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Anna Maria Ceppo
presenta la sua opera inedita
"Okeanos"

Capitolo 5
La guerra

"La guerra è la madre di tutte le cose", afferma Eraclito. In greco il sostantivo "guerra" è maschile, per cui sarebbe più corretto dire: il padre di tutte le cose.
Inoltre, questa traduzione si accorda meglio alle vicende di Peter e di Eugenio, entrambi ossessionati dallo spettro del padre, come Amleto.
Nel primo caso, la figura paterna mancava. Lo spettro era annidato nell'inconscio. Nel secondo caso, la medesima figura era fin troppo presente. Dominava il Super-
io, schiacciando il soggetto.
Il risultato fu analogo: due guerrieri soli contro il mondo, affratellati dall'odio verso i borghesi, gli Stati Uniti, la coca-cola.
Eugenio voleva andare a combattere in America latina. Conosceva a memoria i canti degli Inti-illimani. Peter pensava piuttosto alla causa palestinese. -Al-Fatah vincerà!- gridava nei cortei, legandosi un fazzoletto rosso intorno alla bocca. Moda comune a quei tempi, dai molti significati: imitare i terroristi, non farsi schedare dalla polizia, e rendere la voce più cavernosa.
Il primo fu iscritto alla facoltà di medicina. Il secondo archiviò la faccenda tra le bravate della carriera studentesca, durata poco e finita male. Da un arabo aveva ricevuto il sangue, nient'altro. Non conosceva la storia del dono d'addio, e della relativa promessa.
Wendy gliela teneva nascosta, per paura di perdere sia lo smeraldo che il figlio.
A modo suo era cattolica. Pregava la Vergine, i Santi. Si asteneva dai rapporti con i preti, maschilisti, e con Dio. Se Peter avesse ritrovato suo padre, sarebbe diventato musulmano. Una religione vale l'altra, d'accordo. Tuttavia, è preferibile la nostra. Ha messo sugli altari la Madonna, una ragazza madre, per non parlare della Maddalena, dai sette demoni.
Ormai godevano di una certa agiatezza. Si erano sistemati. Il negozio cominciava ad ingranare, quando la mano di Allah scese su di loro.
Indicò la sua creatura, dispersa tra gl'infedeli, e con un gesto imperioso la reclamò.
-Vieni, figlio diletto, zenit e nadir, congiunzione di stelle e di pianeti. Nato dal seme del deserto, nutrito dalle nebbie del nord, allevato sotto il sole del sud. In te vedo il castigo degli empi, l'eroe del mio popolo, suo rifugio e sua fortezza. Mille cadranno al tuo fianco, e diecimila alla tua destra. Ma nulla ti potrà colpire. Ti salverò, perché hai conosciuto il mio nome. Ti salverò, e ti renderò glorioso-.
La lettera da Marrakesh arrivò coperta da timbri postali. Dall'hotel "Santa Caterina" era stata spedita a Cetara, di lì a Palinuro, ed infine a Salerno. Prima di un trasloco, Wendy comunicava il successivo indirizzo, casomai qualcuno volesse rintracciarla.
Quante volte aveva sognato la scena! L'antico amante tornava in Italia, si gettava ai suoi piedi, e la implorava: -Sposami, Wendy, sposami!-.
Ora gli avrebbe risposto: -Vedremo-.
La lettera non era scritta dallo sceicco in persona, ma dal suo segretario.
"Gentile miss Hurst,
l'onnipotente e sempre benedetto Allah ha privato il mio signore, lo sceicco Rashid el Harun, di tutti i suoi discendenti maschi. Il mio signore nutre un'ultima speranza: che un erede gli sia sopravvissuto, e che acconsenta a raggiungerlo, portando con sé il certificato di nascita e la pietra preziosa. Non occorre altro, se il giovane esiste e gode di buona salute. In ricordo di una bella estate, trascorsa ad Amalfi, nel '56, è pregata di esaudire questa richiesta, a cui si allega un assegno per eventuali spese di viaggio. Se ha generato un figlio allo sceicco, come ci auguriamo, otterrà l'eterna riconoscenza di Allah e del mio signore".
Wendy rifletté a lungo, prima di mostrare la lettera. Negli ultimi tempi il ragazzo era strano. Non abitava più con loro, nell'appartamento di Pastena. Dormiva al negozio, su un materasso disteso per terra, in una misera stanzetta ricavata da un soppalco, nella parte superiore del locale.
