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Letteratura
- Elena
Carpi
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- SULL'USO
IMPERSONALE DI HABER/ESTAR:
- UN'ANALISI
CONTRASTIVA ITALIANO-SPAGNOLO
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"Conoscere
è un processo, non un
prodotto."
(Bruner)
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- 1.
Introduzione
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- Tra i molteplici problemi
interlinguistici che il discente italofono si trova ad
affrontare nel suo avvicinamento al
castigliano1,
si rivela significativa la presenza di coppie di
significanti spagnoli espressi in italiano da un unico
sistema concettuale, come accade - limitando gli
esempi al campo verbale - nel caso di ser/estar,
tener/haber, traer/llevar ecc.
- Tale fenomeno riflette
probabilmente il diverso comportamento dei due codici
linguistici nella loro evoluzione dal latino: infatti,
malgrado "la consideración general del
español y del rumano como romances
arcaizantes" (Lapesa: 1980, 106), il castigliano
si è sviluppato con maggiore libertà
rispetto all'italiano, forse a causa della sua
lontananza dal centro di irradiazione del latino. Si
sono così venute a creare, tra l'altro, vere e
proprie forme neologiche, che traducono una più
precisa distinzione funzionale rispetto ai sintagmi
latini; come sottolinea Malkiel (1992: 44-45):
"Latin was distincly more tolerant of ambiguity
between tenses than are its descendants".
L'accresciuta sensibilità dei parlanti
favorisce dunque una differenziazione
diacronica che inizia fin dai primi secoli
dell'anno mille2,
per concludere la propria parabola verso la fine del
XVI secolo, con la distinzione tra ausiliari e verbi
transitivi (Keniston: 1933, 466; 472-473). Per quel
che riguarda i verbi ausiliari, gli stativi tener
e estar si affiancano a habeo e
esse nei significati di 'possedere' e
'esistere'3,
prendendo origine da teneo, 'mantenere', e
stare, 'stare in piedi'.
- È in questo ambito
storico che si ritaglia uno spazio proprio la coppia
di impersonali hay-está - derivante
dalla costruzione
haber+accusativo4
e dal classico esse nel suo significato di
esistenza/localizzazione - che interpreta in modo
duplice i valori espressi nell'italiano attuale
dall'unica forma 'c'è'.
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-
- 1.1.
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- Come ricorda Serianni (1989:
252):
-
- Nei primi secoli si
può trovare il semplice verbo avere
("non avea pianto mai che di sospiri" Dante,
Inferno, IV 26; = non c'era). Con la particella
vi il costrutto ha avuto corso molto a lungo,
mantenendosi sino al '900 in registri particolarmente
elevati (per esempio "non vi ha scienze
filosofiche particolari, che stiano da sé"
Croce, Estetica, III; "non vi ha dubbio"
Novissimo Digesto Italiano, XVIII
827.
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- La differenza di uso tra
'c'è' e 'vi ha' sembra rifarsi a una
diversità di registro - più colloquiale
nella prima, più elevato nella seconda, con
tutta probabilità responsabile del successo,
nell'italiano attuale, della forma più diffusa.
Che il giudizio sulla natura non univoca di questo
sintagma sia grandemente influenzato da considerazioni
pragmatiche mi sembra confermato anche dal diverso
modo con cui 'c'è' è percepito dagli
studiosi: mentre Dardano e Trifone (1985: 165) si
soffermano esclusivamente sull'aspetto esistenziale,
Serianni (1989: 252) - accogliendo quanto contenuto in
Sabatini (1980) - ne rileva in primis il
"valore locativo attenuato", da cui fa dipendere il
significato esistenziale. Sempre questo autore
sottolinea la caratteristica di 'c'è' come
elemento introduttore di informazione rematica, quando
si presenta all'inizio di una frase subordinata. Renzi
et alii (1998) infine, descrivono compiutamente
il carattere esistenziale-presentativo e
locativo-deittico risultante dall'unione tra il
clitico 'ci' e il verbo 'essere', di cui ribadiscono
il valore rematico, presente soprattutto nel
parlato.
