Cultura e Storia


Juri Berlini
 
GERMANIA - UNGHERIA
UN'ANALISI DEI RAPPORTI POLITICI, ECONOMICI E DIPLOMATICI NEL QUINQUENNIO 1996-2000*
 
 
1. L'Ungheria e la nuova realtà tedesca
 
Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine del regime comunista nell'Europa dell'est, la Germania ha provveduto ad aiutare massicciamente non solo i "fratelli" d'oltrecortina con interventi diretti di bonifica e ricostruzione, ma anche gran parte degli Stati dell'ex impero sovietico. Nella fattispecie l'Ungheria - lo Stato più "occidentale" dei Paesi del Patto di Varsavia - ha sempre potuto contare sull'appoggio economico di quasi tutti i Länder tedeschi.
Un buono spunto di partenza per delineare un quadro della situazione degli aiuti verso la metà degli anni Novanta può essere dato da un articolo tratto da Econews di marzo del 1996 (nel quale si riporta una sintesi in inglese di un articolo della Népszabadság), dal titolo EU still ratify German credit line to Hungary1. In esso si riferisce della regolarità dei prestiti all'Ungheria da parte dei Länder, benché questi crediti dovessero essere ancora approvati e ratificati dall'Unione Europea. Il Fondo Monetario Mondiale non approvava infatti l'idea di prestiti così elevati. Econews riporta anche le cifre: 250 miliardi di marchi tedeschi da parte del Baden-Württenberg, altrettanti dalla Baviera e 300 miliardi dalla Vestfalia. Questi accordi di collaborazione erano stati firmati dal Cancelliere Kohl e dal suo collega ungherese Horn nell'ottobre del 1995, con lo scopo dichiarato di creare joint-ventures tedesco-ungheresi.
Sempre per quanto riguarda il 1996, è interessante analizzare anche un articolo della Ungarische Wochenschau, bollettino d'informazione dell'agenzia ungherese MTI, dal titolo Ausbau der Kontakte mit Hessen2, riguardo la visita del ministro dell'Assia, Hans Eichel, a Budapest alla fine di novembre di quell'anno.
In quell'occasione vennero firmati importanti accordi commerciali tra il ministro Eichel e il suo collega ungherese Szabolcs Fazakas, in particolare - riferisce la Ungarische Wochenschau - per il sostegno delle piccole e medie imprese. L'articolo riporta poi una lunga serie di dati, per ribadire il concetto di quanto già solidi siano i rapporti tra l'Assia e l'Ungheria:
 
Per quest'anno si calcola un volume commerciale di quasi un miliardo di marchi tedeschi. Da tenere in particolare considerazione è una quota d'incremento che nelle attuali statistiche viene presentata per i primi quattro mesi di quest'anno: le esportazioni ungheresi verso l'Assia hanno raggiunto un volume di 220,2 milioni di marchi, con una crescita del 74% rispetto all'anno precedente. Nello stesso arco di tempo le importazioni da questo Land verso l'Ungheria hanno raggiunto i 164,5 milioni di marchi, con una crescita del 6%. Dall'Assia - uno dei Land economicamente più potenti della Germania - sono confluiti fino ad ora capitali di investimento del valore di circa 300 milioni di marchi (...).
 
La visita del ministro Eichel ha toccato anche il tema dei prestiti economici ricevuti dall'Ungheria da parte dei vari Länder tedeschi: la Ungarische Wochenschau riporta infatti che, a una precisa domanda di un cronista del quotidiano Népszava, Eichel affermava che l'Assia non era in grado - contrariamente alla Baviera e al Baden-Württemberg - di fornire crediti, bensì solo l'apertura a sempre maggiori scambi economici. Il ministro chiudeva la sua visita in Ungheria proponendo se stesso come "valido tramite" per gli aiuti dall'Europa occidentale "nei confronti dei paesi dell'Est e, in particolare, per la costruzione di una rete transeuropea (comunicazioni, energia e traffico) verso l'Europa dell'Est".
I buoni rapporti commerciali tra Ungheria e Baviera vengono ribaditi per esempio anche nel maggio del 1997 da un articolo del Népszabadság, in un'intervista (dal titolo Bayern ist ein wichtiger Investor)3 rilasciata dal ministro dell'economia bavarese Otto Wiesheu, in visita in quei giorni alla fiera dell'industria di Budapest. In essa si ribadisce che il 25% dei rapporti commerciali tra Germania e Ungheria - che complessivamente comportano un giro di affari di 16,5 miliardi di marchi tedeschi - riguardano la Baviera; la maggioranza degli investitori bavaresi in terra ungherese (e nell'articolo si specifica che le società miste ungheresi-bavaresi sono circa 1.500) si dichiara soddisfatto, nonostante le macchinose pratiche burocratiche e gli alti dazi doganali. Infine - conclude il ministro - bisogna urgentemente puntare sul potenziamento della linea ferroviaria Budapest - Vienna - Monaco - Parigi e su un incremento dei trasporti navali lungo il Danubio.
I collegamenti stradali, ferroviari e navali tra l'Ungheria e l'Europa occidentale cui accenna Wiesheu portano inevitabilmente il discorso su un argomento di crescente attualità: il futuro ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea (auspicato almeno da parte ungherese). La Baviera - come in fondo tutta la Germania - in questi ultimi anni ha costantemente sostenuto l'Ungheria, e le testimonianze di ciò sulla stampa ungherese non mancano: per quanto strettamente concerne la posizione della Baviera, particolarmente significativi appaiono tre articoli della Budapester Zeitung, tutti e tre di aprile del 2000. Il primo articolo4, dal titolo Bayern unterstützt EU-Beitritt - Alois Glück (CDU) in Budapest5 si sofferma sulla visita del presidente del gruppo parlamentare della dieta regionale della CSU Alois Glück a Budapest (28 marzo 2000) per incontrare i principali esponenti politici ungheresi. Glück afferma che
 
la Baviera si sta interessando in prima persona allo sviluppo politico, economico e sociale dell'Ungheria: per il nostro paese, così come per tutta l'Europa, essa è di grande importanza. Appoggerò pienamente gli sforzi dell'Ungheria per entrare a far parte dell'Unione Europea già dal primo turno. (...) Questo passo però porterà inevitabilmente grandi cambiamenti interni, cambiamenti che riguarderanno soprattutto le strutture economiche e sociali: i criteri per essere ammessi dovranno essere rigidamente osservati (3).
 
Alla visita di Glück a Budapest, segue pochi giorni dopo (6-8 aprile 2000) una visita del primo ministro ungherese Viktor Orbán e del ministro dell'economia Gyorgy Matolcsy a Monaco e a Norimberga. La visita è descritta dalla Budapester Zeitung con il titolo Keine klare Strategie seitens der EU - Besuch des ungarischen Ministerpräsidenten in Bayern6. Scopo principale della visita è ribadire i buoni rapporti tra i due paesi e, di conseguenza, rinvigorire il sostegno della Baviera alla causa ungherese riguardo al suo ingresso nella EU. In questo contesto Orbán afferma che "l'Ungheria non va ormai più considerata come un paese "postcomunista", giacché - a differenza degli stati con i quali confiniamo ad est - il periodo di transizione dalla dittatura alla democrazia di stampo occidentale è ormai alle nostre spalle. L'Ungheria ha ormai soddisfatto tutti i criteri richiesti dall'Unione Europea per poterne far parte". L'articolo riporta poi una serie di dati economici che confermano gli intensi scambi commerciali: il volume economico tra i due paesi - che riguardano circa il 30% degli scambi commerciali tra l'Ungheria e l'intera Germania - si aggirava nel 1999 intorno a 8 miliardi di marchi.
Segno visibile di questi stretti rapporti economici sono la creazione di oltre 1500 joint-ventures ungheresi-bavaresi. Nell'area del sud-est Europa la Germania esporta dal 1996 più che non negli Stati Uniti e Canada messi insieme. Nel bilancio economico complessivo la Baviera ha, con i paesi di questa regione, un'eccedenza; solo l'Ungheria rappresenta un'eccezione. Grazie a un aumento del giro di affari del 50% attualmente l'Ungheria si trova all'ottavo posto tra le principali fonti di importazione per l'economia bavarese, mentre a metà degli anni '90 si trovava solo al 14° posto. È interessante notare, per quanto riguarda la percentuale detenuta dalla Baviera nella cifra complessiva degli scambi economici tra Germania e Ungheria, che in questo articolo, datato aprile 2000, si parla del 30%, mentre nell'articolo precedentemente riportato del Népszabadság di maggio del 1997 la quota si aggirava intorno al 25%.
Il terzo articolo che si ritiene particolarmente interessante presentare è comparso sulla Budapester Zeitung n° 17 del 24 aprile 2000 con il titolo Bayerns neue Position in Europa - Konferenz zur Osterweiterung7; in esso si riportano le conclusioni di un congresso tenutosi a Norimberga a metà aprile di quell'anno tra i ministri degli esteri di dieci Stati dell'Europa centrale e dell'est. L'Ungheria era rappresentata dal proprio ministro dell'Economia Gyorgy Matolcsy. Il tema centrale del congresso era ovviamente la prospettiva di allargamento ad est dell'Unione Europea, prospettiva ben accolta dal "padrone di casa", il ministro bavarese per l'economia Otto Wiesheu, fin dal discorso di apertura del congresso:
 
