- Cultura
e Storia
Juri Berlini
-
- GERMANIA
- UNGHERIA
- UN'ANALISI
DEI RAPPORTI POLITICI, ECONOMICI E DIPLOMATICI NEL
QUINQUENNIO 1996-2000*
-
-
- 1. L'Ungheria
e la nuova realtà tedesca
-
- Dopo la caduta del muro di
Berlino e la fine del regime comunista nell'Europa
dell'est, la Germania ha provveduto ad aiutare
massicciamente non solo i "fratelli" d'oltrecortina
con interventi diretti di bonifica e ricostruzione, ma
anche gran parte degli Stati dell'ex impero sovietico.
Nella fattispecie l'Ungheria - lo Stato più
"occidentale" dei Paesi del Patto di Varsavia - ha
sempre potuto contare sull'appoggio economico di quasi
tutti i Länder tedeschi.
- Un buono spunto di partenza
per delineare un quadro della situazione degli aiuti
verso la metà degli anni Novanta può
essere dato da un articolo tratto da Econews di
marzo del 1996 (nel quale si riporta una sintesi in
inglese di un articolo della
Népszabadság), dal titolo EU
still ratify German credit line to
Hungary1.
In esso si riferisce della regolarità dei
prestiti all'Ungheria da parte dei Länder,
benché questi crediti dovessero essere ancora
approvati e ratificati dall'Unione Europea. Il Fondo
Monetario Mondiale non approvava infatti l'idea di
prestiti così elevati. Econews riporta
anche le cifre: 250 miliardi di marchi tedeschi da
parte del Baden-Württenberg, altrettanti dalla
Baviera e 300 miliardi dalla Vestfalia. Questi accordi
di collaborazione erano stati firmati dal Cancelliere
Kohl e dal suo collega ungherese Horn nell'ottobre del
1995, con lo scopo dichiarato di creare
joint-ventures tedesco-ungheresi.
- Sempre per quanto riguarda il
1996, è interessante analizzare anche un
articolo della Ungarische Wochenschau,
bollettino d'informazione dell'agenzia ungherese MTI,
dal titolo Ausbau der Kontakte mit
Hessen2,
riguardo la visita del ministro dell'Assia, Hans
Eichel, a Budapest alla fine di novembre di
quell'anno.
- In quell'occasione vennero
firmati importanti accordi commerciali tra il ministro
Eichel e il suo collega ungherese Szabolcs Fazakas, in
particolare - riferisce la Ungarische
Wochenschau - per il sostegno delle piccole e
medie imprese. L'articolo riporta poi una lunga serie
di dati, per ribadire il concetto di quanto già
solidi siano i rapporti tra l'Assia e
l'Ungheria:
-
- Per
quest'anno si calcola un volume commerciale di
quasi un miliardo di marchi tedeschi. Da tenere
in particolare considerazione è una quota
d'incremento che nelle attuali statistiche viene
presentata per i primi quattro mesi di
quest'anno: le esportazioni ungheresi verso
l'Assia hanno raggiunto un volume di 220,2
milioni di marchi, con una crescita del 74%
rispetto all'anno precedente. Nello stesso arco
di tempo le importazioni da questo Land
verso l'Ungheria hanno raggiunto i 164,5 milioni
di marchi, con una crescita del 6%. Dall'Assia -
uno dei Land economicamente più
potenti della Germania - sono confluiti fino ad
ora capitali di investimento del valore di circa
300 milioni di marchi (...).
-
- La visita del ministro Eichel
ha toccato anche il tema dei prestiti economici
ricevuti dall'Ungheria da parte dei vari
Länder tedeschi: la Ungarische
Wochenschau riporta infatti che, a una precisa
domanda di un cronista del quotidiano
Népszava, Eichel affermava che l'Assia
non era in grado - contrariamente alla Baviera e al
Baden-Württemberg - di fornire crediti,
bensì solo l'apertura a sempre maggiori scambi
economici. Il ministro chiudeva la sua visita in
Ungheria proponendo se stesso come "valido tramite"
per gli aiuti dall'Europa occidentale "nei confronti
dei paesi dell'Est e, in particolare, per la
costruzione di una rete transeuropea (comunicazioni,
energia e traffico) verso l'Europa
dell'Est".
- I buoni rapporti commerciali
tra Ungheria e Baviera vengono ribaditi per esempio
anche nel maggio del 1997 da un articolo del
Népszabadság, in un'intervista
(dal titolo Bayern ist ein wichtiger
Investor)3
rilasciata dal ministro dell'economia bavarese Otto
Wiesheu, in visita in quei giorni alla fiera
dell'industria di Budapest. In essa si ribadisce che
il 25% dei rapporti commerciali tra Germania e
Ungheria - che complessivamente comportano un giro di
affari di 16,5 miliardi di marchi tedeschi -
riguardano la Baviera; la maggioranza degli
investitori bavaresi in terra ungherese (e
nell'articolo si specifica che le società miste
ungheresi-bavaresi sono circa 1.500) si dichiara
soddisfatto, nonostante le macchinose pratiche
burocratiche e gli alti dazi doganali. Infine -
conclude il ministro - bisogna urgentemente puntare
sul potenziamento della linea ferroviaria Budapest -
Vienna - Monaco - Parigi e su un incremento dei
trasporti navali lungo il Danubio.
- I collegamenti stradali,
ferroviari e navali tra l'Ungheria e l'Europa
occidentale cui accenna Wiesheu portano
inevitabilmente il discorso su un argomento di
crescente attualità: il futuro ingresso
dell'Ungheria nell'Unione Europea (auspicato almeno da
parte ungherese). La Baviera - come in fondo tutta la
Germania - in questi ultimi anni ha costantemente
sostenuto l'Ungheria, e le testimonianze di ciò
sulla stampa ungherese non mancano: per quanto
strettamente concerne la posizione della Baviera,
particolarmente significativi appaiono tre articoli
della Budapester Zeitung, tutti e tre di aprile
del 2000. Il primo articolo4,
dal titolo Bayern unterstützt EU-Beitritt -
Alois Glück (CDU) in Budapest5
si sofferma sulla visita del presidente del gruppo
parlamentare della dieta regionale della CSU Alois
Glück a Budapest (28 marzo 2000) per incontrare i
principali esponenti politici ungheresi. Glück
afferma che
-
- la Baviera si
sta interessando in prima persona allo sviluppo
politico, economico e sociale dell'Ungheria: per
il nostro paese, così come per tutta
l'Europa, essa è di grande importanza.
Appoggerò pienamente gli sforzi
dell'Ungheria per entrare a far parte
dell'Unione Europea già dal primo turno.
(...) Questo passo però porterà
inevitabilmente grandi cambiamenti interni,
cambiamenti che riguarderanno soprattutto le
strutture economiche e sociali: i criteri per
essere ammessi dovranno essere rigidamente
osservati (3).
-
- Alla visita di Glück a
Budapest, segue pochi giorni dopo (6-8 aprile 2000)
una visita del primo ministro ungherese Viktor
Orbán e del ministro dell'economia Gyorgy
Matolcsy a Monaco e a Norimberga. La visita è
descritta dalla Budapester Zeitung con il
titolo Keine klare Strategie seitens der EU -
Besuch des ungarischen Ministerpräsidenten in
Bayern6.
Scopo principale della visita è ribadire i
buoni rapporti tra i due paesi e, di conseguenza,
rinvigorire il sostegno della Baviera alla causa
ungherese riguardo al suo ingresso nella EU. In questo
contesto Orbán afferma che "l'Ungheria non va
ormai più considerata come un paese
"postcomunista", giacché - a differenza degli
stati con i quali confiniamo ad est - il periodo di
transizione dalla dittatura alla democrazia di stampo
occidentale è ormai alle nostre spalle.
L'Ungheria ha ormai soddisfatto tutti i criteri
richiesti dall'Unione Europea per poterne far parte".
L'articolo riporta poi una serie di dati economici che
confermano gli intensi scambi commerciali: il volume
economico tra i due paesi - che riguardano circa il
30% degli scambi commerciali tra l'Ungheria e l'intera
Germania - si aggirava nel 1999 intorno a 8 miliardi
di marchi.
- Segno visibile di questi
stretti rapporti economici sono la creazione di oltre
1500 joint-ventures ungheresi-bavaresi.
