Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
 

Incipitpit di Occhi di realtà ...e di sogno

Clara Martinenghi

 

OCCHI DI REALTÀ...

 
 
Smarriti
nella provvisorietà della vita,
in vicoli ciechi
muoviamo sguardi opachi
anelando sbocchi sereni.
 
 
 
 
Capirà mai il mondo?
 
Capirà mai il mondo
quanto ho amato il suo palpito?
Quanto
il soffio delle piccole cose dimenticate
colmava il cuore
di gioiose tenerezze?
Capirà mai il mondo
quanti sogni ho seminato
nel deserto d'anime incolte?
Capirà mai il mondo,
vinto dagli interessi,
quanto sgomento ha versato
il mio cuore
sul tempo inutilmente vissuto?
Lo capirà,
... lo capirà dagl'occhi colmi
d'amare gocce senza parole,
dalla voce afona
nella tempesta dell'umana follia.
Lo capirà,
... lo capirà nell'attimo
del suo ultimo battito,
quand'anche il suo scheletro
verrà eroso dall'uomo.
 
 
 
I ricordi vivono nel presente
 
I ricordi vivono nel presente,
flutti continui
nel mare dagl'ignoti confini:
 
... e si rincorrono, crudeli o festosi
timoni del veliero,
della mente che sempre
stacca attimi incomprensibili
dall'opaco fondale del mondo.
 
In ritardo
scolpisti il tempo
o tiranna angoscia di vivere!
 
In primule raccolte nel tiepido vento
scolpisti l'attesa
o dolce ansia di vivere!
 
 
 
E parlammo di noi
 
Uniti
in una sola iride cristallina,
nell'immaginifico sogno risorto
d'ideali celesti,
 
parlammo di noi,
in un velo pietoso avvolti,
mentre le coscienze
premettero
le volontà.
 
Riscattandosi dall'indifferenza,
le colpe schiacciarono
teste di serpenti
 
in una nuvola misteriosa
giunta improvvisa,
carica di saggezze liberatrici.
 
E parlammo di noi,
alieni
in un mondo prodigo di sorrisi
... e pugnalate nascoste,
 
della forza manifesta
che tutto vorrebbe sconvolgere:
 
lame taglienti scagliammo
contro i pensieri di morte
dominatori del tempo.
 
E ancora parliamo di noi
... e di quelle lame
 
che sempre
 
il crepuscolo del mondo
 
piega.
Nulla è vano
 
L'invidiabile vanto
di perfezioni imprecise
rallenta la costante
proiettata nella fossa delle incertezze:
 
proteso alla superficie,
il fondo perdi
nella sua imponenza:
 
lapide sulfurea, da vizze folate
sospinta in erbe secche.
 
Esperienze di fratelli perduti,
girotondi rubati, sfigurati silenzi,
uniformi violente:
 
il biancore sfumato,
il biancore... forse mai nato,
albeggia al di là dalla fossa:
 
costante certezza
proiettata nei giorni informi.
 
Nulla ride senza pianto,
 
nulla cresce senza storia:
 
... nulla è vano.
 
 
 
Rosa sbocciata
 
Rosa sbocciata,
i tuoi petali gentili
il profumo han lasciato
tra spine sature
d'incanti perduti,
su foglie
dal passato avvizzito,
per cadere debolmente
a ricoprire vie
dove passi innocenti
percorrono il futuro.
Sfrangiati accordi risuonano
in un'eco continua,
stendendo poi il loro sonno
su boccioli insperati
nati da polvere antica:
può bastare un secondo
per intendere una vita,
può non bastare
una vita
per intendere perché
... si è vissuto.
 
 
 
Il vuoto del tempo
 
Il sonaglio del serpente
trascina il suono
 
oltre
 
il limite improponibile
 
dell'essere.
 
Paure, angosce, dubbi:
 
note dell'ubere sonaglio
sparse nel vento
 
piegato
 
dal vortice mellifluo
 
dell'avida meta.
 
 
 
Misere vivere
 
Ultimi, dannati anni
di chi mai felicità
ha conosciuta,
scansione di realtà oscure:
martellanti rintocchi
nei giorni senza risposte.
 
Era tua,
era lì,
nel battito del tuo cuore,
felicità non veduta.
 
La volevi regalata,
senza impegni di sorta:
 
e maledici i giorni
 
e maledici le ore,
 
squallide vie
disperate.
 
Non sogni,
 
non realtà
 
riempiono gli occhi:
 
solo angoscia
edificata sui fantasmi d'una vita
 
gettata nell'illusione.
 
Non sogni,
 
non realtà
 
muovono le gambe:
 
solo paralisi,
un tutto fermo ancor prima
d'imparare a camminare.
 
Tutto immobile
 
come il cuore,
 
senza sussulti d'amore,
senza sussulti di speranza.
 
Fermo,
 
inesorabilmente fermo
dentro te stesso,
 
nell'Io consacrato solo
 
a te stesso.
 
 
 
Fratello
 
Fratello:
 
parola scaduta,
fastidio di vederlo percorrere
uguale cammino di vita.
 
Fratello:
 
lontano, vicino,
comunque privo d'importanza
nello svolgersi dei propri disegni.
 
Fratello:
 
il nulla identificato,
pericoloso margine
da schivare con terrore.
 
Ognuno
 
è fratello,
ognuno
è il nulla per l'altro:
 
tragedia infinita.
 
 
Fra tante morti
 
Fra tante morti
non v'è morte per le armi:
 
vivono perpetue nella loro insania
annientando percorsi d'amore,
 
solleticano voglie di ricchezze
esplodendo in stille di dolore innocente.
 
Fra tante morti
non v'è morte per le armi:
 
sepolcri precoci i loro figli,
città abbattute i loro tentacoli,
 
predominio, unica meta,
il mondo sovrasta.
 
Fra tante morti
non v'è morte per le armi:
 
nel sangue senza ragione
si accende la bestia,
 
nel sangue violento
 
si spegne
 
l'uomo.
 
 
Tra di noi
 
Un ventaglio di sospetti,
inganni all'innocenza
 
gemma d'albero
bruciata.
 
Nel cortile annerito,
acqua melmosa nella fontana
 
gorgoglia,
 
oppressa dal fascino oscuro
 
della menzogna.
 
Tra di noi
 
... la morte.
 
 
 
Tempo spezzato
 
Corri,
dietro al tempo spezzato
come un ramo dalla tempesta,
 
vagando nei dubbi, ardi,
focolare esiliato.
 
Chini il capo
nell'ansia della sera vicina,
 
nel cruccio di sogni
calati
 
nel nulla.
 
Pallida è ancora l'aria
sulle cime,
 
nascosto è il nocciolo della vita
 
nella foresta ammantata
 
di nostalgia.
 
E il fiato si fa breve
mentre distilli la tua vita
 
d'argilla.
 
Per leggere la prefazione del libro "Occhi di realtà ... e di sogno" 
Per leggere alcune poesie  
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inserito il 16 aprile 1999