Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
 
Sequestro di persona
Rosario Loria
 
Collana I salici (narrativa) 15x21 - pp. 196 -
L. 28.500 - Euro 13,43
ISBN 88-8356-225-9
A Francesca
 
Destini dovuti
 
Se io muoio, come è già 'scritto', portando con me nella tomba questi penosi pensieri, senza che abbia la fortuna di poterli trascrivere sulla carta, allora siatene certi che non potrò sputarmi in faccia, perché non sono stato un vile, e le cose che ho detto e che ho scritto, prima di tornare a me come proiettili 'impazziti', per uccidermi in un parricidio solare, pur avranno lasciato un segno del mio passaggio sulla terra, a cui rimane appeso il valore grandioso della mia vita spesa nel senso 'giusto'
 
.

 

Tutto ebbe inizio, - manco a farlo apposta: ma si capì subito che sarebbe stata una tragedia... - come se si trattasse di una cosa banale, il giorno in cui Alfredo Tremolle venne inaspettatamente a trovarmi a casa, imbarazzato, nonostante la sua poderosa mole e la sua statura considerevole, che superava la mia d'almeno un palmo, non sapendo da dove incominciare per spiegarmi la ragione della sua sortita... La sua presenza nel mio studio era un fatto eccezionale... Ci aveva sempre divisi un'invisibile e palpabile coltre d'antipatie reciproche, neppure cordiali, innocentemente manifeste, non alimentate o fagocitate, ma neppure impedite o mortificate: tuttavia erano state il diaframma che ora Alfredo aveva attraversato...

"Non sarei mai venuto da lei, e neppure le avrei mai rivolto la parola...", disse, mentre con malcelato disagio si accomodava davanti alla mia scrivania, non meravigliandosi del mio stupore, volendo forzare una sicurezza che non aveva: "Le voci che circolano sul suo conto... Ma la persona di cui io ho bisogno è lei..."

"Alfrè, questa tua sottomissione m'umilia..."

"Lei m'aiuterà..."

"Non vedo come..."

"Lei m'aiuterà... È l'unica persona in grado di farlo..."

"Io mi occupo di letteratura... Tu fai l'agricoltore... Mi piace leggere e scrivere."

"Quando i miei amici seppero che volevo consigliarmi con lei, si sono messi a ridere come pazzi..."

"Spero proprio che non abbiano ragione, i tuoi amici..."

"Lei mi dirà una sola parola: o sì, o no..."

"L'ho sempre fatto: il mio parlare è 'sì sì, no no'... E questo m'isola... In mezzo ad un mondo di bugiardi..."

"Ma lei, con la religione..."

"Appunto... Per essere onesti non è necessario essere religiosi... So ascoltarti. Tu sei in veste d'ambasciatore della tua società... Io sono il vostro bersaglio immobile ed un 'disubbidiente' da colpire... Prima che 'infetti' qualcuno del tuo circolo..."

"Volevo dirle..."

"Io mi sono nutrito in mezzo a questa prateria sterminata...", indicai i volumi della mia libreria, "E so difendermi se mi affrontate ad uno ad uno... Voi ci tenete a tenervi sempre alunni irresponsabili... Sempre servi e mai dirigenti... Vili e mai eroi..."

"Le antipatie..."

"Ti sei fidato troppo delle apparenze e delle 'voci'... L'immaginario 'collettivo' ti ha inghiottito, privandoti della tua autonomia... Ora stai dando valore alla mia posizione, perché non ti fidi della tua 'famiglia', che ti nutre, t'avvelena e ti divora..."

"Ecco... Nell'ottanta non riuscivo a mantenere la mia famiglia ad un certo 'livello', perché la modernità ha un prezzo elevato... Mi detti al commercio... La terra non mi dava più da vivere... Aprii una botteguccia d'alimentari... Bene il primo anno, benissimo il secondo... Il terzo ed il quarto uscii a 'livello'..."

"Te l'ho detto: sono uno scrittore, non un consulente commerciale..."

"Nel quinto faccio un capitombolo... Chiudo... Non contento di 'questo', mentre mia moglie Sara piangeva perché sua figlia aveva già sei anni e non c'erano prospettive per il loro futuro, apro un negozio di scarpe... Nuove pratiche, nuovo locale in affitto... Le cose, dico la verità, mi andarono subito bene..."