L'allargamento ad est dell'Unione Europea è una grande sfida, che noi tutti dobbiamo accettare. Non vi è alcuna alternativa all'allargamento; essa porterà pace, libertà e benessere in tutta Europa. L'allargamento ad est offre a tutti noi grandi possibilità, ma anche rischi. Sono però convinto che saremo in grado di superare queste difficoltà (3).
 
Anche i dati presentati, riguardanti gli scambi commerciali tra la Baviera e ciò che la Budapester Zeitung definisce i MOE-Länder8 sono confortanti: il valore totale delle esportazioni della Baviera verso i 10 MOE-Länder rappresentati al congresso si attestava nel 1989 a circa 1,5 miliardi di marchi tedeschi, per crescere nel 1994 a 5 e nel 1999 a ben 15 miliardi, quasi il 10% delle esportazioni totali della Baviera. Di pari passo anche le importazioni hanno registrato un costante aumento: da 1,6 miliardi di marchi nel 1989 ai 7,7 del 1994 fino ai 15 miliardi del 1999, circa il 12% delle importazioni totali.
Per bocca di Ingo Friedrich, vicepresidente del Parlamento europeo, venivano infine fatti osservare i benefici geopolitici, oltre che commerciali, di un prossimo allargamento verso est dell'Unione Europea: la Baviera infatti assumerebbe una posizione sempre più centrale rispetto all'Europa.
Sul tema dei rapporti tra l'Ungheria e i cinque nuovi Länder dell'attuale Germania - ossia di regioni che con l'Ungheria hanno condiviso la lunga esperienza della dominazione sovietica - c'è un articolo che riguarda la Turingia, della Neue Pester Lloyd del 27 ottobre 1999, con il titolo Rechtsarmonisierung - Staatsanwälte Thüringens finden viele gemeinsame Probleme in Ungarn9. Vi si affronta il tema dei contatti esistenti tra Germania e Ungheria nel campo giudiziario; lo spunto è dato da una visita del sostituto procuratore della Turingia, Winfried Schubert, in Ungheria, invitato dal suo collega magiaro Kálmán Gyorgyi. Il motivo di questo incontro è dato dai frequenti viaggi di giuristi e avvocati ungheresi in Turingia per partecipare a congressi, studiare o fare esperienze di lavoro. In fondo, viene sottolineato, il sistema di diritto ungherese è stato fortemente influenzato da quello tedesco.
Vengono elogiati gli sforzi comuni compiuti per frenare la criminalità organizzata, in particolare il commercio di sostanze stupefacenti e l'immigrazione clandestina; quest'ultimo aspetto - l'ingresso clandestino di persone che cercano lavoro in Germania, soprattutto nel campo dell'edilizia - è un problema che coinvolge non solo l'Ungheria bensì tutti gli stati dell'Est europeo. Ma le prospettive sono buone, giacché - emerge da questo colloquio - dopo i cambiamenti del 1989 la collaborazione ha avuto uno sviluppo sempre più dinamico, a vantaggio soprattutto dell'Ungheria; e il governo di Budapest intende presentare tale collaborazione come credenziale da presentare per il proprio ingresso nell'Unione Europea.
Il secondo esempio degno d'essere citato riguarda i rapporti tra l'Ungheria e il Brandeburgo, sempre nell'ambito della giustizia: si tratta infatti della visita a Budapest del ministro per la giustizia e gli affari europei, il brandeburghese Kurt Schelter, visita avvenuta il 13 e 14 marzo 2000 per incontrare il ministro degli Interni ungherese Sándor Pintér; questo incontro viene descritto sia dalla Budapester Zeitung (con il titolo Verstärkte Zusammenarbeit - Brandeburgischer Justizminister Schelter besuchte Ungarn)10, sia, più in breve, dal Neue Pester Lloyd (con il titolo Europäisches Kernland Ungarn)11.
Entrambi i giornali riportano fin dalle prime battute le parole del ministro Schelter sull'importanza del ruolo svolto dall'Ungheria nell'Europa del 1989 e degli anni seguenti:
 
L'ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea rientra nella logica della storia, perché l'Ungheria si è confermata nel 1989 come paese europeo di centrale importanza... Ha aiutato la libertà ad affermarsi.
 
Con queste parole il ministro elogiava nuovamente il popolo ungherese, che ebbe un ruolo determinante nel raggiungimento della riunificazione tedesca. Vengono poi affrontati temi di più stretta attualità: il Brandeburgo appoggia pienamente l'ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea; viene però sottolineato un aspetto della collaborazione tra i due paesi ancora da migliorare (tra l'altro in contrasto con il precedente articolo riguardante i rapporti tra Ungheria e Turingia): la lotta alla criminalità organizzata e al commercio di droga, per la quale, il ministro Schelter si augura un prossimo ingresso della polizia ungherese nell'Europol.
Concludo con un articolo che riguarda la Sassonia; sotto il titolo Intelligente Wertschopfungsprozesse schaffen - Projektgruppe Sachsen-Ungarn12, la Budapester Zeitung, nell'edizione del 3 aprile 2000, si sofferma infatti su un forum bilaterale che esiste dal 1991 tra i due paesi: esso si svolge ogni anno, in Ungheria o in Germania, con lo scopo di migliorare i rapporti economici, sociali e di politica estera tra i due paesi13. Nell'edizione del 2000 esso era incentrato sui progressi compiuti dal processo di trasformazione in corso dopo il cambiamento del 1989 tra Ungheria e Sassonia. Sono due dei protagonisti di questo vertice - Jorg Geiger, dirigente ministeriale presso il ministero statale della Sassonia per l'economia e il lavoro, e il professor Max Eli -, intervistati dalla Budapester Zeitung, a spiegare i risultati ottenuti:
 
La particolare situazione della Sassonia come parte della Repubblica Federale Tedesca deve essere studiata per capirne i punti deboli e i punti di forza... Nel frattempo emerge con chiarezza dove le strutture crescono più velocemente e dove no. Per fare un esempio, nel campo degli autoveicoli appare evidente che ci troviamo di fronte a un intenso scambio in entrambe le direzioni tra Ungheria e Sassonia. Entrambe le parti sono molto interessate al mantenimento di sinergie e a riuscire a ottenere rapporti economici sempre più stretti. Si tratta del trasferimento di tecnologie dalla Sassonia verso l'Ungheria, e in prossimo futuro anche viceversa, dall'Ungheria verso la Sassonia. Allo stesso tempo si tratta del miglioramento della piccola e media impresa locale e della sua preparazione al periodo dopo l'ingresso nell'Unione Europea. Ciò significa che gli imprenditori devono abituarsi alla concorrenza e che devono essere migliorate le cosiddette capacità assortive: e ciò deve avvenire attraverso un know-how sassone. Il punto è come prepararsi alla difficile situazione di concorrenza in un mercato unitario europeo (5).
 

