- I
semi
- Dal diario di
Michela, 19 marzo 1982:
- "Oggi
è la festa del papà. Se fossi una
brava ragazza come Anella, avrei comprato un
regalo a mio padre. Glielo avrei consegnato in
segreto, per far scintillare i suoi occhi
azzurri. Invece l'ho evitato tutto il giorno.
Sono fuggita sulla spiaggia, con il mio diario,
malgrado il tempo sia piuttosto freddo, per
niente primaverile. Il mare è
trasparente. Piccole onde si frangono sulla
riva, leggere. Si dissolvono tra le mani.
Sembrano cielo, non acqua. Se riuscissi a
portarle alle labbra, godrei l'ebbrezza di
congiungermi con gli dei.
- Sono
pagana. Venero il mare, la luna, le stelle. Il
sole no, perché lo ritengo spietato,
avido, egoista. Lo sopporto nelle pallide
mattine d'inverno. Lo detesto d'estate.
C'è chi considera un piacere lasciarsi
arrostire ai suoi raggi. Per me è una
tortura. Non ci provo neanche.
- "Mozzarella"
mi chiamava Peter, quando era ancora in vena di
scherzare. Adesso lo vedo sempre triste, triste
e severo, con quella sua fidanzata mezza monaca,
che poi è mia sorella.
- Che
strano! Siamo sorelle e quasi
cognate.
- Da bambina
sognavo di sposare Peter. Le altre hanno un
padre di cui innamorarsi. Io ce l'avevo e non ce
l'avevo. Lui, Vittorio, apparteneva ad un'altra
famiglia. Peter, invece, apparteneva solo a
me.
- Era il mio
eroe leggendario. Un'ancora di salvezza, tra
tante umiliazioni quotidiane.
- Lo
immaginavo nei panni del Corsaro Nero.
Veleggiavamo sul mar dei coralli. Fieri,
indomabili, audaci. E se il destino è
contro di noi, peggio per lui!
- Tagliavamo
la testa ai nostri nemici. A volte, tra i
nemici, capitava un uomo biondo con gli occhi
azzurri. &endash;Risparmialo, dicevo al Corsaro
Nero. Dopotutto non sarei al tuo fianco, se non
mi avesse concepita in una grotta-. E' vero che
il suo contributo fu minimo. La mia nascita non
avvenne per sua volontà, e nemmeno per
volontà di Wendy. Fu opera di una sirena.
Lei s'impossessò di mia madre, sedusse
Vittorio, e mi volle erede del suo regno. Aveva
dei progetti su di me, su di te. Sono naufragati
insieme al nostro veliero.
- Peter, il
tuo corpo è affondato nel mar dei
coralli. I tuoi capelli sono alghe. I gabbiani
parlano di te. Nelle pozze scure, tra gli
scogli, scorgo riflessi i tuoi occhi, come perle
nere. Quello che sopravvive è un
fantasma. Perciò non sono gelosa di
Anella.
- Sapessi
quante volte, prima dell'incidente, ho pensato
di raggiungerti in negozio, di sdraiarmi accanto
a te sulle travi sconnesse del soppalco. Sotto
l'effetto dell'eroina, mi avresti scambiata per
un'altra. Sarei stata your life and your wife.
Sarei penetrata nelle tue vene. Un torbido amore
incestuoso. Che importa! Io non ho scrupoli. I
miei dei sono indulgenti.
- Ora
capisci perché snobbavo gli altri
ragazzi. Nessuno poteva starti alla pari. Dolce,
coraggioso, ribelle. Il figlio dello sceicco.
Venuto dal Nord come i demoni antichi, e
dall'Oriente come i marinai.
- Vittorio
ti ha ucciso, con i suoi maledetti mobili, con
la sua mania di spillar soldi. Il nemico ha
trionfato. Eccomi prigioniera nella sua
tana.
- Devo anche
comportarmi da ospite beneducata. Inghiottire la
parola "papà", che mi sale continuamente
alle labbra. Usare con Wendy la parola "mamma",
archiviata da secoli nel mio vocabolario.
