Marco Simonelli

presenta la sua opera inedita

....E IL CIELO ERA FATTO D'AMETISTA
( un racconto e poesie inedite)

 

dedicato alla memoria diKurt Cobain.

....e il cielo era fatto d'ametista
e le stelle erano come pesciolini
tu dovresti imparare quando andartene
tu dovresti imparare come dire NO!
Quando ottengo ciò che voglio
poi non lo voglio più
Vai avanti, vai avanti
prendi tutto ciò che puoi,
lo voglio!
 
Courtney Love
(da "Vivere attraverso questo")
 
 
Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia, morir
di fame isteriche, nude,
strascicarsi per strade negre all'alba in cerca di una dose rabbiosa...
 
Allen Ginsberg
(da "Urlo")

 

Racconto breve
 
ALL'OMBRA DELLE RADICI DI UNA NEVROSI
Sono passati molti anni &endash;vesciche di tramonti e disastri scricciolanti,
forme disformi abbellite di lustri e lustrini- eppure ogni sera ti sento
bussare alla mia porta, lusinghe da venditore d'enciclopedie, mi convinci
ad aprirti e a restare.
Appoggi la tua coppa di veleno sul mio comodino e, seduto sulla logora
poltrona del gatto, mi ipnotizzi con la tua figura: ombra nera in
silhouette affilata. Ancora una volta seducimi e uccidimi con la tua
storia.
La mia mano piccola stringeva la tua e mi conducevi in un paradiso
prenotatoin una conca di quattro corolle:
"Puoi avere il rosso del sangue, e il verde della fede, possedere l'azzurra
sorgente della mente e il giallo dell'oro al sole di settembre."
Ma io scelsi un fiore violetto, purpureo e sporco come il biblico piacere,
scelsi un capriccio e la lussuria di volere le cose come se fossi un Dio.
E tu mi legasti le mani e le braccia e mi azzerasti il cervello, mi
copristi le ali di fango e cemento, mi rasoiasti le gambe e mi sbattesti
dietro un cancello, così che potessi vedere e agognare il mio Eden perduto,
desiderato e, straziato, non poterlo toccare.
Così mi tenevi nella tua fetida soffitta e quando in casa ti piombava
inaspettato qualche curioso ficcanaso, sentivo le scale cigolare e poi tu
che mi legavi gli occhi con un laccio per paura che potessero gridare
aiuto.
Le logore catene si ruppero ch'era pomeriggio, tu mi frustavi con fruste di
pelle e la pelle era la mia.
Ed io scappai fino a corrodermi le gambe e mi rifugiai nelle chiese e nei
templi e nelle rocche diroccate dei ricordi dove piove sempre.
Eppure ogni sera tu sei sempre qui, un cadavere in poltrona che racconta.
E t'incontro la mattina per i vicoli, in un bar, camminando lentamente e
vedo il tuo viso riflesso nelle vetrine del mio piccolo Eden artificiale,
restaurato: non mi abbandoni mai, sei sempre presente, e violenza.
Provo a camminare nudo per i boschi e tu ci sei, mi siedo accanto ad una
fonte e nell'acqua vedo il tuo viso e le sponde del mare e i rivoli di
sangue e tu ci sei e quando di un albero io sfioro la corteccia, tu mi
leghi ancora le mani e le braccia e mi copri le ali di fango e cemento, mi
azzeri il cervello, mi chiudi dietro ad un tragico cancello. E mentre mi
frusti con fruste di pelle io leggo nei tuoi occhi che mi hai tolto il
Paradiso e non hai intenzione di rendermene un po'…
 
 
 

Poesie (parte prima)

 
ASFODELI VIOLETTI
Cogliendo asfodeli lungo fiumi di carta
vedo frammenti d'umani
navigare in superfice
come foglie di catrame
 
su quel che si pensa
e non si dice.
 
***
Portando gli asfodeli raccolti nei prati di gesso
sulle ceneri disperse, sullo specchio dell'oracolo,
frantumato in un destino
desolato.
 