"Mi fa piacere... Ma non vedo...", accennai, "Io sono una persona che chiude sempre e 'regolarmente' in perdita..."

"In due anni recuperai le perdite degli anni precedenti... Ma, come se i miei clienti si fossero dati la parola, il terzo anno non vendetti neppure un paio di sandali... A nulla valsero i manifesti di 'svendita'... Il negozio era pieno fino al soffitto... I modelli passarono di moda in fretta... Nel negozio c'era un patrimonio... In banca c'erano voragini piene di ipoteche sulle mie terre... Un soldo non entrava da nessuna parte... Nelle mie orecchie arrivarono i suoni inquietanti di molti campanelli d'allarme... Iniziai a 'vendere' col novanta per cento di sconto... Che confusione. La gente faceva a spallate per entrare... Molti avevano la faccia da cane... Come lupi si lanciavano sul cadavere..."

"Eppure 'erano' tutti membri della tua 'famiglia'... E naturalmente non c'era un miscredente tra di loro..."

"La gente si prendeva gli scatoloni senza provarsi le scarpe... Gli bastava il numero di piede... In due mesi mi restarono vuoti scaffali e tasche..."

"Hai chiuso drasticamente la tua ennesima prova commerciale, quando?", gli chiesi.

"Nel novanta... Sara piangeva, e piangeva anche sua figlia, che intanto era cresciuta, cominciando a maledire questo padre grande e grosso dal cervello di gallina... Non mi scoraggiai... Volevo provare ancora, anche se Sara e sua figlia, piangevano e mi scongiuravano di tornare in campagna... Riapro con entusiasmo un negozio di frutta e verdura... È il mio 'campo'. Si vende per contanti... Tre anni dopo è la fine... Le perdite s'incolonnarono con quelle precedenti... Ma si era impossessata di me, la furia avvelenata del 'giocatore'... Volevo giocare per recuperare il perduto... Mia moglie si limitava a piangere con sua figlia, che adesso incominciava ad alzare la voce contro di me, alleandosi con sua madre... Fabbriela ha seccamente picchiato il tacco a terra... Ha sedici anni... Sua madre me la punta contro come una mitragliatrice... Me la tiene alle costole... Rischiando di farmi buttare fuori casa, ormai folle, nel novantasei apro un negozio di indumenti giovanili: una 'buticchi'... Maglioni, 'ginzi', e articoli sportivi... Tutto firmato, e molto costoso... Due anni di stare con le mani sulla pancia..."

"Tu sei un pazzo da manicomio..."

"Ecco! È questo che le volevo sentir dire... Io sono pazzo!!! Svendetti tutto col solito metodo... Molte cose le conservo in casa per 'uso' famiglia... La Banca, visto il mio comportamento, mi chiese un 'rientro' immediato... Tre ettari di terra presero il volo... Pianti e minacce delle donne... Ora girava attorno a Fabbriela un 'moscone' che non mi piaceva, che non aveva mai lavorato in vita sua, orecchini d'argento, tatuaggi, capelli a 'chiodo'... Suo padre fu compagno mio di scuola... Quando c'incontravamo e andava 'bene', io o lui, tornavamo a casa con la testa rotta..."

"Alfrè...", dissi, mentre tenevo in mano un libro, "Cosa vuoi?"

"Lei mi ha 'capito'... Io sono pazzo!!!"