Certo, meglio musulmano che drogato, dovendo dare ascolto a certe voci. Un sogno la convinse completamente.
Si vide nel deserto, in groppa ad un superbo purosangue. Sulla sua testa era posata una pesante tiara d'argento. La seguivano tre bambini sui loro pony. Dune di sabbia si alternavano a dune. Il deserto si stendeva fino all'orizzonte, ma si udiva il clamore di una moltitudine. Acclamavano lei, l'imperatrice, ed i suoi giovani eredi.
Diciamo pure che il sogno fu dettato da manie di grandezza. Un'apoteosi, una visione trionfale, a cui non seppe resistere. L'indomani, ancora suggestionata, consegnò a Peter la missiva.
Non lo sapeva, ma gli aveva dato il rimedio più efficace per ritrovare se stesso.
-Sono qualcuno. Sono amato, desiderato da mio padre!-.
Sì, qualche dubbio lo sfiorò. Se non avesse perso gli altri figli, lo sceicco non lo avrebbe chiamato. Però gli perdonava. La colpa ricadeva sulla madre. Mentre lui
si credeva abbandonato, lei taceva, custodiva gelosamente il segreto, gli negava
la prova della sua identità.
Ma il passato riaffiora. Le cose perdute, o sepolte, ritornano a galla, nei modi più inaspettati e con risultati sempre imprevisti,
Il giovane volò verso il destino, verso l'uomo che gli offriva la via, la verità, la vita. Lo incontrò, a Marrakesh, in una dimora semplice, disadorna, lontana dal palazzo dalle mille stanze, aperte sui giardini.
Nel padre, trovò anche un profeta.
-Il nostro popolo soffre. Il nostro popolo dev'essere guidato. L'Occidente ha vinto. Ha ottenuto quello che sognava da sempre: un avamposto in Terrasanta. Gli ebrei sono i servi degli Stati Uniti. Noi dobbiamo cacciare questi invasori, questi novelli crociati-.
Il cammino per giungere ad Allah è lungo e faticoso: si chiama "jihad", che significa sforzo, ma anche guerra santa. Prima della circoncisione, Peter doveva liberarsi dai costumi occidentali, sottoporsi ad una dura disciplina dell'anima e del corpo.
Rashid el Harun aveva abbandonato la sua patria, il petrolio, le donne, investendo le sue sconfinate ricchezze nella liberazione della Palestina. Era uno dei più estremisti, tra i capi dell'OLP.
-Dovrai imparare l'arabo, il Corano e l'uso delle armi. Dopo entrerai nell'Islam-.
Una volta stabilito il programma, Peter fu trasferito dal Marocco alla Libia, in un campo d'addestramento clandestino.
Salmodiare le sure del Corano, per chi non ci è abituato, è una specie di supplizio. Bisogna concentrarsi sulle facce serie degli astanti, e trattenere la violenta risata, che sale dal petto fino alla gola. Bisogna serrare le labbra per non farla uscire. Sei perduto, se solo accenni un sorriso. Perché la tua risata si ribella alla serietà delle fedi. Esprime lo scetticismo, lo spirito inquieto dell'Occidente, la noia insofferente
di formule e riti.
C'era ben altra serietà nelle armi. Peter le maneggiava con piacere. Gli conferivano prestigio, dignità. Le avvertiva come un'appendice del suo corpo. Il leone è dotato di artigli, l'uomo di mitragliatori. Ciascuna specie ha una forma peculiare di difesa.
La guerra è il motore della storia.
Diventò un tiratore scelto. Poi si dedicò agli esplosivi, sempre guidato da un istinto naturale.
Vedeva in tutto questo un esercizio di bravura, di coraggio, di forza. Non pensava allo scopo. Dimenticava che i fucili servono ad uccidere, che la dinamite, le bombe sono strumenti di sterminio.
Eppure, per un certo periodo della sua vita, era cresciuto tra i figli dei fiori. Il suo tutore olandese gli ripeteva sempre: "Love, no war".
Se non completò la sua brillante carriera, fu colpa di un cane giallo. Uno del branco dei randagi, magri, sporchi, un po' simili alle iene, che si aggiravano furtivi, in cerca di avanzi, lungo la rete dell'accampamento.
-Va' via, bestia di Satana!- gli gridò un mercenario. Non contento di una sassata, gli tirò contro una bomba a mano.