- Quando ho
accettato di trasferirmi, ero stanca del nostro
accampamento da zingari. Desideravo una casa
vera. Ma l'ambiguità mi fa soffrire.
Tutti sanno. Nessuno parla.
- Rosalba
m'incuriosisce. Quella donna è un
mistero. Tanto buona da sembrare falsa.
Dovrò indagare su di lei. Del resto,
è la mia specialità osservare le
persone, spiare i loro atteggiamenti. Posso
anche imitarle, se voglio. A scuola le mie
esibizioni erano famose. Scoprivo i punti deboli
dei professori. Recitare diverte, finché
dura poco. A lungo, è
noioso.
- Ora che
abbiamo un po' di soldi, ora che potrei
viaggiare, studiare, una grigia apatia mi
è piombata addosso.
- Comprendo
i gabbiani. Stridono, si lamentano, senza
riuscire a liberarsi dalle catene che li
trattengono qui.
- Forse sono
diventata un gabbiano, o peggio, un fantasma.
Questo posto è popolato da fantasmi. Il
più antico ha dato il nome al paese:
Palinuro, lo sfortunato nocchiero di Enea. Dopo
è venuta Isabella, a piangere sulla sua
rupe. Infine, nella grotta di San Michele, molto
tempo fa abitava una sirena, Leucosia. Il Santo
l'ha colpita con la sua spada, si dice. Io credo
che sia sopravvissuta e che sia la mia madre
naturale. Come si spiegherebbero, altrimenti,
questi capelli neri? Li ho ereditati da lei.
Sono frutto di magia.
- Quando la
marea è bassa, entro nella grotta. Tra lo
sciacquio delle onde sulle pareti rocciose,
sento un richiamo: -Vieni, t'insegnerò a
divorare i tuoi amanti-.
- No,
grazie. Non ho bisogno della tua
crudeltà, sono già forte e pura.
Molte volte, nei sogni, ho perdonato mio padre,
l'ho risparmiato dal Corsaro Nero. Stasera
spingerò la mia clemenza fino a dargli
gli auguri. Così vedrò scintillare
i suoi occhi.
- Il sole
sta tramontando. A casa mi aspettano. A casa
.
- Se mai
dovessi avere una casa, vorrei un castello a
picco sul mare. Sarei disposta a sposare un
vecchio re Marco, per avere la mia Tintagel.
Poi, come Isotta, incontrerei Tristano. Ma
starei ben attenta a tenere nascosta la nostra
storia. Gli dei sono gelosi della perfetta
felicità dei mortali".
-
- Michela scriveva
queste pagine nel lontano 1982. Aveva ventun anni e
l'aspetto di una selvaggia, con i capelli spettinati,
i jeans malridotti, le magliette sdrucite. Non
- si poteva prevedere
la sua metamorfosi.
- "Tutto è in
tutti" afferma Anassagora. L'universo è
composto da semi: semi di osso, d'argento, di bronzo.
Dalla loro mescolanza derivano gli individui. Quindi,
ognuno di noi è un microcosmo, racchiude
illimitate possibilità di sviluppo,
innumerevoli semi, d'infinite specie.
- Michela
rappresentò la dimostrazione lampante di questa
teoria. In lei confluiva un po' di tutto: romanticismo
e senso pratico, passione e freddezza. Perciò
la ragazza selvaggia si trasformò prima in
donna d'affari, poi nella raffinata lady
Gray.
- Nel 1984
annotò sul suo diario: "Rosalba è morta.
Con lei muore lo spirito di questa casa. La gente del
posto sapeva. Ma al mercato settimanale, i venditori
ambulanti ci scambiavano per madre e figlia, a causa
dei nostri capelli neri. Sì, compresa Wendy e
la sirena, è stata la mia terza
madre".
- Nel 1985 il suo
legame col fratello si spezzò. La presenza di
lui ad un quiz televisivo suscitò la sua
riprovazione. Non condivise l'entusiasmo della
famiglia, incollata allo schermo. In lei già
covava la futura aristocratica, nemica della
volgarità delle masse. Peter non era più
un fantasma, era un ricordo.
- Da allora,
però, cominciò la sua trasformazione.
