nel bel mezzo del tronco, e fantasie di colori le dipingono il ventre, e non vedo la testa né la coda nascosta, ma solo quel corpo pesante e ingrossato, è marrone, giallina, nera e rossa e ha mille colori e un'umile voce m'invita a parlare, ed urla e poi chiede che sta nel giardino, è il padre di lei, del mio amore.
Svanisce quel sogno e il bimbo si sveglia.
 
Rilassate membra e quiete assoluta nel cuore di quella magica notte, quel bimbo disteso appare tranquillo e il verde pigiama è ancora all'insù e il freddo nei bracci scoperti, le mani quietate accanto al suo corpo, e appare un biancore ai piedi del letto, una bianca visione entra quieta in silenzio, attraversa la porta e lo scruta negli occhi, è davanti a me, e paura ed affanno ora salgon veloci, né parole, né pensi, né il coraggio d'accender la luce, viene a me quel biancore, e la poca saliva corre giù nel mio cuore: "Ho paura, ho paura..." e ora accendo quel lume ed il cuore sta scoppiando e il sudore m'assale, con quel bianco scomparso. Due e venti di notte.
Più non dormo, più non penso, scrivo solo un ritratto impaurito, e la fede mi dice che t'ho visto Divino, tu volevi che portassi del bene a quel tristo profilo, e ora a te canta il sole, e la luce dei cuori.
 
 
 
Il richiamo del verbo sentire
 
Accovacciato, stanco e umido tra le pallide lenzuola preparate con cura dalla voce sempre vicina alle più degne passioni covate nella quiete dei silenzi trattenuti a fatica, si aggrappava, legandosi e incurvandosi su se stesso, al morbido e conciliante cuscino che ora gli pareva l'amico più sincero e fedele che avesse al mondo, e come questo si offre con generoso altruismo allungando le mani sfiorate da gocce d'intimità cadute da un vigneto sfruttato ma poi abbandonato, così quelle guance un po' arrossate ed ora bollenti lo ammonivano a non pretendere più, per quella giornata, di quello che già le praterie incolte di quella fattoria gli avevano offerto. Ed ora racconti fantastici e favole realizzate pendevano, come i grappoli di vite e gli aculei dell'insuccesso, da quelle labbra un po' increspate dal vigore della vecchiaia non accettata.
E cadde nel torpore della notte.
 
Nel momento dell'addio, la mattina d'Ottobre indossava oltre all'usuale sapore d'autunno vendicativo ed incupito dai colori del castigo alla stagione troppo ridente e felice che l'aveva preceduto, un altro gusto, ora più amaro, lo sconforto dell'abbandono, così, con gli sguardi distesi. Il fumo bianco di una rivoluzionaria locomotiva, già addobbata appieno con i rossi vessilli della vittoria conquistata con il solito contrasto di emozioni espresso dalle spade di un poetico passato, snaturava un poco quell'aureola di trascorsi ricordi e di colline vissute ed avute con la tenacia di una corsa senza sosta; e quel fiocchetto a pallini nblu annegava ora in un'aria viziata e corrotta da un via vai frenetico ed inusuale, in cui ciascuno tentava di ottenere il più possibile dagli ultimi attimi di relativa pace. Cappelli raccolti e abiti malconci, rivivevano gli attimi più floridi del loro passato, simulando a vicenda un falso senso di liberazione e di accettata sventura, risultante ora l'unico vicolo cieco in cui immergersi con la speranza di ritrovare poche ma necessarie briciole di dignità. Lacrimoni d'illusione, sventolii di commiato e fazzoletti insudiciati disperdevano il valore dei segreti sussurrati in un momento unico, tra i deserti immensi di quei paesaggi sperduti, ove il ricordo di vecchie avventure emotive si sprigionava dalle fiamme notturne e prepotenti di focolari graditi ma non ricercati dagli animali che tanto avrebbero voluto tener loro compagnia. Le righe di speranza scritte con la luce riflessa della luna vigilante e con la fede risolutrice e, l'espressione sorridente tanto agognata e temuta per i bagliori di commozione che sarebbero di nuovo riemersi più rinvigoriti di allora, li avevano convinti a continuare senza che ostacolo alcuno potesse fermarli. E allora, la luna splendente che solo a tarda notte svela ai più fedeli dei suoi discepoli la grazia ed il candore delle vicende illuminate dalle roventi catene dell'abbraccio ritrovato, gli aveva predetto, nelle ombre sopite dei focolari notturni, quel nuovo risveglio, carico di emozione e ritrovata fede per un ritorno che sembrava ormai smarrito ed introvabile. Ed ora, finalmente, nella solita stazione delle aspirazioni raggiunte ma solo nei ricordi di un nottambulo imbelle, quel nastrino si era unito per sempre a quella giacchetta marroncina, ed insieme avrebbero costruito un semplice paravento di spontaneità. Era stato il tempo della Prima Rivoluzione.
 
