LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Poesie e racconti di 
Francesco Sinibaldi
Nella stalla della fiducia.
 
Stradine deserte e vigneti nel fiore degli anni precocemente vissuti,il profumo stagnante e la candida speme di una florida età dai contorni nascosti,i misteri gloriosi dai confini smarriti confusi nei
cesti di paglia di sforzi femminei,ed i veli colorati di antico pudore tra le vecchie viuzze di un paesano ricordo.
Siamo a Betlemme,nel viaggio a ritroso delle memorie cristiane,nella fonte di verità e nella cenerea
fede di un credente svilito:la Betlemme dei sogni e delle vite vissute.
La donna prescelta mirava inerte i divini contorni di un premio celeste,disceso dal cielo ad annunciare la lieta ed attesa novella che solo i pastori,distolti dai trilli di un gregge impazzito,avean deciso di non prendere a esempio.Le ali sbattute in segno di riverenza e lo sguardo felice di un candido
e sperduto mattino dai riflessi confusi,gridò con la solita vista dall'alto dell'aere i futuri natali del
celebrato Salvatore,e Maria,perpetuata così la speranza gioita nel profondo del cuore,decadde ad un
tempo tra le pallide guance di Elisabetta Madre,ricordi di sempre di un futuro rimpianto.
I sensi di colpa dipinti sui volti delle vergogne proibite,ed i ritegni mesti e rassegnati di colui che a
quel tempo temea soltanto con la forza dei sensi la vendetta astiosa di un verace regnante,padrone
dei mondi e carente di strenui principi.
E le voci discordi tra le pallide mura di quelle vecchie ed intatte cascine,dove l'unica vera e veloce
notizia marciava veloce con lo scorrere lieto di un qualsiasi mattino.Con l'acqua pulita e la mente
più libera.Ma quella sera,tra le luci dipinte d'incanto nella buia atmosfera di un sentito tramonto avean trovato ovunque sbarrate le porte di uno sperato ritorno e così,racchiusi in se stessi con i nervi
sfibrati di un'infruttuosa ricerca, rifugio avean trovato in una vecchia e cadente stalla dai soffici vei,con la luce splendente di ricordi meritori e la solita quiete tra i rumori incurvati di stanca e quotidiana fatica.
In una mangiatoia nacque Gesù,cristiano divino e unico erede della verità annunciata,un bue e un
asinello ai lati di quella memore e ricordata pittura dai contorni sfumati con pastelli di cera,nella
mente proibita e nella luce dei sensi.Ed i cari amici della semplice casa dai fienili teneri e dalla morbida e umida paglia portavan con loro la frutta discorde di timidi peri,e l'oro,l'incenso e la mirra,tra
le sgraziate mani di sfiorite muliebre,che solo il risveglio turbato di quella magica e lontana serata
avean convinto ad aggiungere spente le rinate e lucenti voci di una credente speranza.
E la stella più grande che regnava la in alto guidò le speranze rinate ed in fine appagate di quel docile gregge,i figli dei fiori sbocciati con la rabbia repressa delle primule gialle e dei rossori venduti con la merce di scambio dei viaggiatori perduti,e la coda ingiallita della millenaria abitante delle dune lunari ispirò,nei canti innalzati da qull'unico figlio,le meste immagini di un orfano dei tempi.

 
In piovo mirando di una voce il cantileno.
 
Sul far della notte,ove augelli fan mille giri co suoni
inquieti d'un novello bagliore,e onde un canto s'avvicina,
sovvien de la morte l'ameno rimembro d'una quiete
infinita e ricolma d'amore; de mille rincorse,in piovo
mirando della voce un bagliore,rinasce 'l fiorir d'una
pace autunnale,e codesto m'appare,al sol nascente a fasci,
sì tremante e per andar di tempo casto,allor che il fiato
fulge de rinato l'aspetto ne novellin chiarore.
Odo ora,in soffuso rumore,d'un giaciglio l'odore,ed il suon
de rimpianti,e l'amor di que' chiaro.
Ed un canto più amaro,ove nasce il sorriso.

Il teatro degli studi.
 
Il soffio gelido del venticello proveniente dalla punta di un casto mattino rimbomba nei fallaci attimi di una quiete apparente,ed il tocco dei primi fiocchi di primavera,uniti al penetrar dei raggi tra miscugli d'odori,disegna sulla sommità del monte il profilo inquieto della magica ed incantevole Napoli.
 
La leggiadrìa di un mazzo di concetti uniti nel nome della cultura dominatrice delle menti s'impegna a dosare la intensità dei colori giungenti dall'alto di una parete,simbolo degli studi universitari ospitati dalle cattedre raffinate degli intelletti attenti a non rifuggir nel vanto della conoscenza,ed una tela ingraziata dal riflesso nato nel cuore di un'armonia cinge i muri dell'Università ove ancor s'odono i battibecchi tra studenti e dotti professori.Poco lontano dal Duomo,rigoglioso nell'atmosfera creata dal passeggiare degli sguardi,si notano le maschere dell'antica cittadina nell'atto di recitare le illusioni tra le pareti purpuree e ricche di nostalgia del Teatro San Carlo,luogo ove a notte,nel silenzio voluto dalla quiete eterna,frotte di ragazzini si ritrovano ad ammirare i primi bagliori del nuovo giorno nascente tra gli ardori della fanciullezza; gli angioletti sorridenti della cupa e tenebrosa dimora posta tra i chiari del battistero San Giovanni in Fonte paiono gingillarsi nell'attesa che il suono timoroso del vescovo si confonda con le sinfonie di una banda domenicale,mentre lo sguardo dell'ammirevole Palazzo Reale s'incanta alla vista di una colomba svolazzante tra le immensità del cielo turchino.
E poco lontano,attorniata dai sospiri delle residenze imperiali romane e baciata dal soffio soffice proveniente dalla brezza marina si nota lo splendido sorriso di Capri,isoletta tanto amata dagli animi dimoranti tra i suoni d'un pensiero ridente.

Nadia.
 
Come noci al par del canto,
ove tenebroso il tramonto appare
di sconsolato lume in odor
fiorito,odo il chiarore dell'imago
tua diletta,al volteggiar nell'arie;
e duolsi l'augello,ch'ascoso
rimembro,al parco diletto in suon
la giovinetta,sì candida al creato,
e per amor novella.
Creder non posso d'altrui gioioso
cuore,e il pianto,che tremula
morendo appar l'aurora a novo,
onde la bella,di membra sconsolate,
sovvien nel vanto di natural
movenze.
Lesta s'appresta e veloce il pensier,
e la man precoce,donde virtuosa
la treccia gioisce,al primier mattin
del nuovo ardore: e codesto è
l'amore, ch'odo l'atleta negli anni
del fiore,e nel poetar d'un canto.
Poi,quando in acerbo terreno il
mio dolor si duole,e muore all'avvenir
del sol l'aurora e il suo chiarore,
odo,nel cuore,di rimembro il baglior.

La magia dei sospiri incantati.
 
Quel fiorellino colorato si staglia nel centro di un prato ricolmo di soffice neve,innalzandosi come una longilinea e marmorea cupola dalle roteanti intarsiature,mentre i petali odorosi di ottimistica età si incurvano a contenere nel loro vellutato grembo tenui goccioline di un inverno ormai ritornato a raggelare le membra di avventati e coraggiosi artisti dei sentimenti rinati e germogliati alla soglia di un ridente mattino.
Come per incanto i fiocchi ritornano a dipingere una fitta cascata di omogenea intensità e di perpetua cadenza,e il soffio vitale intriso nel fiore si smorza lentamente sino ad assopirsi del tutto accanto ad un rimasuglio di dimentiche ed autunnali fronde.E la morte coglie tale miracolo della natura che ora appare abbassarsi al di sotto di qualsiasi limite morale o di ingenua franchezza sino a toccare il manto erboso ricoperto e raggelato da una coltre di infinito rimpianto.Riuscito a sotterrare l'odore di una beata beltà,eccolo pervenuto nel cuore di un magico tragitto attraverso le diverse tinte di un attimo spirituale,accompagnato dalla soffice folata di un lento maestrale che gli funge da guida mentre si insinua,con la soavità del primordiale e vivo rimando mattiniero, tra le pareti colorate del tragitto divino,che si schiude ora davanti a lui come un pensiero germogliato nella quiete di una tranquilla serata autunnale.
Nell'Inferno dai carmini colori pennellati d'astioso rimbalzo si odono,nelle oscurità riflesse da una diabolica fiamma a verdicce sommità e dalle possanze che si scagliano al chiaro, rimare soffocate le grida che ridondano,come svelte rondinette,nella placida solitudine del guardiano degli inferi,un'acre animella rattristata che suole menare il giorno dondolandosi coi pensieri nelle torbide acque infuriate d'ira che si aprono ai suoi piedi; intorno a lui,rincorrendosi in escursioni circolari risonanti lo stridolìo di una lontana e passata affezione dell'animo,una frotta di rossicci diavoletti sono intenti ad accudire con pozioni di magica speme gli sgraziati profili di una mesta vecchierella dalle labbra leggermente increspate e dagli abiti madidi di sanguigna e lacrimevole sorte.
Attraverso la soglia del Purgatorio,paesaggio tanto sottile quanto il senso di un pensiero meditato al chiarore di uno svanito tramonto,eccolo in Paradiso,nella culla dei bagliori di suono immenso e di incantevole grazia,con un gruppo di tenui e discreti uccellini a dipingere nel turchino dei fati e nel cuore delle mete sognate,un quadretto inondante fulgidi ed intensi bagliori,mentre lontano,al di sopra dei destini mortali ed accanto ad un luminoso ruscello,si scorge l'ombra di una luccicante stellina a profili raccolti tra le madide vesti di graziose donzelle.
 