"Tu mi prendi in giro... 'Amichevolmente', ma mi prendi in giro...", gli dissi, senza nascondere una certa inquietudine... Di quest'uomo non conoscevo neppure la ragione per cui mi era antipatico... "Che consigli posso darti? Se sapessi formulare buoni consigli, lo farei per me... Da trent'anni mando manoscritti alle case Editrici... E da tanti anni i miei scritti non 'incontrano la linea editoriale' giusta... Può darsi che le storie che scrivo siano delle lettere in ritardo per amici già andati. Può darsi invece che siano un testamento per le generazioni che verranno... Come vedi non sei il solo ad essere pazzo! Ma mi conforto ripetendomi che la storia è piena di questi episodi... Mi sento ingiustamente 'escluso'... Mi alimento di vittimismo che aiuta la mia esistenza a tirare avanti staccatamente, in una società che respingo come genitrice... Scrivo storie per altri, per nascondere la mia... Per darmi una ragione e non suicidarmi... Chissà se avendo due salme di terre a vigneto come le tue, avrei avuto il coraggio di venderne mezza per fare le mie pubblicazioni. Teatro, poesie, racconti, romanzi, giacciono nei miei cassetti, come tanti cadaveri in un cimitero privato... La mia macchina per scrivere ed i nastri che compero e reinchiostro, con pazienza certosina, non lo sanno: e l'uso che ne faccio infaticabilmente, li fa ritenere fortunati, perché si credono adoperati dalle mani di uno scrittore 'arrivato'... Tu hai i tuoi affanni per le tue sconfitte... Pensi di essere un 'disgraziato', perché non potrai mai entrare nella dimensione della mia 'disgrazia'... Io sono perennemente angosciato perché non posso comunicare a nessuno l'inferno che mi brucia in corpo... Rimango legato ad un certo tipo di letteratura che cinquant'anni fa godeva d'una maggior considerazione, ma che oggi risulta autopunitiva... Se credi nelle tue possibilità di successo, non ti resta che insistere... Come faccio io..."

"Lei è la persona che in questo paese ha letto più di tutti..." mi disse, quasi con ammirazione, "E dovrebbe essere orgoglioso di questo primato..."

"Mah... Beh... È il primato di una società clamorosamente sconfitta... Non sono io che ho letto molto, ma sono gli altri che non leggono per niente... E questo mi mette 'davanti' a tutti... Con chi gareggio, con la mia disciplina? Mettimi per un attimo in mezzo alla 'tua' famiglia, e presentami come una persona dotta... A chi interessa? Presentami invece come un brillante "parolacciaio" o un cinico barzellettiere..."

"Dopo i miei fallimenti, come i suoi, del resto, alla mia età è tardi se voglio iniziare, e presto se voglio smettere... Fabbriela batte il piede a terra perché vuole far entrare Catonzo li Freni, il 'moscone' che non mi piace... Sara le sta dietro e la difende, puntandomela in faccia come una mitragliatrice... Catonzo passa cento volte al giorno davanti a casa mia, e tira sassi sul nostro balcone, con dei biglietti legati con l'elastico... Io so che si vedono davanti il magistrale, e tutto vorrei in casa mia, tranne che ricevere Nino li Freni, il padre di Catonzo, come suocero di mia figlia... Io vorrei andare 'su' con il commercio, per distanziare questa 'plebaglia'..."

"Dopo tutto quello che ti è successo? Hai del fegato... Puoi 'sbagliare' un'altra volta, ma questo esclude che tu possa sbagliare 'sempre'..."

"Ho il perno dell'anca lineato, per il peso del mio corpo, che non è più compatibile con la mia struttura ossea... Così dice il dottore. Ho il calcagno sinistro che si 'sfarina'... Mia moglie e sua figlia si dipingono le labbra, si dipingono le unghie, si dipingono le facce sempre pallide... Dicono che sono un uomo 'calunnioso': vogliono sempre soldi per fare la spesa... E mentre parlano con me, dànno occhiate fuori a Catonzo, che passa e spassa cento volte al giorno di davanti alla mia casa... Ha un motorino senza targa e senza assicurazione, e senza benzina, perché molte volte lo trascina a mano... Bello di faccia, ma laido di cuore, tale e quale suo padre, che quando c'incontravamo ragazzi, uno di noi due tornava a casa con la testa spaccata..." parve fare una pausa in onore ai ricordi, ma aggiunse subito: "Voglio aprire a Balata, moderna, ampia, d'alto livello..."

"Ti ammiro... Sicuramente hai ragione tu... Puoi mettere tua moglie e tua figlia alla cassa e al banco... Sono donne, sono belle... Attirano..."

"Questo è il veleno... Nelle attività precedenti ho fatto io quel lavoro, così grosso ed alto, come sono; con l'affanno, sempre appoggiato a qualcosa per proteggere le mie ossa fragili... Con questo taglio sul viso, come uno sfregio, sulla fronte...", gli osservai la faccia, in modo meno imbarazzato da quando era entrato, e molte barriere tra di noi erano cadute, "Non le ho potute persuadere a stare nei miei negozi precedenti..."