Nell'area del sud-est Europa la Germania esporta dal
1996 più che non negli Stati Uniti e Canada
messi insieme. Nel bilancio economico complessivo la
Baviera ha, con i paesi di questa regione,
un'eccedenza; solo l'Ungheria rappresenta
un'eccezione. Grazie a un aumento del giro di affari
del 50% attualmente l'Ungheria si trova all'ottavo
posto tra le principali fonti di importazione per
l'economia bavarese, mentre a metà degli anni
'90 si trovava solo al 14° posto. È
interessante notare, per quanto riguarda la
percentuale detenuta dalla Baviera nella cifra
complessiva degli scambi economici tra Germania e
Ungheria, che in questo articolo, datato aprile 2000,
si parla del 30%, mentre nell'articolo precedentemente
riportato del Népszabadság di
maggio del 1997 la quota si aggirava intorno al
25%.
- Il terzo articolo che si
ritiene particolarmente interessante presentare
è comparso sulla Budapester Zeitung
n° 17 del 24 aprile 2000 con il titolo Bayerns
neue Position in Europa - Konferenz zur
Osterweiterung7;
in esso si riportano le conclusioni di un congresso
tenutosi a Norimberga a metà aprile di
quell'anno tra i ministri degli esteri di dieci Stati
dell'Europa centrale e dell'est. L'Ungheria era
rappresentata dal proprio ministro dell'Economia
Gyorgy Matolcsy. Il tema centrale del congresso era
ovviamente la prospettiva di allargamento ad est
dell'Unione Europea, prospettiva ben accolta dal
"padrone di casa", il ministro bavarese per l'economia
Otto Wiesheu, fin dal discorso di apertura del
congresso:
-
- L'allargamento
ad est dell'Unione Europea è una grande
sfida, che noi tutti dobbiamo accettare. Non vi
è alcuna alternativa all'allargamento;
essa porterà pace, libertà e
benessere in tutta Europa. L'allargamento ad est
offre a tutti noi grandi possibilità, ma
anche rischi. Sono però convinto che
saremo in grado di superare queste
difficoltà (3).
-
- Anche i dati presentati,
riguardanti gli scambi commerciali tra la Baviera e
ciò che la Budapester Zeitung definisce
i MOE-Länder8
sono confortanti: il valore totale delle esportazioni
della Baviera verso i 10 MOE-Länder
rappresentati al congresso si attestava nel 1989 a
circa 1,5 miliardi di marchi tedeschi, per crescere
nel 1994 a 5 e nel 1999 a ben 15 miliardi, quasi il
10% delle esportazioni totali della Baviera. Di pari
passo anche le importazioni hanno registrato un
costante aumento: da 1,6 miliardi di marchi nel 1989
ai 7,7 del 1994 fino ai 15 miliardi del 1999, circa il
12% delle importazioni totali.
- Per bocca di Ingo Friedrich,
vicepresidente del Parlamento europeo, venivano infine
fatti osservare i benefici geopolitici, oltre che
commerciali, di un prossimo allargamento verso est
dell'Unione Europea: la Baviera infatti assumerebbe
una posizione sempre più centrale rispetto
all'Europa.
- Sul tema dei rapporti tra
l'Ungheria e i cinque nuovi Länder
dell'attuale Germania - ossia di regioni che con
l'Ungheria hanno condiviso la lunga esperienza della
dominazione sovietica - c'è un articolo che
riguarda la Turingia, della Neue Pester Lloyd del 27
ottobre 1999, con il titolo Rechtsarmonisierung -
Staatsanwälte Thüringens finden viele
gemeinsame Probleme in Ungarn9.
Vi si affronta il tema dei contatti esistenti tra
Germania e Ungheria nel campo giudiziario; lo spunto
è dato da una visita del sostituto procuratore
della Turingia, Winfried Schubert, in Ungheria,
invitato dal suo collega magiaro Kálmán
Gyorgyi. Il motivo di questo incontro è dato
dai frequenti viaggi di giuristi e avvocati ungheresi
in Turingia per partecipare a congressi, studiare o
fare esperienze di lavoro. In fondo, viene
sottolineato, il sistema di diritto ungherese è
stato fortemente influenzato da quello
tedesco.
- Vengono elogiati gli sforzi
comuni compiuti per frenare la criminalità
organizzata, in particolare il commercio di sostanze
stupefacenti e l'immigrazione clandestina;
quest'ultimo aspetto - l'ingresso clandestino di
persone che cercano lavoro in Germania, soprattutto
nel campo dell'edilizia - è un problema che
coinvolge non solo l'Ungheria bensì tutti gli
stati dell'Est europeo. Ma le prospettive sono buone,
giacché - emerge da questo colloquio - dopo i
cambiamenti del 1989 la collaborazione ha avuto uno
sviluppo sempre più dinamico, a vantaggio
soprattutto dell'Ungheria; e il governo di Budapest
intende presentare tale collaborazione come
credenziale da presentare per il proprio ingresso
nell'Unione Europea.
- Il secondo esempio degno
d'essere citato riguarda i rapporti tra l'Ungheria e
il Brandeburgo, sempre nell'ambito della giustizia: si
tratta infatti della visita a Budapest del ministro
per la giustizia e gli affari europei, il
brandeburghese Kurt Schelter, visita avvenuta il 13 e
14 marzo 2000 per incontrare il ministro degli Interni
ungherese Sándor Pintér; questo incontro
viene descritto sia dalla Budapester Zeitung
(con il titolo Verstärkte Zusammenarbeit -
Brandeburgischer Justizminister Schelter besuchte
Ungarn)10,
sia, più in breve, dal Neue Pester Lloyd
(con il titolo Europäisches Kernland
Ungarn)11.
- Entrambi i giornali riportano
fin dalle prime battute le parole del ministro
Schelter sull'importanza del ruolo svolto
dall'Ungheria nell'Europa del 1989 e degli anni
seguenti:
-
- L'ingresso
dell'Ungheria nell'Unione Europea rientra nella
logica della storia, perché l'Ungheria si
è confermata nel 1989 come paese europeo
di centrale importanza... Ha aiutato la
libertà ad affermarsi.
-
- Con queste parole il ministro
elogiava nuovamente il popolo ungherese, che ebbe un
ruolo determinante nel raggiungimento della
riunificazione tedesca. Vengono poi affrontati temi di
più stretta attualità: il Brandeburgo
appoggia pienamente l'ingresso dell'Ungheria
nell'Unione Europea; viene però sottolineato un
aspetto della collaborazione tra i due paesi ancora da
migliorare (tra l'altro in contrasto con il precedente
articolo riguardante i rapporti tra Ungheria e
Turingia): la lotta alla criminalità
organizzata e al commercio di droga, per la quale, il
ministro Schelter si augura un prossimo ingresso della
polizia ungherese nell'Europol.
- Concludo con un articolo che
riguarda la Sassonia; sotto il titolo Intelligente
Wertschopfungsprozesse schaffen - Projektgruppe
Sachsen-Ungarn12,
la Budapester Zeitung, nell'edizione del 3
aprile 2000, si sofferma infatti su un forum
bilaterale che esiste dal 1991 tra i due paesi: esso
si svolge ogni anno, in Ungheria o in Germania, con lo
scopo di migliorare i rapporti economici, sociali e di
politica estera tra i due paesi13.
Nell'edizione del 2000 esso era incentrato sui
progressi compiuti dal processo di trasformazione in
corso dopo il cambiamento del 1989 tra Ungheria e
Sassonia. Sono due dei protagonisti di questo vertice
- Jorg Geiger, dirigente ministeriale presso il
ministero statale della Sassonia per l'economia e il
lavoro, e il professor Max Eli -, intervistati dalla
Budapester Zeitung, a spiegare i risultati
ottenuti:
-
- La
particolare situazione della Sassonia come parte
della Repubblica Federale Tedesca deve essere
studiata per capirne i punti deboli e i punti di
forza... Nel frattempo emerge con chiarezza dove
le strutture crescono più velocemente e
dove no. Per fare un esempio, nel campo degli
autoveicoli appare evidente che ci troviamo di
fronte a un intenso scambio in entrambe le
direzioni tra Ungheria e Sassonia. Entrambe le
parti sono molto interessate al mantenimento di
sinergie e a riuscire a ottenere rapporti
economici sempre più stretti. Si tratta
del trasferimento di tecnologie dalla Sassonia
verso l'Ungheria, e in prossimo futuro anche
viceversa, dall'Ungheria verso la Sassonia. Allo
stesso tempo si tratta del miglioramento della
piccola e media impresa locale e della sua
preparazione al periodo dopo l'ingresso
nell'Unione Europea. Ciò significa che
gli imprenditori devono abituarsi alla
concorrenza e che devono essere migliorate le
cosiddette capacità assortive: e
ciò deve avvenire attraverso un
know-how sassone. Il punto è come
prepararsi alla difficile situazione di
concorrenza in un mercato unitario europeo
(5).