Il cane balzò in alto. Sembrava un missile proiettato verso la luna. Poi, ricadendo, si afflosciò ai loro piedi. Esteriormente era intatto. Dentro, s'intuiva una poltiglia. Una bianca massa di sfacelo.
Peter abbozzò una carezza, che si fermò a mezz'aria. Si appartò nella latrina per vomitare. "Love, no war". Che c'entrava quel povero cane con i loro stolti giochi
di uomini?
Nessuno ha il diritto di ridurre un essere vivente ad un sacco vuoto. Nessuno ha il diritto di distruggere la vita. La guerra è il male, è il potere di dare la morte. Anche quando la vittima è un animale. Perché? Non soffre, non mangia, non ama?
Peter sognò quell'agonia, la fece propria. Comprese dove stava andando. Talvolta Dio si manifesta nei particolari.
-Se volevi un figlio per farne un assassino, mi dispiace, hai sbagliato. Non è la mia strada, e non lo sarà mai. Ti restituisco la pietra che regalasti a mia madre. Chiedo solo i soldi per il viaggio-.
-Lo smeraldo appartiene a te. Devi tenerlo. Ma d'ora in poi ti porterà sventura. Io, tuo padre carnale, ti maledico. L'ira di Allah scenda sui tuoi passi, ti accompagni giorno e notte. Sia con te la mattina al risveglio, tormenti il tuo sonno, quando posi la testa sul cuscino. Quando varchi l'uscio di casa e quando rientri, ricordalo: sei maledetto. Non comparirmi più davanti. Passa dal mio segretario per i soldi-.
Così il raffinato sceicco, laureato ad Oxford, si congedò dal suo unico figlio vivente. L'unico figlio si allontanò da lui senza rimpianti. Anzi, con fierezza. Aveva sfidato la barbarie. La via, la verità che gli era stata offerta, conduceva alla morte. D'ora in poi, avrebbe creduto solo ai profeti disarmati.
Peter tornò a Salerno nell'ottobre dell'Ottanta. Diede alla madre il ciondolo, affinché lo vendesse. Ma Wendy lo conservò, in attesa di tempi peggiori. Forse commise uno sbaglio. Forse il destino non si può evitare.
Sia la sorella che la madre erano molto curiose. &endash;Vi racconterò tutto un'altra volta- replicava lui. Di che cosa doveva parlare? Un cane giallo era saltato in aria, e per questo lo sceicco lo aveva maledetto.
Intanto, dall'altra parte della città, una ragazza dai capelli rossi si struggeva d'amore e d'incertezza. Non aveva più notizie. La bottega era chiusa. Il suo eroe era lontano, presumibilmente in pericolo.
Un po' la consolava la lettura. Prima d'incontrare Michela, non aveva mai letto un romanzo. Ora ne possedeva due: "Cime tempestose" e "Rebecca". Dal confronto con Rebecca, usciva sempre avvilita.
In Caterina, invece, sentiva una sorella. Immaginava se stessa, al suo posto, correre nella brughiera, invocando il nome di Peter. Non prevedeva che l'avrebbe imitata sul serio, non nella tempesta, ma nel terremoto.
L'amore fa cadere anche gli angeli all'inferno.
La ragazza più corteggiata del liceo "Tasso", ormai studentessa universitaria, aveva perso la testa per un giovane povero e senza diploma. Con la scusa degli esami (ne aveva dato solo uno, il più semplice) era tornata a Salerno.
In realtà, non studiava. Passava i pomeriggi in giardino, dondolandosi sull'altalena, e ripetendo una frase imparata dal libro: "Ho sognato di trovarmi in paradiso tra gli angeli. Ma il loro canto mi annoiava".
La giurisprudenza era l'ultimo dei suoi pensieri.
L'autunno dell'Ottanta fu particolarmente mite e sereno. La gioventù di sinistra si dava convegno ogni sera nella piazzetta del Nettuno.
Lì Eugenio si sedeva in disparte, osservava l'andirivieni di figure spettrali, e faceva il conto dei suoi guai: le bocciature agli esami, ancora inconfessate, i fallimenti sul piano sentimentale.
Ben tre ragazze lo avevano licenziato, per scarso rendimento. Da solo, godeva. In compagnia, si inibiva.
Non era impotente. Tanto meno omosessuale, come i maligni dicevano dello zio. Le sue compagne sfoggiavano il termine "libido", si vantavano delle loro esperienze, lo rendevano goffo, insicuro.
Se gli fosse capitata la persona giusta, dolce, arrendevole, femminile, il problema si sarebbe risolto, senza tirare in ballo Freud. Nessun complesso di Edipo resiste ad una ragazza carina.