- Per i capelli
andò a Roma, da un abile stilista, che glieli
tagliò cortissimi, in modo da far risaltare il
suo fascino androgino. Per i vestiti si rivolse ad
sartoria di Firenze. Fu avvolta da morbide sete color
crema, da bluse e pantaloni ampi.
- Acquistò
stile. La sua magrezza diventò seducente.
- Nel 1986, al
matrimonio dei suoi genitori, si presentò in un
abito di Versace, scollato sulla schiena. Il prete le
vietò di entrare in chiesa. Mentre Patrizio fu
così affascinato dalle sue spalle nude, da
volerla lanciare in televisione. Dato il suo rifiuto,
l'assunse come direttrice dell'hotel.
- -Darai un tocco di
classe all'ambiente-.
- Nel 1988, dopo il
successo degli "Argonauti" e dell'olio "Rosalba",
Michela si trovò a gestire un'impresa molto
più complessa. Con i suoi completi color crema,
doveva sovrintendere ai lavori di ristrutturazione,
impartire ordini agli operai, selezionare le
infermiere, i massaggiatori, curare la
pubblicità, su vasta scala, del nuovo centro di
benessere.
- Assolveva tutti
questi incarichi senza perdere la calma, ma
esercitando un controllo implacabile e ferreo sui
dipendenti.
- La clientela era
ormai internazionale. Non più famiglie
napoletane, bensì industriali tedeschi, attori
americani, banchieri svizzeri.
- Tra tanta bella
gente, Michela non pensava affatto a cercarsi un
marito. Era contenta della sua vita di donna in
carriera, progettava di fondare una banca
d'affari.
- Quando ne avvertiva
l'esigenza, chiamava un robusto massaggiatore, lo
impiegava in prestazioni extra, e gli pagava un
supplemento.
- Nel 1989
arrivò dall'Inghilterra un arzillo sessantenne.
Faccia scurita dalla lampada, tirata dal lifting, un
po' da befana. Fisico molto curato, salvo qualche vena
varicosa sui polpacci. Chioma d'argento raccolta in un
codino. Atteggiamento espansivo coi maschi
(distribuì laute mance ai fattorini), austero
con la direttrice.
- -Sono lord Reginald
Gray. Desideravo conoscere il famoso attore. Ha
assistito mio zio nei suoi ultimi anni. Siamo quasi
parenti-.
- -Molto lieta di
conoscerla. Sono la nipote del famoso attore. Spero
che non sentirà la sua mancanza-.
- -Oh sì, mi
rincresce moltissimo. Colleziono le registrazioni dei
suoi sceneggiati. Mi proponevo d'invitarlo a Marble
Halls-.
- -Che cos'è
Marble Halls?-.
- -E' la mia
residenza preferita. Un piccolo castello in
Cornovaglia, a picco sul mare. Alcuni dicono che sia
l'autentica Tintagel, non quella mostrata ai turisti.
Le regalo una cartolina-.
- -La ringrazio
sentitamente, lord Gray. La conserverò come un
dono prezioso-.
- Infatti, terminato
il colloquio, Michela incollò su una pagina
bianca del diario la foto del castello. Sotto vi
scrisse: "La mia dimora".
- Una lady Gray non
esisteva. Tale circostanza non semplificava la
situazione, anzi la complicava. Il nipote aveva
ereditato dallo zio, oltre al titolo ed al patrimonio,
alcune debolezze. Non era cieco, ma afflitto da una
noiosa miopia. Inoltre, era insensibile al fascino
femminile.
- Michela
puntò su due fattori: il suo aspetto androgino
e la vista difettosa del lord. Non andò a Roma
per acconciarsi i capelli. Si recò dal barbiere
del paese. Smise i completi di sartoria. Infilò
un paio di jeans stazzonati, indossò una
maglietta larga, sotto cui scompariva il suo seno
minuto.
- Pagò al
massaggiatore un altro supplemento, senza prestazioni
extra, stavolta, solo per prenderne il posto.
- Immerso nel bagno,
privo di lenti a contatto, Reginald non riconobbe
Michela, che si presentò come Aniello, figlio
di pescatori della zona.