-
-
- 2. La
Germania, primo partner commerciale
dell'Ungheria
-
- Dopo la fine dell'URSS la
Germania è rapidamente diventata, nonostante il
profondo processo di trasformazione dovuto
all'annessione e alla "bonifica" del territorio della
ex Repubblica Democratica Tedesca, il primo partner
commerciale dell'Ungheria: numerose sono state - e
sono tuttora - le imprese che creano proprie filiali
in terra magiara e altrettanto cospicui sono stati i
prestiti in valuta concessi nel corso di questi anni
dal governo tedesco a quello ungherese per favorire la
ripresa economica del paese. L'intensificazione dei
rapporti economici è evidentissimo in tutto il
quinquennio preso in esame.
- La rassegna può
partire da un approfondimento del quotidiano ungherese
Figyelo che nell'edizione del 7 marzo 1996 si
sofferma su un prestito di un miliardo di marchi
tedeschi concordati tra l'istituto finanziario di
Francoforte14
e i piccoli e medi imprenditori ungheresi. Da notare
che una metà di questo prestito verrà
finanziato dallo Stato, la seconda metà dai due
Länder Baviera e Baden-Württenberg. I
parametri da seguire per ottenere questi investimenti
vengono descritti con precisione: gli investitori
potranno utilizzare i finanziamenti per la produzione
industriale, per la realizzazione di prodotti per il
mercato e per prestazioni di servizi, per
l'introduzione di nuove tecnologie, per un cambio di
strutture e per realizzare privatizzazioni. Le imprese
interessate devono avere una partecipazione statale
non superiore al 25%, avere meno di 500 dipendenti e
devono essere in grado di finanziare almeno un quarto
degli investimenti con forze proprie. Il periodo di
tempo può raggiungere e superare i dieci anni
di tempo. Le banche interessate sono in prima linea la
MBFB15
(Banca ungherese per l'investimento e lo sviluppo) e,
in misura minore, la Konzumbank Rt. e la
Mezobank Rt.
- Altrettanto interessante da
analizzare è un articolo, datato 26 aprile
1996, comparso sulla Ungarische Wochenschau:
esso riporta, sotto il titolo Deutsche Investoren
zeichnen positives Gesamtbild16,
i risultati di un questionario proposto dalla Camera
di Commercio stessa a imprenditori tedeschi presenti
in Ungheria, riguardo la loro attività svolta
nel corso del 1995 e le loro previsioni per il 1996.
Il bilancio tratto è complessivamente positivo:
l'88% si attende un aumento dei profitti per il 1996,
nonostante "una concorrenza sempre più
serrata". Questo ottimismo viene in parte adombrato -
afferma più della metà di coloro che
hanno risposto al questionario - da un sempre maggiore
aumento dei costi da sostenere; d'altra parte
però solo il 16% afferma che questa crescita
dei costi avrà ripercussioni dirette sulla
propria clientela. Un terzo degli intervistati fa
risalire i buoni risultati del 1995 a oculate
operazioni di marketing, a un costante miglioramento
della qualità e del servizio e all'introduzione
di nuovi prodotti e prestazioni.
- Molto differenziate sono le
opinioni riguardanti la politica economica ungherese.
Tra gli effetti positivi vengono principalmente citate
una macroeconomia sempre più stabile, una
costante crescita economica e il basso costo della
manodopera. Tra gli effetti negativi vengono posti in
risalto una continua svalutazione del fiorino
ungherese, l'aumento delle tariffe doganali e una
capacità di acquisto interna molto bassa;
quest'ultimo aspetto viene da alcuni apprezzato come
un elemento stabilizzante dell'economia, da altri
criticato come un rallentamento artificiale
dell'economia. Altri fattori macro-economici ritenuti
negativi sono gli alti tassi d'interesse, i ristretti
prestiti bancari, l'inflazione alta e il dilagare del
mercato nero.
- Anche per quanto concerne la
situazione del mercato le valutazioni non sono
uniformi: viene giudicata indubbiamente positiva dalle
società che offrono prestazioni di sevizi -
quali ad esempio le compagnie assicurative o le ditte
di leasing; viene invece vista negativamente dalle
ditte produttrici di generi alimentari o di beni di
consumo.
- Su un punto tutti sembrano
trovarsi d'accordo riguardo la politica economica
ungherese: la speranza di reali cambiamenti inerenti
la pressione fiscale; tutti gli imprenditori tedeschi
intervistati auspicano infatti una semplificazione
delle imposte e una più chiara legislazione in
materia di tasse. Dai questionari si evince che le
imprese tedesche auspicano una molto maggiore
chiarezza legislativa, continuità e sicurezza
piuttosto che l'abbattimento di tasse statali e di
imposte doganali.
- Nel mese di febbraio del 1997
ebbe luogo la visita a Budapest dell'allora presidente
della Repubblica Federale, Roman Herzog. Il bilancio
degli scambi commerciali tra Ungheria e Germania,
venne dettagliatamente riportato, tra gli altri, da
Figyelo in data 20 febbraio e da Econews
il 26 febbraio.
- Entrambi gli articoli
rimarcano con soddisfazione il buon andamento dei
rapporti commerciali e le previsioni per l'anno che
incominciava; in particolare il Figyelo, che
fin dal titolo di buon auspicio Die deutsche
Investitionslust ist ungebrochen17
sottolinea che
-
- tra i paesi
dell'Europa centrale e orientale si inasprisce
la battaglia per ottenere i favori degli
imprenditori tedeschi: l'Ungheria parte con
buone possibilità in questa sfida. La
simpatia è quantomeno
reciproca...
-
- spiegando poi che nonostante
le numerose difficoltà che l'economia tedesca
deve affrontare, i produttori ungheresi possono
continuare a fare affidamento sul mercato tedesco e
sull'allargamento degli scambi commerciali. L'articolo
si sofferma proprio sulla questione della
disoccupazione in Germania: nonostante questo serio
problema, "il desiderio di investire in Ungheria non
è diminuito". Infatti anche i dati segnano una
tendenza in positivo: se nel 1995 la quota ungherese
all'import tedesco era appena dell'1%, nella prima
metà del 1996 era già al 9% - una quota
di import-export complessiva, si precisa, superiore a
paesi quali USA, Gran Bretagna e Italia. Ma se da una
parte l'Ungheria è un paese ambito da chi
desidera investire all'estero, proprio perché
offre condizioni interessanti agli stranieri,
dall'altra l'attività commerciale degli
imprenditori è ostacolata dal cambiamento delle
disposizioni legali, dalla burocrazia e
dall'inflazione alta.
- L'articolo di Econews,
invece, intitolato German president on state visit
to Hungary18,
riporta, per bocca del presidente Herzog, l'intenzione
della Germania di sostenere tutti i paesi dell'Est
intenzionati a entrare a far parte della NATO e
dell'Unione Europea. L'Ungheria parte in una posizione
di vantaggio, e i dati lo confermano: le importazioni
ed esportazioni da e verso la Germania sono in
aumento; in particolare Econews si sofferma sui
beni esportati verso la Germania: i prodotti
manifatturieri e i macchinari hanno rappresentato
l'83% delle esportazioni ungheresi in Germania nel
corso del 1996, mentre i prodotti alimentari e
agricoli sono stati appena l'11%. Per contro, i beni
manifatturieri e i macchinari esportati dalla Germania
verso l'Ungheria hanno rappresentato ben il 95% del
totale. Gli investimenti di capitale tedesco in
Ungheria hanno toccato nel 1996 i 4,9 miliardi di
dollari americani, rappresentando circa il 40% del
totale degli investimenti tedeschi nei paesi
dell'Europa orientale19.
- Tre articoli della
Ungarische Wochenschau, scritti uno a gennaio,
uno a luglio e uno a dicembre del 1998, ci danno la
sintesi della politica commerciale dei due paesi in
quell'anno.
