Sommario Culture 2002

NOTE

 

1 Diglossia (alla grafia, uguale a quella italiana, corrisponde ovviamente in inglese una diversa pronuncia) era in realtà una ripresa del termine francese diglossie, già applicato alle situazioni descritte da Ferguson.

2 "other languages of Europe generally use the word for 'bilingualism' in this special sense as well" (Ferguson: 1959, 326).

3 Anzi, una delle condizioni poste da Ferguson era proprio che la lingua più prestigiosa non dovesse essere usata nella conversazione quotidiana in nessuna parte dell'area interessata. Ciò naturalmente limiterebbe enormemente le possibilità di applicazione del termine, che invece è stato esteso a comprendere situazioni molto diverse, prescindendo dalle "regole" individuate da Ferguson, nonostante le perplessità di quanti ritengono che in tal modo si perda la specificità del fenomeno (per un'ampia discussione, e ricca bibliografia, cfr Berruto: 1995, 227 ss).

4 In realtà è pure d'uso utilizzare il termine bilinguismo per descrivere particolari comunità linguistiche (si parla, in senso più stretto, di bilinguismo sociale), ma tenere distinta la natura psicologica del fenomeno di coesistenza (e contatto) di due lingue diverse dalla dimensione interindividuale e sociale è essenziale, a mio avviso, per non confondere i diversi piani di analisi. Propendo perciò per una specializzazione del termine, anche perché è ben difficile che una situazione di bilinguismo sociale non si accompagni ad una qualche forma di diglossia (denominazione per cui, ovviamente, accetto un ambito di applicazione decisamente vasto). Classificazioni più minute sono naturalmente possibili, come propone Berruto per evitare un "eccessivo annacquamento della nozione di diglossia" (1995, 242), ma sono certo meno facilmente accettabili per il profano. Cfr, ad esempio, la proposta di Berruto (dilalia) commentata, sotto il profilo terminologico, da Bombi (1998).

5 Per una critica a questo tipo di impostazione e l'affermazione della possibilità di riferire entrambi i termini a fenomeni individuali e sociali cfr Berruto: 1995, 233. Il modello di Fishman, a mio avviso, si presta certo a valutazioni e commenti di segno opposto, ma è comunque, nella sua lineare semplicità, utile per considerare i fenomeni linguistici nella loro globalità, mettendo in evidenza soprattutto le loro implicazioni sociali.

6 Naturalmente ciò può avvenire nelle situazioni storiche che consentono l'affermarsi di una lingua, e quindi della comunità di cui essa è espressione, soprattutto quando, come nell'esempio evocato per ultimo, la lingua di prestigio è, di fatto, già morta.

7 Oltre ai testi raccolti nell'antologia curata da A. Chiantera (1989), si possono ricordare, sempre per quel periodo, gli studi presentati al convegno Italiano d'oggi. Lingua non letteraria e lingue speciali (in particolare, Corti: 1974 e Lintner: 1974). Per una sintesi recente si veda, invece, il saggio di Perugini (1994) nella Storia della lingua italiana di Serianni e Trifone.

8 Mi riferisco qui quasi esclusivamente a caratteristiche fonetiche, non già morfosintattiche o stilistiche, poiché queste sono ormai tipiche di un italiano medio colloquiale, peraltro generato e rafforzato dagli stessi messaggi pubblicitari e in genere dagli usi tipici dei media (cinema, spettacoli televisivi, ecc.).

9 Cardona (1974) menzionava le pubblicità in cui "l'intervistatore interroga una signora in qualunque parte d'Italia su un prodotto. La signora con palese soddisfazione e compiacimento chiede lei stessa di poter ripetere lo slogan tipico del prodotto con forte accento regionale (...). Così lo slogan passa dalla voce anodina dell'intervistatore alla voce caratterizzata di uno di noi, con un nome e una provenienza geografica".

10 Del rapporto tra "necessità" e lusso" ho discusso in un volumetto di lezioni sull'interferenza (Santulli: 1999, 77 ss), concludendo con l'osservazione che là dove non c'è un Bedürfnislehnwort pare comunque esserci Lehnwortbedürfnis!

11 Perché, altrimenti, una lavatrice silenziosa dovrebbe essere dotata di acoustic comfort o, piuttosto che essere una macchina intelligente, dovrebbe essere espressione di smart technology?


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