2. La Germania, primo partner commerciale dell'Ungheria
 
Dopo la fine dell'URSS la Germania è rapidamente diventata, nonostante il profondo processo di trasformazione dovuto all'annessione e alla "bonifica" del territorio della ex Repubblica Democratica Tedesca, il primo partner commerciale dell'Ungheria: numerose sono state - e sono tuttora - le imprese che creano proprie filiali in terra magiara e altrettanto cospicui sono stati i prestiti in valuta concessi nel corso di questi anni dal governo tedesco a quello ungherese per favorire la ripresa economica del paese. L'intensificazione dei rapporti economici è evidentissimo in tutto il quinquennio preso in esame.
La rassegna può partire da un approfondimento del quotidiano ungherese Figyelo che nell'edizione del 7 marzo 1996 si sofferma su un prestito di un miliardo di marchi tedeschi concordati tra l'istituto finanziario di Francoforte14 e i piccoli e medi imprenditori ungheresi. Da notare che una metà di questo prestito verrà finanziato dallo Stato, la seconda metà dai due Länder Baviera e Baden-Württenberg. I parametri da seguire per ottenere questi investimenti vengono descritti con precisione: gli investitori potranno utilizzare i finanziamenti per la produzione industriale, per la realizzazione di prodotti per il mercato e per prestazioni di servizi, per l'introduzione di nuove tecnologie, per un cambio di strutture e per realizzare privatizzazioni. Le imprese interessate devono avere una partecipazione statale non superiore al 25%, avere meno di 500 dipendenti e devono essere in grado di finanziare almeno un quarto degli investimenti con forze proprie. Il periodo di tempo può raggiungere e superare i dieci anni di tempo. Le banche interessate sono in prima linea la MBFB15 (Banca ungherese per l'investimento e lo sviluppo) e, in misura minore, la Konzumbank Rt. e la Mezobank Rt.
Altrettanto interessante da analizzare è un articolo, datato 26 aprile 1996, comparso sulla Ungarische Wochenschau: esso riporta, sotto il titolo Deutsche Investoren zeichnen positives Gesamtbild16, i risultati di un questionario proposto dalla Camera di Commercio stessa a imprenditori tedeschi presenti in Ungheria, riguardo la loro attività svolta nel corso del 1995 e le loro previsioni per il 1996. Il bilancio tratto è complessivamente positivo: l'88% si attende un aumento dei profitti per il 1996, nonostante "una concorrenza sempre più serrata". Questo ottimismo viene in parte adombrato - afferma più della metà di coloro che hanno risposto al questionario - da un sempre maggiore aumento dei costi da sostenere; d'altra parte però solo il 16% afferma che questa crescita dei costi avrà ripercussioni dirette sulla propria clientela. Un terzo degli intervistati fa risalire i buoni risultati del 1995 a oculate operazioni di marketing, a un costante miglioramento della qualità e del servizio e all'introduzione di nuovi prodotti e prestazioni.
Molto differenziate sono le opinioni riguardanti la politica economica ungherese. Tra gli effetti positivi vengono principalmente citate una macroeconomia sempre più stabile, una costante crescita economica e il basso costo della manodopera. Tra gli effetti negativi vengono posti in risalto una continua svalutazione del fiorino ungherese, l'aumento delle tariffe doganali e una capacità di acquisto interna molto bassa; quest'ultimo aspetto viene da alcuni apprezzato come un elemento stabilizzante dell'economia, da altri criticato come un rallentamento artificiale dell'economia. Altri fattori macro-economici ritenuti negativi sono gli alti tassi d'interesse, i ristretti prestiti bancari, l'inflazione alta e il dilagare del mercato nero.
Anche per quanto concerne la situazione del mercato le valutazioni non sono uniformi: viene giudicata indubbiamente positiva dalle società che offrono prestazioni di sevizi - quali ad esempio le compagnie assicurative o le ditte di leasing; viene invece vista negativamente dalle ditte produttrici di generi alimentari o di beni di consumo.
Su un punto tutti sembrano trovarsi d'accordo riguardo la politica economica ungherese: la speranza di reali cambiamenti inerenti la pressione fiscale; tutti gli imprenditori tedeschi intervistati auspicano infatti una semplificazione delle imposte e una più chiara legislazione in materia di tasse. Dai questionari si evince che le imprese tedesche auspicano una molto maggiore chiarezza legislativa, continuità e sicurezza piuttosto che l'abbattimento di tasse statali e di imposte doganali.
Nel mese di febbraio del 1997 ebbe luogo la visita a Budapest dell'allora presidente della Repubblica Federale, Roman Herzog. Il bilancio degli scambi commerciali tra Ungheria e Germania, venne dettagliatamente riportato, tra gli altri, da Figyelo in data 20 febbraio e da Econews il 26 febbraio.
Entrambi gli articoli rimarcano con soddisfazione il buon andamento dei rapporti commerciali e le previsioni per l'anno che incominciava; in particolare il Figyelo, che fin dal titolo di buon auspicio Die deutsche Investitionslust ist ungebrochen17 sottolinea che
 
tra i paesi dell'Europa centrale e orientale si inasprisce la battaglia per ottenere i favori degli imprenditori tedeschi: l'Ungheria parte con buone possibilità in questa sfida. La simpatia è quantomeno reciproca...
 