Ed ora quel fiorellino con la chioma argentata e dai profumi di sottile e suadente rigoglìo,ammirato il cuore e le luci che fasciano quel paesello dalle mille tinture e dai mormorii sussurrati nel chiaro,ritorna,risalendo nel gelo di un'invernale oscurità,nel prato d'origine,e rinasce d'incanto tra le folate di grave rincorsa ed il soffice brusìo di quella magica e silente natura.

 
Il mio tesoro è dolce e pieno di candore.
 
A notte, nel buio,quando nasce un sorriso,rimandi
d'amore s'adagiano mesti alla foce del cuore,e un
bimbo dimora,nel soffio d'un sol che nel cheto
fiorisce.
La guancia sudata al suol di que'vesto divien canti-
lena e rumore infinito, e il guardo suo dolce riman
di una luce amorevole e vero.
E al suon della voce,a nuovo e d'incanto, di un tenero
fulge.

Il pianto della luna.
 
Vermigli bagliori dormono
come i veli della notte,
e sussurri di suoni fan festa
dentro il buio della sera,
ed io ti veggo,dimenticata
dal mondo;
la,ove gli augellini paion
confondersi nei sani rimpianti,
noto fascie di avventuroso chiaro
e d'immenso barlume,
e tu stai piangendo,
lacrime scendono onde
scintillanti chiari mi chiamano
ed allor,spossato
e da male vinto,a te lancio
un pianto,duraturo
e funesto: ti prego,io
ti prego mia amica luna,
alla luce dei chiari
prende avvio il lumeggiar
di rai passati e di suon d'allegri,
ed io rimembro la morte
dei mille ricordi
pur donando al tuo mite
sorriso un respiro di quiete.

Ove una luce pende.
Ombroso accenno,
grave tramonto che pendi
sulle umane genti,
e tutte le rischiari,
come luna al cader del giorno,
ascolta la voce,e il rumor
di quel sole: onde la luce,
d'aspetto graziosa,volge
lo guardo al sapor dei castani,
quasi in perpetuo appare
il rametto,che l'usignolo
adopra di salto in salto
come quiete in cantileno;
e quasi in ruscello,così,
che non consenta il canto,
del primo albore
all'orizzonte di un fiore
al rimo fugge.
E quivi a far dolore,
ed ancor grave,
nella chiusa stanza,
al patimento.

Il tramonto della sera.
 
Cadendo in su le cime degl'infiniti colli,
tu scendi o mia sera,e veli i siepi aggraziati
volando nei sorrisi delle vive donzelle
e nei respiri del morente e rosato sole,che
fugge all'infinito,e poi geme,alla stregua
di un libero e soffice barlume; balla il
passeggiar delle fronde cadenti e vive,odo
vano odore di suoni festeggiare pei bui,
fan festa nei purpurei tramonti frotte
d'uccellin cantori,pur rimembrando del
giovanile tempo la letizia delle corse nei
prati,qundo i venticelli soffiavano al
lampeggiar della primiera luna,che ancor
ora sta su ad ascoltarmi,tra velati sorrisi
e seriosi messaggi.

Il perpetuo canto del sole.
 
A novo passo e sì tremante,
ancor trista
l'ombrosa mano
de la vecchiezza,
e ancor pensosa,colà,
su la collina,
ove muore l'infinito;
schivo ruscello appare,
onde il passero,
nel sole cinguettando,
imprime l'amor,
a una fronda cadente.
In sul chiaro,
volgesi,lo guardo,
e inginocchiasi austera,
al marmo gelido
de la novella etate,
a prova d'amor,
la vecchierella;
odo trista la preghiera,
il verso dolce della sera,
del cuore il rimembro
sulla nuda panca all'orizzonte,
e ancor quel canto,
amato e giovanile,
di quel ridente viso.
 

 
A mamma e papà (4/7/1992).
 
Ride l'idillio del sol che schiarisce,e canta nel cuore la mia
gioventù. S'odon,tra i larici amari e i boschi offuscati dal cader
dei ricordi,mille voci leggiadre e pure tintinnare al turchino,
e a quel suono,di una voce beata.O futura,o fiorello all'autunno
devoto, rimembra a faggi e a vigneti quella viva poesia che ora
sorge nel cuore,dona a lei pace,ricordi e fiatevoli incanti, ed al
fin dei tuoi pensi,vocia all'orizzonte frotte di ribaldi chiarori,così
ch'ella ricanti,rifuggendo a quel suono,che ora membro sereno,
e più fiero e più vivo.

Fulgida.
 
Tacita e viva m'appare la luce del sol che tramonta, e un sussurro
beato che ora canta nel vento della vita la gioia.Odo i fior lanciar
bagliori tra fieni casti,candidi e leggiadri agl'occhi.
Ride l'orizzonte di una chiara vallata,che mi par di sentire del suo
pianto un lamento ed il suon di quel gallo,regnante nei mille colori.
Ed a sera,onde il giallo dei fior torna a me che m'incanto,io quella
perenne voce e il suo fiatar vorrei baciare: e mi sovvien la luce,e la
chiara armonia dei monti,ed il buio profondo del cuore.
E la morte dei sogni.

 
Here, there and everywhere.
( A Gabriella)
 
Piangeva il chiarore, quel mite rimando rinato silente
al fiorir della sera,ed ora rimembro,di lei,di quel canto,
nel soffio beato del primo mattino.
E come una chioma che trista s'appresta e lenta rinasce,
così,nel suo sole,l'amore rimava di un tenero canto,ed io
l'ammiravo e presto gioivo di un timido soffio,nel lento
vociare.
Ma ora sconforto mi coglie adagiato,e veggo di lei l'ameno
sorriso volger casto nel lutto,ed ella nel sole,ed io nell'amor.

 
D'oscuro rimembro in doloroso strazio.
 
Com'anco de strazio rinato dolor che lesto sovviemmi in
taciturno e candido chiarore odo, letale e fuggitivo, l'odor
de le morti pe solco adagiato afflitto al torpore.
Par d'ella al canto, sebben di fuori esulti il suon de novellina
aurora,e fioca al riarso d'estroso rimembro già nato in baglior,
de primier cantileno.
Sì canti fringuello, fugace m'appar straziato lo manto e vivo
e già schivo in fiorir de rimembranza,e cenni di lode,e quinci
l'amor al vagar del dolore.

Child of Nature.
 
Sospirato augello
ch'odo vermiglio
onde cotanto in suolo,
al par d'un tenebroso,
vocia posato ridente
d'aspetto al suon
d'amor perpetuo.
E quinci
sdegnando ancora,
diletto incoronato al
primier funereo spirto,
al gallinello,
ch'ebbe tremante
del tempo giovin
bianchissim suono
al fior degli anni
suoi più cari.
Poi quando sgraziato
inganno vorìa cantare,
e seco, al fuggitivo,
vedea lo guardo
tristemente,e dolce,
e ancor novello,
al prim cader
gaudente in nugoletto.

Di un tenero canto,quando nasce dal cuore.
 
Un tenero canto, quando nasce dal cuore, ricorda il bagliore
di un'amena canzone nata al soffio del vento, che soffia e
ritorna a sognare, a membrare la voce di quel candido fiore,
che un giorno perdesti.
E duolsi quell'onda, la vedo, nel cuore deluso e ricolmo di
un barlume di quiete, la vedo silente, col guardo assopito a
mirare il rosato di un tramonto argentino e baciato dal pianto
di un timido canto.
E quando la sera ritorna a sognare, al fiorir d'un chiarore, nel
cuore t'inventi,incantevole e muta.