Alla domanda: -Che fine ha fatto Michela?-, Anella aveva risposto: -Si è trasferita in Inghilterra-.
Bugia! Eccola lì, tra gli sbandati del Nettuno, nei vecchi jeans scoloriti, con i capelli da africana, gli occhi da gazzella, eppure molto anglosassone nel suo stile, nel suo contegno.
-Ciao! Come mai sei scomparsa?-.
-Ho litigato con tua sorella-.
-Io non c'entro con le vostre storie. Ti andrebbe di uscire con me qualche volta?-.
Data la situazione, Michela preferiva mantenersi alla larga. Ma quanto più rifiutava, tanto più l'altro insisteva.
-Che cosa credi? Ho solo bisogno di parlare-.
Alla fine riuscì ad ottenere da lei un appuntamento.
-Domenica pomeriggio, alle sette-.
-Va bene. Ti vengo a prendere in macchina-.
Nemmeno l'indirizzo gli voleva dare, forse perché si vergognava. Glielo strappò a fatica.
-Aspettami sotto il portone-.
Quella domenica di fine novembre, il tempo era caldo come in primavera. Una lieve foschia velava l'orizzonte, nascondendo le stelle.
Eugenio posteggiò la macchina, scese. Si fermò incuriosito presso un'auto, uguale a quella di suo padre. Stava inforcando gli occhiali, per leggere la targa, quando la terra gli tremò sotto i piedi.
Dal mare si levò un chiarore rossastro. Un cupo boato salì dal profondo. I palazzi si inclinarono l'uno verso l'altro, con sorprendente agilità di ballerini. Un muro esterno franò, mettendo a nudo alcune stanze.
"Che sfortuna!" pensò il ragazzo. La sua prima uscita con Michela aveva scatenato la fine del mondo. Ben presto, non fu l'unico spettatore. La strada deserta si popolò. La gente, atterrita, si precipitava fuori dalle case, negli abbigliamenti più inconsueti : vestaglie, pantofole, accappatoi.
Tra la massa dei profughi distinse una figura familiare. Suo padre correva in calzini, mutande e maglietta, accompagnato da una donna in sottoveste.
Dietro di loro, meno agitata e normalmente vestita, scorse l'oggetto dei suoi sogni.
-Michela! Papà!- cominciò ad urlare, sconvolto sia dal terremoto, sia dal mistero di quei tre personaggi.
Vittorio se lo strinse tra le braccia. -Siamo scampati alla morte, figlio mio. Dov'è tua sorella?-.
-Peter!- strillò Wendy. &endash;Dobbiamo andare subito a cercarlo. Gli ho detto: oggi non si lavora, è domenica. Ma lui non mi ha ascoltato. Doveva restaurare un mobile per un cliente-.
-Non potete andare da nessuna parte- suggerì Michela- se prima non salite sopra a vestirvi. Vi rendete conto di come siete conciati?-.
-Figlia mia, noi abbiamo visto la morte in faccia, e tu stai a preoccuparti della nostra decenza!- esclamò Vittorio. In quel momento, si sentiva molto paterno.
Tuttavia, siccome Eugenio lo osservava con gli occhi sgranati, comprese di dovergli qualche spiegazione.
-Questa è Wendy, la donna che mi ha reso felice. E questa…- s'interruppe, perché la ragazza era scomparsa. &endash;Dov'è finita?-.
Aveva approfittato della confusione per tornare nell'appartamento. &endash;Salvala, Viki!- si lamentava sua madre. Eugenio l'era già corso dietro.
Si scontrò con lei sulle scale. &endash;Che cosa voleva dire mio padre?-.
-Non è il momento per i vostri drammi. Aiutami a portare questa roba-.
I due adulti si vestirono in fretta in mezzo alla strada. Poi tutti e quattro s'infilarono nell'auto di Vittorio. -Passiamo prima da Anella-.
Ma le signorine Teresa e Maria non sapevano niente. &endash;L'abbiamo vista scappare dal giardino. Forse è impazzita per lo spavento-.
No, come aveva imparato da "Cime tempestose", correva in cerca di Peter nella città sconvolta. Correva verso il quartiere dei Barbuti, verso le antiche vie longobarde. A metà strada, rischiò di essere travolta da un autobus. L'autista sì, era impazzito. Lei seguiva la voce del Signore.