spiegando poi che nonostante le numerose difficoltà che l'economia tedesca deve affrontare, i produttori ungheresi possono continuare a fare affidamento sul mercato tedesco e sull'allargamento degli scambi commerciali. L'articolo si sofferma proprio sulla questione della disoccupazione in Germania: nonostante questo serio problema, "il desiderio di investire in Ungheria non è diminuito". Infatti anche i dati segnano una tendenza in positivo: se nel 1995 la quota ungherese all'import tedesco era appena dell'1%, nella prima metà del 1996 era già al 9% - una quota di import-export complessiva, si precisa, superiore a paesi quali USA, Gran Bretagna e Italia. Ma se da una parte l'Ungheria è un paese ambito da chi desidera investire all'estero, proprio perché offre condizioni interessanti agli stranieri, dall'altra l'attività commerciale degli imprenditori è ostacolata dal cambiamento delle disposizioni legali, dalla burocrazia e dall'inflazione alta.
L'articolo di Econews, invece, intitolato German president on state visit to Hungary18, riporta, per bocca del presidente Herzog, l'intenzione della Germania di sostenere tutti i paesi dell'Est intenzionati a entrare a far parte della NATO e dell'Unione Europea. L'Ungheria parte in una posizione di vantaggio, e i dati lo confermano: le importazioni ed esportazioni da e verso la Germania sono in aumento; in particolare Econews si sofferma sui beni esportati verso la Germania: i prodotti manifatturieri e i macchinari hanno rappresentato l'83% delle esportazioni ungheresi in Germania nel corso del 1996, mentre i prodotti alimentari e agricoli sono stati appena l'11%. Per contro, i beni manifatturieri e i macchinari esportati dalla Germania verso l'Ungheria hanno rappresentato ben il 95% del totale. Gli investimenti di capitale tedesco in Ungheria hanno toccato nel 1996 i 4,9 miliardi di dollari americani, rappresentando circa il 40% del totale degli investimenti tedeschi nei paesi dell'Europa orientale19.
Tre articoli della Ungarische Wochenschau, scritti uno a gennaio, uno a luglio e uno a dicembre del 1998, ci danno la sintesi della politica commerciale dei due paesi in quell'anno.
Il primo articolo, datato 16 gennaio e intitolato Deutschland ist nach wie vor der größte Wirtschaftspartner Ungarns20, traccia un quadro generico dei rapporti commerciali tra i due paesi, non molto differente dall'edizione di aprile 1997 già precedentemente analizzata: viene per esempio confermato che nel 1996 il volume di scambi bilaterali è raddoppiato rispetto al 1991 e che in particolare l'Ungheria ha notevolmente incrementato il volume delle esportazioni. Mentre i dati riportati nell'edizione di aprile 1997 erano indicati in marchi tedeschi, questa volta invece si ragiona in dollari americani; si legge infatti che il volume di scambi commerciali tra Ungheria e Germania è passato da 5,2 miliardi del 1991 a 10,4 del 1996, e che nei primi dieci mesi del 1997 (non essendo ancora completi i dati su quell'anno) si è avuto un incremento del 22% rispetto allo stesso arco di tempo dell'anno precedente, superando i dieci miliardi di dollari. L'export ungherese in Germania è passato da quasi 140 milioni del 1995 a 235 milioni di dollari del 1996. È interessante invece far notare che questi dati vengono analizzati anche sul territorio tedesco: il primo Land rimane la Baviera (27,3%), seguito dal Baden-Würrtenberg (18,3%) e dalla Vestfalia (17,1%). Seguono poi i Länder industriali: l'Assia, la Renania-Palatinato e la Bassa Sassonia. Solo a notevole distanza seguono i Länder della ex Germania est: sommandoli rappresentano solo il 5% del totale. Viene in seguito dettagliatamente analizzato l'export ungherese verso la Germania, prendendo come campione l'anno 1996. Il volume di export è stato di 5,3 miliardi di dollari, di cui quasi il 30% (1,4 miliardi) di lavoro salariato (settore tessile e di abbigliamento, fabbricazione di pellame e di calzature, settore metallurgico, industria della carta, settori elettrico ed elettronico). Sono soprattutto aumentate le possibilità delle ditte ungheresi fornitrici di costruzioni di veicoli e nel campo elettronico: nel 1996 i prodotti elettronici hanno rappresentato un quinto e le esportazioni di componenti di veicoli un decimo delle esportazioni totali verso la Germania.
Anche il secondo articolo della Ungarische Wochenschau, in data 20 luglio 1998 e intitolato Ungarn profitiert von Belebung der deutschen Wirtschaft21, ribadisce tutti i dati positivi e di costante crescita economica, aggiungendo però alcuni motivi di ulteriore soddisfazione: lo sviluppo della crescita economica della Germania in quel periodo e i riflessi, di conseguenza, sui rapporti con l'Ungheria.
Nei primi tre mesi del 1998 l'economia tedesca ha realizzato la più forte crescita economica dal 1990, anno della riunificazione: il PIL è cresciuto del 3,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre le esportazioni ungheresi verso la Germania sono cresciute del 37%. Anche in questo caso - come nel precedente articolo - vengono subito dopo analizzate le esportazioni ungheresi nel dettaglio di ogni singolo Land. Si possono però notare alcune differenze, soprattutto riguardanti i Länder della ex Germania est: mentre l'articolo di gennaio parla di una percentuale di esportazioni di appena il 5% del totale verso la Germania, in questa analisi di luglio essa sale già all'8-9%, e soprattutto si specifica che anche in queste regioni i dati di crescita economica tendono a un costante - seppur lento - miglioramento. Ungarische Wochenschau, a conferma di quanto riportato, cita un'intervista, rilasciata al quotidiano di economia Világgazdaság l'8 giugno 1998, da Gábor Gérnyi, portavoce del segretario di Stato del ministero per l'Industria, il Commercio e i Rapporti economici con l'estero (IKIM)22. In essa egli spiega che l'Ungheria può riconquistare zone tedesche di mercato che sembravano perse dopo la riunificazione: si è osservato infatti che, a causa delle esperienze dei decenni precedenti, nelle zone orientali della Germania è tornata - dopo un periodo di ristagno dovuto alla riunificazione appena compiutasi - una altissima richiesta di vini, frutta e verdura ungheresi, così come di macchinari agricoli.
Il terzo articolo invece è incentrato su una visita del primo ministro ungherese Horn a Bonn il 20 novembre 1998. Ungarische Wochenschau la riporta il 23 novembre. Oltre alla conferma dei positivi dati economici tra i due paesi, Horn riceveva importanti rassicurazioni da Schroder: innanzitutto la promessa che l'appoggio tedesco al rilancio dell'economia ungherese non sarebbe variato, indipendentemente da quali partiti si fossero trovati al governo nel Parlamento di Bonn. In secondo luogo la decisione comune di festeggiare insieme l'11 settembre 1999, una data importante nella storia recente non solo dell'Ungheria ma anche, indirettamente, della Germania: quel giorno infatti si sarebbe festeggiato il decimo anniversario dell'apertura - decisa dal governo magiaro - del confine tra Ungheria e Austria, decisione che all'epoca permise a migliaia di profughi della Germania est di attraversare la cortina di ferro e di entrare nel "ricco" mondo occidentale.
Il 22 aprile 1999 il quotidiano Népszava descrive, con il titolo (in tedesco) Deutsche Teilnahme an der ungarischen Militärindustrie23, una visita di due giorni a Stoccarda del ministro dell'Economia ungherese Attila Chikán: in quell'occasione venne firmato un importante accordo con Klaus Mangold, membro del consiglio direttivo della DaimlerChrysler AG, per il sostegno della Germania al potenziamento militare dell'Ungheria, in particolare in campo aeronautico.
La Népszava sottolinea dettagliatamente l'importanza di questo documento: non si tratta di un accordo stipulato ex novo, giacché esso prende spunto da un accordo già esistente. Il vecchio accordo prevedeva infatti che in caso di una Tendergewinnung24 di DaimlerChrysler in Ungheria, la ditta avrebbe reinvestito una certa quota di denaro, avrebbe creato nuovi posti di lavoro e fornito nuove tecnologie; ciò significa poter fare conto su un equilibrio del bilancio delle prestazioni e di conseguenza su un aiuto dallo Stato per le opportunità di acquisti pubblici. Con l'accordo appena stipulato la DaimlerChrysler AG e la Danubian Aircraft Company intendono adeguarsi alle norme della NATO attraverso l'adattamento dei propri aerei MIG-29. Questo accordo è il primo segno che il legame tra gli investitori tedeschi e l'industria ungherese si estende al campo aeronautico con la possibilità, per l'Ungheria, dell'acquisto di un aereo da combattimento, ultimo modello, l'Eurofighter.
L'articolo della Népszava si conclude con una domanda già posta in numerose altre occasioni: quando avverrà l'ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea? Anche dalle parole di Mangold infatti emerge il pieno sostegno della DaimlerCrysler AG all'Ungheria
 
("L'Ungheria ha posto le basi, in questi anni di riforme, per rendersi attraente agli occhi degli imprenditori stranieri... essa dovrà avere un ruolo di primo piano tra i paesi dell'est che entreranno a far parte dell'Unione Europea"),
 