-
-
- 1.2
-
- Il docente di spagnolo L2 si
trova dunque confrontato a interessanti questioni di
tipo didattico, in quanto tra il sistema linguistico
dell'italiano e quello non univoco dello spagnolo si
viene a creare un conflitto che non consente di
evidenziare automatismi. A fronte dell'unica forma
italiana, esiste in spagnolo un doblete,
rappresentato da hay e estar, che
funziona secondo valenze estranee a quelle del sistema
italiano. Le occorrenze dei corpora
5
che ho esaminato6
mostrano che, contrariamente all'italiano in cui
l'impersonale 'c'è' in funzione presentativa
è "tipico" (Berruto: 1986, 63) del registro
orale, in castigliano sembra apprezzarsi il fenomeno
inverso. Infatti, malgrado le ridotte dimensioni del
corpus non permettano di esprimere un giudizio
definitivo7,
se si confrontano i dati delle trascrizioni di lingua
spagnola di C-Oral Rom con un campione
quantitativamente analogo di testi scritti, si nota
che hay in funzione presentativa domina nella lingua
scritta con 86 occorrenze a fronte di 35 nell'orale.
Inoltre, come si vedrà più
approfonditamente in 3., le categorie semantiche che
lo spagnolo mette in atto sono altre; poiché
sono queste a rappresentare il necessario quadro di
riferimento, il discente italofono non ha la
possibilità di approfittare di trasparenze al
momento di esprimere i valori di 'esserci' nella
lingua seconda.
- Suggerito dalle incertezze di
un gruppo di studenti principianti di spagnolo L2, il
breve studio che presento, dopo aver mostrato sia le
differenze esistenti tra i due codici linguistici sia
le vicinanze strutturali tra lo spagnolo e le altre
lingue di solito conosciute dal discente italofono,
intende suggerire un possibile percorso didattico che
aiuti l'apprendente a comprendere una tipologia
concettuale così diversa dalla propria. Per
comporre almeno in parte la situazione di conflitto
linguistico, sarà necessario rendere
comprensibili le categorie che fanno parte del
sentimento della lingua del parlante nativo, per
aiutare lo studente di spagnolo L2 a farle proprie. Le
ricerche riguardo l'apprendimento della L1 nei
bambini8
hanno portato a una rivisitazione dell'ormai classica
ipotesi di Saphir-Whorf conosciuta come
relatività linguistica, che attribuisce
alla lingua del parlante un ruolo fondamentale
rispetto alla elaborazione della visione concettuale
del mondo. Esplicitare il legame tra bilingualismo e
cognitivismo può essere quindi di grande aiuto
in una didattica delle L2 consapevole che: "(...)
acquisition of an additional language in adulthood
may lead to changes in one's conceptual
representations."(Pavlenko: 2002, 69).
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- 2.Valori
sintattici
-
- Dal punto di vista
sintattico, il SV italiano 'esserci' può essere
seguito da un nome proprio:
-
- 1) c'era la Katia
(COR)
- 2) nell'andito della
pensione, c'era Giovanni che m'aspettava
(CORDIS) o comune:
- 3) c'è il
peperoncino (COR)
- 4) Nelle loro storie
piccoline non c'è la morte, non c'è
il dramma della Storia (CORDIS),
-
- oppure essere il referente di
una relativa:
-
- 5) c'è il
fratello lì che viene qua a controllare i
ragazzi; (COR)
- 6) C'è
qualcosa dell'antico pudore che mi costringe
al silenzio (CORDIS).
- Nel corpus analizzato non
sono presenti pseudo-relative (Berruto: 1986, 65),
delle quali comunque 5) e
- 6) condividono il valore
esplicativo. 'Esserci' nelle sue diverse coniugazioni
può anche esistere da solo, come nelle
interrogative che seguono, con la restrizione di
trovarsi sempre in fondo alla frase:
7) che differenza c'è?
