Scrittori italiani contemporanei
Adriana Scarpa
Ha pubblicato il romanzo

Adriana Scarpa Acqua salsa e tarabuso editrice Montedit, 1998,
pp. 48, Lit. 7.500, ISBN 88-86957-68-8
 
 
 Prefazione
 
 
Il titolo parla chiaro: questa nuova raccolta di Adriana Scarpa - autrice veneta già ampiamente nota agli amanti della poesia - nasce dalla laguna e per la laguna. Quella di Venezia, s'intende. Variamente dedicate a Venezia e ai suoi dintorni, le poesie che la compongono offrono al lettore il sottile piacere di una versificazione sciolta e ricca, musicata con perizia intorno alle magie e agli incanti di una città che, come una bella donna, si concede nel ritrarsi fondando il suo fascino sulla mutevolezza e l'incostanza. Consapevole di ciò, la poetessa non tenta neppure per un attimo di abbandonarsi al puro descrittivismo; al contrario, fin dall'inizio carica le sue liriche di impressioni, voci e metafore tutte ispirate al mare, incastonando i luoghi della memoria e dell'immaginazione in versi che come gli specchi bizantini paiono fatti di rame e oro, così restituendo figure liquide, brillanti e inafferrabili. E questo lo dice, la Scarpa, fin dall'inizio: "Voglio spiegarti questa città - esordisce - con le voci e i capelli di alga / col frusciare di tende / e l'odore di incenso bruciato". Solo così, dunque, si può spiegare Venezia: aggirandola come una fata Morgana bella, incantatrice e, probabilmente, pericolosa. Un luogo in cui perdersi e trovarsi, da cui partire e tornare; un luogo mitico che è anche una grandiosa metafora della vita stessa; infine, un luogo estremo, dove vita e morte, passato e presente si intrecciano senza fine alimentando sogni, desideri, incubi.
Venezia appare perciò, di volta in volta, come un'immensa coppa di cristallo che eternamente riflette il proprio liquido ambrato o come un miraggio di marmi evanescenti e figure alate: e tutto vive e respira, pulsa d'un suo battito segreto, alita voci mescolate al vento. Si veda ad esempio "Imbarcadero per l'isola", sintesi potente di miraggi e misteri, porta aperta sull'infinito di leopardiana memoria e bella prova di sapienza poetica: "Guarda Venezia / là in fondo posata sullo smeraldo. / Pare che attizzi fumaioli biondi / con volute di nuvole. / Qui tutto è sempre sul punto / di partire, tornare. /.../ Potrebbe farsi universo / il pensiero / ma qui voglio lasciarne traccia / e affido a una bottiglia / il mio messaggio / ... / Da qui si potrebbe salpare / ma è più dolce lasciarmi trascinare / nella magia cangiante di un gorgo / e affondare lentamente / dentro l'abbraccio scintillante / controsole".
Una poesia che si avvia così decisamente sulla strada dell'evocazione, del baluginio di orizzonti lontani, non può non far ricorso, oltre che alle già citate - numerosissime ed efficaci - metafore a un linguaggio fortemente allusivo e musicale, ricco di assonanze, consonanze e spesso sperimentazioni di parole composte: esemplare in questo senso la sezione "Dondola la gondola", dieci brevi liriche una delle quali, tra l'altro, ispirata al "dolce pronunciare veneziano". Una poesia che si fa musica soave - come certo non sarebbe dispiaciuto a Verlaine - in "Labbruzzo di conchiglia", dolce melodia che si avvolge intorno ai vezzeggiativi che, come si fa con la donna amata, vengono attribuiti a Venezia: "perlaverde, labbruzzo di conchiglia, specchio opale, tenerabrezza"; o, ancora, in "Viaggiano le note", breve e sospesa come un "oh" di trattenuto stupore: "viaggiano le note / compongono sugli spartiti / della memoria / preziose melodie / rondò convolvoli / riccioli e labbra / l'azzurro della chiglia".
Il tema della memoria - tanto caro all'autrice come ben sa chi ha letto anche la sua pubblicazione precedente, "Il tempo, la memoria" - è qui appena accennato; altrove diventa più manifesto, ed è recupero, attraverso luoghi e voci, di istanti di vita; ponte tra il passato e un presente altrimenti inconoscibile; attimo di dolcezza senza retorica o compiacimento malinconico: "Sosto in bilico / al cancello del tempo. Stride. / Qui riconosco la nostalgia / nell'aria. / Gradini in pietra d'Istria. / I giardini nascosti. / Mi annullo nel ricordo". Memoria che da personale si fa collettiva quando lo sguardo passa ad abbracciare d'un balzo l'orizzonte tinto di perla ("Aghi d'argento nella notte / lavorano il marmo / silenziosi / e il brulichio / dei punti invisibili / rammenda gli strappi / della storia") e drammaticamente rievoca fasti e crudeltà dell'antica, ricca e superba Serenissima.
Una raccolta, dunque, che offre molteplici spunti di lettura e che non deluderà chi nella poesia cerca parole nuove per riflettere su interrogativi senza tempo.
 
Olivia Trioschi
Per leggere la prefazione del libro " Alchimie per una donna "
Per leggere alcune poesie tratte dal libro "Alchimie per una donna "

Per leggere l'opera 8° classificato al concorso Premio di Poesia La Montagna Vallespluga

Per leggere l'opera 3 classificata nel concorso Poeti dell'Adda 2000
Per leggere l'opera 8° classificata al concorso Poeti dell'Adda 1999  
 
Per leggere l'opera 5° classificata al concorso Città di Melegnano 1998 sez. poesia
Per leggere l'opera classificata 2a nel concorso Jacques Prèevert 1999
 
Per leggere la prefazione del libro " Il tempo della memoria"
Per leggere alcune poesie tratte dal libro " Il tempo della memoria"
Per leggere alcune poesie tratte dal libro " Acqua salsa e tarabuso"
 
Per leggere l'opera 1 classificata nel concorso Città di Melegnano 1999 sez.poesia
Per leggere l'opera 5 classificata nel concorso Auxilium 1997
Per leggere l'opera 1 classificata nel Marguerite Yourcenar 1997
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Agg. 25 luglio 2000