1
Diglossia (alla grafia, uguale a quella italiana,
corrisponde ovviamente in inglese una diversa pronuncia)
era in realtà una ripresa del termine francese
diglossie, già applicato alle situazioni descritte
da Ferguson.
2
"other languages of Europe generally use the word for
'bilingualism' in this special sense as well" (Ferguson:
1959, 326).
3
Anzi, una delle condizioni poste da Ferguson era proprio
che la lingua più prestigiosa non dovesse essere
usata nella conversazione quotidiana in nessuna parte
dell'area interessata. Ciò naturalmente
limiterebbe enormemente le possibilità di
applicazione del termine, che invece è stato
esteso a comprendere situazioni molto diverse,
prescindendo dalle "regole" individuate da Ferguson,
nonostante le perplessità di quanti ritengono che
in tal modo si perda la specificità del fenomeno
(per un'ampia discussione, e ricca bibliografia, cfr
Berruto: 1995, 227 ss).
4
In realtà è pure d'uso utilizzare il
termine bilinguismo per descrivere particolari
comunità linguistiche (si parla, in senso
più stretto, di bilinguismo sociale), ma
tenere distinta la natura psicologica del fenomeno di
coesistenza (e contatto) di due lingue diverse dalla
dimensione interindividuale e sociale è
essenziale, a mio avviso, per non confondere i diversi
piani di analisi. Propendo perciò per una
specializzazione del termine, anche perché
è ben difficile che una situazione di bilinguismo
sociale non si accompagni ad una qualche forma di
diglossia (denominazione per cui, ovviamente, accetto un
ambito di applicazione decisamente vasto).
Classificazioni più minute sono naturalmente
possibili, come propone Berruto per evitare un "eccessivo
annacquamento della nozione di diglossia" (1995, 242), ma
sono certo meno facilmente accettabili per il profano.
Cfr, ad esempio, la proposta di Berruto (dilalia)
commentata, sotto il profilo terminologico, da Bombi
(1998).
5
Per una critica a questo tipo di impostazione e
l'affermazione della possibilità di riferire
entrambi i termini a fenomeni individuali e sociali cfr
Berruto: 1995, 233. Il modello di Fishman, a mio avviso,
si presta certo a valutazioni e commenti di segno
opposto, ma è comunque, nella sua lineare
semplicità, utile per considerare i fenomeni
linguistici nella loro globalità, mettendo in
evidenza soprattutto le loro implicazioni
sociali.
6
Naturalmente ciò può avvenire nelle
situazioni storiche che consentono l'affermarsi di una
lingua, e quindi della comunità di cui essa
è espressione, soprattutto quando, come
nell'esempio evocato per ultimo, la lingua di prestigio
è, di fatto, già morta.
7
Oltre ai testi raccolti nell'antologia curata da A.
Chiantera (1989), si possono ricordare, sempre per quel
periodo, gli studi presentati al convegno Italiano
d'oggi. Lingua non letteraria e lingue speciali (in
particolare, Corti: 1974 e Lintner: 1974). Per una
sintesi recente si veda, invece, il saggio di Perugini
(1994) nella Storia della lingua italiana di
Serianni e Trifone.
8
Mi riferisco qui quasi esclusivamente a caratteristiche
fonetiche, non già morfosintattiche o stilistiche,
poiché queste sono ormai tipiche di un italiano
medio colloquiale, peraltro generato e rafforzato dagli
stessi messaggi pubblicitari e in genere dagli usi tipici
dei media (cinema, spettacoli televisivi,
ecc.).
9
Cardona (1974) menzionava le pubblicità in cui
"l'intervistatore interroga una signora in qualunque
parte d'Italia su un prodotto. La signora con palese
soddisfazione e compiacimento chiede lei stessa di poter
ripetere lo slogan tipico del prodotto con forte accento
regionale (...). Così lo slogan passa dalla voce
anodina dell'intervistatore alla voce caratterizzata di
uno di noi, con un nome e una provenienza
geografica".
10
Del rapporto tra "necessità" e lusso" ho discusso
in un volumetto di lezioni sull'interferenza (Santulli:
1999, 77 ss), concludendo con l'osservazione che
là dove non c'è un
Bedürfnislehnwort pare comunque esserci
Lehnwortbedürfnis!
11
Perché, altrimenti, una lavatrice silenziosa
dovrebbe essere dotata di acoustic comfort o, piuttosto
che essere una macchina intelligente, dovrebbe essere
espressione di smart technology?