Petali bruciati
ardono nel falò
dell'ombra accecante
che accende lievemente
l'immobile prato del nervo
 
***
Schegge di rosso
ticchiolate di bruno
sono armonie del suono
fra terra e sereno
FULMINI DI SOLE
Fulmini di sole
rabbie di sale
amare come il sodio
l'alito di odio
che hai sul collo
del cavallo che sello
Delusione
distorsione
di una chitarra senza corde
che morde
tutte le ire
in un urlo di derisione
 
AEREO-PENSIERO
Passa un aereo
circuito di pensiero
 
placidamente appisolato
in pleniluni a forma di cuore
 
forze inumane mi afferrano le mani
e mi gettano in dirupi fatti di salite e solitudine
 
Ascolta questo marciapiede
asfaltato
che ripete
in sordina
"La fine del Mondo è vicina,
la fine del Mondo è
vicina..."
 
distrattamente graffiato
su autostrade molto trafficate
 
volo come un aereo
circuito di pensiero
 
SPIAGGE STREPITANTI
Sento la mia anima
riecheggiare infuocata
su spiagge strepitanti
 
Io seduto sui sassi sfracellati
ascolto il suo delirio
implorarmi d'arrivare
 
0
[zero]
Il planisfero del crepuscolo
è spalancato ai miei piedi
 
libero come un orgasmo
mi immergo
 
risucchiato nel vortice
mi immolo
 
ammaliato dall'oscurità
mi ammanto
di zero
 
QUADRI
Ogni foglio sgualcito del
calendario mio
appeso
alla parete crepata
è un quadro composto
da settemila colori impertinenti
 
E la cornice è sempre la stessa
d'oro violetto inciso con toni d'inchiostro
scarlatto
 
Il mio quadro ha i colori di rugiada
e un destriero dalle narici incrinate
che passeggia indisturbato
fra calcari e cemento armato
 
Il tuo quadro ha il rumore del sole che sale
e baccanti nude frai tavoli d'un bar
e lampioni accesi fino a scoppiare
fra motori rombanti
e scatole di mare
 
Il suo quadro è sempre il più bello
uno stelo reciso
una faccia da Narciso
che si specchia nel fuoco azzurrino
 
I nostri quadri sono coperti di grigio
cortine di fumo,
tendaggi di smog
ombre di fog
un sing
e, rantolando,
anche un sob
 
I vostri quadri sorridendo apllaudono
ai flashanti turisti giapponesi
e sono pieni di scritte in carattere bodoni
o graffiti in bomboletta che parlano tre lingue
 
I loro quadri sono fatti dagli dei
acquarelli composti insieme
a pastorali e madrigali
su foglie di seta sottile e colorati col profumo
della pelle di Eva
 
Ma il mio quadro è pennellato nero lutto
sotto luce d'amaranto
lo schianto
d'una lacrima sanguinante
cha fa crash nel vuoto più assoluto
fa breccia nei crani di tutti
ma nei cuori di Nessuno
 
Ogni quadro ratrappito nella
cameretta mia
appeso
a un pelo di iena
è un foglio sgualcito
da un giorno di stupro di poesia TENDE
Tende al vento
tagliando l'aria
disegnano poli
di veli e circostanza
 
Intatte tentatrici
di voli suicidi
 
aprire
cadere
volare
e morire
 
Essere semplici
essere un martello di piombo e d'acciaio ghiacciato
schiacciato sulla testa
 
Tende al vento
sospiri d'inganni
Agamennoni padri
d'assenze di figli
 
roditori di trame
trucemente tritare
l'ultimo fioreCRASH
Timore
d'amore
passan le ore
la fede mi muore
 
Forse è un gioco del destino
bambino
cretino
che io sia qui
a imparare
giocare
soffrire
morie
remare
nel mare
affogare
cercare
l'appiglio
un consiglio
da seguire con fede
per chi ci crede
risalire la china
dopo aver conquistato
un po' di passato
 
Crash in quest'anima
vacilla la mente
dice il Signore
è timore
d'amare
 
FILI DI ARACNE
Danzando
su strani ponticelli
sospesi
su spazi
abissali
fili di Aracne
fra orridi accidentali
 
Non siamo creature del sole,
oh, no, nemmeno creature della notte
 
noi viviamo
in un mondo di 2 vani
con servizi, noi, e
alle volte non arrriva
nemmeno l'acqua potabile, qui da noi
 