(COR)
- 8) guarda chi
c'è? (COR)
- 9) Mamma cosa
c'è, piangi?(CORDIS)
-
- Può inoltre sostenere
tempi diversi dal presente dell'indicativo; in COR e
in CORDIS si trovano solo occorrenze di imperfetto
dell'indicativo, come nel caso di:
- 10) non c'era
nemmeno storia (COR)
-
-
- e 2), ma sarebbero comunque
grammaticalmente corrette anche le forme al passato
prossimo, al passato remoto o al condizionale. Infine,
'c'è' fa parte di costruzioni come
esserci+fless.+ da+infinito, che esprimono valori
deontici:
-
- 11) c'è da
studia'/c'è da studia tante cose
(...) c'è da provare gli esercizi.
(COR)
-
-
- Se si confronta quanto
esposto fino ad ora con quanto accade in spagnolo, si
noterà che è il carattere definito o
indefinito del SN che segue haber e estar
a caratterizzarne la grammaticalità
dell'uso: benché nel corpus orale esaminato ci
sia una sola occorrenza di estar impersonale,
questa è presente proprio quando precede un
nome proprio:
-
-
- 12) Sì//que/estaba
Verónica. (COR),
-
-
- così come accade per
il corpus di lingua scritta:
-
-
- 13) en el
comité de negocio
estará Matías
Rodríguez (EP).
- Come sottolinea Leonetti
(1999: 814), i contesti in lingua spagnola che
comprendono costruzioni con haber sono i più
studiati tra quelli che ammettono le cosiddette
"restricciones de definitud", ovvero le limitazioni
che riguardano la presenza dell'articolo definito
davanti a SN postverbale.
-
-
- 3.Valori
semantici
-
- L'italiano esprime nell'unica
forma impersonale 'c'è' i significati
concettuali esistenziale-presentativo e
locativo-deittico9:
-
- 14) c'è
troppa gente (COR)
- 15) Adesso di notte
riapro gli occhi e lei non c'è
più. (CORIS)
- 16) qui non
c'è nessun accessorio
(COR)
- 17) Nelle sue parole
c'era quasi un rimprovero rispetto alla mia
scelta (CORIS)
-
-
- Gli stessi significati
caratterizzano i SV spagnoli, sebbene nei
corpora analizzati sembrino prevalere i valori
esistenziali su quelli locativi, comunque
difficilmente differenziabili, poiché da sempre
l'idea di esistenza si accompagna a quella di
localizzazione. Del resto, l'assenza di pronomi
clitici nelle forme spagnole costituisce già di
per sé un elemento orientativo riguardo la
subordinazione degli aspetti esistenziali-locativi a
quelli determinativi. L'esistenza di due forme
espressive invece di una, tra le quali i valori sopra
citati non si dividono equamente, fa sì che
l'apprendimento dell'uso corretto da parte di un
italofono delle strutture impersonali del castigliano
debba tenere conto di un sistema semantico nel quale
altre categorie concettuali precedono e inglobano
quelle classiche. Come mostravo in 2), la
grammaticalità della scelta dell'impersonale
castigliano dipende dalla presenza o meno di
indicatori di tipo indeterminato - articoli,
aggettivi, pronomi - i quali conferiscono alla frase o
all'enunciato il significato di "non
definito".
- È importante dunque
sottolineare che le forme impersonali di haber
e estar utilizzate negli esempi che vanno
da 18) a 24) trovano la loro ragion d'essere non tanto
nell'espressione dell'esistenza o della
locatività, bensì nel grado di
determinazione posseduta dalla frase o
dall'enunciato:
-
- 18) También
está el gasto de la
sustitución de las tarjetas
(EP)
- 19) Entonces, no
hay justificación
económica. (EP)
- 20) pero
hay temas que no controlo
(COR)
- 21) estaba
Verónica que cada dos por tres/te llamaba
por teléfono (COR).
- 22) Entre
sus aficiones está la
lectura, pero no practicar deporte, como reconoce.
(EP)
- 23) lo que
hay en este libro no me gusta
especialmente// (COR)
- 24) ahí en un
pueblo que hay cerca
(COR).
