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"La vita come Mito
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inedito Online
Niuiorkese
Overture - Canto Primo: Aprile è il mese più crudele - Canto secondo:I dubbi - Canto terzo: Aiace - Canto quarto: Gli Dei - Canto quinto: Il metro
 
Per leggere dal canto sesto al canto dodicesimo "Niuiorkese"
Per leggere dal canto tredicesimo al canto diciassettesimo "Niuiorkese"
 
Alessandrina
Romana
 
OUVERTURE
 

E forse si potrà ancora

se ci saranno propizi
scorrere qualche pagina del Libro
già la luce è fioca alle candele
e come una improvvisa sospensione
si impossessa di me, dal silenzio
si alzano le voci, i volti appaiono
ai margini del foglio
è un'immagine chiara che si smorza
 
la pupilla la imprime: è questa l'ora:
la notte mi trasporta nei suoi vicoli.....
 
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CANTO PRIMO

APRILE E' IL MESE PIU' CRUDELE
 
Raccogli le tue lacrime, c'è il sole;
nella stagione che sta tra il bianco e il rosa
e il prato è verde e il cielo, si confonde
tra grigio e azzurro, tempo è che tu esca
forse per te ,forse non per te
fu scritto, l'inganno fu nel credere
a una vita trasmessa, a figliolanza
che s'affina nel tempo. E si trasmise
il verbo e cesellato il verso
una o più pietre aggiunte alla piramide
troppo larga la base oppure inganno
vorrebbero i tracciati confluire:
questa è la prima via
il Padre e ognuno col suo carico di verbo
gli fece petto, ed ecco il Figlio
che lottò e resistette e si trasmise il verbo
ed ecco il Figlio che gli impose la Legge
ed il Verbo proruppe ed ecco il Figlio
che la stravolse e infine
non secondo la mia ma per la tua
sia fatto e il verbo trasmigrò
ed ecco il figlio
che l'adattò e la impose ad altri figli
e ognuno col suo carico di verbo
Seguiamo un'altra traccia, cerchiamo
se c'è chi tenda ad una congiunzione
chi avanza è un cieco: lotte e sventure
sono il suo canto, chiude il mondo in un cerchio
è questo il verbo; ma ecco il figlio
che un canto nuovo canta , altero e lindo
tutto è travolto e giunge il figlio
che il verbo ascende dalla base all'apice
e nel suo nome il nome, e giunge il figlio
che scombina la frase, non c'è nesso
e altri figli, chi con grazia chi duro
scombinano il canto e ancora un cieco
nell'occaso se stesso, che si ripete,
confluisce o diverge?
La terza traccia è il mondo
Eugenio che ama la moglie e la soccorre
Osvaldo che è stanco di me e mi sopporta
e Billy e Pino e Alessandro
con le loro famiglie ed i problemi
 
 
Questa è la terra che ti è stata data
e qui ha i suoi confini la memoria
teso tra luce e buio al chiaroscuro
costruisci e distruggi e non sai niente
oltre i tuoi occhi. Potremo noi, potremo noi
non amare, non credere, non temere
e non così lacerati, non così; potremo noi
giungere al punto dove il prima e il dopo
non lacerino la mente, dove il presente
non ci smembri il corpo? E allora
senza domande, accettando,
senza domande , accettando,
perché questa è la domanda: potrà l'uomo
vivere senza Dio? Perché non spero
quando il bisogno non sarà la morsa
quando tutto sarà chiaro e tutto superato
potrà l'uomo vivere senza Dio?
 
 
Signora, voi mi appariste e ignoro
il vostro nome; la vostra grazia
mi ha colto, di bianco e rosa
trascorsa è la stagione
eppure in voi non v'è stanchezza
nulla vi turba, sembra non vi appartengano
gli affanni; invero, credo,
che molti affanni viveste
Signora della voce e del silenzio
Signora del gesto e del pensiero
mentre vi guardo e si sospende il tempo
e non so se una lacrima improvvisa
brilli nell'occhio di pietà o se invece
è il lampo che precede la condanna
pietà di me e del fasullo orgoglio
che permea ogni mio dire e mi fa credere
che il mio pensiero possa rischiarare
pietà e grazia ché io non sia travolto
da questa notte e brancoli struggendo
il vostro nome, e il volto , e gli occhi vostri
perché è nel figlio che si ribella al padre
il figlio che peccò e poi ritorna
che noi siamo e quindi nel suo nome
è il nome nostro e ogni nostro agire
 
 
La barca scivolava lungo il fiume
il cane la guardava, molto strano
che risalisse il corso, senza remi;
non abbaiò, scodinzolò e rimase.
 