Non siamo creature della sera,
oh, no, non apparteniamo a questa terra
 
Danziamo
su spaghi di gesso
territori di sesso
e sguardi di piacere
massacrante
andante
moderato
lento
rallentato
fermato
assaporato
goduto
 
E poi appagare un caffè
servito davanti a
magie e scenografi
Sognare di danzare
su ali di zanzare
appartate dietro le porte chiuse
 
di danzare e morire
negli abissi di un bicchiere
 
 TRAGICI REAMI
Tragici reami
lungo sponde
di nervi gracidanti
affogano-Atlantidi-
in paure blu scure
come la notte
che agonizza sull'acqua
 
STATALE 1 PER TACOMA
-Hey, Jack, ci arriveremo mai a Tacoma?
Chiudi il becco e torna a dormire
nel cantuccio di un caravan crivellato
mentre guido ognipotente
sulla statale 1 per Tacoma
 
Faremo un viaggio lungo
lontano
e nessuno ci potrà raggiungere
nemmeno quei negri vestiti di grida
che cantano in Main Street,
nemmeno quei bianchi dai capelli verniciati
che razzolano nei cartastraccia dell'Univesità
nemmeno le sette sorelle del piano di sopra
che ti guardano minaccioso
tutte le volte che rubi una caramella
 
Tacoma
sulla cartina
una pallina
colorata
una cittadina
da coma.
Tacoma.
 
-Hey, Jack, cosa faremo là a Tacoma?
Chiudi il becco e rimani sdraiato
su quel sartiame di letto che hai
mentre guido da Dio
sulla Statale 1 per Tacoma
 
Passeremo da Seattle,
dall'Università di Olympia
e vedremo loro tutti vestiti di bianco
che ci salutano dalla riva sinistra
dello Wishkah
e con voce da cadaveri miniaturizzati
e crisalidizzati in bottiglie di coca
ci diranno:
"Fate un bel viaggio
voi che potete
fuggiaschi
che arrivate a Tacoma"
 
Tacoma.
Un'isola felice dove il barbiere
ti taglia la gola
il fornaio
t'ammazza a palate.
Ma si vive bene,
laggiù,
a Tacoma.
 
-Hey, Jack, svegliati, siamo già
arrivati
a Tacoma.
 
PAURE
Le paure
escono di notte
col favore dei guardiani
dei nostri dei
che sono traditori
truffatori
di sonno
e soffiano vento siderale
nel nostro lobo occipitale
 
DEDICATA A K.
Quando partoristi le nubi
non eri così
sepolto
come adesso
 
eri un fiore carnivoro
che strillava a tutte l'ore,
prima di sbattere la porta
dipinta di dolce
che lapidaria sormontava la tua soglia di casa
 
SIMBOLI
Semi di Nutella
nelle capsule bicolori
e strani odori
navigando su zattere e zolfare frullate
al di là del mare:
cognizione
paesaggio lunare
luce sepolcrale
ambiente posto in memoria duplicata
azione
killer in movimento
verso di me
corsa su scale
troppo facili da scendere
sbocco in cantina-pavimento d'acciaio-
sotto le urla dell'Inferno
luce d'eterno
visione d'interno
 
Simboli tradotti
da cartilli marcati a fuoco
sotto la mia pelle:
 
sarò destinato a vivere
le rose, le corolle
e l'ondeggiare di betulle
 
PENTAGRAMMA
Note di fumo
in parallelo
c'è uno sguardo che
ci tocca
brandelli di cielo
 
BRICIOLE D'APOCALISSE
Nel tempio celeste
dimorano dei
e la madre
ch'è terra
si rispecchia
sulle lame d'acqua
fino a raggiungere
un fresco spazio nel bosco
 
Ma in questi giorni nessuno
ha più pietà
 
qui noi mortali
assistiamo impotenti
alle prime briciole d'Apocalisse
che assale la stirpe
noi, progenie
noi, malati terminali dell'essere
schiacciati dall'ultimo viso
che ha immobili gli occhi.
 