Davvero, accanto all'occhio sinistro, ora che aveva sollevato un po' i capelli, aveva un piccolo taglio che, un po' per la distanza della sua altezza, un po' per la penombra, la luce era alle sue spalle, un po' perché ero frastornato dall'intrico della vicenda, non avevo visto prima.

"Mi dicevano che non sono buttane pubbliche... Mi dicono che se insisto per portarle in miseri localucci, si tagliano le vene... Fabbriela acconsente, mentre sua madre me la punta in faccia come una mitragliatrice... L'altro giorno, mentre parlavano con me, guardavano fuori 'viso d'angelo', mentre col motorino, facendo girare la ruota posteriore, sollevava la polvere della strada, mi hanno fatto intravedere che hanno comprato un rasoio... Catonzo ha finito la benzina, il motore si è spento e se n'è andato trascinandosi il motorino a piedi, per farsi dare mille lire da suo padre..."

"Non sei in una situazione allegra..."

"Io voglio fare in fretta, perché ho paura d'impossessarmi di quel rasoio e di tagliare la gola, prima alla madre e poi alla figlia..."

"Non vedo come ti posso aiutare, più fallito di te...", commentai rattristato. Cominciando, dentro di me, a tirare le prime linee per fare di questa brutta storia, un bel racconto...

"Lei verrà spesso a trovarmi... Voglio aprire a Balata, come stavo dicendo prima, alla grande, moderna, ampia, d'alto livello..."

"Cosa verrei a fare, venendoti a trovare?", chiesi incuriosito.

"Non sarebbe il solo... Verrà gente colta, i segretari, gli studiosi come lei, i direttori... Studenti universitari", avvertii un leggero malessere: lo studio si capovolse e una nube appannò la mia vista; non avevo davanti a me Alfredo Tremolle, ma un ammasso terribile, un'ombra nera... "Moderna, ricca, aggiornata..."

"Non mi vorrai dire..." chiesi allibito.

"Proprio così: una bella libreria... Enciclopedie, romanzi d'ogni sorta... E mia moglie che si sentirebbe sollevata, finalmente al banco e mia figlia alla cassa, vicina alla vetrina, per guardare le evoluzioni del suo 'ragazzo', fin quando capirà che la nostra 'posizione', non le permetterà di umiliarsi con un figlio di 'nessuno'... Fabbriela al maneggio dei soldi... Così le mie donne lasceranno a casa le loro brutte funge, e con i loro sorrisi attireranno la clientela e accresceranno l'illuminazione del locale. Sara ha una buona 'parlantina', conosce parecchie amiche che 'leggono', e tutta una cultura superiore si riverserà su di noi, fino a far vergognare d'avvicinarsi quel maledetto 'moscone'... Se la disgrazia vorrà, Fabbriela si farà fidanzata ed io calerò le corna, e berrò nell'acqua sporca... Sua madre comincerà a prepararle il corredo... E mio malgrado dovrò sopportare la presenza di... Non lo voglio neppure nominare... Dovrò stringere la mano al padre di Catonzo, mentre gli mangerei il cuore..."

"Alfrè...", ero commosso: non avevo voce, tremavo per l'ignara trabocchevole fiducia che aveva nel suo futuro di libraio. Gli ero grato per la fiducia serbatami, per avermi assegnato il ruolo ingrato di 'consigliere' in un campo in cui non ero dotto... "In questa pietraia che tanti scambiano per 'paese', manca veramente una libreria... Certo che se tua moglie ha problemi di 'grandezza', in un simile locale, potrebbe trovarsi a proprio agio... Però...", feci titubante, con la testa che mi ronzava come un'ape. "Ecco, occorrerebbe sapere chi legge in questa pietraia... Quanti, oltre a me e ad una decina di altre persone, comprano libri 'normalmente'..."

"Lei..."

"Non voglio scoraggiarti, ma alla luce della mia esperienza, sarebbe utile che ne parlassi con Sino Quartararo, dalla cui piccola libreria, in seguito ceduta ad altri, perché scelse con saggezza l'impiego, al posto dell'attività libera, ho comprato io gli ultimi libri, a 'peso'... Tu ti stai affacciando alla 'cultura' perché la devi sfruttare, ma quanto sarebbe stato meglio se nel passato avessi fatto un passo più importante: rendere colta, forte ed indipendente la tua persona..."