- -Un giovane
indigeno! Adorabile! Assomigli all'efebo di Agrigento.
Te la cavi nel tuo lavoro?-.
- -Abbastanza,
soprattutto con gli uomini. Lei poi ha una splendida
figura, asciutta, virile. Sapesse quanti casi pietosi
mi passano tra le mani. Donne piene di cellulite.
Vecchi con la pancia-.
- -Quanti anni mi
dai?-.
- -Al massimo
quaranta. Ho esagerato?-.
- -No, hai colto
proprio nel segno-.
- Aniello, figlio di
pescatori, parlava un ottimo inglese. Lord Gray non si
meravigliò. Lo avrebbe meravigliato il
contrario. Non ricordava se l'Italia fosse stata o no
una colonia britannica.
- -Saresti disposto a
massaggiarmi anche in camera?-.
- -Certo. Ho una
passione per gli straordinari-.
- -Bene, ti aspetto
oggi pomeriggio alle cinque, dopo il tè. Sii
puntuale-.
- Aniello fece
spogliare il suo cliente, ma non si spogliò.
Incominciò a massaggiargli il cuoio capelluto,
per riattivare la circolazione. Dopo insinuò le
mani sulle orecchie, sul collo. Attratto dal torace
ossuto, poggiò le labbra tra i radi peli
biancastri. Sostò a lungo sui capezzoli, per
poi discendere, lentamente, verso le parti più
intime e più delicate.
- -Mi fai impazzire-
mugolava lord Gray.
- Tutto è
buono, quando esce dalle mani di Dio. Tutto si
corrompe, nel genere umano, traviato dal lusso e dalla
raffinatezza.
- Anassagora
dimenticò di annoverare tra i suoi semi quelli
del male. In primo luogo, non era stata inventata la
coscienza. In secondo luogo, a lui interessava
l'universo, da scienziato. Fu accusato
d'empietà per aver detto che il sole è
una palla di fuoco, che la luna somiglia alla
terra.
- Di etica non si
occupò. Probabilmente condivideva l'opinione
comune, secondo cui il peccato fondamentale era
l'orgoglio. I greci non si sbagliavano. Lucifero
peccò di orgoglio. Un unico seme ha generato
tanti mali.
- La società
umana si regge sul desiderio del frutto proibito. I
nostri personaggi non fanno eccezione. Le loro
vanità sono istigate da un mondo in cui tutto
è permesso. Ciascuno rischia di cadere nel
grigio fiume Oceano, che circonda il globo terrestre,
e dove vagano le ombre senza pace.
- Adesso abbiamo
davanti agli occhi Michela, con la sua ambizione di
possedere un castello. A lei dobbiamo aggiungere
Vittorio, avido e sensuale, Wendy, sventata ed
egoista, Peter, che parla con Dio e con i mass media,
Anella, che è diventata la sua ombra; la stessa
Rosalba, il cui unico bene era il marito.
- Per tutti San
Michele dovrebbe brandire la spada e proclamare: -Chi
come Dio?-. Ma la sua voce si perde nello sciacquio
della grotta. Mentre risuona più forte il
richiamo della sirena. &endash;Vieni,
t'insegnerò a divorare i tuoi
amanti-.
- Anche noi
insegniamo ai nostri figli la legge del più
forte, non del più umile. Ed essi mirano in
alto, fino alla torre di Babele.
- Michela ottenne il
suo castello. Dopo una settimana di trattamento, il
lord sembrava ringiovanito. Non aveva mai conosciuto
labbra così dolci ed esperte. Però
qualcosa gli mancava.
- -Aniello, entriamo
più in confidenza. Chiamami Reggy, e non
spezzarmi il cuore ogni volta-.
- Il sentimento di
Michela era interessato. Ma quale amore non lo
è? Ci si innamora di un uomo perché
è bello, perché è intelligente,
perché in qualche misura rappresenta il nostro
modello ideale. Come sua madre con lo sceicco, una
forza molto simile alla passione la spingeva ad
urlare: -Sposami, my lord, sposami!-.