URLO VIOLETTO
Viadotto per l'Inferno
statale per il cielo nero
vedo
da una stanza insanguinata
con vergini doloranti
e moribonde partorienti
 
e poi cammino su eccezioni ed eccitazioni
calpestando formiche di bile
e scaragaggi dall'aria ostile
come fossero nulla
 
Rotture di silenzio
squarci acrilici di un urlo violetto
o porporaùo biancastro,
comunque,
in un altro posto
 
L'INFERNO DI JACK
 
Sono senza Dio
senza Chiesa
l'inferno dolce m'apre le porte
all'eterno peccato originale
 
Non c'è più Dio, Jack,
qui ha cambiato residenza
anche Cristo s'è preso la sua croce
ed è volato in un altro Paradiso
 
colore dell'Ade, calore
bruciare, bruciore
arrostire
nell'ansia shokkata e schiacciata
ridotta un dado
che rotola giù
per le scale cerebrali
e quelle infantili
di oggi
e di ieri
 
IL FUTURO è Già ARRIVATO
Il Futuro è già arrivato
su una macchina rossa come il sole letale
era vestito d'azzurro
come il cielo della statale 52
era fragile, aveva le mani fatte di zucchero
e le arterie di marzapane
uno sciame d'api killer
gli passava tra le dita
 
Scolpita
nel marmo di venature verdastre
la sposa riposa
divertita
appassita
dall'aspettare
logorare
occhi fatti di lucciole e luminare
 
Ero stravolto e sconvolto
da una manciata di giorni d'estate
arrivata
polverizzata
nelle parole che non dicevo
e che non udivo neppure
seppure corressi e fuggissi
su futuro d'altalene e di falene
e piangessi
i riflessi
che non avevo
e non potevo.
 
IL GIORNO CHE IL SOLE NON C'ERA
-Chi ha rubato il sole?-
Mi domando affondando nelle nubi
scremate di grigio
azzurro reciso
squallido, triste
cielo severo
sopra le macerie del pensiero
in questa stanza
piena di frantumi
di speranza
 
-E' passato un demonietto poco fa-
risponde un giullare
senza sorriso
senza più viso
-L'ha messo nella sporta della spesa
e se lo cucinerà per colazione-
 
Sì, certo, come no,
ancora un'altra, disperata
delusioneNella facile luce
di un mattino soleggiato
nel giardino della voce
dove gli uccelli canterini
si vestono d'azzurro
e l'oleandro diventa droga di leviatano
 
io mi sveglio
-cielo indifferente
gente trasparente-
e sono una flebile fessura d'essere
infilata in un vaso affollato di fiori
che sussurrano
affilate paroline di rancori
infamie trai dolori
 
SIGARETTA
Pallido, freddo turbamento
che mi violenti nei giorni della pioggia
verdina d'erba e acqua nascosta, divina
 
Svanire soffuso
di fruscianti desideri
sull'onda di fumo
di una sigaretta
che si contorce
nelle tue labbra rossettate
 
Nei templi della stazione
gli dei in partenza aspettano
che qualcuno dia loro udienza
 
Nel grande stordimento
il fumo soffuso
t'avvolge
 
profumo
 
TU, CRISTALLO
Ho urlato tanto, sai
malumori di tumori
umorali e siderali
immane demolizione
di queste quattro mura martoriate
gravose grandinate di fuoco
 
io brucio
nel fondo di quegli occhi scarlatti
e maledetti
 
aspirato da una fonte corrente
nel ventre straziato
di una mente
che non sente
 
io penitente pellegrino
ricerco crude definizioni
per suoni di metallo
attraverso di te,
cristallo
io vedo, gelida,
la paura di me
11.11
Nella luce semichiara
di questa stanza disfatta
come fumo
vaneggio ancora
il tuo potere
 
frattaglie di niente
i tuoi occhi malandrini
che drenavano
dirupi di rancore
crateri immaginari
nel magma di ieri
 
Sguardo- tu folle-
decidi destini e dimentichi dadi
sfuggi- respiri d'amanti
riecheggiano
 
e non li senti
 
MOSCA
Mosca chiusa
in due vetri
pareti che schiacciano
io ronzo
disperato
negli squallidi odori di te
 
Crocefisso sullo specchio
del tuo segreto
io piango
sacrificato
con la colpa d'amare
 
E le ombre rabbiose
ancora mi prendono
con suoni distorti
mi portano via
vittima ancora di fantasia
 