"È un rimprovero?"

"Avessi il tempo di rimproverare me, per i dispiaceri che procuro alla mia famiglia... Quarant'anni fa, a Balata, i farmacisti parlavano di teatro, di Pirandello e della Cavalleria Rusticana... I maestri di scuola ascoltavano alla radio l'intera Traviata... E molti contadini sapevano parlare di Rizzeri e Fioravanti, di Orlando e dei Paladini di Francia, del Barbiere di Siviglia e della Tosca... E le due biblioteche, oggi fuse nella Federico Secondo, erano regolarmente frequentate, da gente di tutti i ceti, in cui il marciume della televisione, non era ancora penetrato molto in profondità... Le studentesse, quelle poche del Magistrale non parificato, Adelaide Rotolo, ragazze ignare, con i fiori tra i capelli, lo sguardo pudico ed il sorriso innocente, ed anche le casalinghe, quando ancora la febbre dello studio a 'tappeto', non come erudizione necessaria allo spirito o mobilitazione di tutti i sentimenti, nella loro intrinseca nobiltà, ma come evento 'fatale', era ai suoi primi albori, frequentavano le biblioteche, leggevano la Liala di Lalla Acquaviva, e Luciana Peverelli, Franca Antonini... E gli studenti, giovani dai visi di marmo, ancora non tarlati dal fumo corrosivo delle prime sigarette, ancora gelosi del rigore paterno, portatori di civiltà dalla famiglia verso la società, i pochi sfuggiti all'attrazione del mestiere di fabbro, del barbiere, del falegname, del calzolaio, del muratore, del riparatore di biciclette, frequentavano le biblioteche, consultavano Brancati, commentavano la viltà di Don Rodrigo e ridevano di Don Abbondio... E nelle dimore dei maestri di scuola, - seguimi con attenzione, Alfrè: questa è Storia con la esse maiuscola..."

"Volevo..."

"-... si poteva parlare e discutere a fondo, con l'orgoglio di quel poco che sapevamo, di Verga e dei Malavoglia, di Freud e dell'Interpretazione dei Sogni... Della 'stanza' di Montanelli, sulla Domenica del Corriere... Tutto questo ieri, 'appena' quarant'anni fa..."

"Volevo..."

"Quarant'anni fa, il dottor Messina, un uomo certamente colto, laureato, non praticante la sua professione, bastevolmente elegante nei suoi abiti in cui nuotava letteralmente, per la magrezza, aveva aperto una 'libreria' in Piazza Garibaldi... C'erano alcuni giornali, una decina di riviste, una dozzina di piccoli volumi, assieme ad una rivendita di terraglie, di bombole di gas, ed altre merci di cui non ricordo nulla... Ma ricordo esattamente la prima volta che mi recai in piazza Garibaldi, da pochi mesi oriundo a Balata da Poggioreale per motivi di lavoro, quei volumetti dalla copertina di cartoncino avorio, della Mondadori, nelle edizioni della B.E.M., buttati in mezzo alla polvere d'una cubica vetrinetta opalizzata...

Di fuori si leggevano con difficoltà i titoli: novelle rusticane, novelle per un anno, novelle campagnole... Non avevo una lira in tasca... Ma le prime duecentocinquanta lire, furono per le novelle di Verga... In un anno li comperai tutti: se guardi di fronte a te, in alto, nella libreria, li vedi... Ti può bastare tutto questo?"

"Lei mi ha 'assassinato'... Voglio ragionarci sopra...", pareva che il suo sguardo, fiducioso fino a pochi minuti fa, si fosse trasformato in diffidente... "Ragionerò..."

"Posso domandarti quali romanzi hanno letto tua figlia e tua moglie?"