ma una data precisa non è stata ancora posta. Secondo la Népszava per vincere i timori dell'Unione Europea sono indispensabili un buon sistema di polizia e di sicurezza contro l'immigrazione clandestina: quando queste ci saranno, non ci saranno più ostacoli per l'ingresso dell'Ungheria.
Pochi giorni dopo la visita del ministro Chikán a Stoccarda seguì un altro importante incontro di carattere economico tra Ungheria e Germania: la visita del ministro federale dell'economia tedesco Werner Müller a Budapest. Il suo incontro con il ministro Chikán è stato descritto dal quotidiano Világgazdaság nell'edizione del 29 aprile 1998, con il titolo (in tedesco) Unausgenutzte Kreditrahmen - Die deutsch-ungarischen Beziehungen werden laufend erweiter25.
L'Ungheria viene indicata da Müller come paese-ponte nei rapporti economici tra est e ovest: si tratta del paese che dalla fine della dominazione sovietica ha compiuto i maggiori progressi, giungendo nei confronti della Germania a un incremento annuo del 20% negli scambi commerciali, non solo nelle importazioni dalla ma anche nelle esportazioni verso la Germania - soprattutto per quanto riguarda l'esportazione di macchinari. Világgazdaság traccia poi un confronto tra Germania, Austria e Italia: negli ultimi anni le esportazioni ungheresi verso la Germania, primo partner commerciale, sono state il 37,2% del totale, mentre le importazioni dalla Germania hanno riguardato il 26,9% del totale; si tratta di un valore di tre e mezzo volte superiore rispetto all'Austria, seconda in questa graduatoria, e di ben sei volte superiore all'Italia, terza.
L'Ungheria, si evince da questa serie di dati, gioca un ruolo non indifferente anche nelle esportazioni della Germania: nel 1998 infatti l'1,3% delle esportazioni è stato fabbricato in Ungheria, così pure l'1,4% delle importazioni. Il contributo principale viene dato dai prodotti finiti, e all'interno di questi dall'industria meccanica, con il 71,6%.
Una fotografia attendibile della situazione economica dell'Ungheria nel 1999 viene delineata anche dall'istituto di ricerca economica Ifo di Dresda, in un'analisi presentata il 9 luglio 1999 con il titolo Forschritte auf dem Weg in die EU26. Essa si distingue dalle precedenti perché qui le parole di elogio - che abbiamo ritrovato nei precedenti articoli - per i progressi compiuti dall'Ungheria sono quasi superate da parole addirittura di timore per un eccessivo "balzo in avanti" dell'economia magiara, e di una sua troppo imponente affermazione nell'Europa centro-orientale, una concorrenza dalla quale - secondo l'Ifo Institut - la Germania dovrà guardarsi. Secondo l'Ifo, l'economia ungherese, nonostante il suo alto tasso di crescita, solo a medio termine si troverà nella condizione di crescere in misura soddisfacente secondo le forze di mercato dell'Unione Europea. Per questo motivo la quota, ritenuta alquanto bassa, di ricerca e di sviluppo del PIL dovrà essere aumentata. Ma dovrà essere migliorata anche la preparazione e l'approvazione in ambito di diritto, soprattutto delle imprese regolamentate e nel settore finanziario. Nel 1998 il prodotto interno lordo (PIL) reale ungherese è cresciuto del 5,1%. I dati riportati mostrano con chiarezza questa tendenza al miglioramento: il ramo della costruzione di macchinari - a confronto con la crescita della produzione - è aumentato in media del 44%. Anche le industrie di trasformazione e l'edilizia hanno registrato un incremento del 12%. L'attività economica del paese è dominata dal settore delle prestazioni di servizio (due terzi del PIL). La capacità di investimento dell'intera economia ha superato il livello medio dell'anno precedente dell'11%. Questo tasso di sconto reale molto basso - all'interno degli stati europei candidati all'ingresso nell'UE solo l'Estonia ne ha uno migliore - gioca ovviamente un ruolo importante. Il tasso di inflazione ungherese è notevolmente diminuito, scendendo dal 30% del 1995 alla previsione dell'11% per il 1999.
Anche le importazioni e le esportazioni si sono notevolmente sviluppate nel corso del 1998: grazie a ciò - sottolinea l'Ifo Institut - il settore bancario ungherese, tra gli stati in procinto di far parte dell'Unione Europea, è quello più vicino agli standard occidentali. L'Ungheria diventa così un territorio estremamente interessante per gli investitori stranieri: nel 1998 vi sono stati investimenti diretti per 20 miliardi di dollari. L'articolo si chiude con un accenno ai "parchi industriali": l'Ungheria ha infatti istituito dei parchi industriali, che hanno lo status di territorio esente da tasse, per poter di nuovo attirare capitali dall'estero e al tempo stesso per incentivare attività di import e export. Attualmente esistono 75 parchi industriali27.
La Ungarische Wochenschau dell' 8 novembre 1999 con il titolo Ungarn orientiert sich auf EU-Beitritt im Jahr 200328 propone un articolo particolarmente degno di attenzione, perché traccia un accurato profilo storico dei rapporti tra l'Ungheria e l'Unione Europea, fin dai primi accordi del 1988. Il tema centrale dell'articolo riguarda l'aspirazione di Budapest a entrare nell'Unione Europea e una previsione indicativa sul giorno in cui si compirà questo avvenimento.
Spunto di questa analisi è un incontro avvenuto a Bruxelles il 19 ottobre di quell'anno tra il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente della Commissione Europea Romano Prodi: in quell'occasione Prodi spiegò che un allargamento ad est della Comunità europea sarebbe avvenuto sicuramente non prima del 2003; come "consolazione" a Orbán veniva ribadito che l'Ungheria ha tutte le carte in regola per far parte del primo blocco di stati che beneficeranno dell'allargamento e che, anzi, si sarebbe cercato di portare a termine tutte le trattative sui punti principali e di superare i maggiori ostacoli già entro la fine del 2001.
La Ungarische Wochenschau traccia di seguito le principali tappe del percorso fatto dall'Ungheria in vista dell'ingresso nell'Unione Europea. Salta subito all'occhio quale trattamento di favore abbiano ricevuto gli ungheresi in questi anni per migliorare il proprio sviluppo economico nei confronti dell'Europa comunitaria.
Nel settembre del 1988 (quando l'Unione Europea si chiamava ancora Comunità Europea) furono stipulati i primi accordi per favorire gli scambi commerciali e la collaborazione economica. Venne per l'occasione introdotto il principio della nazione più favorita e la Comunità Europea si impegnò a eliminare in tre fasi, entro, il 1995, la limitazione di quantità. Nel dicembre del 1991 venne stipulato un nuovo accordo di collaborazione: la parte riguardante i rapporti commerciali entrò in vigore già a marzo del 1992, e la restante parte nel febbraio del 1994: il maggior vantaggio per l'Ungheria consisteva nel libero commercio di prodotti industriali. Per quanto riguarda l'export ungherese, alla fine del 1997 è stata cancellata la dogana per i prodotti dell'industria tessile; dal 1° gennaio 1998, poi, tutte le esportazioni industriali ungheresi non necessitano più di dogana all'interno dei 15 paesi dell'Unione Europea. Notevoli i vantaggi anche per quanto riguarda le esportazioni agrarie: le tasse doganali si sono ridotte in media dell'80%, mentre in direzione opposta - le importazioni provenienti dalla UE - l'abbassamento è stato in media del 30%. Sempre secondo questo accordo, solo a partire dal 2001 l'Ungheria dovrà rinunciare per intero alle tasse doganali per importazioni di prodotti industriali provenienti dall'Unione Europea.
Questi accordi hanno inevitabilmente portato a un notevole incremento dei rapporti tra Ungheria e Unione Europea: nel 1998 il 71% delle esportazioni magiare erano dirette verso paesi comunitari, mentre le importazioni hanno toccato il 64% del totale. Per il terzo anno consecutivo la bilancia degli scambi commerciali tra Ungheria e UE è in attivo per gli Ungheresi.
Per quanto riguarda l'anno 2000 due articoli, tratti uno dalla Pester Lloyd e l'altro dalla Budapester Zeitung, sono particolarmente interessanti perché presentano i rapporti tra Ungheria e Germania in un'ottica abbastanza diversa da quanto fin qui riportato.
Il primo articolo infatti, del 12 luglio 2000, intitolato Matáv - Die Deutschen kommen29 riferisce dell'acquisto da parte della Deutsche Telekom del pacchetto azionario di maggioranza della società telefonica ungherese Matáv. Viene specificato infatti che la Deutsche Telekom ha prelevato per una somma di 2,2 miliardi di dollari la quota della MagyarCom dalla società americana SBC, impossessandosi così del 60% delle azioni di Matáv Rt. È da notare che è stata la stessa società americana SBC a offrire la propria quota a Deutsche Telekom, che quindi non ha dovuto neanche faticare più di tanto per impossessarsi di Matáv.
L'acquisto del colosso telefonico magiaro è particolarmente importante per Deutsche Telekom, già in possesso della quota di maggioranza della società di telefonia mobile Westel e che quindi si troverebbe nella posizione di controllare una grossa quota di telefonia sia fissa che mobile; inoltre l'acquisizione di quote di maggioranza di società telefoniche di paesi dell'Europa orientale rientra in una precisa strategia di mercato; la compagnia tedesca infatti possiede rilevanti quote azionarie di società telefoniche anche in Polonia, nella Repubblica Ceca, in Croazia, in Ucraina e in Russia e si prevedono prossimi sviluppi in questa direzione anche in Slovacchia e in Macedonia.
Il secondo articolo è della Budapester Zeitung del 7 agosto 2000 e tratta - direi in controtendenza rispetto a quanto fin qui documentato - un aspetto negativo dell'export ungherese: la vendita di miele alla Germania e, più estesamente, ai paesi dell'Unione Europea. Il miele ungherese viene descritto come
 
particolarmente aromatizzato, con effetti disinfettanti e indicato per contrastare malattie, grazie al particolare clima presente nel bacino dei Carpazi (4).
 