- Il primo articolo, datato 16
gennaio e intitolato Deutschland ist nach wie vor
der größte Wirtschaftspartner
Ungarns20,
traccia un quadro generico dei rapporti commerciali
tra i due paesi, non molto differente dall'edizione di
aprile 1997 già precedentemente analizzata:
viene per esempio confermato che nel 1996 il volume di
scambi bilaterali è raddoppiato rispetto al
1991 e che in particolare l'Ungheria ha notevolmente
incrementato il volume delle esportazioni. Mentre i
dati riportati nell'edizione di aprile 1997 erano
indicati in marchi tedeschi, questa volta invece si
ragiona in dollari americani; si legge infatti che il
volume di scambi commerciali tra Ungheria e Germania
è passato da 5,2 miliardi del 1991 a 10,4 del
1996, e che nei primi dieci mesi del 1997 (non essendo
ancora completi i dati su quell'anno) si è
avuto un incremento del 22% rispetto allo stesso arco
di tempo dell'anno precedente, superando i dieci
miliardi di dollari. L'export ungherese in Germania
è passato da quasi 140 milioni del 1995 a 235
milioni di dollari del 1996. È interessante
invece far notare che questi dati vengono analizzati
anche sul territorio tedesco: il primo Land
rimane la Baviera (27,3%), seguito dal
Baden-Würrtenberg (18,3%) e dalla Vestfalia
(17,1%). Seguono poi i Länder industriali:
l'Assia, la Renania-Palatinato e la Bassa Sassonia.
Solo a notevole distanza seguono i Länder
della ex Germania est: sommandoli rappresentano solo
il 5% del totale. Viene in seguito dettagliatamente
analizzato l'export ungherese verso la Germania,
prendendo come campione l'anno 1996. Il volume di
export è stato di 5,3 miliardi di dollari, di
cui quasi il 30% (1,4 miliardi) di lavoro salariato
(settore tessile e di abbigliamento, fabbricazione di
pellame e di calzature, settore metallurgico,
industria della carta, settori elettrico ed
elettronico). Sono soprattutto aumentate le
possibilità delle ditte ungheresi fornitrici di
costruzioni di veicoli e nel campo elettronico: nel
1996 i prodotti elettronici hanno rappresentato un
quinto e le esportazioni di componenti di veicoli un
decimo delle esportazioni totali verso la
Germania.
- Anche il secondo articolo
della Ungarische Wochenschau, in data 20 luglio 1998 e
intitolato Ungarn profitiert von Belebung der
deutschen Wirtschaft21,
ribadisce tutti i dati positivi e di costante crescita
economica, aggiungendo però alcuni motivi di
ulteriore soddisfazione: lo sviluppo della crescita
economica della Germania in quel periodo e i riflessi,
di conseguenza, sui rapporti con
l'Ungheria.
- Nei primi tre mesi del 1998
l'economia tedesca ha realizzato la più forte
crescita economica dal 1990, anno della
riunificazione: il PIL è cresciuto del 3,8%
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente,
mentre le esportazioni ungheresi verso la Germania
sono cresciute del 37%. Anche in questo caso - come
nel precedente articolo - vengono subito dopo
analizzate le esportazioni ungheresi nel dettaglio di
ogni singolo Land. Si possono però
notare alcune differenze, soprattutto riguardanti i
Länder della ex Germania est: mentre
l'articolo di gennaio parla di una percentuale di
esportazioni di appena il 5% del totale verso la
Germania, in questa analisi di luglio essa sale
già all'8-9%, e soprattutto si specifica che
anche in queste regioni i dati di crescita economica
tendono a un costante - seppur lento - miglioramento.
Ungarische Wochenschau, a conferma di quanto
riportato, cita un'intervista, rilasciata al
quotidiano di economia
Világgazdaság l'8 giugno 1998, da
Gábor Gérnyi, portavoce del segretario
di Stato del ministero per l'Industria, il Commercio e
i Rapporti economici con l'estero
(IKIM)22.
In essa egli spiega che l'Ungheria può
riconquistare zone tedesche di mercato che sembravano
perse dopo la riunificazione: si è osservato
infatti che, a causa delle esperienze dei decenni
precedenti, nelle zone orientali della Germania
è tornata - dopo un periodo di ristagno dovuto
alla riunificazione appena compiutasi - una altissima
richiesta di vini, frutta e verdura ungheresi,
così come di macchinari agricoli.
- Il terzo articolo invece
è incentrato su una visita del primo ministro
ungherese Horn a Bonn il 20 novembre 1998.
Ungarische Wochenschau la riporta il 23
novembre. Oltre alla conferma dei positivi dati
economici tra i due paesi, Horn riceveva importanti
rassicurazioni da Schroder: innanzitutto la promessa
che l'appoggio tedesco al rilancio dell'economia
ungherese non sarebbe variato, indipendentemente da
quali partiti si fossero trovati al governo nel
Parlamento di Bonn. In secondo luogo la decisione
comune di festeggiare insieme l'11 settembre 1999, una
data importante nella storia recente non solo
dell'Ungheria ma anche, indirettamente, della
Germania: quel giorno infatti si sarebbe festeggiato
il decimo anniversario dell'apertura - decisa dal
governo magiaro - del confine tra Ungheria e Austria,
decisione che all'epoca permise a migliaia di profughi
della Germania est di attraversare la cortina di ferro
e di entrare nel "ricco" mondo
occidentale.
- Il 22 aprile 1999 il
quotidiano Népszava descrive, con il
titolo (in tedesco) Deutsche Teilnahme an der
ungarischen Militärindustrie23,
una visita di due giorni a Stoccarda del ministro
dell'Economia ungherese Attila Chikán: in
quell'occasione venne firmato un importante accordo
con Klaus Mangold, membro del consiglio direttivo
della DaimlerChrysler AG, per il sostegno della
Germania al potenziamento militare dell'Ungheria, in
particolare in campo aeronautico.
- La Népszava
sottolinea dettagliatamente l'importanza di questo
documento: non si tratta di un accordo stipulato ex
novo, giacché esso prende spunto da un
accordo già esistente. Il vecchio accordo
prevedeva infatti che in caso di una
Tendergewinnung24
di DaimlerChrysler in Ungheria, la ditta avrebbe
reinvestito una certa quota di denaro, avrebbe creato
nuovi posti di lavoro e fornito nuove tecnologie;
ciò significa poter fare conto su un equilibrio
del bilancio delle prestazioni e di conseguenza su un
aiuto dallo Stato per le opportunità di
acquisti pubblici. Con l'accordo appena stipulato la
DaimlerChrysler AG e la Danubian Aircraft Company
intendono adeguarsi alle norme della NATO attraverso
l'adattamento dei propri aerei MIG-29. Questo accordo
è il primo segno che il legame tra gli
investitori tedeschi e l'industria ungherese si
estende al campo aeronautico con la
possibilità, per l'Ungheria, dell'acquisto di
un aereo da combattimento, ultimo modello,
l'Eurofighter.
- L'articolo della
Népszava si conclude con una domanda
già posta in numerose altre occasioni: quando
avverrà l'ingresso dell'Ungheria nell'Unione
Europea? Anche dalle parole di Mangold infatti emerge
il pieno sostegno della DaimlerCrysler AG
all'Ungheria
-
- ("L'Ungheria
ha posto le basi, in questi anni di riforme, per
rendersi attraente agli occhi degli imprenditori
stranieri... essa dovrà avere un ruolo di
primo piano tra i paesi dell'est che entreranno
a far parte dell'Unione Europea"),
-
- ma una data precisa non
è stata ancora posta. Secondo la
Népszava per vincere i timori
dell'Unione Europea sono indispensabili un buon
sistema di polizia e di sicurezza contro
l'immigrazione clandestina: quando queste ci saranno,
non ci saranno più ostacoli per l'ingresso
dell'Ungheria.
- Pochi giorni dopo la visita
del ministro Chikán a Stoccarda seguì un
altro importante incontro di carattere economico tra
Ungheria e Germania: la visita del ministro federale
dell'economia tedesco Werner Müller a Budapest.
Il suo incontro con il ministro Chikán è
stato descritto dal quotidiano
Világgazdaság nell'edizione del
29 aprile 1998, con il titolo (in tedesco)
Unausgenutzte Kreditrahmen - Die
deutsch-ungarischen Beziehungen werden laufend
erweiter25.
- L'Ungheria viene indicata da
Müller come paese-ponte nei rapporti economici
tra est e ovest: si tratta del paese che dalla fine
della dominazione sovietica ha compiuto i maggiori
progressi, giungendo nei confronti della Germania a un
incremento annuo del 20% negli scambi commerciali, non
solo nelle importazioni dalla ma anche nelle
esportazioni verso la Germania - soprattutto per
quanto riguarda l'esportazione di macchinari.