La morte ti colse.
(Composizione dedicata ad Ayrton Senna)
 
Al fiorir del mattino,in tremante pianto e al cader di
novella stagione, la morte ti colse.
Dolce pensiero adagiato nel canto di un vivo ruscello,
chiaro di luna rinata nel manto d'immenso bagliore,
io piango per te, e un vero sorriso dimorante nel sol
divien cantilena di una pace perpetua,e infinita di cuore.
A te questa rima, e al fin quel dolore.

 
I dieci giorni che sconvolsero il mondo.
 
Il continuo ed inesorabile passo del Calendario Giuliano dona alla cupa ombrosità ricca di nevischio la sensazione di essere in un tempo glorioso,ove s'attende che accada,nella concitata era dei diritti traditi,un qualcosa di nuovo e di paritario,nel segno dell'uguaglianza sociale e della giustizia; tra i canti di una fila di proletari giungenti dal campo appena occupato e dipinti coi rossori delle loro anime,si notano frotte di stendardi dal colore genuino assieparsi uno accanto all'altro nella grigia oscurità d'un pomeriggio d'Ottobre,mentre una fitta ed ansiosa coltre di candida neve cade dipingendo il luogo con tratti di gioventù mista a infinite ed immense tristezze d'animo,dimoranti nel cuore generoso di quei compagni impazziti di gioie fin troppo represse.
Le squille della banda innalzano nelle tenebrosità di questo tempo magico la forza per ritrovare un sentimento di unione fraterna,e una schiera longilinea di soldati dall'inquieta andatura si assiepa attorno alle mura sconsolate del glorioso Palazzo d'Inverno,luogo ove lo Zar è solito cullarsi trascurando la povertà regnante tra le casupole della gente che nulla ha,ma che tanto ama attendendo la tristezza del primo raggio mattutino,con lo sguardo nel sole ed il cuore infiammato nel chiaro cadente.Ecco ora scalpitii di stivaloni trascinarsi a rompere la cura ordinata dei fiocchi adagiati al terreno,ecco le grida assalire le dorate e vetuste maestosità della dimora dei ricchi,ed ecco uno stormo di ineguagliabile candore raggiungere le scale vellutate per poi donare i frutti del sogno alle povere mani del popolo,esausto e spossato dall'odio presente nel mondo.
E quando il pallido sole decide di acquietarsi nel grembo di Pietrogrado,odo allontanarsi nel cielo il sapore dell'attesa vittoria.
 

Poesia d'amore.
 
All'apparir dell'alba,
rosata e curva a regalar
dolori, e spossata
al giovin canto,ti desti,
al limitar del nuovo amore.
Odo lo splendore
de chioma tua baciata
al sol del primo amore;
anco sovente l'usignolo,
sì perenne,che vocia
all'orizzonte,de giovinezza,
al suon d'una canzone.
Par quasi naturale
che l'acqua volga
nei ruscelli,come
ingannevol trillo
al limitar del dì,
e a decantar l'amore.

E nei canti del suo cuore.
 
Onde il giorno rosato
e a tratti limpido
di lontan rivela alla collina
l'infinito chiaro,
s'ode tacito un primo
canto al suon dell'usignolo,
che movesi alla campagna;
giunto dinanzi
alle fresche acquette
rinate nel sole e quivi
baciate, adagiatosi come rima
in cantileno, nel primo
albore par gioire
che la novella piova
esista, presente
e a tratti fuggitiva,
donata come un canto
al fior della mattina.
E' festa nei verdicci
e odorosi siepi distesi
lungo il pianto della sera,
è festa pei rimati
accenti dell'amore,
per le giovani donzelle
e pei canti del suo cuore.

 
Tacito pianto in taciturno chiaro.
 
Ora, nel mio cuore.
Il sole, quando viene un sorriso a donare un chiarore
ricolmo di magica gioia, par quasi fuggire tra le lacrime
amare di un mattino rinato al fiatar d'una voce.
Ed allora, come timida quiete che vaga pei rusci e ne suon
de le morti, lo tristo rimando fa festa a' vagar co' trecci
beati ne' fior de la mesta,e novella canzone, a' suon de
chiarori, e 'l picciol mirando ne' pianti de cuor.
Ora, nel mio sole, di lei, di quel canto, del soffio suo dolce.

Preghiera infelice.
 
In preghiera infelice ma ricolma d'amore,e onde il pianto
s'appresta a fiorir di chiarori e di candide voci,una luce s'ac-
cende nel fiorir dei mattini,è la luce del cuore,il sospiro incan-
tato di quel tenero sole atto a fior d'altalena,è di lei la canzone,
e degli occhi suoi dolci l'infinito bagliore.

 
I'm carrying.
 
Infelice ed estroso al torpore a prova d'affanno in docile spirto
riarso nel colle a sognar giovinezza,io ti portero',fugace al ruscel-
lo,giù da quei tocchi ed ancor d'ombroso al funereo canto di primier
e primaveril accenno.
E allor mio diletto,poi quando cipressi al mortal canterino sopito nel
sol vagheranno,in timidi greggi nati a suon d'altalena,al flebile pian-
to dipinto ad imago trapasso e caduco parrà quel rimembro,e quel docile canto.
Pensier che innanzi fuggi,rimani novello in taciturna luce.

 
Luce del sol che ascolti i mattini.
 
Luce del sol che attendi i mattini dimorando nel chiaro d'un bagliore di
quiete,luce infinita che t'acquieti alla sera al morir dei miei sogni,luce
beata ritornata a vociar tenerezze ed incanti,a quel sol ti rivolgi,mia amata,e di un tempo perduto ti rifugi silente.

Good vibrations.(I suoni della fattoria).
 
La mite gallinella,
allo scappar ponendo l'ova alla muta
terra ancor sabbiosa,
e mentre rifulgenti rai picchiettando
alle buie imposte riflettonsi,passeggiando
pei sentieri,si risplende;dalla campagna
fa voce il pastorello,
ch'ebbe del trillo lo primo amor,al
cantar del mattutino rao adagiatosi
ai siepi,e sì,come accento che squilla
al palpitare dell'incipiente sole,
odo gruppi di uccellini svolazzar strillando
feste negli immensi chiarori del
libero ciel,e fascie di amate rose
fuggono al cimo dello
sconsolato castello a fili,ancor splendente,
e canta beltà al soglio del cascio
ameno,allor che il dì risorge,
tra respiri suadenti e fogliami odorosi.
 

Quella sera d'Agosto
 
Una candelina più alta delle altre che la circondano da tutti i lati emana una luce ed un calore che le sovrasta e le fa apparire tanto limitate quanto inutili, e basterebbe solo quella per illuminare tutto lo spazio intorno.
 
Aveva festeggiato così il 25° anniversario della loro unione.
Si era convinta, col passar del tempo, che la base della loro unione era puramente ideale, che nessun tipo di ingordigia materiale avrebbe potuto minimanente scalfire la forza di quel sentimento stabile e profondo che si era instaurato.
Era stato sufficiente guardarsi negli occhi, anche solo per un attimo, per rendersi conto che nessun ostacolo o pregiudizio avrebbe potuto sopprimere quella stella di sincerita' e purezza interiore che uno aveva intravisto nell'anima dell'altra; tutti quei discorsi così seri ed impegnati che in passato per tante volte aveva udito dai genitori, senza mai purtroppo comprenderne il significato,ora le si presentavano in una chiarezza tanto trasparente e lampante, come un fiore colorato in mezzo ad un prato.
E come il soffio del vento di sera riesce a staccare i petali bianchi di un fiorellino solare, così aveva deciso di donare se stessa al soffio di quella voce umile e rassicurante, che le diede il cuore.
Solo allora aveva inteso il senso di quelle fiabe a lieto fine che, per anni, la madre le aveva raccontato seduta sul ciglio del letto, nei momenti in cui la luce era interiore, con la mente nella fantasia e le mani aggrappate al cuscino.
Quella bambina che sempre aveva dimorato in lei, e che spesso aveva temuto l'idea di crescere, ora temeva soltanto l'idea di perdere quel ragazzo un po timido ma onesto che coincideva con l'immagine che lei si era fatta del suo futuro sposo. Ed insieme avrebbero costruito la più bella favola del paese,e tutti ne avrebbero parlato,malcelando quella falsa ipocrisia di apparente distacco,dietro cui si nascondeva l'invidia,il sentimento più pericoloso e basso,per non esser riusciti neppure a imitare o piu' semplicemente a copiare, i tratti così luminosi e pieni di dolce comprensione che da sempre straripavano, come un fiume in piena, dalla loro unione.
E ancora,dopo tanti anni, passeggiavano tenendosi per mano su quegli stessi prati in cui era stata dipinta, da un pittore immaginario, la prima rincorsa tanto sognata, in quella sera stellata, magica e ricca di novità che per la prima volta le aveva aperto la porta della felicità.
Le paure erano scomparse come le ombre riflesse da uno specchio obliquo che offusca l'immagine del corpo illuminato non a sufficienza dalla luce artificiale.
E la nostalgia per avere perso quegli attimi e quei ricordi che la emozionavano così profondamente sarebbe stata sostituita dalla speranza per un futuro ancora più prolifico.
E quelle poche volte in cui si erano allontanati l'uno dall'altra, quel legame che in apparenza era scomparso o più semplicemente attenuato, si ripresentava più ardente ed esplosivo, incastonato nella forza dei principi.
 