Il profumo sottile delle rose aggrappate sulle vecchie mura di quella secolare fattoria dei desideri dimenticati avevano risvegliato ora, con l'ausilio di timidi belati ed il caldo e silenzioso rumore del raggio mattutino, le fresche ed irregolari curvature di quelle rosse guance, mentre lontano si udivano i rintocchi cadenzati dell'antico campanile domenicale, beneaugurante e portaore, ora, di ventosa brezza festaiola.
 
 
I favolosi quattro
 
L'annoiante e chiassoso grigiore inonda, come il soffio di una polverosa folata di indecente tristezza, i viali alberati ma spenti ormai per la coltre di infinita prevedibilità fluente sin nei dintorni più clandestini ed ove neppure un'anima si avventurerebbe; e il banale via vai di motori e di pensieri incatenati entro le silenti mura di una quotidiana aspettativa, in cui l'unica novità è il vociferare logorroico e al fin nauseante dei consueti litigi, è la prigione dove si lascia morire, vinto dalla pesantezza di un'esistenza assai uniforme, la coscienza dei quattro abitanti del cinereo e delle vite affogate in ampie nubi di smog. Nella Liverpool più depressa, ciminiere assetate di sforzi femminei e cappellini ricurvi per spessori di polvere posati su esse, rappresentan il panorama ove si affaccia a quella infernale vita un quartetto di birbantelli dall'aria strafottente ma con un animo penetrante e scalfito da innumerevoli frustrazioni, sono dei ragazzi miti ed alquanto posati ma con strane ed insolite abitudini, fautrici della rinascita di futuri commenti. Con visi smagriti dal nauseante tonfo che si apre tra le cime di fabbriche cittadine ed il sapore di una cultura perdutasi nelle cavernose ambiguità di quel cupo e tetro paesaggio dagli scuri profili, tentano di estraniarsi mediante l'ingegno e con l'ausilio di rimate e melodiche canzoni, allontanandosi così dal brusio di sudicia immondizia in cui gli animali più sconci si assiepano senza che alcun viso li distolga da nauseanti pasture; e come i cigni soli, acquietati alla soglia di un laghetto denso di lercia fanghiglia, tentano di librarsi nell'aria superando le forze opposte che li vorrebbero far naufragare, così essi donano alle arie superiori ed ai concetti svolazzanti ad infondere pregi mottetti di egual valore e di semplice suono, elevando l'amore su di un marmoreo piedistallo dai contorni dorati e con fasce che lo attorniano sprigionando incantevoli accenti e coretti a più voci altalenanti e perfettamente modulate. Ed essi cavalcano nelle platee inorgoglite al veder sfilare davanti agli occhi, tra clamori striduli e grida d'intensa passione, il prodigioso sussurro donato da vetuste chitarre con corde sin troppo tirate, mentre ciuffi e treccine di donzelle nel fior degli anni danzano furiosamente nella sudaticcia ressa che aspirerebbe a travolgere palchi illuminati e preparati per concerti di tanti colori e variopinte tonalità. E per l'intero creato erra tale dolce armonia, sino a giungere nel sito ove le note si acquietano sfibrate rimembrando la cordialità prodigata a notti stellate, e più sole, si pongono soavemente nel grembo di un luccicante laghetto di speranzoso profilo ad attendere che il cuore dei quei musicisti le riuniscano rivestendole col gusto della esplosiva ed eloquente esuberanza artistica.
I favolosi quattro sono delle lucide candeline che si inventano, scrutando se stesse, una pace da sempre delusa, assaporando al contempo, mentre muoiono tutte le essenze e si tiene segreta la flagranza nascosta nei brilli dell'incanto, il sapore germogliato nel profumo di vaste radure ove un solitario ed appassionato suonatore di zampogna è solito sedersi mirando la meraviglia del tramonto dei sensi.
E mentre questi muoiono, risorge la vita come un canto dei Beatles.
 