-
-
- Condizione essenziale per
determinare in spagnolo la grammaticalità di
una costruzione impersonale si rivela dunque il grado
di specificazione posseduto dal sintagma nominale:
tale categoria risulta quanto mai utile, in quanto
permette di valutare sia il valore di determinazione
sia la novità dell'informazione introdotta dal
SN.
-
-
- 4.Valori
pragmatici
-
- Nella maggior parte dei casi,
haber e estar impersonali permettono di
distinguere (Matte Bon: 1992, 48) funzionalmente tra
informazioni conosciute (estar)
-
- 25) estaba
Verónica que cada dos por tres/te llamaba
por teléfono (COR),
-
-
- e nuove (haber):
-
- 26) dice es que
claro/hay un montón de
sitios que no se puede ir así
(COR).
-
-
- Se si riprende in
considerazione l'esempio 24) con un co-testo
ampliato:
-
- 27) estaremos los
primeros días en [/] en Granada/dos
días en Granada capital y/un día en/
o al revés no me acuerdo cómo
es/ahí en un pueblo que
hay cerca
(COR),
-
-
- si può notare che
l'uso di hay al posto di está
è giustificato in quanto introduce un dato
nuovo (un pueblo que hay
cerca) non nominato prima, mentre la frase un
pueblo que está cerca
sarebbe stata possibile in un contesto nel quale il
significato di pueblo fosse già stato
definito.
- La funzione svolta da
hay è dunque analoga a quella del
'c'è' presentativo:
-
-
- 28) guarda chi
c'è/nonna! (COR),
-
-
- e dell'impersonale francese
il y a:
-
-
- 29) Il y
a une dame qui veut vous voir
10,
-
-
- che si usano per introdurre
informazioni di tipo rematico11.
- Un'analisi del contesto in
cui vengono usati permette inoltre di suggerire
l'esistenza di altri valori pragmatici: quello
eventivo, in cui il mero significato esistenziale
è superato e approfondito dalla nozione di
accadimento, di evento che sta per
succedere:
-
30) porque hay a veces que
se desvía la conversación en otros
niveles (COR)
- 31) hay
veces que se te puede escapar algún por favor/o
algún gracias (COR),
-
- e quello
circostanziale/presenziale, nel quale il SV
impersonale non ha tanto il significato di essenza
quanto quello di esistenza, presenza, sebbene non si
possa considerare tipicamente locativo:
-
32) había un director
italiano/que no hablaba nada
castellano/(COR)
- 33) había
un señor/que nos decían/si
teníamos que aplaudir (COR).
-
-
- 5. Proposte
didattiche
-
- Come ha mostrato l'analisi
precedente, la presenza di due forme nel sistema degli
impersonali spagnoli e lo slittamento di valori
semantici che ne consegue, fa sì che il solo
punto comune tra italiano e spagnolo sia la
coincidenza di valori pragmatici tra hay e
'c'è' presentativo. Per impostare una corretta
strategia didattica per italofoni, è dunque
consigliabile tenere conto dell'opacità tra
italiano e spagnolo rispetto al grado di
determinazione semantica dei sintagmi che seguono la
coppia hay/está, in quanto ogni altro
tipo di categoria sarebbe responsabile dell'insorgere
dell'errore. L'atteggiamento in cui il parlante
italiano incorre più spesso è infatti
quello di provare a spiegare la coppia di impersonali
spagnoli secondo le categorie di locatività e
esistenza che contraddistinguono il 'c'è'
italiano: quando viene loro presentata la coppia
hay/está, i discenti - già
consapevoli del significato locativo del verbo
estar - lo attribuiscono spontaneamente anche
alla forma impersonale está.