Ed ora, in una chiara sera d'Agosto,eccoli seduti con i capelli più maturi e con gli abiti di un tempo mai dimenticato, su di una panchina un po ingiallita dalla ruggine invernale,ma attorniata da fiori colorati d'ottimismo,con la mano aperta ed allungata ad offrire ai passeri che svolazzano qua e la' briciole di pane, coinvolgendo e rendendo partecipi, in qualche modo, della loro serenità, i frutti viventi di una natura da sempre amica.
 

Tu, nel sole.
 
Talora, quando piango silente a mirar quei dolori che
dimorano muti, negli albori del sole, una mesta canzone
divien cantilena, e un sussurro rinasce, immutabile e cheto.
Ed allora, come goccia soffusa al mirar delle onde del ma-
re, la tua treccia m'incanta, i tuoi teneri occhi regalan tri-
stezze al tramonto rosato che ora fiata ridente, e quel sole,
ora culla d'amore, nel mio cuore rinasce.

Il fuoco di un gelido inverno.
 
Incurvato e pensieroso nella gelida notte che odora di perdute armonie e di momenti felici di un passato e florido autunno ridipinte ormai soltanto nelle tristi e graziose vesti della mia vetusta vecchiaia mentale, sto seduto nelle nevi che si accumulano tutto intorno e disegnano d'incanto un chiaro paesaggio variopinto d'eterna e frugale beltà, e le goccioline inquiete che cascano al finir di un sentiero dipinto tra le radici più tenui di foglie umidicce mi paiono quasi delle lacrime amare sgusciate al suono lontano di un campanile che sveglia l'inverno.
E' notte, e il freddo mi assale e non cerco ristoro tra le membra sudate che ora muoion sgraziate,ma il cuore ritorna a festosi e mattutini risvegli, quando il sole vivo e di presente chiarore cantava gioioso ad alzare al turchino i miei sguardi incantati e a gioire con le fronde nel vuoto;saliva sulle mura di rose odorose e di belati canticchiati alle soglie del prato un raggio dolente, e il colore s'insinuava veloce a bagnare e innaffiare quel mantello più soffice e d'artistico ingegno; e tutti i bambini coi guanci sudati da mille rincorse tornavano gai a cantar le vittorie di partite e di sani ristori.
E culle illibate e pensieri suadenti ritmavano il lieto vagare di un inquieto intelletto, ed i fiori odoravan d'eterna speranza e i bagliori ridenti salivano alla cima dei monti innevati d'orgoglio,a baciare sentieri curvosi e freschi ruscelli.
 
Ma quelli son solo pensieri,e gelo di ghiaccio imperioso e più duro dei crudi ritorni dell'odio e delle invidie celate,e odo dentro,nel buio,contrasti e battaglie perdute, e il suono del cuore, che batte e s'ingegna.

Marina.
 
Marina, rimango ancor
nel canto del tuo mite profilo,
ove l'amor nascea
pei cigli tuoi puliti ed esitanti,
ond'io, mirando quel chiaro
sognavo passati nel dolce sorriso.
 
Vociavan le tristi notti,
ed i rinati fior
al tuo passar tranquilla,
allor che al vivo squillo tu t'adagiavi,
ancor giuliva
di quel vago fiorir che in te splendea.
Eran candide sere:e tu solevi allor
poetar visioni.
 
Io, pei cupi ricordi
talor morendo e nella celeste età,
ove il canto primiero e per te
sì rifulgea alle funeste morti,
fin sullo rimo dello continuo inno
fuggìa contento al suon de lo gia' schivo viso,
e di quel tuo riso,
che s'aqquietava ancor per i cammini.
 
Volava il ciel sereno
e l'infinito canto,
passion non dice
qual lieta speranza
giacea nel mio cuor.
 
Che momenti beati,
che profilo inquieto, mia
dolce Marina!
Or mi sovvien che,
pe cotanta e mesta pena,
un ricordo d'amor fu
il tuo dolce vanto
rimembrando il passato:
o Natura, natura, perche' fuggi
nel sole onde il cuor si tormenta?
 
Tu, donzelletta al fior della vita,
allor che il sero finìa, lasciasti
l'animo mio deluso ed appassito,
e con te ora muore
il mio canto ed il suon d'un pensiero.

 
Con gli sguardi nel sole.
 
Vedo là,nella scura foresta dei profili leggeri,una coppia di bimbi
che rimpiangono soli dei momenti beati, stan gemendo sereni a
varcar coi dolori un ricordo felice, ed il chiaro che passa tra le nubi
ed i querci lamentava il grigiore di quei cuor pensierosi, e più soli
oramai, che la vita scompaia, sono intenti a mancare con gli sguardi
nel sole.

Dolor d'amore in canto.
 
In sul nascer del mattino,
battendo il sole nell'aperto atrio,
odo un passero rapito,
e seco inerte in odor di giovinezza
l'usignolo, mirato al giunco com
disdegnoso e stanco.
Al fior de nugoletto, imago dipinge
e ridente, all'erba sfiorita che
gallinella vaga,
bagnata in canto ch'odo rimar
al tedioso tocco de la novella
e giovanile piova, quasi in terreno.
Fugace pensiero, che al cipresso
t'adagi sdegnando in sussurro
di un mite mortale,
in me quel diletto, sospiro
d'amore.

Imagine.
 
In dir volgendo
alla campagna,onde la piova
al canto mattutino
sdegnando esulta, nel taciturno
manto, odo augelli volteggiar
quasi in sospiro ed acerbo
al borgo,allor che il gallo,
sconsolato, di sasso in sasso
fugge, al vagar
d'un gregge.
E novellando vien
dalla montagna dipinto in volo
il suon del fuggitivo pianto,
giù dalla corrente
al ruscelletto, ed ancor
nel mane, sì che dipinta
appar di lonta
e tenebrosa la montagna.

Candle in the wind.
 
Libera al soffio velato e viva la chioma nel timido biondo del
sole nascente, al mattino, quando il canto s'adagia al passar di
un chiarore e al morir d'un pensiero.
Lo sguardo baciato, ridente la chioma e pensoso quel cuore nel
fior d'un augello lasciato morir come fronda inquieta e ricolma
di gioia.
E simile a un canto, a un pianto infinito.

Se nel tuo cuore dimora un sorriso.
 
A volte, quando il sole rinasce e nel pianto d'un bimbo si
rivede un chiarore, una luce s'accende dimorando silente nel
passar delle sere, ed un fiore assopisce, negli albori del cuore.
E una lacrima amara discende spossata come quando un
bimbetto, di notte, s'innamora del buio e del pianto d'un sogno.
Se nel tuo cuore dimora un sorriso, se nel tuo sole rinasce
l'amore.

Funesto e doloroso strazio d'immortale cantilena.
 
Dolor d'oscura ed immortale cantilena in mortifero pianto e seco
l'affanno negli occhi tuoi piu'dolci al patimento, tristissimo augel-
lin, e canto eterno onde il fiorir trapassa.
Con l'ale straziato adagiato nel pianto di un caduco pensiero, all'e-
sizial tormento in soffio del fuggitivo raggio, e ove muore l'infinito,
il cuor tuo passerotto ancor s'adagia, nell'immortale manto, e allor
riprova, e poi perisce, e sì rinasce,
E muore il pensier mio di quell'inganno.

Pianto alla luna in una notte argentata.
 
O amica luna, sovviemmi del cupo tempo di mia gioventù la rorida
e sudata mano adagiarsi sulla schiena, mia diletta età del primiero e
mortale tempo; e intra le ombre dei faggi io miro il pianto dell'oc-
chietto tuo che imbruna la selva intera e il mare, e lungi i monti e gli
stormir dei siepi, tristemente silenti al batter del notturno venticello.
A te dedico il tanto atteso rimpianto del passar delle morte stagio-
ni, l'arietta mitiga i giornalieri sforzi or spossati e schivi sul ciglio
del lago quieto che par sognare, negli ondeggi ritmati dal ribaldo so-
nar d'un distante scampanio, e tutto tace, dormono i rumori del dì e
si attrista il morto passaggio del sole.

Strazio, dolore e fuggitiva quiete.
 