Világgazdaság traccia poi un
confronto tra Germania, Austria e Italia: negli ultimi
anni le esportazioni ungheresi verso la Germania,
primo partner commerciale, sono state il 37,2% del
totale, mentre le importazioni dalla Germania hanno
riguardato il 26,9% del totale; si tratta di un valore
di tre e mezzo volte superiore rispetto all'Austria,
seconda in questa graduatoria, e di ben sei volte
superiore all'Italia, terza.
- L'Ungheria, si evince da
questa serie di dati, gioca un ruolo non indifferente
anche nelle esportazioni della Germania: nel 1998
infatti l'1,3% delle esportazioni è stato
fabbricato in Ungheria, così pure l'1,4% delle
importazioni. Il contributo principale viene dato dai
prodotti finiti, e all'interno di questi
dall'industria meccanica, con il 71,6%.
- Una fotografia attendibile
della situazione economica dell'Ungheria nel 1999
viene delineata anche dall'istituto di ricerca
economica Ifo di Dresda, in un'analisi
presentata il 9 luglio 1999 con il titolo
Forschritte auf dem Weg in die
EU26.
Essa si distingue dalle precedenti perché qui
le parole di elogio - che abbiamo ritrovato nei
precedenti articoli - per i progressi compiuti
dall'Ungheria sono quasi superate da parole
addirittura di timore per un eccessivo "balzo in
avanti" dell'economia magiara, e di una sua troppo
imponente affermazione nell'Europa centro-orientale,
una concorrenza dalla quale - secondo l'Ifo
Institut - la Germania dovrà guardarsi.
Secondo l'Ifo, l'economia ungherese, nonostante
il suo alto tasso di crescita, solo a medio termine si
troverà nella condizione di crescere in misura
soddisfacente secondo le forze di mercato dell'Unione
Europea. Per questo motivo la quota, ritenuta alquanto
bassa, di ricerca e di sviluppo del PIL dovrà
essere aumentata. Ma dovrà essere migliorata
anche la preparazione e l'approvazione in ambito di
diritto, soprattutto delle imprese regolamentate e nel
settore finanziario. Nel 1998 il prodotto interno
lordo (PIL) reale ungherese è cresciuto del
5,1%. I dati riportati mostrano con chiarezza questa
tendenza al miglioramento: il ramo della costruzione
di macchinari - a confronto con la crescita della
produzione - è aumentato in media del 44%.
Anche le industrie di trasformazione e l'edilizia
hanno registrato un incremento del 12%.
L'attività economica del paese è
dominata dal settore delle prestazioni di servizio
(due terzi del PIL). La capacità di
investimento dell'intera economia ha superato il
livello medio dell'anno precedente dell'11%. Questo
tasso di sconto reale molto basso - all'interno degli
stati europei candidati all'ingresso nell'UE solo
l'Estonia ne ha uno migliore - gioca ovviamente un
ruolo importante. Il tasso di inflazione ungherese
è notevolmente diminuito, scendendo dal 30% del
1995 alla previsione dell'11% per il 1999.
- Anche le importazioni e le
esportazioni si sono notevolmente sviluppate nel corso
del 1998: grazie a ciò - sottolinea l'Ifo
Institut - il settore bancario ungherese, tra gli
stati in procinto di far parte dell'Unione Europea,
è quello più vicino agli standard
occidentali. L'Ungheria diventa così un
territorio estremamente interessante per gli
investitori stranieri: nel 1998 vi sono stati
investimenti diretti per 20 miliardi di dollari.
L'articolo si chiude con un accenno ai "parchi
industriali": l'Ungheria ha infatti istituito dei
parchi industriali, che hanno lo status di
territorio esente da tasse, per poter di nuovo
attirare capitali dall'estero e al tempo stesso per
incentivare attività di import e export.
Attualmente esistono 75 parchi
industriali27.
- La Ungarische
Wochenschau dell' 8 novembre 1999 con il titolo
Ungarn orientiert sich auf EU-Beitritt im Jahr
200328
propone un articolo particolarmente degno di
attenzione, perché traccia un accurato profilo
storico dei rapporti tra l'Ungheria e l'Unione
Europea, fin dai primi accordi del 1988. Il tema
centrale dell'articolo riguarda l'aspirazione di
Budapest a entrare nell'Unione Europea e una
previsione indicativa sul giorno in cui si
compirà questo avvenimento.
- Spunto di questa analisi
è un incontro avvenuto a Bruxelles il 19
ottobre di quell'anno tra il primo ministro ungherese
Viktor Orbán e il presidente della Commissione
Europea Romano Prodi: in quell'occasione Prodi
spiegò che un allargamento ad est della
Comunità europea sarebbe avvenuto sicuramente
non prima del 2003; come "consolazione" a Orbán
veniva ribadito che l'Ungheria ha tutte le carte in
regola per far parte del primo blocco di stati che
beneficeranno dell'allargamento e che, anzi, si
sarebbe cercato di portare a termine tutte le
trattative sui punti principali e di superare i
maggiori ostacoli già entro la fine del
2001.
- La Ungarische Wochenschau
traccia di seguito le principali tappe del percorso
fatto dall'Ungheria in vista dell'ingresso nell'Unione
Europea. Salta subito all'occhio quale trattamento di
favore abbiano ricevuto gli ungheresi in questi anni
per migliorare il proprio sviluppo economico nei
confronti dell'Europa comunitaria.
- Nel settembre del 1988
(quando l'Unione Europea si chiamava ancora
Comunità Europea) furono stipulati i primi
accordi per favorire gli scambi commerciali e la
collaborazione economica. Venne per l'occasione
introdotto il principio della nazione più
favorita e la Comunità Europea si
impegnò a eliminare in tre fasi, entro, il
1995, la limitazione di quantità. Nel dicembre
del 1991 venne stipulato un nuovo accordo di
collaborazione: la parte riguardante i rapporti
commerciali entrò in vigore già a marzo
del 1992, e la restante parte nel febbraio del 1994:
il maggior vantaggio per l'Ungheria consisteva nel
libero commercio di prodotti industriali. Per quanto
riguarda l'export ungherese, alla fine del 1997
è stata cancellata la dogana per i prodotti
dell'industria tessile; dal 1° gennaio 1998, poi,
tutte le esportazioni industriali ungheresi non
necessitano più di dogana all'interno dei 15
paesi dell'Unione Europea. Notevoli i vantaggi anche
per quanto riguarda le esportazioni agrarie: le tasse
doganali si sono ridotte in media dell'80%, mentre in
direzione opposta - le importazioni provenienti dalla
UE - l'abbassamento è stato in media del 30%.
Sempre secondo questo accordo, solo a partire dal 2001
l'Ungheria dovrà rinunciare per intero alle
tasse doganali per importazioni di prodotti
industriali provenienti dall'Unione
Europea.
- Questi accordi hanno
inevitabilmente portato a un notevole incremento dei
rapporti tra Ungheria e Unione Europea: nel 1998 il
71% delle esportazioni magiare erano dirette verso
paesi comunitari, mentre le importazioni hanno toccato
il 64% del totale. Per il terzo anno consecutivo la
bilancia degli scambi commerciali tra Ungheria e UE
è in attivo per gli Ungheresi.
- Per quanto riguarda l'anno
2000 due articoli, tratti uno dalla Pester
Lloyd e l'altro dalla Budapester Zeitung,
sono particolarmente interessanti perché
presentano i rapporti tra Ungheria e Germania in
un'ottica abbastanza diversa da quanto fin qui
riportato.
- Il primo articolo infatti,
del 12 luglio 2000, intitolato Matáv - Die
Deutschen kommen29
riferisce dell'acquisto da parte della Deutsche
Telekom del pacchetto azionario di maggioranza della
società telefonica ungherese Matáv.
Viene specificato infatti che la Deutsche Telekom ha
prelevato per una somma di 2,2 miliardi di dollari la
quota della MagyarCom dalla società americana
SBC, impossessandosi così del 60% delle azioni
di Matáv Rt. È da notare che è
stata la stessa società americana SBC a offrire
la propria quota a Deutsche Telekom, che quindi non ha
dovuto neanche faticare più di tanto per
impossessarsi di Matáv.