- Nell'insegnamento a discenti
adulti12,
sul cui apprendimento di una lingua straniera ha una
forte influenza la memoria esplicita, si rende dunque
necessario sottolineare che la dicotomia ispanica
determinato/indeterminato costituisce un sistema
identificativo che precede quello rappresentato dai
valori normalmente presi in esame per l'italiano; ai
fini di una migliore comprensione ne vanno evidenziate
le caratteristiche pragmatiche di contrasto tra
informazione nuova e conosciuta, tra rema e tema,
evitando qualsiasi equivoco sul grado di "precisione"
del dato proposto. Come segnala Matte Bon (1992: 48)
"(...) es importante entender bien el concepto
gramatical de indefinido: no se trata de cosas
imprecisas, sino simplemente de cosas que no han
aparecido todavía en el contexto". Si
riveleranno perciò utili attività di
pre-lettura di brani in italiano e spagnolo nel cui
contesto sia possibile reperire elementi sintattici di
determinazione quali articoli, aggettivi, pronomi e
avverbi; i discenti potranno così esplicitare
la norma castigliana - la presenza di indicatori
indeterminati segnala la necessità di
utilizzare hay 13
mentre la loro assenza richiama l'uso di
está.
-
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- 5.1
-
- Allo scopo di fornire
ulteriori strumenti capaci di chiarire
l'ambiguità esistente tra i due sistemi,
suggerisco che una efficace strategia didattica
riguardo alla tematica esserci/hay-está
prenda in considerazione sia lo studio dei meccanismi
storico-culturali soggiacenti alla formazione delle
strutture linguistiche, sia l'analogia dei sistemi
sintattico, semantico e pragmatico delle lingue
già conosciute dai discenti (L3) con quello
spagnolo.
-
-
- 5.1.1
-
- Il richiamo alla collocazione
diacronica dei fenomeni linguistici, benché la
storia della lingua possa sembrare un ambito distante
dal percorso didattico, può invece rivelarsi un
valido contributo per la comprensione di strutture
diverse da quelle cui il discente è abituato:
"Siamo collocati in tradizioni, sia che le conosciamo
oppure no, sia che ne siamo consapevoli, sia che siamo
così presuntuosi da credere di aver cominciato
senza presupposti." (Gadamer - in Serena: 2001, 238)
Nelle facoltà umanistiche, il docente
potrà così sfruttare le pre-conoscenze
dei discenti per stabilire collegamenti
interdisciplinari, mentre in quelle non umanistiche il
richiamo a un continuum diacronico contribuirà
ad ampliarne l'orizzonte culturale.
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-
- 5.1.2
-
- Nella mia proposta di un
approccio didattico per italofoni capace di aggirare
le opacità della L1, ritengo non vada
dimenticata la considerazione delle interferenze
provocate dalle lingue straniere già
conosciute, in quanto causate da precisi meccanismi
neurologici.
- Come da tempo ha dimostrato
la neurolinguistica, nell'apprendimento del linguaggio
sono coinvolte sia la memoria implicita sia quella
esplicita14,
strutture cerebrali cui sono assegnati ruoli diversi
nell'acquisizione della L2. I due tipi di memoria,
inoltre, intervengono in modo dissimile a seconda
dell'età in cui si inizia lo studio di una
lingua straniera. In discenti adulti non affetti da
patologie, è probabilmente da imputare
all'azione della memoria implicita la presenza di
fenomeni di lapsus e mixing - frequenti
soprattutto nello stadio dell'interlingua quando i
meccanismi inibitori tra lingua selezionata e non
selezionata non sono ancora effettivi. A questo si
aggiunga che analoghe funzioni di lingue diverse - per
esempio la sintattica e la semantica - coesistono
nelle stesse zone cerebrali, come hanno confermato
studi effettuati con l'uso di tecniche
elettrofisiologiche (Fabbro: 1996, 112).
- La conoscenza dei meccanismi
neurologici di apprendimento permette dunque di
valutare in modo più appropriato le
interferenze causate dalle lingue già
conosciute dagli studenti, e può rappresentare
un'utile base su cui impostare strategie didattiche.