Sotto il titolo Ungarischer Honig - In Deutschland bald eine Mangelware?30 la Budapester Zeitung parla del crollo delle esportazioni, dovuto alla concorrenza dei paesi vicini. Dal 1° luglio 2000 gli altri paesi esportatori di miele dell'Europa dell'Est - più precisamente Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca - hanno richiesto e ottenuto dall'Unione Europea quote di esportazione senza imposte doganali.
L'Ungheria invece, che non aveva chiesto l'abolizione di queste imposte, ha solo ottenuto una notevole riduzione delle tasse di importazione. Gli effetti si sono subito fatti sentire: con questa riduzione delle imposte doganali, questi paesi - spiega Gábor Kékes, presidente degli apicoltori ungheresi - possono offrire il proprio prodotto a un prezzo del 10% inferiore rispetto a quello ungherese: quanto basta per far perdere all'Ungheria la posizione di superiorità fin qui detenuta. Si tratta di un grave danno per gli apicoltori e i commercianti di miele, che basano gran parte dei propri profitti proprio sull'esportazione.
 

3. I rapporti economici e diplomatici
 
Abbiamo rilevato quale stretto legame intercorra tra Ungheria e Germania, quanto la Germania sia importante soprattutto a livello economico per l'Ungheria e - viceversa - quanto il governo di Berlino sostenga Budapest per il suo ingresso nell'Unione Europea. Ora verrà analizzata una serie di interviste, raccolte dalla Pester Lloyd e dalla Budapester Zeitung, effettuate nel corso del 2000 ad esponenti politici e ambasciatori, tedeschi e ungheresi, che in questi ultimi anni hanno visitato la Germania e l'Ungheria, o sono vissuti in quei paesi.
Uno dei più importanti incontri avvenuti nel 2000 (in aprile, per la precisione) tra le diplomazie dei due paesi è stata la visita di tre giorni del primo ministro Viktor Orbán e del ministro dell'Economia Gyorgy Matolcsy a Monaco di Baviera e a Norimberga. Ne riporta notizia la Pester Lloyd nell'edizione del 12 aprile 2000 sotto il titolo Eitel Sonnenschein in Bayern - Ministerpräsident Viktor Orbán auf Staatsbesuch in München31. Orbán, esordendo con la metafora
 
L'economia ungherese di successo: il germoglio più giovane di un albero millenario
 
(si erano infatti da poco conclusi i festeggiamenti in tutta l'area magiara nel corso del 1999 per i mille anni della nascita dell'Ungheria) ha potuto in quell'occasione illustrare le prospettive politiche ed economiche del suo paese
 
che si sta evolvendo dinamicamente: l'immagine di paese postcomunista deve essere ormai considerata superata, e non è neppure pensabile poter tornare indietro... L'Ungheria è ormai definitivamente orientata verso una politica economica di stampo occidentale (1-2, passim).
 
 
Vengono poi citati con soddisfazione i progressi raggiunti negli ultimi mesi: una costituzione stabile, alleanze politiche bipolari, crescita costante delle esportazioni, contenimento dell'inflazione, diminuzione della disoccupazione. Orbán non manca di sottolineare quanto siano ulteriormente migliorati i rapporti con la Baviera: negli ultimi tre anni l'export verso questo Land è triplicato, nell'anno precedente (1999) si era addirittura raddoppiato. In un contesto così ottimistico, non si poteva non dare grande importanza anche al tema dell'ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea: Orbán però abbandona in questa circostanza i toni trionfalistici e non esita a lanciare frecciate riguarda alla data precisa in cui Budapest verrà ammessa. Egli sostiene infatti, appoggiato dal suo ministro Matolcsy, di avere la sensazione che non tutti i paesi europei - come la Germania e ancor più il Land Baviera - sostengano a piene forze un rapido ingresso dell'Ungheria: il governo di Orbán non può fare di più per assolvere tutti i criteri richiesti, ora è solo una questione di volontà o meno da parte della commissione europea. Rilievi indubbiamente pesanti, che però ancora oggi (settembre 2001) non hanno indotto l'Unione Europea a fissare definitivamente la data d'ingresso.
Della visita di Orbán in Germania si torna in parte a parlare anche nell'edizione successiva della Pester Lloyd (19 aprile 2000): lo spunto è dato da un'interessante intervista concessa a questo giornale da Wilfried Gruber, nuovo ambasciatore tedesco a Budapest. Sotto il titolo Ausgezeichnete Beziehungen sind eine grosse Herausforderung - Ein NPL-Begrüssungsgespräch mit Wilfried Gruber, dem neuen Botschafter der Bundesrepublik Deutschland in Budapest32, Gruber parla dell'Ungheria di fronte alla NATO, delle possibilità di ingresso nell'Unione Europea, dei rapporti tra Ungheria e Germania. Per prima cosa egli traccia, pur senza dichiararlo apertamente, un parallelo tra l'Alleanza Atlantica e l'Unione Europea: è stato importante - afferma l'ambasciatore - accogliere Budapest nella NATO, la Germania anzi ha sostenuto non solo diplomaticamente ma anche economicamente il suo ingresso, per permettere un valido ammodernamento delle strutture, necessario per rientrare nei criteri richiesti. L'Ungheria saprà compiere ulteriori passi in avanti e acquisterà sempre maggiore importanza. I toni elogiativi vengono però smorzati quando si parla dell'attesa per entrare nell'Unione Europea. L'intervistatore accenna all'"impazienza" dimostrata dal primo ministro Orbán durante la sua visita a Monaco, e Gruber cerca di attenuare le polemiche con queste parole:
 
La Germania ha sempre sostenuto con vigore l'allargamento a est dell'Unione Europea, e tra le sei candidate, l'Ungheria ha le migliori chances. Esistono però ancora ambiti di trattativa che ancora non sono stati affrontati: l'economia agricola, la politica regionale, l'ambiente. Sono tutti temi importanti, e l'Ungheria deve dimostrare in queste trattative di poter assumere l'acquis communautaire33 in tutti questi campi. Inoltre l'UE stessa deve fare in modo di dimostrarsi in grado di accettare un allargamento. Abbiamo quindi bisogno entrambi di passi in avanti ... Al momento non sono ancora in grado di fare un'ipotesi su di una data (3).
 