- L'acquisto del colosso
telefonico magiaro è particolarmente importante
per Deutsche Telekom, già in possesso della
quota di maggioranza della società di telefonia
mobile Westel e che quindi si troverebbe nella
posizione di controllare una grossa quota di telefonia
sia fissa che mobile; inoltre l'acquisizione di quote
di maggioranza di società telefoniche di paesi
dell'Europa orientale rientra in una precisa strategia
di mercato; la compagnia tedesca infatti possiede
rilevanti quote azionarie di società
telefoniche anche in Polonia, nella Repubblica Ceca,
in Croazia, in Ucraina e in Russia e si prevedono
prossimi sviluppi in questa direzione anche in
Slovacchia e in Macedonia.
- Il secondo articolo è
della Budapester Zeitung del 7 agosto 2000 e
tratta - direi in controtendenza rispetto a quanto fin
qui documentato - un aspetto negativo dell'export
ungherese: la vendita di miele alla Germania e,
più estesamente, ai paesi dell'Unione Europea.
Il miele ungherese viene descritto come
-
- particolarmente
aromatizzato, con effetti disinfettanti e
indicato per contrastare malattie, grazie al
particolare clima presente nel bacino dei
Carpazi (4).
-
- Sotto il titolo
Ungarischer Honig - In Deutschland bald eine
Mangelware?30
la Budapester Zeitung parla del crollo delle
esportazioni, dovuto alla concorrenza dei paesi
vicini. Dal 1° luglio 2000 gli altri paesi
esportatori di miele dell'Europa dell'Est - più
precisamente Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca -
hanno richiesto e ottenuto dall'Unione Europea quote
di esportazione senza imposte doganali.
- L'Ungheria invece, che non
aveva chiesto l'abolizione di queste imposte, ha solo
ottenuto una notevole riduzione delle tasse di
importazione. Gli effetti si sono subito fatti
sentire: con questa riduzione delle imposte doganali,
questi paesi - spiega Gábor Kékes,
presidente degli apicoltori ungheresi - possono
offrire il proprio prodotto a un prezzo del 10%
inferiore rispetto a quello ungherese: quanto basta
per far perdere all'Ungheria la posizione di
superiorità fin qui detenuta. Si tratta di un
grave danno per gli apicoltori e i commercianti di
miele, che basano gran parte dei propri profitti
proprio sull'esportazione.
-
-
- 3. I rapporti
economici e diplomatici
-
- Abbiamo rilevato quale
stretto legame intercorra tra Ungheria e Germania,
quanto la Germania sia importante soprattutto a
livello economico per l'Ungheria e - viceversa -
quanto il governo di Berlino sostenga Budapest per il
suo ingresso nell'Unione Europea. Ora verrà
analizzata una serie di interviste, raccolte dalla
Pester Lloyd e dalla Budapester Zeitung,
effettuate nel corso del 2000 ad esponenti politici e
ambasciatori, tedeschi e ungheresi, che in questi
ultimi anni hanno visitato la Germania e l'Ungheria, o
sono vissuti in quei paesi.
- Uno dei più importanti
incontri avvenuti nel 2000 (in aprile, per la
precisione) tra le diplomazie dei due paesi è
stata la visita di tre giorni del primo ministro
Viktor Orbán e del ministro dell'Economia
Gyorgy Matolcsy a Monaco di Baviera e a Norimberga. Ne
riporta notizia la Pester Lloyd nell'edizione del 12
aprile 2000 sotto il titolo Eitel Sonnenschein in
Bayern - Ministerpräsident Viktor Orbán
auf Staatsbesuch in München31.
Orbán, esordendo con la metafora
-
- L'economia
ungherese di successo: il germoglio più
giovane di un albero millenario
-
- (si erano infatti da poco
conclusi i festeggiamenti in tutta l'area magiara nel
corso del 1999 per i mille anni della nascita
dell'Ungheria) ha potuto in quell'occasione illustrare
le prospettive politiche ed economiche del suo
paese
-
- che si sta
evolvendo dinamicamente: l'immagine di paese
postcomunista deve essere ormai considerata
superata, e non è neppure pensabile poter
tornare indietro... L'Ungheria è ormai
definitivamente orientata verso una politica
economica di stampo occidentale (1-2,
passim).
-
-
- Vengono poi citati con
soddisfazione i progressi raggiunti negli ultimi mesi:
una costituzione stabile, alleanze politiche bipolari,
crescita costante delle esportazioni, contenimento
dell'inflazione, diminuzione della disoccupazione.
Orbán non manca di sottolineare quanto siano
ulteriormente migliorati i rapporti con la Baviera:
negli ultimi tre anni l'export verso questo
Land è triplicato, nell'anno precedente
(1999) si era addirittura raddoppiato. In un contesto
così ottimistico, non si poteva non dare grande
importanza anche al tema dell'ingresso dell'Ungheria
nell'Unione Europea: Orbán però
abbandona in questa circostanza i toni trionfalistici
e non esita a lanciare frecciate riguarda alla data
precisa in cui Budapest verrà ammessa. Egli
sostiene infatti, appoggiato dal suo ministro
Matolcsy, di avere la sensazione che non tutti i paesi
europei - come la Germania e ancor più il
Land Baviera - sostengano a piene forze un
rapido ingresso dell'Ungheria: il governo di
Orbán non può fare di più per
assolvere tutti i criteri richiesti, ora è solo
una questione di volontà o meno da parte della
commissione europea. Rilievi indubbiamente pesanti,
che però ancora oggi (settembre 2001) non hanno
indotto l'Unione Europea a fissare definitivamente la
data d'ingresso.
- Della visita di Orbán
in Germania si torna in parte a parlare anche
nell'edizione successiva della Pester Lloyd (19
aprile 2000): lo spunto è dato da
un'interessante intervista concessa a questo giornale
da Wilfried Gruber, nuovo ambasciatore tedesco a
Budapest. Sotto il titolo Ausgezeichnete
Beziehungen sind eine grosse Herausforderung - Ein
NPL-Begrüssungsgespräch mit Wilfried Gruber,
dem neuen Botschafter der Bundesrepublik Deutschland
in Budapest32,
Gruber parla dell'Ungheria di fronte alla NATO, delle
possibilità di ingresso nell'Unione Europea,
dei rapporti tra Ungheria e Germania. Per prima cosa
egli traccia, pur senza dichiararlo apertamente, un
parallelo tra l'Alleanza Atlantica e l'Unione Europea:
è stato importante - afferma l'ambasciatore -
accogliere Budapest nella NATO, la Germania anzi ha
sostenuto non solo diplomaticamente ma anche
economicamente il suo ingresso, per permettere un
valido ammodernamento delle strutture, necessario per
rientrare nei criteri richiesti. L'Ungheria
saprà compiere ulteriori passi in avanti e
acquisterà sempre maggiore importanza. I toni
elogiativi vengono però smorzati quando si
parla dell'attesa per entrare nell'Unione Europea.
L'intervistatore accenna all'"impazienza" dimostrata
dal primo ministro Orbán durante la sua visita
a Monaco, e Gruber cerca di attenuare le polemiche con
queste parole:
-
- La Germania
ha sempre sostenuto con vigore l'allargamento a
est dell'Unione Europea, e tra le sei candidate,
l'Ungheria ha le migliori chances.
Esistono però ancora ambiti di trattativa
che ancora non sono stati affrontati: l'economia
agricola, la politica regionale, l'ambiente.
Sono tutti temi importanti, e l'Ungheria deve
dimostrare in queste trattative di poter
assumere l'acquis
communautaire33
in tutti questi campi. Inoltre l'UE stessa deve
fare in modo di dimostrarsi in grado di
accettare un allargamento. Abbiamo quindi
bisogno entrambi di passi in avanti ... Al
momento non sono ancora in grado di fare
un'ipotesi su di una data (3).