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CANTO SECONDO

I DUBBI
 
In questa notte che non è notte ma soltanto buio
buio che penétra l'anima e l'angoscia
questa notte che è buio e soltanto buio
e io cammino ma non vedo i miei passi
 
non c'è parola che indichi la strada
e io non posso, malgrado tutto non posso
 
credere uno, essere uno, amare uno.
Il dubbio chiede un segno e ne ha timore;
in questa notte in cui vedo me stesso
contorcersi e spasimare per un volto
beato chi non ebbe e chi non chiese
beata sia la tua parola
che le mie orecchie non possono sentire
Per tutto quello che amai e non ottenni
per il tuo volto che è vago e io ne sogno
e mi vendo, in ogni istante mi vendo
per un sorriso che non mi rallegra
beate siano le orecchie
che possono contraccambiare ad altre orecchie
beata sia la voce che alla voce
risponde intonando un canto unanime
Ho freddo ghiaccio e angoscia e fuggitive
sono le frasi del discorso e la memoria
rincorre la memoria e come tratto
come se tratto dalle proprie membra
un urlo insegue l'infinito
e i nomi cedono all'oblio
e i fatti sono solo sensazioni
 
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CANTO TERZO
AIACE
 
 
 
Se non puoi con la mente usa la spada
se non puoi con la spada usa la mente
in qualche modo, in qualche modo un nesso
vuole l'inferno, perché non è tuo questo
non tuoi i risvegli, non tue le notti
tra lupanari e basiliche
Strappa da te ogni cosa
o costruisci eserciti di ferro
di duro ferro fà che sia la spada
accanto accanto l'astuzia, eserciti costruisci
che affrontino la notte e non paventino
la luce e il campo aperto
dei raggiri sii amico
pronti i tuoi clamori a mostrare un esercito
di duro ferro fà che sia la spada
elastica la mente e già allo scatto
ciò che rubasti ciò che ti fu dato
duramente difendi e per quell'altro assali
che non è tuo e che tu non vuoi avere
per quello che vorresti e non è tuo
per ciò che non puoi avere ma vorresti
per queste cose sia fermo il tuo braccio
per tutto ciò escogita la mente
Poi, stanco di battaglie il sole cala
di duro ferro la spada ha l'elsa in terra
.......han già pagato le onoranze funebri.
 
 
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CANTO QUARTO
GLI DEI
 
 
Avresti mai pensato
questa atroce ecatombe degli dei
e la fuga del tempo e la catastrofe
So di un sogno sognato che sviluppa
un ordito nel buio della notte
come una calda morte che ci prende
e nell'attesa sfumano le immagini:
il primo intreccio è un uomo
avanzato negli anni ma aitante
c'è una giovane donna e un'afosa
notte d'agosto, e poi stanze,
le infinite stanze
in cui raccolsi me stesso e i ritmati
passi che attraversano lo spazio
tra quella notte e questo
giorno che passa dietro le persiane
altri fili si intrecciano come trame
di un disegno che non conosce soste
L'uomo si addormenta , è stanco,
ha lavorato tutto il giorno
un altro giorno lo attende e il frutto delle mani
si mischierà al frutto della mente
nel suo sogno non c'è incertezza
le immagini gli scorrono e un sorriso
gli si forma sul volto; la donna trema
era necessario? era proprio necessario
questo? L'uomo sogna,
non ha missioni particolari se non quella
di evitare di conoscersi; la donna trema
insonne si chiede perché ha ceduto
poteva rifiutare, perché ha ceduto?
 
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CANTO QUINTO
IL METRO
 
 
 
Io fui quell'altro che in quest'ora siede
non so in quali luoghi, il suo cisposo
sguardo si muove tra utopie e parvenze
 
il computo degli anni l'ha sedotto
fu giovane e bambino, valuta il metro
del compenso degli atti, ama e ripugna
 
di lui non chiedo, ma ecco già lo vedo
che si interroga e pensa; io come lui
non ho altra misura che il mio corpo
 
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Inserito il 25 gennaio 2000