Da parti di follia
Aborriscono
ancestrali catene
e cordoni ombelicali
 
C'è chi viene
costruisce distrugge
scompare
 
Altri parti di follia
generano
geni maniacali
o maniaci sensoriali
 
Assassini e pazzi
che amano fin dall'intestino
 
 FUGA DAL PAESE DELLE MERAVIGLIE
aria di ghiaccio da finestra aperta a lucidi terrori
l'abisso infinito nella tana del ratto
l'inferno, il demonio
il riso di un gatto
profumo d'antimonio
sogno sopito
 
Folla
Pazza
sono un urlo in una campana di vetro
sono il vetro della maschera di colla
che sniffo
in mezzo alla folla
 
Impazzire seguendo uno stormo di gabbiani
fallendo sulle scale
un libro universale
e ancora folle folla
gente senza mente
ma vestita molto bene
che marcia pigramente
in cerca di poesia o eroina
 
La meraviglia
eiaculazione improvvisa
avvisa avacuazione di ciniglia
sopracciglia di morte trasparente
innocente come una vela strappata
un delirio minimale
i passi sulle scale
fra buio e l'ombra
che fa male
 
TREMORE
Che i fulmini spirino nei corpi che non hanno respiro!
fascino di occhi
di strani colori
e gente esangue
sul marmo disegnato di fiori
scatto di nervi
un viso un sorriso
le menadi danzanti
i mistici ronzanti
 
FIORI DI CARTA
Ed ero nell'abisso d'una rosa bianca
scalando petali di lino tonale
venato di sottile polvere stanca
 
E il cielo sereno mi mandava lampi
rossi di tormento
turbando arrabbiato
lo stelo d'un sentimento
 
E non c'era niente alla mia vista
e il cielo era fatto d'ametista
e non mi restava altro che cantare
mistici echi d'un canto tribale
 
E mentivo nel barbaro disegno
drogato, malefico,
disperato ingegno
per fuggire, ferito
un tremendo tradimento
 
E il lume violento d'oriente
all'ovest lontano
portava sei semi di carta
in un palmo di mano
 
FIRENZE
Sarcofago di muta poesia,
la mia città
infestata di spettri ciclopici
pantagruelici amanti d'un tempo
 
Quando su queste strade
Camminano i fantasmi
Pittori d'uomini e d'anime
Con pennelli di parole e scultorei anelli
Di notte sentiamo
Un battito
Inudito
 
"Noi morti sepolti qui viviamo per sempre
e le nostre ceneri
sono vostre fondamenta
con ciringomme appiccicate
e puttanate flashate sui muri
noi duri di cuore
noi artisti d'amore
inferme signore dell'harem di Dio
che su questa cometa e sulla sua scia
in colloqui d'amore, giurando,
promise di non andar via"FINE
Già lo sentimmmo arrivare nell'occhio esangue
del nostro mistico ciclone.
Era già spento prima di ardere
l'albero nodoso che nessuno voleva costruire
 
L'abbiamo trovato secco
verso l'alba d'ottobre
un ponte
tra odio e disamore
una fronte stravolta di sudore e di ombre
 
Ma già lo sapevamo prima che iniziasse
che non saremmo mai giunti nella mia amata Anarcadia
e che Jack sarebbe morto
sotto setacci simili a sudari
impregnati di cherosene e di scintille
 
ed erano falene nella notte
ed erano fanali e sigarette
 
puntini, lustrini, lentiggini e sementi
paradiso degli scontenti
e delle menti bruciate dagli angeli animali
 
E quando Lucifero diceva che ci capivamo con uno sguardo
lui sì, che ragionava e ci vedeva
e neanche lui credeva che sarebbe finita così.
Di Marco Simonelli puoi leggere anche:

Una selezione di poesie dal libro " Assenze e presenze"

GAZING OUT (selection from my English poems…)

Home page di Marco Simonelli

 

EmailMarco Simonelli <ballerini@esalab.it>

©1996 Il club degli autori , Marco Simonelli
E' consentita la stampa d una copia a usopersonale

Per comunicare con il Club degli autori: info<clubaut@club.it>
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit

Rivista Il Club degli autori

Home page Club dei poeti
|Antologia dei Poeti
Concorsi letterari
Arts club (Pittori)
TUTTI I SITI CLUB
Consigli editoriali per chi vuole pubblicare un libro
Se ti iscrivi al Club avrai un sito tutto tuo!

Inserito il 17 novembre 1997