-
- Dunque, parole non troppo
confortanti per chi attende l'ingresso dell'Ungheria
nell'Europa comunitaria. L'intervista prosegue con
un'analisi dell'ambasciatore dei rapporti tra Ungheria
e Germania. Egli parla di tre aspetti, collegati tra
di loro: i rapporti economici, quelli politici e - non
meno importanti - quelli culturali. In tutti e tre gli
ambiti i rapporti tra i due paesi sono eccellenti:
è una grossa sfida (come riporta anche il
titolo dell'intervista) mantenerli su questi livelli;
anzi andranno incrementati. Ottimi rapporti economici
sono conseguenza naturale di ottimi rapporti politici:
Gruber cita esempi pratici, quali gli intensi scambi
commerciali bilaterali tra Ungheria e Baviera e
Baden-Württenberg, oppure - a livello politico -
la recente visita di Orbán in Germania. Anche i
rapporti culturali hanno grande importanza: non solo
la presenza tedesca in Ungheria (attraverso scuole e
centri culturali) ma anche viceversa - sottolinea
l'ambasciatore alla fine dell'intervista - la presenza
magiara in Germania, molto forte se teniamo conto
delle dimensioni dei due paesi. Gli esempi non
mancano: l'edizione del 1999 della Buchmesse di
Francoforte era dedicata proprio all'Ungheria; il
presidente dell'Accademia dell'arte di Berlino, Gyorgy
Konrád, è un Ungherese.
- Il 15 maggio 2000, sotto il
titolo Partner auf dem Weg nach Europa -
Deutsch-Ungarische Agrargespräche auf
Ministerebene34
la Budapester Zeitung descrive una visita di
tre giorni a Budapest (9-11 maggio 2000) del ministro
per l'agricoltura Karl Heinz Funke. Nei suoi colloqui
con il collega ungherese József Torgyán
emerge che "la collaborazione tra gli esperti agrari
dei due paesi ha una lunga tradizione" (4) e quindi la
Germania non esita a sostenere l'ingresso
dell'Ungheria anche grazie agli eccellenti rapporti di
economia agraria. Viene citata un'interessante serie
di dati: l'esportazione di prodotti agrari
dall'Ungheria verso la Germania si è assestata
stabilmente negli ultimi anni intorno agli 800 milioni
di marchi tedeschi e nel 1999 si è avuta una
quota complessiva del 22% di valore totale di
esportazione. Come paese dal quale importare invece,
la Germania si trova in seconda posizione, dietro il
Brasile (!) con il 9% del totale delle importazioni.
Il valore dei prodotti agricoli e dei beni alimentari
importati dalla Germania è stato nel 1999 di
225 milioni di marchi.
- La visita del ministro Funke
ha lo scopo di fare il punto della situazione sugli
aiuti economici e diplomatici che il governo di
Berlino ha fornito negli ultimi anni a Budapest. Nel
prosieguo dell'articolo infatti vengono messi in
evidenza i programmi di sostegno in corso tra i due
paesi: nell'ambito dei programmi di trasformazione -
viene spiegato - la Germania ha messo a disposizione
dal 1991 al 2000 complessivamente
- 9,3 milioni di marchi per
l'Ungheria; e anche per importanti questioni dello
sviluppo del sistema di informatizzazione agraria, del
sistema di controllo amministrativo e della politica
strutturale riguardo al mercato sono stati compiuti
significativi progressi.
- L'articolo si chiude con
un'intervista rilasciata dal ministro Funke alla
Budapester Zeitung. In particolare, alla
domanda se l'Ungheria possa essere vista dalle lobby
agrarie come una concorrente per la Germania proprio
in tema di politica agraria, - e quindi da questo
punto di vista Berlino non avrebbe convenienza a
sostenere l'ingresso di Budapest - Funke allontana
ogni timore rispondendo così:
-
- Vi è
sempre scetticismo nell'Unione Europea, e
naturalmente anche in Germania, quando un paese
agricolo, come per esempio l'Ungheria, vuole
entrare a far parte della Comunità. In
questo modo si vede sempre in primo luogo una
forma di concorrenza per i propri produttori. Ma
sono dell'idea che di un allargamento ad est si
devono vedere soprattutto i lati positivi. Se
attraverso un nuovo ingresso si realizza una
crescita economica, allora cresce anche la
capacità di acquisto e di conseguenza
attraverso questi scambi entrambe le parti
traggono vantaggi (4).
-
- In questa rassegna di
interviste mi sembra importante poter valutare le
parole di un personaggio politico ungherese che si
può definire a metà strada tra il
presente e il passato del proprio paese. Mi riferisco
a Gyula Horn, capo del partito MSZP35,
predecessore - negli anni dal 1994 al 1998 - di Viktor
Orbán alla guida dell'Ungheria e soprattutto
ministro degli Esteri nel 1989: dunque un personaggio
di primo piano nei mesi precedenti e successivi la
caduta del muro di Berlino e, di conseguenza, della
liberazione del proprio paese dal dominio sovietico.
Lo spunto è offerto da una vivace intervista
concessa da Horn alla Budapester Zeitung nell'edizione
del 12 giugno 2000: "vivace" perché in essa
l'ex primo ministro non risparmia critiche e giudizi
taglienti sull'operato del governo Orbán, sul
ruolo della Germania e - inevitabilmente - sulle
possibilità di ingresso del proprio paese
nell'Unione Europea. Già il titolo scelto dalla
Budapester Zeitung, Auf deutsche Unterstützung
angewiesen - Interwiew mit dem ehemaligen
Ministerpräsidenten und Aussenminister Gyula
Horn36
focalizza il punto di vista di Horn, il quale infatti,
fin dalla prima domanda
- ("Come valuta attualmente i
rapporti tra Germania e Ungheria, che ai suoi tempi si
rivelarono determinanti?") afferma:
-
- Sono convinto
che ancora oggi esistano particolari relazioni
tedesco-ungheresi: gli imprenditori tedeschi
sono ancora oggi al primo posto oggi in
Ungheria. (...) Esistono però dei
problemi, soprattutto di natura economica, ma
anche di natura politica. Mi riferisco in
particolare al nostro ingresso nell'Unione
Europea. Nelle condizioni attuali, che ritengo
inaccettabili, la Germania potrebbe fare
qualcosa e apportare modifiche. Nell'Unione
Europea infatti aumenta sempre più il
rifiuto verso una rapida integrazione. Questo si
scontra però con le dichiarazioni del
vertice UE di Madrid del dicembre 1995, quando
si stabilì che l'allargamento ad est e le
riforme interne sarebbero dovute proseguire
parallelamente. Oggi invece si afferma: "prima
le riforme, poi l'allargamento"... io sono
convinto che l'Ungheria sarà pronta per
l'adesione entro la fine del 2002. (...) Grazie
ai rapporti speciali tedesco-ungheresi, io mi
aspetto che la Germania sostenga con ogni sforzo
l'ingresso del nostro paese. Un paese come
l'Ungheria, che ha combattuto da sola per
ottenere la democrazia a costo di grandi
sacrifici, ha semplicemente diritto all'ingresso
nell'Unione Europea, a una possibilità
per l'accoglimento della sua domanda
(5).
-
- In ogni caso, non esistono
solo critiche per la Germania o per l'Unione Europea:
nel prosieguo dell'intervista Horn ribadisce
l'importanza che ha la Germania per l'Ungheria; anzi,
non esita ad attribuire anche a se stesso un ruolo
importante nel mantenimento delle relazioni, anche se
da due anni ormai non è più il capo del
governo: egli afferma infatti con una certa
soddisfazione di
-
- essere ormai
ospite fisso in Germania... noi politici
ungheresi dobbiamo convincere gli esponenti
politici tedeschi durante i nostri incontri
ufficiali. Questo lo vedo come una missione per
me, se non addirittura come un obbligo
(ibid.).
-
- Anche l'ultima domanda
dell'intervista riguarda l'annessione all'Unione
Europea, e anche in questa circostanza Horn non
risparmia un duro commento, dove compaiono
affermazioni che non abbiamo mai ritrovato nelle
parole di nessun altro esponente politico. Stimolato
infatti dalla domanda "Sembra che in quest'ultimo
periodo vi siano problemi nella EU con l'apertura
verso est", egli afferma che
-
- in tutta
Europa dilaga l'idea che l'occidente non possa
più sopportare sacrifici per il sostegno
delle regioni mitteleuropee. Durante la mia
ultima visita in Germania ho detto ai miei
colleghi che questa è un'opinione
completamente sbagliata e distorta. Non è
vero che solo loro hanno dovuto fare sacrifici.
Di sacrifici ne ha fatti anche il popolo
ungherese, e anche di pesanti. Solo quest'anno
abbiamo raggiunto lo standard di vita dell'epoca
del cambiamento (1989) - e già allora non
era certo molto alto. Per dieci anni le
condizioni di vita del nostro popolo sono
peggiorate. E cosa ha fatto l'occidente? Ci ha
dato pacche sulle spalle37.
L'ingresso nell'Unione Europea è solo un
business, e molto grosso: la nostra annessione
sarà vantaggiosa per l'Unione Europea
almeno quanto lo sarà per noi
(ibid.).
