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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Adriana Scarpa
Via del mare
 
Via del mare:
lo dice lo svolìo d'una veste, un orlo
di seta.
Capelli prendono sembianza di alga
e i piedi coda di sirena.
Lo dice l'odore salmastro
l'aria che si frantuma in spruzzi.
 
Via del Mare.
Chi abita lo spartiterremerse/sommerse
ha confini di ali e di onde
a volte riceve messaggi racchiusi in bottiglia
altre volte
solo echi di musiche arcane.
 
Qui/l'aria inventò barcarole.
Qui a notte una nave d'argento diventa
incorporea
entra dalla finestra azzurra della camera
cattura i sogni
e li porta/ti porta a navigare
lungo rotte incantate
decifrando con antichi astrolabi
il percorso segreto delle stelle.
 
 
 
Custode è un grillo
 
Della mia casa
custode è un grillo
un saggio, antichissimo grillo
che arriccia il naso
agli sbalzi di stagione.
Una ferita c'è nella mia casa
una lama di luce dolcissima
che travalica tutti gli spazi
e c'è una tasca
celata dentro il muro
dove ha nascosto
foglietti con i versi di Eluard
i biglietti del tram che non ho usato
e un crocefisso vestito con i jeans.
Qui in casa
sto alle prese con le voci
io sola
contro cinquantamila spifferi di vento
e gioco
con le chiavi delle porte.
Il mio spazio
è un pugno di magie
Van Gogh mi ha tinto gli occhi di papavero
e ormai conosco tutto delle ombre.
Ho scelto questa casa
e accendo l'abat-jour sul comodino
per difendere
i miei angoli segreti
contro l'invadenza
della luna.
 

Nel fiordaliso degli iridi
 
Conserva ancora gli occhi di ragazza
mia madre.
Chissà nel fiordaliso degli iridi
quanti hanno tuffato lo sguardo
e hanno sognato
e si sono perduti.
 
Veste colori solari, mia madre,
mai i cupi toni del grigio,
mai il funereo nero;
porta calze velate
con disegni minuscoli
e colletti di pizzo
e jabots.
 
Il suo buongiorno, al mattino,
è il racconto
delle storie fantastiche
che ogni notte lei sogna
- in technicolor ci dice -
talvolta di principi e armigeri
(ancora sa amare le favole)
talaltra di convitati di pietra
e dongiovanni impenitenti
che forse le strizzano l'occhio.
 
Mia madre
ha quasi ottantanni.
 
 
Il silenzio è crosta amara sugli intonaci
 
Le infanzie anelli d'argento
grattavano il salso dai muri
s'intrecciavano a nodo
attorno ai cancelli, alle statue.
Siamo passati qui noi
che adesso il tempo
segna di rughe e affonda
dentro spazi senza storia.
Siamo passati zufolando
attraverso inferriate e canapi
barattando vetrate di stelle.
Ma oggi il silenzio è crosta amara
sugli intonaci/nelle vene
sedimento
di ore fuggite. Perduto l'abbraccio
d'un canto, la filastrocca
è collana dal filo spezzato
e ogni perla s'è incastonata
entro crepe e fessure:
più non si accende di sole.
Nei rari ritorni
si vorrebbe estrarre ancora
da teneri involucri
capelli di seta, soffi di cristallo
ma più non alita
tenero vento e la frangia cangiante
s'è mutata in catena.
 
Rivendicare memorie, respiri?
Ostinata ora qui
è soltanto l'ombra.
 
 
Enrico
 
Cristallo trasparente l'infanzia
(poi avemmo insieme quindicianni!)
 
Ma non tutti i disegni si completano
e ragazzi spariscono
anche se per combattere l'angelo
tirano fuori la spada.
 
Se avessimo fatto quadrato
per trattenerti con noi...
ma c'è sempre un pertugio nell'angolo.
Da lì sgusciò via
la tua anima.
 
 
Felicemente stanca
 
È questa la mia finestra,
l'angolo, il nido. Mi affaccio
sopra i tetti: la città
ha una tenerezza di bruma,
di primavera appena nata.
Qualcuno sale
la scala a chiocciola della torre,
si sporge da un balcone inusuale.
Sui vetri luminosi delle case
passano
le ombre del sole tra le nuvole,
le ombre di alberi altissimi e camini
e sale dal buio d'una soffitta
il suono d'un violino.
Ammicca una finestra
con un ciao-ciao di mano,
un sorriso sospeso tra le labbra,
l'ombra di un gabbiano smarrito.
Forse è così
che riprendono a suonare
le corde arrugginite del mio cuore
dimenticate per anni:
felicemente stanca
adesso
posso chiudere gli occhi
con un sorriso
che ancora aleggia, a sera,
sopra i coppi.
 
 
 
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