 
Mi ha lasciato
 
Mi ha lasciato l'amore, e quel cielo, ora caro pastore. Ma mirando d'intorno su pe quieti bagliori, una luce m'incanta, e poi gioca nei cieli: è la viva e graziato verseggio pe codesta poesia, è il dolore dei santi a trillar gioventù che s'oscura la mente d'un pensiero beato, ch'io varcava sereno su per l'usci del sole. Ma più tristo son'io e più solo e più mio, ed allora donzella, parte il chiar de li augelli che la tinta proibita m'assapora il ricordo: e mi torna lei, e quel sorriso, e quel rimpianto e il mio dolore.
 
 
Lugubre nei suoi sorrisi
 
Il palpitio inquieto del cuore di un bambino rattristato dalla morte delle illusioni batte al ritmo di un campanile dall'aspetto bronzato ma dal sorriso inquieto, e le sue paure, confondendosi con la bramosia dimorante tra le oscurità di una boscaglia, fan nascere la vista dell'antichissima Sofia.
 
Il suono di una banda appostata ove i passeri sono soliti acquietarsi nell'attesa del novello mattino rimbomba pervenendo tra le grinze di un velo coprente con fine leggiadria le rughe di una vecchietta giunta al termine del suo mortal cammino, ed i fiorellini ospitati da un giardino ammaliato ad ammirare il sole pullulano emettendo brilli d'inusitata bellezza, tra i brusii della natura ed i chiarori vociferanti nell'immenso mattino. Le viuzze sono deserte e candide, ricolme di quiete, e lo splendore rifulgente tra le fessure scolpite nella vaghezza della basilica bizantina di Santa Sofia gareggia per luminosità colle fiaccole assiepate tra i sotterranei della Chiesa dei Sellai, luogo assai misterioso che pare donato dalla paura dimorante tra i crepitii dell'animo povero di sensazioni d'amore. A mattina, quando i primi raggi della nuova alba s'infiltrano a proteggere i brilli presenti nell'aria, si nota il fulgore e l'intensità emozionale della Moschea, risalente al secolo XV, e dimore da sempre di una schiera di candidi essoterismi soffici come il bagliore della luna ed amorevole come il barlume fuggente dall'alto di una pia virtù.
 
 
Le verdi distese dei profumi di Scozia
 
I cinguettii esultanti di un gruppo di passeri felici per l'arrivo del nuovo mattino sfrecciano di ramo in ramo baciando il boccio di un fiorellino discendente dall'altezza di una pia virtù, e dal suono da essi emanato nasce il profilo dell'indimenticata Edimburgo.
 