Dunque, parole non troppo confortanti per chi attende l'ingresso dell'Ungheria nell'Europa comunitaria. L'intervista prosegue con un'analisi dell'ambasciatore dei rapporti tra Ungheria e Germania. Egli parla di tre aspetti, collegati tra di loro: i rapporti economici, quelli politici e - non meno importanti - quelli culturali. In tutti e tre gli ambiti i rapporti tra i due paesi sono eccellenti: è una grossa sfida (come riporta anche il titolo dell'intervista) mantenerli su questi livelli; anzi andranno incrementati. Ottimi rapporti economici sono conseguenza naturale di ottimi rapporti politici: Gruber cita esempi pratici, quali gli intensi scambi commerciali bilaterali tra Ungheria e Baviera e Baden-Württenberg, oppure - a livello politico - la recente visita di Orbán in Germania. Anche i rapporti culturali hanno grande importanza: non solo la presenza tedesca in Ungheria (attraverso scuole e centri culturali) ma anche viceversa - sottolinea l'ambasciatore alla fine dell'intervista - la presenza magiara in Germania, molto forte se teniamo conto delle dimensioni dei due paesi. Gli esempi non mancano: l'edizione del 1999 della Buchmesse di Francoforte era dedicata proprio all'Ungheria; il presidente dell'Accademia dell'arte di Berlino, Gyorgy Konrád, è un Ungherese.
Il 15 maggio 2000, sotto il titolo Partner auf dem Weg nach Europa - Deutsch-Ungarische Agrargespräche auf Ministerebene34 la Budapester Zeitung descrive una visita di tre giorni a Budapest (9-11 maggio 2000) del ministro per l'agricoltura Karl Heinz Funke. Nei suoi colloqui con il collega ungherese József Torgyán emerge che "la collaborazione tra gli esperti agrari dei due paesi ha una lunga tradizione" (4) e quindi la Germania non esita a sostenere l'ingresso dell'Ungheria anche grazie agli eccellenti rapporti di economia agraria. Viene citata un'interessante serie di dati: l'esportazione di prodotti agrari dall'Ungheria verso la Germania si è assestata stabilmente negli ultimi anni intorno agli 800 milioni di marchi tedeschi e nel 1999 si è avuta una quota complessiva del 22% di valore totale di esportazione. Come paese dal quale importare invece, la Germania si trova in seconda posizione, dietro il Brasile (!) con il 9% del totale delle importazioni. Il valore dei prodotti agricoli e dei beni alimentari importati dalla Germania è stato nel 1999 di 225 milioni di marchi.
La visita del ministro Funke ha lo scopo di fare il punto della situazione sugli aiuti economici e diplomatici che il governo di Berlino ha fornito negli ultimi anni a Budapest. Nel prosieguo dell'articolo infatti vengono messi in evidenza i programmi di sostegno in corso tra i due paesi: nell'ambito dei programmi di trasformazione - viene spiegato - la Germania ha messo a disposizione dal 1991 al 2000 complessivamente
9,3 milioni di marchi per l'Ungheria; e anche per importanti questioni dello sviluppo del sistema di informatizzazione agraria, del sistema di controllo amministrativo e della politica strutturale riguardo al mercato sono stati compiuti significativi progressi.
L'articolo si chiude con un'intervista rilasciata dal ministro Funke alla Budapester Zeitung. In particolare, alla domanda se l'Ungheria possa essere vista dalle lobby agrarie come una concorrente per la Germania proprio in tema di politica agraria, - e quindi da questo punto di vista Berlino non avrebbe convenienza a sostenere l'ingresso di Budapest - Funke allontana ogni timore rispondendo così:
 
Vi è sempre scetticismo nell'Unione Europea, e naturalmente anche in Germania, quando un paese agricolo, come per esempio l'Ungheria, vuole entrare a far parte della Comunità. In questo modo si vede sempre in primo luogo una forma di concorrenza per i propri produttori. Ma sono dell'idea che di un allargamento ad est si devono vedere soprattutto i lati positivi. Se attraverso un nuovo ingresso si realizza una crescita economica, allora cresce anche la capacità di acquisto e di conseguenza attraverso questi scambi entrambe le parti traggono vantaggi (4).
 
In questa rassegna di interviste mi sembra importante poter valutare le parole di un personaggio politico ungherese che si può definire a metà strada tra il presente e il passato del proprio paese. Mi riferisco a Gyula Horn, capo del partito MSZP35, predecessore - negli anni dal 1994 al 1998 - di Viktor Orbán alla guida dell'Ungheria e soprattutto ministro degli Esteri nel 1989: dunque un personaggio di primo piano nei mesi precedenti e successivi la caduta del muro di Berlino e, di conseguenza, della liberazione del proprio paese dal dominio sovietico. Lo spunto è offerto da una vivace intervista concessa da Horn alla Budapester Zeitung nell'edizione del 12 giugno 2000: "vivace" perché in essa l'ex primo ministro non risparmia critiche e giudizi taglienti sull'operato del governo Orbán, sul ruolo della Germania e - inevitabilmente - sulle possibilità di ingresso del proprio paese nell'Unione Europea. Già il titolo scelto dalla Budapester Zeitung, Auf deutsche Unterstützung angewiesen - Interwiew mit dem ehemaligen Ministerpräsidenten und Aussenminister Gyula Horn36 focalizza il punto di vista di Horn, il quale infatti, fin dalla prima domanda
("Come valuta attualmente i rapporti tra Germania e Ungheria, che ai suoi tempi si rivelarono determinanti?") afferma:
 
Sono convinto che ancora oggi esistano particolari relazioni tedesco-ungheresi: gli imprenditori tedeschi sono ancora oggi al primo posto oggi in Ungheria. (...) Esistono però dei problemi, soprattutto di natura economica, ma anche di natura politica. Mi riferisco in particolare al nostro ingresso nell'Unione Europea. Nelle condizioni attuali, che ritengo inaccettabili, la Germania potrebbe fare qualcosa e apportare modifiche. Nell'Unione Europea infatti aumenta sempre più il rifiuto verso una rapida integrazione. Questo si scontra però con le dichiarazioni del vertice UE di Madrid del dicembre 1995, quando si stabilì che l'allargamento ad est e le riforme interne sarebbero dovute proseguire parallelamente. Oggi invece si afferma: "prima le riforme, poi l'allargamento"... io sono convinto che l'Ungheria sarà pronta per l'adesione entro la fine del 2002. (...) Grazie ai rapporti speciali tedesco-ungheresi, io mi aspetto che la Germania sostenga con ogni sforzo l'ingresso del nostro paese. Un paese come l'Ungheria, che ha combattuto da sola per ottenere la democrazia a costo di grandi sacrifici, ha semplicemente diritto all'ingresso nell'Unione Europea, a una possibilità per l'accoglimento della sua domanda (5).
 
In ogni caso, non esistono solo critiche per la Germania o per l'Unione Europea: nel prosieguo dell'intervista Horn ribadisce l'importanza che ha la Germania per l'Ungheria; anzi, non esita ad attribuire anche a se stesso un ruolo importante nel mantenimento delle relazioni, anche se da due anni ormai non è più il capo del governo: egli afferma infatti con una certa soddisfazione di
 
essere ormai ospite fisso in Germania... noi politici ungheresi dobbiamo convincere gli esponenti politici tedeschi durante i nostri incontri ufficiali. Questo lo vedo come una missione per me, se non addirittura come un obbligo (ibid.).
 
Anche l'ultima domanda dell'intervista riguarda l'annessione all'Unione Europea, e anche in questa circostanza Horn non risparmia un duro commento, dove compaiono affermazioni che non abbiamo mai ritrovato nelle parole di nessun altro esponente politico. Stimolato infatti dalla domanda "Sembra che in quest'ultimo periodo vi siano problemi nella EU con l'apertura verso est", egli afferma che
 
in tutta Europa dilaga l'idea che l'occidente non possa più sopportare sacrifici per il sostegno delle regioni mitteleuropee. Durante la mia ultima visita in Germania ho detto ai miei colleghi che questa è un'opinione completamente sbagliata e distorta. Non è vero che solo loro hanno dovuto fare sacrifici. Di sacrifici ne ha fatti anche il popolo ungherese, e anche di pesanti. Solo quest'anno abbiamo raggiunto lo standard di vita dell'epoca del cambiamento (1989) - e già allora non era certo molto alto. Per dieci anni le condizioni di vita del nostro popolo sono peggiorate. E cosa ha fatto l'occidente? Ci ha dato pacche sulle spalle37. L'ingresso nell'Unione Europea è solo un business, e molto grosso: la nostra annessione sarà vantaggiosa per l'Unione Europea almeno quanto lo sarà per noi (ibid.).
 