- Glielo propose,
durante una conversazione. Reginald batteva sul solito
tasto: i limiti del loro rapporto, intenso,
travolgente, e tuttavia incompiuto. Naturalmente,
credeva di rivolgersi ad Aniello.
- -Non voglio
costringerti. Capisco che cosa ti blocca. La
provincia, la religione. Vieni con me in Inghilterra.
Io ti salverò dalle tue paure-.
- -Farò il
maggiordomo?-.
- -Ascoltami, parlo
sul serio. Se tu fossi una donna, ti
sposerei-.
- -Attento! I sogni
possono avverarsi-.
- -Questo non
è il nostro caso, purtroppo. Nemmeno in Olanda
il matrimonio tra due uomini è consentito.
Però voglio adottarti. Non ho eredi. Ho
soltanto un fratellastro scemo-.
- -Reggy, c'è
una soluzione più semplice-.
- -E
sarebbe?-.
- -Accettami
così come sono-.
- -Sei un gay
represso-.
- -Sono una persona
che ti ama, al punto da sfidare i tuoi pregiudizi, da
trasformarsi in un uomo per darti
piacere-.
- -Aniello, mi fai
dubitare-.
- -Finiamola con
questa farsa. Ci siamo conosciuti il giorno del tuo
arrivo. Non mi hai degnata di uno sguardo,
perché ero una donna. Bene, se sei disposto a
sposarmi, ti aspetterò nel mio ufficio.
Altrimenti potrai saldare il conto con mio sostituto.
Inclusi gli straordinari-.
- Non esistono parole
capaci di narrare l'angoscia e lo stupore di lord
Gray. Prima di bussare a quella porta, resistette,
esitò. Quando si arrese al nemico, entrò
scortato da un valletto con cento rose rosse: tutte
quelle reperibili in paese. In omaggio alla futura
lady Gray.
- La cerimonia si
svolse a Londra, e fu molto semplice. La sposa aveva
uno strascico lungo sei metri. Lo sorreggevano dodici
damigelle, tra cui la pretendente numero 28 al trono
d'Inghilterra.
- La coppia
andò in luna di miele sulla Costa Azzurra, in
Svizzera, a Parigi. Si stabilì nel castello
incantato di Marble Halls, dove Michela scoprì
che la vita era metodica quanto nel suo albergo. Il
clima era peggiore.
- Le sembrava di
essere tornata ai primi tempi del suo soggiorno a
Palinuro, ospite in casa di Rosalba, allieva delle
sirene. Infatti scrisse nel suo diario:
- "E' un settembre
magnifico. Adoro questo posto. Ho portato da Parigi un
mucchio di vestiti nuovi, ma ne ho indossati
pochissimi. Solo nei weekend sono costretta a recitare
la parte della lady impeccabile, della giovane sposa
invidiata. Che cosa ha di speciale, si chiedono le
donne. Com'è riuscita in un'impresa dove hanno
fallito i migliori partiti d'Inghilterra. La gente mi
squadra con curiosità. Gli uomini vogliono
trovare in me ad ogni costo qualcosa di
esotico.
- L'esperienza di
direttrice d'hotel è stata una specie di
allenamento. A Marble Halls si sentiva la mancanza di
una donna. Le stanze erano buie e soffocanti. Adesso
hanno già un altro aspetto. Via il ciarpame
vittoriano, spazio ai preziosi mobili Tudor. E poi
fiori, fiori a profusione, persino dei bagni.
- Malgrado il lavoro,
dispongo di parecchio tempo libero, e lo dedico
all'altra metà del mio regno, quella selvaggia.
Il parco, i boschi, la scogliera. Jeans "Armani",
comode scarpe da tennis, un caldo maglione irlandese.
Eccomi perfetta esploratrice.
- La meta preferita
delle mie passeggiate è un'insenatura un po'
isolata. Si raggiunge attraverso una discesa ripida,
coperta da erbacce. Dovrò parlarne con il
giardiniere. C'è una piccola spiaggia dalla
sabbia bianca, che mi ricorda Palinuro. Una darsena,
che farò riparare quando avrò il mio
cutter. L'ho commissionato presso un cantiere di
Bristol, e sarà pronto in aprile, per il mio
compleanno. Reginald è il marito ideale, non sa
negarmi niente.