Dall'ale straziato e per andar di tempo d'angoscia vinto in dolorose
tinte al suon d'indomito chiarore, morente e sibillino, alla novella fon-
te gemi, sofferente passerotto, e fulge l'armonia di questo canto.
Di quel lontano accenno alla passeggera piova e novellando,che per
l'umido cielo esulta, al par dell'adorato muschio ch'entra fuggitivo
e disdegnoso fiata in cuor d'estate al suon della sua voce tu, dolce-
mente rimembrando, a gara nel sol rimuovi l'amore, e lustri beati.
Sì muori, mio augello,e pensi al dolor che natura sovrasta,ed ora il
tuo canto si muta nel pianto di un triste pastore, e cantiche amene al
presente dolore d'immenso e immortale fan cenni di lode.

Porta con te.
 
Cio' mi disse il delirio: onde mattini
sì chiari come il vuoto ritorno
dei rai accingonsi a rimpatriar, e
allor che l'ale del festoso gallo
strillando vocia all'orizzonte, tu,
mio fratello, porta con te l'amor,
nel cuore.
Dai balconi vestite con vesti sgraziate
e gonne tanto odorose quanto
il sapore dei mattini s'affaccian
mille donzelle, vispo sorriso e trecce
libere nell'immensità del sì chiaro
cielo, ove augellin di bosco
di ritorno fan feste.
La natura ride, e tu, con ella,
pulisci dal passato le cupe ombre
degli inganni, presentati per quello
che sei, porta con te un sorriso
e sì tuo amor risplenderà.

Desiree'.
 
Ora ti vedo, pensiero solare adagiato nel lembo di un
bagliore infinito, sei qui accanto a me, e l'occhio tuo
dolce par quasi un sorriso d'immutabile voce, eterna
m'appari e quieta e silente e ricolma d'amore, e viva
e serena.
E candida al sole, sì dolce al pensier.

La morte della vita.
 
Il solfeggio timido e carico di nostalgia si adagia silenziosamente nel cupo di una notte triste e ancor baciata dai longilinei raggi lunari discendenti dalla sommita' di una candida emozione d'amore, mentre un micio dagli occhi sognanti illusioni e chiarori si nasconde tra le grinze di un vialone attorniato dal suono lugubre di motori accesi ed alla ricerca di un attimo di pace.
Nella immensa solitudine di una New York desolata e rabbuiata dal morir delle tenere fronde si disegna la morte di John Lennon,leader dei Beatles e delle emozioni abbandonate tra le luci della leggiadria,divenuto il simbolo degli ideali pacifisti e della volonta' di amore e di incontro dei popoli. Una mano senza senso ed irrazionale lo uccide privando il canto di un bagliore infinito, e ovunque il soffio del sole mattiniero si muta nel rugiadoso incanto di una passione dalle tinte simili al passar di ramo in ramo di un uccellino cinguettante e ricolmo di emozioni vere ma a tratti vaghe, lasciate cadere dalla cima di un monte dai profili ancor bagnati dalla pioggia canterina.
Muore la vita e muoion le voci incerte del passato, frotte di angioletti dal crine bianco si elevano a tentar d'innamorarsi di un fruscello di quiete, e timido appar il canto perpetuo di quel bambino imbelle e un po scontroso, che perse la madre e crebbe con l'aiuto di parental memoria sin a cercar coi sogni di vincere il sole e la triste realta'di una miseria infinita,e di un mondo che fango chiamava,e di una realta' spesso rifiutata come odiosa e carica di infinita nostalgia.
John Lennon moriva come muore un pensiero giunto al limite di un'eterna stagione d'amore, e Paul lo guardava nel pianto e nel suono di un'armonica voce, il sorriso dei passati che nel cuore fulgera'.

La mia droga

(Composizione scritta ascoltando la canzone"We are the dead" di D. Bowie).

 
Musical que' canto onde 'l cinguettìo s'esalta e fiocca 'n bel
ruscelletto sì casto al fiatar de canterino pianto,e 'l rumorio
d'amor ch'odo passar di ramo in ramo 'n fuggitivo campo, ch'e'
tristo lo siepo onde 'l chiaror s'inganna.
E 'l vento sì mira a genial cantilena, e droga per me che 'l senso
delira e ancor sì' creativo dimora ridente e gaudente s'inventa
d'immenso sorriso.
La vita per me.
A Paul, John, George, Ringo, Elton, David, Rod, Neil, Billy, Peter, Neil, Paul,
Freddy, Mick, Bob, Kate, Joan, Antonella, Marco, Claudio.

Sonno eterno, eterna quiete.
 
I fuggitivi raggi,
onde il chiaror sovviemmi
in taciturna luce,
e ridente e più viva la siepe
s'adagia al fiorir d'un pensiero,
timidamente picchiettando,
mi colpiscono nel cuore,e nell'amor
perduto. Odo il cinguettar
dei canterini picchi, e
insiem con essi al canto perpetui
i tocchi del ribaldo campanile,
onde il rumor
di nostalgia infinita grazioso fugge,
e per lo libero ciel esulta,
in chiaro e in suo poter
al nugoletto ch'odo, d'immortale,
decantare l'infinito.

Pensier che innanzi fuggi ove muore l'infinito.
 
Ridente nasceva ne'suon de li frusci co fronde inquiete grazioso 'l
fiatar de novelli mattini, onde quel sole, baciato co fior sì perenni al
pensato, nel chiar di un augello moriva sereno.
Odo il sol passar silente, muore il suon di quell'incanto si che l'oc-
chio, ancor giulivo, com ombretta appar brioso: e mi sovvien l'eterno,
e le stagioni morte e ancor deluse, e sua canzone viva.
Sì dolce nel pensier de mio intelletto il fium s'appresta dolcemente:
e il rimembrar fluisce in tal chiarore.

La chimera delle illusioni.
 
Germogliando di suadenti pensieri svolazzanti nella brilla arietta mattutina, quando anche il più astioso dei non pretesi conviventi del limpido si desta alla soglia di un prezioso e tanto sospirato riposo, ecco il crine di un fringuello scattante che ammira in sogno, dall'intimo di un cespuglioso casolare aggrappato nel centro di un fusto millenario ,il variegato e passeggero stagliarsi delle quattro stagioni che spuntano, come magiche e fiabesche torri a punta fasciate da un'aureola luminosa, nel perenne rincorrersi di immagini e di altalenanti voci ,in quella sua grezza e artificiosa inventiva.
 
Il gelo della tristezza Invernale rinasce, al chiaro di un'albeggiante e luminoso rimando solare, sul vellutato e scosceso ondeggio di una rosa eremita dalle confuse gradazioni emotive, e quel colore dai riflessi dorati si staglia nel luccichio mattiniero di un laghetto paesano gelato a donare all'intera vallata che racchiude con due concilianti braccia laterali la brezza invitante a dolenti miscele di concetti e di finite vicende.E nel roseo di quel leggiadro e brinato velluto si celano le frodi di una natura ora ostile alle vere illusioni.
 
Il Primaverile e ventoso ritorno degli uccellini migrati oltre il termine segnato da germogli persisi al chiaro di una ridente radura dei più soavi e gradevoli desideri, risorge nel delta di un furioso corso d'acqua in cui le donzelle, al chiaro di un lume solare, sciacquano le vesti del lavorìo quotidiano, con le note di un grazioso ritornello che donano alle goccianti rincorse di quei minuti brilli fluviale la speranza di una perpetua armonia.Le trecce libere a danzare con sbalzi e i ciuffi fluenti e poi baciati da ritorni di folate invadenti quell'animo sereno e sciolto da pregiudizi o falsi inganni.
 
L'Estate dei bimbi inumiditi d'orgogliosa rincorsa nelle grinze più floride di un pascolo ritratto dal riflesso più vivo che s'insinua tra cumuli inermi di tremolanti e laboriose raggiere, e il vociar di un rondò domenicale con gli accenti di fastose bande accovacciate in un cantuccio e alla vista di un ribaldo e bronzato campanile a risuonare nell'aria ricolma d'incanti le miste melodie di un perduto passato, e mazzi di floride ed odorose primule nei grembi e nei sorrisi di giovani donzelle.
 
E l'Autunno dipinto dal dondolio silenzioso e cadente di tenere fronde a inondare, come sabbie che si stagliano su bianche scogliere al soffio imperioso di una folata inattesa, il cuore di tetri e longilinei viali con schiere di vitrei cipressi, e le risa un po astiose donate al turchino da quella vecchia coppia di amici di guerra con il fumo suadente di una pipa verace e i nidi cosparsi di fiori regalati dal vociare di un ruscello.
 
Ora, fringuello, torna alla luce dei sensi incantati e dona al fiorire di un casto mattino il suono invitante del tuo flebile cuore.
 
 

 
Così mi diceva.......
 