-
- Ma la richiesta dell'ingresso
dell'Ungheria nell'Unione Europea non si basa solo su
questioni diplomatiche, economiche o, per esempio,
agrarie - come abbiamo visto in questi ultimi articoli
- bensì anche su criteri di sicurezza alle
frontiere. Un valido spunto di riflessione è
dato da un'intervista rilasciata nell'edizione del 10
luglio 2000 della Budapester Zeitung dal
ministro degli Interni del Baden-Württenberg
Thomas Schäuble, in visita a Budapest presso il
suo collega ministro degli Interni ungherese
Sándor Pintér. Gli incontri tra i due
ministri sono piuttosto frequenti, e questa visita
segue quella dell'anno prima del ministro
Pintér a Stoccarda. Sotto il titolo
Unterstützung zugesichert - Schäuble in
Budapest38
la Budapester Zeitung spiega che i temi
centrali della visita di Schäuble riguardano la
collaborazione a livello di forze di polizia e, di
conseguenza, la preparazione dell'Ungheria
all'ingresso nell'Unione Europea anche a livello di
sicurezza interna: l'Ungheria deve essere in grado
entro breve di attenersi alle disposizioni del
trattato di Schengen. Spiega
Schäuble:
-
- La polizia
del Baden-Württenberg sostiene l'Ungheria
in questo difficile progetto. Questo compito,
che riguarda soprattutto la sicurezza delle
frontiere e ha anche un importante significato
storico, può essere più facilmente
risolto quando anche la Romania e la Slovacchia
entreranno a far parte dell'Unione Europea
(3).
-
- Il ministro chiude poi
l'intervista con parole ottimistiche sul ruolo della
nuova Ungheria in Europa: gli ambiti nei quali vi deve
essere maggiore cooperazione devono essere la lotta
alla criminalità organizzata e allo
sfruttamento di esseri umani.
-
- Il nostro
compito - conclude Schäuble - è
quello di contribuire in tutti i modi alla
realizzazione di questo progetto; l'Ungheria per
noi è un partner molto importante
(ibid.).
-
- In stridente contrasto con le
ottimistiche parole di Schäuble - e un po' di
tutti gli esponenti politici tedeschi - si pongono
invece le parole del ministro degli Esteri ungherese
János Martonyi al termine di una conferenza
tenutasi a Berlino alla fine di giugno e descritta
dalla Pester Lloyd nell'edizione del 5 luglio
2000. Sotto il titolo Mahnende Worte an Europa -
Aussenminister János Martonyi in
Berlin39
viene infatti riportato l'intervento del ministro
Martonyi a un convegno organizzato dalla
rappresentanza del Land Baviera dal titolo
Reden über Europa40.
L'analisi di Martonyi verte - inevitabilmente - sul
tema "L'Ungheria sul sentiero verso l'Unione Europea";
colpisce però la durezza delle parole del
ministro, che abbandona le formule ottimistiche e di
circostanza usate in tante precedenti occasioni dai
sui colleghi, per affermare con vivacità che
secondo il governo di Budapest l'Ungheria è
pronta per questo grande passo: è l'Unione
Europea che tentenna e non è ancora pronta.
Secondo Martonyi
-
- l'Europa
ormai da tempo non è più
un'attraente bella donna, bensì
un'anziana flemmatica dama, alla quale una cura
di ringiovanimento attraverso l'allargamento
verso est potrebbe fare solo bene
(2).
-
- Il ministro spiega in
seguito che
-
- per
assicurare al nostro continente pace e
stabilità, così come
competitività, assume il carattere di
priorità assoluta la realizzazione
dell'integrazione dei paesi del centro e
dell'est Europa (...) Il consolidamento
dell'unità interna così come
l'allargamento dell'Unione devono saper
viaggiare di pari passo
(ibid.).
-
- Martonyi cita anche una serie
di dati - crescita dinamica dell'economia, calo
dell'inflazione e una quota di disoccupazione ben al
di sotto della media europea - per giungere
imperiosamente alla domanda-accusa finale:
-
- Perché
allora vi sono da parte di alcuni stati membri e
di rappresentanti della commissione europea
tante insicurezze sul futuro del processo di
allargamento? Manca coraggio politico per
permettere attraverso decisioni strategiche il
mantenimento del dinamismo fin qui dimostrato
nel processo di allargamento (...) L'eventuale
rallentamento o rinvio degli accordi potrebbe
avere serie conseguenze non solo per gli stati
candidati ma anche per l'Unione Europea stessa,
e ciò potrebbe sfociare in una situazione
politica di insicurezza. È compito di
entrambe le parti evitare la creazione di
situazioni di insicurezza e di mancanza di
chiarezza (ibid.).
-
- Alle dure parole del ministro
Martonyi segue peraltro un'immediata risposta da parte
del governo tedesco, attraverso una lettera ufficiale
scritta dal ministro degli Esteri tedesco Joschka
Fischer (nato - tra l'altro - proprio in Ungheria, a
Budakeszi, vicino a Budapest) al suo collega
ungherese, per tranquillizzare il governo magiaro e
ribadire il pieno sostegno tedesco all'ingresso
dell'Ungheria nell'Unione.
- Nell'edizione del 19 luglio
2000 la Pester Lloyd riporta infatti, con il titolo
Befürchtungen zerstreuen - Fischer beruhigt
Martonyi in EU-Fragen41,
alcuni stralci della lettera di Fischer, di cui si
riportano qui di seguito i tratti
salienti:
-
- Nel completo
superamento della divisione, durata decenni,
dell'Europa, vedo il grande, storico compito
della nostra generazione. Con il suo ingresso
nell'Unione Europea l'Ungheria avrà
completato la propria integrazione con i popoli
liberi e democratici d'Europa. Con un grosso
sforzo collettivo riusciremo a raggiungere
questo obbiettivo. (...) Continuerò a
impegnarmi per un rapido ingresso dell'Ungheria
nell'Unione. Gli stati membri dovranno mettersi
d'accordo entro la fine dell'anno su importanti
riforme istituzionali, per far sì che
l'allargamento dell'Unione sia effettivamente
realizzabile. Ma anche i paesi che desiderano
entrare a farne parte devono testare come
possono effettivamente modificare il
proprio'acquis fino alla data d'ingresso.
(...) Anche il processo di progressivo
consolidamento dell'integrazione fino a giungere
a una federazione europea di stati nazionali
può essere realizzata tramite una stretta
collaborazione di tutti i partecipanti. Sono
convinto che l'Unione Europea guadagni con
l'ingresso dell'Ungheria una nazione con
profonde convinzioni e tradizioni europee
(2).
-
- A conclusione di questa
rassegna di personaggi politici e diplomatici tedeschi
e ungheresi vi è un'interessante intervista
rilasciata alla Budapester Zeitung
nell'edizione del 24 luglio 2000 da parte del nuovo
ambasciatore ungherese in Germania. Con il titolo
Deutsch - Ungarische Beziehungen ideologisch
unbelastet - Interview mit Ungarns neuem Botschafter
in Berlin, Gergely Prohle42
la Budapester Zeitung raccoglie infatti le
impressioni dell'ambasciatore Gergely Prohle poco
prima della sua partenza per Berlino. La prima domanda
riguarda la situazione politica dell'Ungheria e della
Germania: Prohle infatti si appresta a lasciare il
proprio paese, dove vige un governo conservatore (con
a capo il premier Viktor Orbán) per un paese
governato da una coalizione verde-rossa, guidata da
Gerard Schröder; e soprattutto per un paese che
da pochi anni ha ampliato i propri confini geografici
con l'unificazione dei due stati in cui era diviso
aumentando così notevolmente la propria
influenza in Europa e nel mondo. Prohle osserva che la
nuova situazione politica tedesca (ossia il passaggio
dall'era Kohl alla vittoria politica di Schröder)
e il trasferimento dell'ambasciata ungherese da Bonn a
Berlino - intendendo con questo il trasferimento della
capitale tedesca nella Berlino riunificata - sono
avvenimenti nuovi prima di tutto per i Tedeschi
stessi, più che per i cittadini d'Europa. E
sebbene - sottolinea l'ambasciatore - la Germania sia
diventata nel frattempo una grande potenza, essa
continua a comportarsi con grande umiltà e
moderazione, sia per quanto riguarda l'aspetto
economico, sia per la propria influenza politica
all'interno dell'Unione Europea.
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