"Veramente non le ho mai viste con dei libri in mano... Mia figlia, per sua 'natura' non è portata a leggere... Se ne sta tutto il giorno con la fungia fino a terra, perché vorrebbe smontato il teatrino che c'è in mezzo alla strada, composto dalle capriole che, col motorino, esegue Catonzo davanti a casa mia... Ogni volta che si mette a far polvere con la ruota posteriore, gli finisce la benzina... E se ne va a casa a domandare mille lire a quel-la canaglia di suo padre che, quando ci incontravamo a scuola, e si restava vivi, uno di noi tornava a casa con una ferita in fronte... Fabbriela se ne sta a vedere le telenovelle, e con l'orecchio ascolta il rumore del motorino del suo 'moscone'... Alcune volte si alza, e lui viene e a mettere il muso, a toccare il vetro della vetrina, mentre Sara lava i piatti in cucina: stanno ore a farsi segni con le dita, e a discorrere, ma mai allegri, sempre nervosi: certe volte, lui l'abbandona di scatto, cavalca al suo motorino senza targa, senza assicurazione e senza benzina, e si mette a fargli slittare la ruota posteriore nella polvere, alzando delle nuvole che mi sporcano le imposte del primo piano..."

"Alfrè..."

"Mia moglie si guarda spesso allo specchio, si controlla preoccupata le nascenti pieghe della pelle, sotto il mento ed attorno al collo... Compera sempre nuove creme e prende gli appunti alla televisione quando le presentano come 'miracolose'. Si chiude in bagno per giornate intere, e si dipinge... Si fissa allo specchio, si tocca la fronte, storce le labbra, s'immobilizza, come se si ipnotizzasse, guardandosi la faccia... Poi grida che si vuole tagliare le vene, si mette a correre per la casa col rasoio in mano... Sua figlia la raggiunge e grida con lei che si vuole tagliare il collo e farsi morire, perché sono un uomo inutile, qualunque cosa faccia, non riuscendo a provvedere ai loro bisogni di 'rinnovamento'... Il luccichìo della lama di quel rasoio, ce l'ho fisso nell'ingresso del mio cervello... Da un lato mi butterei a letto per vedere se hanno il coraggio di suicidarsi per davvero... Che se lo facessero, mi deve credere, gliene sarei grato, ma da un altro lato, c'è anche un po' di orgoglio dentro di me, nonostante le prove negative... E a dirla sinceramente, a casa mia, l'unico ad avere il 'diritto' di suicidarsi, sono io: ma non lo farò... Ci 'ragionerò', voglio provare un'altra volta..."

"Ma non con la libreria..."

"Con la libreria..."

"Libreria... A Balata... Non ti bastano i guai che hai?"

"È un'attività moderna, di 'tono elevato'... Non ci sono concorrenti..."

"E neppure acquirenti..."

"Ci metto altri tre ettari di terra a fronte..."

"L'esperienza del dottor Messina prima, e quella di Sino Quartararo dopo, non contano nulla per te?"

"Lei è 'geloso'... Ha paura di perdere il 'comando' della cultura a Balata..."

"Geloso? Ma se il fatto di essere 'solo' io a leggere, lo considero una disgrazia per me e per il paese... Ma che dici?", ero gelato, non capivo: "Questo mi offende!"

"È così... Perché la gente 'colta' verrà da me..."

"Ehi, tu non sei un'anima pia, ma un'anima 'spia'."

Questo è, detto in poche parole, l'episodio scatenante che senza volerlo mi condusse alla rovina... Il fatto che, pur nella sua liceità, si dimostrò determinante nel distruggere la mia esistenza, che creò nella mia famiglia uno sconquasso irreparabile... Quale diavolo fuggito dall'inferno, condusse Alfredo a casa mia? Perché scelse me, come 'consigliere' per la sua avventura, se tra noi due non c'era mai stata alcuna relazione? Una serie impressionante di circostanze, contribuì a far di me il suo bersaglio... Tanto che, dopo la mia misteriosa malattia, - sarebbe più saggio parlare di 'morte', - mentre mi trovavo a letto, disteso ed immobile, Alfredo, pur venendo a conoscenza della mia disgrazia, avvenuta per causa 'sua', anzi offeso verso di me, perché avevo tentato di ostacolarlo, aprì veramente la libreria a Balata... E puntualmente, tutto quello che avevo previsto, con tutti i disastri a seguire, si verificò, come se fossi stato un mago ad indovinare le disgrazie altrui, ma senza poter prevenire quelle mie...

 

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Agg. 10-11-2001