L'inglese e il francese - il cui studio precede
solitamente in Italia quello dello spagnolo - hanno la
capacità di influire profondamente sulla
produzione scritta e orale della lingua studiata per
ultima: i discenti infatti, tendono a riprodurre
strutture sintattico-grammaticali acquisite in
precedenza. Per questo motivo, a fronte di forti
opacità nella L1, sfruttando il meccanismo
della memoria implicita, sarà possibile
proporre esempi nelle lingue già conosciute
dagli studenti (L3) ogni volta che presentino
strutture analoghe a quelle che si vogliono
trasmettere nella L2. Come infatti segnala Stevick
(2000: 67): "1. Los datos nuevos activan de alguna
forma los elementos correspondientes que hay en las
estructuras de la memoria a largo plazo. 2. Esta
activación se extiende a través de las
estructuras, y conforme se extiende, produce varias
imágenes o palabras, u otras imágenes
mentales."
-
-
- 5.1.2.1
-
- Malgrado gli impersonali
inglesi e francesi presentino come l'italiano un'unica
forma, i loro sistemi sintattico, semantico e
pragmatico sono concettualmente molto vicini a
hay spagnolo. La struttura There+be
viene infatti usata nella variante europea
dell'inglese e nel registro formale per introdurre
informazioni nuove nel discorso:
-
-
- 34) There's a woman
outside to see you 15,
-
-
- ed è generalmente
seguita da nomi comuni o indefiniti:
-
-
- 35) There's a book on
the table.
-
-
- Quando infatti la frase
contiene un SN definito si preferisce modificarne la
struttura, dicendo:
-
-
- 36) Sam is waiting for
me outside,
-
-
- invece di:
-
-
- *37) There is Sam
waiting for me outside.
-
-
- Analogamente avviene per
l'impersonale francese il y a, la cui presenza esprime
valori rematici e che, proprio per questo,
normativamente16
prevede dopo di sé SN indefiniti:
-
-
- 38) Il y a un
camarade de mon pére à la
maison
- 39) Il y a un
cahier sur la table
-
-
- Evidenziare le somiglianze di
funzionamento del sistema hay/está con
quello di lingue generalmente conosciute dagli
studenti può rivelarsi utile per la
comprensione di valori espressi in altro modo in
italiano. Nelle facoltà a indirizzo
linguistico, una griglia trasversale di esempi
può aiutare a meglio comprendere l'evoluzione e
le caratteristiche intrinseche delle lingue da cui
sono tratti, mentre in quelle non umanistiche - dove
di solito le competenze linguistico-grammaticali non
sono prioritarie - costituisce un aggancio concreto a
dati già conosciuti e facilita la comprensione
del concetto di "determinazione".
-
-
- 6.
Considerazioni conclusive
-
- Per concludere, questa breve
analisi ha mostrato la lontananza tra i valori
semantici e pragmatici dei sistemi italiano e
spagnolo, riguardo l'uso di 'c'è' e di
hay/está. A fronte di valori
esistenziali-presentativi e locativo deittici nel
primo, il sistema spagnolo si basa sul contrasto tra
informazione nuova e conosciuta, indeterminata e
determinata. Basandomi su una visione olistica della
didattica, che tenga conto dei meccanismi neurologici
del bilinguismo e del peso che le pre-conoscenze degli
studenti possono avere nel loro approccio positivo o
negativo a una nuova lingua, ho proposto un percorso
didattico che sappia sfruttare a favore
dell'apprendimento delle L2 anche quello che potrebbe
essere considerato un handicap, ovvero il ruolo delle
interferenze con le L3. Benché quella che ho
illustrato in precedenza possa sembrare una procedura
inconsueta, prove neurologiche ed empiriche depongono
a favore di una pedagogia che favorisca un
apprendimento basato più sulla
prossimità linguistica che sul contrasto,
attenta non solo all'influenza che il contesto e le
esperienze previe degli studenti hanno sulla loro
capacità di imparare, ma anche alle aspettative
che si vengono a creare a partire da dati conosciuti.
Una didattica così impostata, avvalendosi del
transfert potenziale positivo innescato dalle
pre-conoscenze, contribuisce a far cadere le barriere
che, più o meno consciamente, il discente
costruisce come reazione all'incontro con un universo
linguistico nuovo17,
e lo pone all'interno di un continuum, in cui
l'esperienza del conoscere è considerata "un
processo, non un prodotto" (Bruner: 114,
1966).
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