Timori nascosti e lembi ritmati dal lieto cader
delle luci autunnali, col cuor che segnava
nell'oscuro ritorno dell'ombrosa mia stanza,
e una tremula voce, accanto al cuscino, ove il
sol dimorava.
Entrava nel buio, lasciava una luce al fiorir
d'un tormento, nasceva nel sogno e così mi
diceva: "Laura, ho paura".
 

 
Storia di un'anima.
 
Tra suoni d'immenso bagliore e voci sopite dal passare delle morte stagioni nasceva, nella chiesetta che sorge tra verdi prati e ameni luoghi, l'anima che or ora vo raccontando. Ella portava, nel suo passo inquieto ma assai orgoglioso di baciare illusioni, la nobile e leggiadra sensazione di essere una mite passeggera di passati suadenti e rimembrati solo nel silenzio della mattutina rinascita, e tutto riluceva, quand'ella vagava. Il boschetto ove s'acquietava, in genere nella culla dei cipressi cadenti o nelle ombre delle autunnali fronde, profumava di travagliate memorie, e funeree sorti si susseguivano tra le lacrime dei primi cinguetii ed i colori mai morti delle vinte stagioni; pervenuta nel tempo ove tutti gli animali solevano adagiarsi nell'ammirazione del secolo vetusto passato e mai rinato, ella canticchiava meste melodie, ed in quei momenti anche i fiorellini più stanchi si destavano come a voler contraccambiare i sussulti d'amore da lei donati.
Tutto pareva baciato da un infuriato sole che splendeva felice oltre la verdiccia pianura d'un colle fanciullesco ,tra respiri d'un insolita sorte e bagliori dal riflesso castano ma dal cuor pensieroso.
Diventata grande , e quando i primi picchietii del sole la risvegliavano da sonni tremendi, usciva all'aria dell'estate e tutto parea un rigoglio di pace infinita e quiete che diveniva quasi ovunque perpetua. Il sole, allora, anche se la primavera sbocciava nella cima dei cespugli e nel roseo dei fiorellini, iniziava ad innamorarsi di quella animella resa pallida dal tormento che a sera imbruna ovunque, spegnendosi oltre le bagnate labbra della collinetta.
E così, mentre l'aria si dipingeva come davanti a uno specchio dal profilo dorato e dal candido chiaro, ella, ancor spossata e stanca, si ingegnava a poetar serate al chiar di luna, e tutti gli uccellini le facevan festa ,ed ogni suono ritmava la melodia dei suoi infiniti passati.
 

 
 
World without love.
 
Piccola e timida luce, dolce pensiero che dimori
nel canto degli uomini soli, triste accenno di un
sole morente, ascolta codesta preghiera; il vento,
quando il sorriso muore e si tramuta in pianto,
par quasi un rimembro,e un barlume inquieto
come un soffio infinito m'assale nel cuore e
m'invita a morire.
Dona a loro il chiarore, la viva luce della vita
eterna, il canto, nel muto trapasso del pianto
nascente.
 
 

 
 
Nel cuore della natura.
 
Fruscio di ruscelli e strette stradine che scendon
da monti, l'odore e l'arietta del bosco che sveglio
rincorre il mattino ed il raggio pensante, e il fascio
di quiete che entrava sereno nel ramo e tra chiari
rimbalzi del suono, e l'erbe invitanti ad accogliere
il cuore e la mente tirata, ed il suon del turchino,
lassù, nel suo cielo, che vedo strillare d'azzurro e di
pace assopita.
 
 

 
 
Il prodigio di un ombra.
 
Un fiorellino che illustra il chiarore di un quasi negligente sorriso si erge nel centro di una sconfinata radura rivelata dalla soavità di un sole morto per le infinite corse nel cielo; intorno ad esso si diffondono profumi inebrianti le cime di un distante poggio ed il sapore di un vissuto che si rilassa nell'ombrosità dell'animo, mentre drappelli di suadenti insetti si infilano nelle sedi più tetre di cascine abbandonate e le ultime luci del giorno si fasciano di un eterno ed accecante arancione.Ed in tale momento si sprigiona dal petalo più profumato il profilo di un'affascinate città.
 
Il tintinnìo sicuro e roboante di quell'acuminato campanile vaga nella freschezza di una tradizionale mattinata insinuandosi nel grembo di guglie dorate e tra le intarsiature che si aggrappano una sull'altra sin a giungere alla sommità dell'incantevole Parlamento, luogo ove vige la maestria di meditati progressi e culla dei lungimiranti sermoni recitati nel nome di un'amata virtù; ed il rondò nel cui cuore soffre il barlume di un giardinetto tranquillo dona agli sguardi assopiti ad ammirare tale chiarore l'espressione austera e un pò imperiosa di un' effige di guerresca memoria, con ai piedi il lamento di un cinguettante brusio ed un fascio di lumi che lo attornia facendolo fiammeggiare di una proba e combattiva sorte.Poco oltre, tra gli ondeggi di una curvilinea fontana ricolma di candidi cigni , l'ombrellino di una coppia di vecchiette si schiude e a tal suono una frotta di leggiadri pensieri si acquieta sulle note melodiose di un'orchestrina posta nel cantuccio di quel luogo che pare come incantato e pervaso da un effluvio di ottocenteschi odori , mentre l'ora del the interrompe gli sforzi delle braccia più vigorose e degli intelletti più fini. E' il momento del sospirato riposo e degli impegni sussurrati con le guance umide o coi veli di una malcelata nota fautrice da sempre di un senso di spossatezza che s'insinua ad offuscare il limpido della mente lucida e sgombrata da qualsivoglia pudore. I parchi puliti e rigogliosi di fiorenti e fragranti bocci regalano a questa prodigiosa Londra il nettare della poesia e la parvenza di una recuperata gioia, così che tutte le sensazioni favorevoli germogliano come fiori che a notte rifulgono nell'oscurità di un vissuto grave e un pò tetro.
E nelle infinite siepi galoppanti lungo il silente tratto di ben curati violoni sogliono dimorare i sorrisi splendenti delle più miti donzelle ed i pensieri umili di ribaldi giovanotti nel fior fiore degli anni, mentre la facciata di un maestoso Castello dai marmorei riflessi si staglia, fissandosi, nella mia memoria e la vampa di un mattutino raggio si aggrappa fasciandosi sulla pelle vellutata.
 
 

 
E ogni volta che hai paura, ricorda...
 
Se paura tu hai, prova ad andar dentro di te
e vedere la luce che ti porti nel cuore, prova
a chiedere ai sensi e al buon canto se è
possibile il balzo dalla noia alla quiete, e la
calma del sole entrerà nel tuo cuore, e il
frastuono dei laghi ti darà quella voce per
godere al riposo.
 
 

 
 
Sonno al tramonto.
 
E' come un live soffiare alla porta dei sensi,
con la lacrima gaia che rincorre nel prato un
lumino di quiete e le primule al fiore che si
godono pace per le vie e le stradine.
Dorme quieta la speranza e il giallo sole dei
cuori delusi, e canta sola la gallina ch'ode
ingegni de trista chioma, e a notte insorge il
mio brusio e il sonno tinge quel bosco buio.
 

 
 
Campane a festa.
 
Sonan l'armonie de tinte allegre e cantan per il
cielo nuvolette.
Bronzato scampanio che corri nei fiori al illudere
il chiaro che nasce nel viso, ricordo il cantare di
quel passerotto, baciata la piuma dal sole che ride
e chiama i pastori a infonder virtù, e il suono proibito
del suo bello sguardo, che festa e che gioia per monti
e colline, che tristo è il tramonto e il roseo di lei.
 

 
A rimembrar l'autunno di quel sole sconsolato.
 
Incantevol parvenza ch'arridi pe chiari a'
mirar de la pioggia sorridente canzon, codesto
per te, al fiorir de mio bagliore; odo 'l fiatar
d'augellin beato e casto intra 'l primier de
novello mattutino, e prope pio sol parea pe
l'ariette vociar di que' chiaro l'inumana
speranza, e tal esso a mio cuore.
Al par del nugoletto che movesi a' tramonto,
e quivi a far d'inganno, odea mia ciglia vagar
pe l'arie lo rimembrar de cantilena amica, e
sì d'ella al canto, in dir d'etate stanca a volger
l'autunno ne' passati sconsolati.
 
 

 
E quando il sole tramonterà.....
 
Odo un canto nel mio tenero cuore, un
barlume d'amore che m'invita a mirar
di quel candido sole la sua luce e quel
chiarore; vedo passeri vagare, e felici
gioire per quel soffio di quiete, onde il
vento s'avvicina.
E quando il sole tramonterà donando il
roseo d'un pensiero fuggitivo, allora, in
quel bagliore, un respiro fiorirà.
 

Come usignolo che nel calor ritorna.
 