Il rumore a volte assordante delle voci presenti nella leggiadria del porto fluisce tra i rossori sbiaditi appostati sulle cime di un antico edificio ricolmo di magie ricche d'atmosfera, e una schiera di fiorellini colorati con tratti di vivacità e di contentezza fan mille sorrisi al passare di una carrozza dipinta ai lati con smagliature purpuree simili allo sguardo sorridente di una fanciulla intenta a sorseggiare versetti d'amore; tra distese verdicce di prati ingraziati nel nome di un'amabil virtù sorge la maestosa presenza del Castello, luogo austero e pieno d'ombre ove gli angeli predestinati dalla divinità sono soliti riunirsi inneggiando le rime di una canzoncina risalente ad età passate e dimenticate, mentre poco lontano frotte di mazzi di rose rigogliose ed amate dal calare del sole si dispongono tra le paglie dorate dando origine ad un coro lussureggiante e al fin pensieroso; la Chiesa di St. Giles, con i suoi profili fuggenti oltre i limiti disegnati dalla mano della Provvidenza, sprizza ovunque i sapori racchiusi tra le grinze di una tela raffinata e discendente tra le aperture di un ampio salotto, mentre la ricchezza di lumi presente tra le pareti del Palazzo Reale di Holyrood's s'impoverisce d'amore allo svolazzar di un gruppo di amabili concetti.
 
 
L'antico di quel lume
 
Con gli sguardi assopiti dal cadenzato ruggito di un brioso ed ombreggiante venticello, una tenera aureola di malcelato rimpianto risorge nel cuore di quei due imbelli vecchietti dalle flebili voci di una vetusta cantilena e con gli abiti ridipinti nello specchiato luccichio di un raggio felice. Le ciglia ridenti d'incantevole rima e le ombre di una durevole ed infiammante sorte alla soglia di quegli occhietti sereni, che paiono ora sbocciare sogni gradevoli di un'infanzia perduta, essi stanno seduti a vegliare con sussurri e respiri fiatati il cadere di un rosato tramonto che pare ora dipingere i contorni di una giuliva fanciullezza in piumosi cuscini dorati dal sapore delle prime rincorse e al fine ribaciati al calare della brezza autunnale.
Cumuli inerti di fronde rinvigorite dalla quiete risorta al limite di sottili sensazioni, e il verde di quella fugace avventura dei sensi che scendono negli ombrosi ripari d'effimero chiaro di un cespuglio carminio, li invitano ora ad ondeggiare con un ciclo continuo su mutevoli e gracili pensieri di un tempo agli albori del loro primo e tanto atteso bacetto, al soffiare di una brezza di settembrina memoria e con il fervore della sbocciata gioventù tra i pallidi chiari di un cristallino riflesso lunare. Creature divine parevano quei brilli barlumi fasciatisi di artistica luce al limitare dei loro pensosi cuoricini, che battevano vampate di eterno e meritevole amore e tutto intorno la natura pareva giostrare di estenuante ed incantevole speranza.
Ora lo sguardo ritorna alle crepe della vetusta età delle raggrinzite labbra e dalle soffici poesie mormorate con il lieve brusio di una dolce e tenera espressione, e il giardino dei mille colori li avvolge come il soffio durevole di una brezza serale e li induce a spaziare tra il giogo di altalenanti rincorse e la giostra dipinta d'azzurrognola cera e di profili intarsiati di un marmoreo segnale di accettabile rispetto.
Vive la natura e canto dall'alto del chiaro e celeste turchino i festosi abitanti dei regni beati e dall'estro di un mazzo di uccellin di bosco odorosi si alza la cima di floridi e futuri avveniri, col rimando più giovane del sole invitante e il brillare di una parvenza di luminosa e candida sorte.
Ed ora, più vecchi nel cuore, tornano ingialliti dal dolce riflesso di una luna lemediana al triste e tramontato grigiore di quel loro vivere nel suono della verde radura, e quei flebili e continui gocciolii di una immutabile e quieta tramontana s'accingono a donare a quei fiori appassiti uno sprazzo d'arrivistica rima.
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Agg. 12-08-2002