- Ieri, però,
ho intravisto una figura sparire nel capanno delle
barche. Chi sarà? Un mendicante, un barbone. Mi
ha dato l'impressione di un naufrago. Barba e capelli
incolti, pantaloni rozzi, di tela, tagliati al
ginocchio, scoloriti dall'uso.
- Oggi
chiederò a Reggy se posso fidarmi, o se
è meglio mandarlo via-.
- -Mandarlo via? Non
si può-.
- Lord Gray era
seduto ad un capo della lunghissima tavola da pranzo,
e guardava la giovane moglie, seduta all'altra
estremità, con espressione dolorosa.
Aspettò che i camerieri si
allontanassero.
- -E' il nostro
segreto di famiglia. Prima o poi lo avresti scoperto.
Perceval Burnings, il mio fratellastro-.
- -Che cos'ha? Sembra
piuttosto malridotto-.
- -E' autistico,
dicono i medici. Rifiuta i rapporti con la gente.
C'è anche un altro modo di definirlo: idiota
sapiente. Possiede il genio della matematica. Ma
nessuno capisce i suoi teoremi. Sono troppo complicati
per le menti normali-.
- -Quanti anni
ha?-.
- -Oh, suppongo che
ne compirà venticinque il prossimo dicembre. Un
tardivo errore di mia madre. E' nato con la
maledizione dei Burnigs. Il loro maniero non era
antico quanto il nostro. Risaliva all'epoca della
Conquista. Fu incendiato verso la metà del
secolo scorso da una folla di contadini inferociti.
Erano stati sbranati alcuni agnelli, alcuni fanciulli.
Si attribuiva ai Burnigs la colpa di queste razzie. Si
dice che fossero lupi mannari-.
- -E la defunta lady
Gray ne ha sposato uno?-.
- -Sì,
l'ultimo discendente del sopravvissuto alla strage. La
mia povera madre, prima della menopausa, si
lasciò sedurre dalla sua straordinaria
bellezza. Pagò tale follia
amaramente-.
- -Ti riferisci a
Perceval?-.
- -No, non ebbe il
tempo di vederlo crescere. La trovarono in un lago di
sangue, nella sua camera da letto, ridotta a
brandelli. Dell'assassino nessuna
traccia-.
- -Il
marito?-.
- -Naturalmente, chi
altri? Da allora teniamo sempre chiusa quell'ala del
castello-.
- -Reggy, mio caro,
voglio visitarla. Adoro questi delitti tipicamente
inglesi-.
- -Chiedi le chiavi
al maggiordomo. Perdonami se non ti accompagno. I
fantasmi sono pericolosi alla mia età
-.
- Michela prese
l'abitudine di visitare quelle stanze. Era l'ala del
castello affacciata sul mare. Si udiva il fragore
delle onde contro la scogliera.
- Un giorno, mentre
saliva le scale, il maggiordomo la fermò
bruscamente.
- -My lady,
c'è un altro visitatore-.
- Lei gli rivolse uno
sguardo interrogativo.
- -Il figlio della
povera signora, sir Burnings-.
- -Sarà un
piacere fare la conoscenza di mio cognato-
replicò perentoriamente la lady, affrettandosi
lungo la scala. Che cosa avrebbe scoperto?
- Il mentecatto era
lì, inginocchiato accanto al letto della madre.
Le vesti stracciate da naufrago, i capelli ispidi.
Affondava la testa nel cuscino, e tastava alla cieca
la coltre in cerca dell'estinta.
- Michela
capì. Ne ebbe pietà. Alla base della sua
pazzia c'era un trauma. Forse aveva assistito allo
scempio.
- -Percy, sono la
mamma. Mi riconosci?-.
- -Mother-
balbettò l'idiota, illuminandosi in
viso.
- -Vieni- lo
invitò Michela. &endash;Andiamo a farci
belli-.
- Lo condusse nel
bagno del marito (Reggy partecipava ad un congresso di
ex-gay). Gli tagliò i capelli, la barba. Lo
insaponò, gli passò il rasoio sulle
guance. Essendo inesperta, non poté evitare
qualche graffio.