Onde il giunco
tramutasi in chiaror
perpetuo, e chiama
la primavera, mirando
al ramo
l'incantevole pianto,
un usignolo veggo,
dal crin gioioso e stanco;
leggiadro
e canterino passa
di fiore in fiore,
bacia lieve,
al canto, l'amato
ritorno del sole
che splende laggiù,
ove il roseo
si muta in sorriso,
ed ancor
cinguetta, al passerotto,
che fissa adagiato
la chioma di lei,
e che fugge
sincero.
 
 

 
Oriele.
 
Lo sguardo semplice
a coronare
il bianco treccio
cadente, rosea
la guancia e candido
il passeggiar
di luogo in luogo;
tu, maestra mia,
ovunque ritorni
a rimembrar l'amato
pianto, e codesto
canto parmi, al tuo vagar
di mente in mente,
com augellin che fugge
al novellar del primo
mane.
Codesto, Oriele, codesto
trillo a movenza
d'autunno e di te,
di medesima fonte
che nel calor soggiace.
 

 
In strazio, al dolor, al fiorir d'un cantileno.
 
Perpetuo strazio al fior de novo fuggevol
patimento, veggo lamento al par del labile
chiarore al pianto d'inerte dolore ancor pe
lo cordoglio; poi, quando al gemito ridente
posato de grazie la nova e infinita virtù,
codesto lamento di quel lontano accenno or
s'empie, e in ogni vago al rumorar s'inventa.
A noi si mostra d'estinta pena ch'odo,
perpetuo, al pio dolor nel limbo dell'anima
inquieta.
 
 

 
Attimi di una quiete eterna.
 
Melodico piaggio
d'augello che parmi
baciato al par del
sospiro, or qua a novellare
cadente al piovoso
de la sudata man
in fiore, al nugoletto.
Momentaneo e riarso
a prova comprimo
ed ancor, di più
cantileno, fuggito
com barlume allora
intenso, mirando
sul suono al fugace
rimembro.
Poi, quando rosato
il tramonto diletto
in molta parte
al patimento fugge,
codesta la voce
ad effimero
canto: grazie, Paul.
 

E quando il sole tramonterà...
(altra versione)
 
La luce, discendendo dal canto perpetuo d'un
rimando fatato, regala e s'inventa fiocchi di sole
simili al pianto infinito che laggiù sorgerà, ove
un sorriso rinasce.
Vivrà quell'aurora, quel tramonto ridente ed
ancor gioioso che rimembra l'incanto a nuovo
adagiato a fuggir nei sorrisi d'un pensiero di
pace.
E quando il sole tramonterà, al fiorir d'una luce
e di un soffio accennato, quella tenera fronda
muterà in cantilena.
 

 
Ti scrivo col cuore.
 
Al dolor tuo diletto, e ad un candido fiore,
rinato nel sole a membrar gioventù.
Ti veggo piangente, l'occhietto sincero a
mirar di quel tempo l'amorevole fato che
nel soffio si posa, ed invita a sognare.
Ti scrivo col cuore, onde una lacrima scende
adagiandosi mesta nel chiaror di quel canto
che da sempre ti chiama, e poi fugge e
svanisce.
Ma rimembra, dolore, c'è una candida luce
che discende nei cuori ed illumina il casto
il casto d'un fruscello di quiete; e quando
il sole tramonta donando barlumi di un
nuovo sorriso, ricorda, io prego per te.
 
 

 
Instants de jeunesse.
 
La lumière légère d'une feuille autumnal tombe
dans la douleur qui vies dans le soleil, pendant
que, un po distant, les moments de la jeunesse
rappellent la première fois du baiser juvénile et
enchanteur.
Et le coeur paraît chanter dans l'immense de son
amour.
 

 
 
Come se fossi in te.
 
La calma e il tramonto divengon paure di una
quiete che muta nel soffio del mare ricolmo
d'affanno, quel dolore ch'è in te, nello sguardo
felice di un mattino rosato e baciato dal sole che
da solo gioisce, ed invita a sognare.
Candido appariva quel tempo felice,ove l'amor
splendea mirando di lei la virtuosa canzone
dimorante nel sole, ora triste a membrare e a
tornare a quel pianto.
Come se io fossi in te, nel tuo cuore, nell'amor
che fiorisce e di nuovo rinasce nel chiaror dei
sorrisi.
 

 
 
Aftermath (Seconda versione)
 
Sitting quiet and rosy that smiling sunset, and this rhyme,
that I love to perceive of hers innocent hair what a flavour's
delight and a infinitive breath, like water in stream.
And sitting in distance to look in the light a sensitive silence
in the sound of a swing, where a crying delights, a magical voice
rejoins my hearth, and then, in the sun, hear a singing to die:
e me rinvien l'eternal, the scent of the seasons deceased,
and the novels alive, the care of her.
 

 
 
Here today ( A John Lennon ).
 
If you were here, my sensible hand in sun would arise
a novo bewaring of her the caprice and innocent peace,
and canticles' love in flowery brown should be
recollections d'eternal refulgence; and I would bewail,
like sad little boy now kissing the dreams in death
of the mornings.
Of mortal romance infinitive sounds will be at recall in
love the refrain so rising time, and laments alive appearing
in the sun will do of a chant your delicate face.
And always the pain, like trills of the sun.
 
 
 

 
 
Rimbalzo nei sensi ( febbraio 1992 ).
 
Il senso è un belato che ti scorre nel cuore, è il
suonar dell'eterna parvenza, il fintare una luce
esistente nella mente e nel fior de la dolce
mattina, e se il raggio che fascia di salute i sentori
ti donasse dei canti alti ai rami più immensi,
ricordare dovrai queste rime gioiose, ed il cheto
che è in te salterà pei ruscelli, alle rondini e ai trilli
dell'infanzia perduta.
 

 
 
Il presente del mio cuore.
 
Adoro l'ampia valle,
e le viuzze strette
che nei campi s'allineano
lambendo l'infinito
di un pensiero nascente;
nel tronco, accovacciato
ad ammirare il canto
del mattino, il passerotto
indugia sfiorando l'ala
al batter del primiero
venticello.
Odo i passi impauriti
dei bimbi, e la canzone
amata sorge in ogni
lato al piover d'inatteso
temporale, con gli augelli
che a tratti sfiorano il canto
del ciel marmoreo,
ed ancor furioso,
al lampeggiar del nuovo
amore.
 

 
Aftermath.
 
Il assied calme et beau ce coucher de soleil riant,
et cette rime, qu'il paraît sentir son corps franc et
le goût d'enchantements dans un souffle sans fin,
comme arrosez dans ruisseau.
Et pendant que je m'assied loin pour admirer dans
le clair ce silence perpétuel né au son de chanson,
et où le peine retourne, une voix mentionnée
m'atteint dans le cœur, et alors, dans le sol, sent une
chant renvoyer : e me rinvien l'eternal, les mélodies
des saisons mortes, et la nouveau et vive, la pensée
d'elle.

Let it be.
 
Quando un canto
si diletta nei passati
rammentando del sole
la fugace emozione,
ella viene, dolcemente,
nel torpore della notte;
una luce risplende
nell'oscuro, dimora
silente, mi penetra
al cuore e nel pianto
infinito di quel
fulgido suono,
mi chiama all'eterno,
e allora risento
del soffio e di lei
la magia dell'amore.
 

 
Let it be.
 
 
When a tracing sound
remembers the past
recalling ideas
of internal emotions,
she comes to me,
wisely, in painful
silence and magical
vision; a light
overcomes the
quietness forgetting
an answer, and
everywhere a shining
dark recalls me
in the eternal,
she needs me,
just like a winter
in a beautiful season,
and always a sign
remakes in a romance.
 

 
Ritratto di Grace.
 
Dolce l'illuminato
viso, e fresca e ridente
nel fuggitivo canto
di quel mattin di maggio;
il tuo sorriso, Grace,
decisa ed assorta,
e quanto più casto
l'amor di quel pianto
nel cuore soave
ch'ebbe di te,
al par del chiarore,
di un candido fiocco
la scelta d'amore.
Dorato è quel treccio,
e la tenera mano
ove un canto rinasce,
a recitar nel chiaro
l'ultima orazione.
 

 
Picture of Grace.
 
The gently and
cheerful sight,
in the fugitive sound
of that May's morning;
your felicity, Grace,
in certain behaviour,
the call of a crying
in a sensible heart,
and sweet memories,
like soft singings
in a love's choice.
The blond tress,
and a sensitive hand
where a mind
overcomes, to play
the part of a last
prayer.
 

Al palpitar del primo amore.
 
Veggoti, rosa
sconsolata, e volta
ove un chiaror s'adagia;
il petalo, ricurvo
sul muschio rinato
al gocciolare del fresco
ruscello, par richiamare
del giovanile ricordo
la primiera chioma e il
guardo fuggitivo,
e di lei quel rimembro,
e del soffio
un pensiero; e come
quello svanisce
e lascia posto al dolore,
così, nel tuo pianto,
odo un raggio
morire: e mi rinvien l'eterno,
il chiaror di quel lontano
tramonto, e il mattutino
e vivo, il presente in lei.
 