"Non temerai i terrori della notte, la freccia che vola, lo sterminio che devasta. Mille cadranno al tuo fianco, e diecimila alla tua destra. Ma nulla ti potrà colpire. Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti. Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi".
Nulla arrestò la sua corsa. Calpestava vetri e calcinacci, invocando il nome di Peter, con quanto fiato aveva in gola.
Nel centro storico regnava un silenzio sinistro, lacerato dal suono delle sirene. Gli abitanti si erano riversati altrove, per non restare nei vicoli angusti. In tutta la città mancava la corrente. Lì il buio sembrava più fitto.
Anella dovette farsi largo a tentoni, tra un cumulo di detriti, che ostruivano la porta del negozio. &endash;Peter!- chiamò per l'ultima volta, in tono sommesso.
Le rispose una voce ancora più flebile: -Sono qui-.
-Dove?-.
-Sotto la credenza-.
La credenza della nonna con i tralci d'uva sui vetri!
-Non hai dei fiammiferi?-.
-Sono scappata senza pensare a niente-.
Facendosi guidare dal suo respiro affannoso, lo trovò, si inginocchiò accanto a lui, gli tastò il volto madido di sudore.
-Anella, perdonami. Laggiù sono successe tante cose. Adesso ho capito che tu sei il mio angelo-.
-Parleremo quando starai bene. Non stancarti-. Con precauzione gli sollevò la testa e se l'adagiò in grembo
La torcia elettrica di Vittorio li sorprese così. I loro volti esprimevano pace.
Mentre Wendy singhiozzava, gli altri tre provarono a spostare la credenza. Troppo pesante! Sembrava aver messo radici.
Michela uscì, in cerca di un telefono pubblico. Non funzionava, la linea era saltata.
In un ultimo disperato tentativo, Eugenio e Vittorio legarono una corda intorno al mobile, agganciando il capo opposto alla macchina.
Eugenio eseguiva le manovre. Vittorio impartiva gli ordini: -Vai! Rallenta! Fermati!-.
Così il corpo fu estratto, ormai allo stremo. Presentava escoriazioni in ogni punto visibile.
-Non possiamo muoverlo. Rischiamo di ucciderlo-.
-Vado a prendere un'ambulanza, a rubarla, se è necessario- annunciò Michela. &endash;Ci saranno dei vigili qui intorno-.
L'attesa durò un'eternità. Wendy ed Anella si contendevano il ferito, che intanto era svenuto.
Finalmente l'ambulanza arrivò. Peter fu avvolto in un telo, coricato su una barella, trasportato in ospedale a sirene spiegate.
La famiglia al completo lo seguì. Vittorio, guidando, premeva la mano sul clacson, per non perdere di vista l'altro veicolo. Tuttavia, in ospedale, i medici vietarono le visite. &endash;E' in sala di rianimazione-.
In quei frangenti, con Peter che lottava tra la vita e la morte, nessuno si preoccupò di telefonare a Rosalba, quando le linee furono ripristinate.
Eppure, durante la scossa, la povera donna si era sentita male. L'avevano soccorsa i vicini. &endash;Mio marito, i miei figli- supplicava, priva di notizie e di conforto.
Era il primo, subdolo attacco di una malattia di cuore, che si sarebbe aggravata, fino a condurla alla tomba, nel giro di qualche anno.
Solo l'indomani Vittorio si ricordò della moglie. Lei non accennò al suo malessere.
-Hai fatto bene a restare a Salerno con i ragazzi-.
-Temo che dovrò trattenermi ancora. Eugenio è già sulla via di casa, ma Anella non ha intenzione di tornare-.
-Perché?-.
-Il suo fidanzato è stato gravemente ferito-. Gli costò usare la parola "fidanzato". Si bruciò la lingua. Non gli venne in mente una soluzione migliore, per coprire i propri intrallazzi.
Rosalba, dopo questa notizia, si rimise a letto con il suo mal di cuore.
Peter restò in ospedale sei mesi. I medici scambiavano Wendy ed Anella per madre e figlia, a causa dei capelli rossi. Dopo il primo periodo di degenza, in rianimazione, le informarono che il giovane sarebbe sopravissuto, ma su una sedia a rotelle.
Era il momento di vendere lo smeraldo.
La madre non si arrese. Portò il figlio da specialisti famosi. Il responso fu sempre lo stesso. Solo lui non si lamentava, in qualche modo preparato ad affrontare la nuova battaglia, contro il dolore.

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Ins. 11-10-2004