Ma la richiesta dell'ingresso dell'Ungheria nell'Unione Europea non si basa solo su questioni diplomatiche, economiche o, per esempio, agrarie - come abbiamo visto in questi ultimi articoli - bensì anche su criteri di sicurezza alle frontiere. Un valido spunto di riflessione è dato da un'intervista rilasciata nell'edizione del 10 luglio 2000 della Budapester Zeitung dal ministro degli Interni del Baden-Württenberg Thomas Schäuble, in visita a Budapest presso il suo collega ministro degli Interni ungherese Sándor Pintér. Gli incontri tra i due ministri sono piuttosto frequenti, e questa visita segue quella dell'anno prima del ministro Pintér a Stoccarda. Sotto il titolo Unterstützung zugesichert - Schäuble in Budapest38 la Budapester Zeitung spiega che i temi centrali della visita di Schäuble riguardano la collaborazione a livello di forze di polizia e, di conseguenza, la preparazione dell'Ungheria all'ingresso nell'Unione Europea anche a livello di sicurezza interna: l'Ungheria deve essere in grado entro breve di attenersi alle disposizioni del trattato di Schengen. Spiega Schäuble:
 
La polizia del Baden-Württenberg sostiene l'Ungheria in questo difficile progetto. Questo compito, che riguarda soprattutto la sicurezza delle frontiere e ha anche un importante significato storico, può essere più facilmente risolto quando anche la Romania e la Slovacchia entreranno a far parte dell'Unione Europea (3).
 
Il ministro chiude poi l'intervista con parole ottimistiche sul ruolo della nuova Ungheria in Europa: gli ambiti nei quali vi deve essere maggiore cooperazione devono essere la lotta alla criminalità organizzata e allo sfruttamento di esseri umani.
 
Il nostro compito - conclude Schäuble - è quello di contribuire in tutti i modi alla realizzazione di questo progetto; l'Ungheria per noi è un partner molto importante (ibid.).
 
In stridente contrasto con le ottimistiche parole di Schäuble - e un po' di tutti gli esponenti politici tedeschi - si pongono invece le parole del ministro degli Esteri ungherese János Martonyi al termine di una conferenza tenutasi a Berlino alla fine di giugno e descritta dalla Pester Lloyd nell'edizione del 5 luglio 2000. Sotto il titolo Mahnende Worte an Europa - Aussenminister János Martonyi in Berlin39 viene infatti riportato l'intervento del ministro Martonyi a un convegno organizzato dalla rappresentanza del Land Baviera dal titolo Reden über Europa40. L'analisi di Martonyi verte - inevitabilmente - sul tema "L'Ungheria sul sentiero verso l'Unione Europea"; colpisce però la durezza delle parole del ministro, che abbandona le formule ottimistiche e di circostanza usate in tante precedenti occasioni dai sui colleghi, per affermare con vivacità che secondo il governo di Budapest l'Ungheria è pronta per questo grande passo: è l'Unione Europea che tentenna e non è ancora pronta. Secondo Martonyi
 
l'Europa ormai da tempo non è più un'attraente bella donna, bensì un'anziana flemmatica dama, alla quale una cura di ringiovanimento attraverso l'allargamento verso est potrebbe fare solo bene (2).
 
Il ministro spiega in seguito che
 
per assicurare al nostro continente pace e stabilità, così come competitività, assume il carattere di priorità assoluta la realizzazione dell'integrazione dei paesi del centro e dell'est Europa (...) Il consolidamento dell'unità interna così come l'allargamento dell'Unione devono saper viaggiare di pari passo (ibid.).
 
Martonyi cita anche una serie di dati - crescita dinamica dell'economia, calo dell'inflazione e una quota di disoccupazione ben al di sotto della media europea - per giungere imperiosamente alla domanda-accusa finale:
 
Perché allora vi sono da parte di alcuni stati membri e di rappresentanti della commissione europea tante insicurezze sul futuro del processo di allargamento? Manca coraggio politico per permettere attraverso decisioni strategiche il mantenimento del dinamismo fin qui dimostrato nel processo di allargamento (...) L'eventuale rallentamento o rinvio degli accordi potrebbe avere serie conseguenze non solo per gli stati candidati ma anche per l'Unione Europea stessa, e ciò potrebbe sfociare in una situazione politica di insicurezza. È compito di entrambe le parti evitare la creazione di situazioni di insicurezza e di mancanza di chiarezza (ibid.).
 
Alle dure parole del ministro Martonyi segue peraltro un'immediata risposta da parte del governo tedesco, attraverso una lettera ufficiale scritta dal ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer (nato - tra l'altro - proprio in Ungheria, a Budakeszi, vicino a Budapest) al suo collega ungherese, per tranquillizzare il governo magiaro e ribadire il pieno sostegno tedesco all'ingresso dell'Ungheria nell'Unione.
Nell'edizione del 19 luglio 2000 la Pester Lloyd riporta infatti, con il titolo Befürchtungen zerstreuen - Fischer beruhigt Martonyi in EU-Fragen41, alcuni stralci della lettera di Fischer, di cui si riportano qui di seguito i tratti salienti:
 
Nel completo superamento della divisione, durata decenni, dell'Europa, vedo il grande, storico compito della nostra generazione. Con il suo ingresso nell'Unione Europea l'Ungheria avrà completato la propria integrazione con i popoli liberi e democratici d'Europa. Con un grosso sforzo collettivo riusciremo a raggiungere questo obbiettivo. (...) Continuerò a impegnarmi per un rapido ingresso dell'Ungheria nell'Unione. Gli stati membri dovranno mettersi d'accordo entro la fine dell'anno su importanti riforme istituzionali, per far sì che l'allargamento dell'Unione sia effettivamente realizzabile. Ma anche i paesi che desiderano entrare a farne parte devono testare come possono effettivamente modificare il proprio'acquis fino alla data d'ingresso. (...) Anche il processo di progressivo consolidamento dell'integrazione fino a giungere a una federazione europea di stati nazionali può essere realizzata tramite una stretta collaborazione di tutti i partecipanti. Sono convinto che l'Unione Europea guadagni con l'ingresso dell'Ungheria una nazione con profonde convinzioni e tradizioni europee (2).
 
A conclusione di questa rassegna di personaggi politici e diplomatici tedeschi e ungheresi vi è un'interessante intervista rilasciata alla Budapester Zeitung nell'edizione del 24 luglio 2000 da parte del nuovo ambasciatore ungherese in Germania. Con il titolo Deutsch - Ungarische Beziehungen ideologisch unbelastet - Interview mit Ungarns neuem Botschafter in Berlin, Gergely Prohle42 la Budapester Zeitung raccoglie infatti le impressioni dell'ambasciatore Gergely Prohle poco prima della sua partenza per Berlino. La prima domanda riguarda la situazione politica dell'Ungheria e della Germania: Prohle infatti si appresta a lasciare il proprio paese, dove vige un governo conservatore (con a capo il premier Viktor Orbán) per un paese governato da una coalizione verde-rossa, guidata da Gerard Schröder; e soprattutto per un paese che da pochi anni ha ampliato i propri confini geografici con l'unificazione dei due stati in cui era diviso aumentando così notevolmente la propria influenza in Europa e nel mondo. Prohle osserva che la nuova situazione politica tedesca (ossia il passaggio dall'era Kohl alla vittoria politica di Schröder) e il trasferimento dell'ambasciata ungherese da Bonn a Berlino - intendendo con questo il trasferimento della capitale tedesca nella Berlino riunificata - sono avvenimenti nuovi prima di tutto per i Tedeschi stessi, più che per i cittadini d'Europa. E sebbene - sottolinea l'ambasciatore - la Germania sia diventata nel frattempo una grande potenza, essa continua a comportarsi con grande umiltà e moderazione, sia per quanto riguarda l'aspetto economico, sia per la propria influenza politica all'interno dell'Unione Europea.
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