- -Adesso togliamo
questi vecchi vestiti-.
- Perceval si
lasciò spogliare, docile come un bambino.
S'immerse nella schiuma, che lei gli aveva preparato.
Dovette strofinarlo parecchio per liberarlo dalle
incrostazioni di sale. Sembrava un mollusco.
- O meglio, una
creatura marina. Un dono degli dei.
- I capelli biondi
gli spiovevano lisci intorno al volto abbronzato. Gli
occhi riflettevano il grigio-azzurro dell'oceano. La
sua figura era modellata da una vita sana e naturale.
Le spalle ampie, i fianchi snelli, le gambe lunghe,
coperte da una peluria dorata.
- Non si sarebbe mai
stancata di contemplarlo, nella sua innocente
nudità. Purtroppo le case inglesi sono umide e
fredde. Lo rivestì con i panni sottratti al
guardaroba del marito.
- -D'ora in poi non
sarai più solo. Avrai un'amica, una sorella,
una madre-.
- Lui non rispose.
Comprese? Chissà. Sorrise meccanicamente,
mettendo in mostra una dentatura perfetta, ma
lercia.
- -Che sbadata!-
esclamò la sua protettrice. &endash;Ho
dimenticato di lavarti i denti-.
- Gli porse uno
spazzolino. Lui, dopo qualche errore, riuscì ad
usarlo in modo giusto. Bene, aveva almeno conservato
le vestigia della civiltà.
- Ogni settimana,
avvertito dal maggiordomo, e sempre in assenza di
Reginald, Percy tornava al castello. Ne usciva pulito,
rasato, profumato.
- Michela ricambiava
le visite al capanno delle barche, che subì
molte trasformazioni. Tendine alle finestre, lenzuola
fresche di bucato, il fuoco acceso nel camino. E
fiori, fiori a profusione, nella modesta
cameretta.
- Intanto il
matrimonio entrava in crisi. Al convegno dei gay
convertiti, Reginald aveva annotato un paio di numeri
telefonici. Disertava il letto coniugale. Preferiva la
stanza da scapolo, dove s'intratteneva in misteriose
conversazioni sulla sua linea privata. Il lupo perde
il pelo, ma non il vizio. Durante un weekend,
abbandonò la moglie con gli ospiti, per recarsi
al capezzale di un amico moribondo.
- Infine la
chiamò in disparte e le disse: -Il nostro
è un matrimonio riuscito. Tu sei un'ottima
padrona di casa. Solo in un campo, gradirei
riacquistare la mia libertà.
- Naturalmente lo
stesso discorso vale per te. Ti prego, però, di
approfittarne con discrezione-.
- Sì, la
passione tra loro era spenta. Il vecchio albero
reclinava i suoi rami, ormai secchi. Il nuovo virgulto
fioriva.
- "Ascolta, Tristano,
il mormorio delle stelle". "Sento il tuo cuore,
Isotta, premuto contro il mio. La musica più
dolce è il tuo sorriso".
- Michela
osservò Percy tracciare cifre ed equazioni
sulla sabbia. In quei segni era scritta la scienza del
mondo, e nessuno li leggeva. Il mare li avrebbe
cancellati. Il tempo avrebbe cancellato le loro
effimere esistenze. Tutto scorre, così
decretano
- gli dei. Ma un
istante, un solo istante, quello si sarebbe
salvato.
- Quando l'universo
sarà estinto, la materia dispersa,
continuerà a vibrare una nota.
Racchiuderà l'amore di Isotta e di Tristano, di
Michela e di Percy.
- -Senti come
profumano le rose che ho sparso sul tuo letto- diceva
Michela al suo Tristano. Da madre, amica, sorella, si
era trasformata in amante. Cingeva i fianchi snelli di
lui, annusava l'odore di mare del suo
corpo.
- Non si scambiarono
parole, solo baci, carezze, eternità. Poi la
luna vegliò solitaria, mentre lei sognava di
fuggire col suo cutter verso i mari del Sud, e lui,
inquieto, si agitava nel sonno, prigioniero di una
malinconia senza nome.
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