 
 
Al soffio silente d'amabil passato.
 
Al par dell'aurora che duolsi d'eterno ove
'l pianto tramutasi 'n vallo, rinasce l'incanto;
e quivi d'augello al suon de' sospiro che membra
a' pio sole l'innata poesia, e già per l'aurora
de manto nevoso que' docile piovo onde 'l cielo
s'imbruna, e rimembra 'l dolor.
Al cantilen che sgorga, al fiato rinato, a codesta
collina.
 

 
 
Lacrime al sole.
 
Una lacrima al sole, un sussurro d'un tempo
beato e lasciato morire ove un chiaro rinasce,
ed ancora, nel mesto d'un fresco albeggiare,
quel sorriso inquieto che par quasi fuggire
negli albori d'un candido amore.
Una lacrima sola, un pensiero infinito.
 
 

 
In solitario pianto.
 
Onde la luce
del tramonto rosato
copre di candore
i freschi campi
di campagna, le mani
giunte a rimembrar
l'eterno sfiorano
le tremule labbra,
ed in preghiera
assorta l'umile canto
ritorna allo sguardo,
ed ella, ricoperta
d'amore, appar gioire
di naturale movenza.
In preghiera,
nei pressi del sole,
ove nasce il pensiero.
 
 

 
Al dimorar del suo dolore.
 
L'atmosfera ritorna, ed attimi di una quiete
passata fan canti e ritorni beati, la rima del
sole, il soffio leggero lasciato morire e di
nuovo rinato, una mano incantata a vociar
nostalgie, la quiete dei pianti, ed ancora,
ridente, la sua candida voce.
 

Oscuro rimembro al presagio de quiete.
 
D'oscuro rimpianto che tetro dissolve al primier e
tremante ritorno veggo, in cipresso, del soffio
leggiadro l'amato ricordo, e ancor per uso un canto;
s'adagia mesto al passerotto dall'ale baciata il chiaror
d'un venticello, e mesto in giacenza sì duolsi al
canticchiar de lo nascente mane e quinci il tramonto,
che al freddo ritorno fa cenni d'amore.
 
 

 
Com'augello che al sol s'adagia.
 
Allor quando
mesto il pensiero
appassisce, mirando
mortale l'augello,
ridenti chiarori
fan del sole ancora
un tramonto, e viva
l'armonia ritorna
decantando.
Attimi di poetica
sofferenza passeggiano
ritmando talora
alla dolcezza
dei cuori innamorati,
e diretta m'appare
del bacio la movenza.
Com'augello che al
sol s'adagia, come
un pianto alla fontana.
 
 

 
La tua luce nel mio sole.
 
Il bagliore triste nascente dalla cima di un
colle dagli occhi tristi par quasi un sorriso
d'infinito candore, ed anche un passero
incantato m'invita a membrare, a posarmi
nel sole come tenera fronda al fiorir dei
castani, a fuggir nei pensieri rinascenti nel
chiaro, ed al fine a sognare, di quel casto
l'aurora.
 
 
 
 

 
 
Jesus.
 
D'immenso chiarore
la luce cadente
sul giovanile sguardo,
e soave la chioma
a baciar di saggezza
d'un tempo lontano
l'eterno dolore;
e seco nel sole l'amor
dei beati, la rima
incantata a vociare
alle genti l'umana
preghiera nascente
dal cuore e tornata
a sognare, come fiato
in ruscello.
Ritorna mio canto,
ed ecco un bagliore,
una luce infinita che
splende silente nel
terso dei soli, la fede
ch'è in te.
 

 
 
Jesus.
 
An intense glimmer,
like songs falling
in the young sorrow,
and long hairs
recalling weepings
of eternal sadness;
inner loves at sunrise,
and a delicate voice
telling an answer
and a kind prayer full
of emotions, in the dead
of night, like leafs
in a stream.
My sunshine returns,
and here is a wonder,
a magical light
shining alone where
a crying reappears,
the faith of your heart.
 
 

 
 
Lascia che il sol divenga un sorriso.
 
L'usignolo, poggiando
il crine al limitare
del siepo infinito,
e onde la cantilena
dondola negli occhi
d'una fuggitiva
giovinezza, inventa
sorrisi cadenti dal pianto
del cielo, imbrunitosi
e cupo.
Odo sapori provenir
dal fresco d'un monte
ricolmo d'antichi
passati, ed anche
un chiarore par quasi
del piovo ribalda
movenza.
 

 
Hey Jude.
 
Nel cuor della notte,
quando tenue
il venticello s'assopisce
e ritorna all'immenso
il sapor d'una luce,
una bianca visione
vien verso di me,
malinconica e viva.
Par quasi un dolore
l'ameno del tenero
canto, e buia la stanza
nel torpore
d'una immagine vera
che lieta svanisce,
e poi piano, nascendo
inquieta come brezza
soave, una nota
d'amore, un dolce
sorriso ed ancor,
nel mio cuore, la voce
di John: " the love
we take is equal
to the love, we make..".
 

 
 
Hey Jude.
 
In the dead of night,
when a sorrow appears
recalling weepings
of the first youth,
a white vision comes
to me, in sullen
behaviour.
A sadness remembers
the song of a rising
profile, with a crying
in this magical
room and real images
forgetting the eternal.
A line fades away
while a fear
disappears, a tender
idea returns in
a whisper and then,
when a light overcomes,
I hear a flame
and the thin voice
of John :" the love
we take is equal
to the love, we make..".
 

 
 
Magic.
 
In sul nascer
del mattino, onde
lieto il cinguettio
s'esalta movendo
il crine nell'aperto
giunco, e taciturno
appar quel monte
nei chiarori
d'un pensiero, odo
un raggio fuggitivo,
e dintorno, dolcemente,
un mattino festeggiare.
Bagliori perpetui
e rosati accenni d'una
quiete morente
fan canti e ritorni,
al luccicar del primo
sole, e codesta
è la quiete del mio
cuore.
 

 
Magic.
 
Early in the morning,
when a glad
chirping arises
presenting canticles
of an open junk,
and an hill appears
in the sunshine
of a wonder, I listen
to a waterfall,
and everywhere the
daybreak returns.
Perpetual glimmers
and rosy waters
of a dying quietness
live in the country,
shining a ray,
and this is the spring
of my heart.
 
 

 
Magic.
( other version )
Early in the morning,
when a soft
chirping arises
remembering canticles
of an open junk,
and an hill appears
in the sunshine
of a wonder, I listen
to a waterfall,
and silently the
daybreak returns.
Perpetual glimmers
and rosy waters
of a dying quietness
live in the country,
recalling a ray,
and that's the sun
of my heart.
 
 

 
 
Sandy.
 
Riccioli dorati e
cadenti nel cheto
del sole mattutino,
onde lieta
al giovanil sorriso
l'amor di que' canto
s'adagia al ritorno
e tenue s'appresta
a vociare all'eterno;
il tuo vivo sorriso,
Sandy, di natural
movenza l'allegro
chiarore donato
nel canto, ed il nero
vestito, mirando
il suo guardo e la luce
del cuore.
La festa infinita
d'una lieta canzone,
il soffio del candido
sole, e d'amor
quel saluto ove nasce
un pensiero: ciao, Sandy...
Sandy.
 
 
Blond locks
falling on a matutinal
sun, when a youthful
smile presents
atmospheres and simple
songs recalling
the eternal; your
beautiful sight, Sandy,
the natural motion
of tender reasons
forgetting an answer,
dressing in black,
as a crying overcomes
in the light
of his heart.
The final feast
in a cheerful song,
the delicate sun's
breath, and a love's
greeting where
a thought fades
away: bye, Sandy....
 
 

 
Hopelessly devoted to you.
 
Perpetuo è il tuo canto
nel soffio serale
d'un dorato ritorno,
poggiata la mano
nel roseo d'un foglio,
scendendo la scala,
nel giardino fiorito.
Ridente d'accenno,
ed un pianto nel cuore,
l'amor d'un sorriso
che lieto fiorisce
nel chiaro riflesso
d'una fresca
emozione: odo un pianto
morire, e una lacrima
scende, d'infinita
poesia.
 
 

 
Hopelessly devoted to you.
 
Fragile is a singing
in the breath
of a magical night,
leaning your hand
on a rosy notepaper,
going down stairs,
in a flowery garden.
Unhappy the sight,
and a cold in your
heart, a beautiful
light in tender
reflections of a sadness
emotion: and a crying
overcomes, remembers
the youth, with tears
in one's eyes.

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