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Anna Maria Ceppo
presenta la sua opera inedita
"Okeanos"

Capitolo 3
La leggerezza

Anassimene comprese che l'aria è il principio di tutte le cose. La respiriamo, ci dà forza. Tutto l'universo respira.
Questo era anche il segreto di Anella. Passava attraverso la vita come un refolo di vento. Alle elementari fu una brava scolara, alle medie di meno. In quinto ginnasio scoprì che basta studiare poco per ottenere la sufficienza. Il fratello sgobbava sui libri, con il medesimo risultato.
Amava i componenti della sua famiglia, senza distinzioni: la madre, perché era mite, il padre, perché era bello, i nonni, perché erano vecchi e potevano morire. Infatti, ad ogni Natale, Rosalba annunciava con un sospiro: -Forse sarà l'ultimo che passiamo insieme-.
Malgrado le efelidi ed i capelli rossi, crebbe con la convinzione di essere bella. A tre anni si pavoneggiava davanti allo specchio, nei vestiti cuciti dalla nonna. Sembrava una bambola. Non c'è da stupirsi che fosse molto vezzeggiata. Eugenio era un tipo irascibile e scontroso. Lei un angioletto.
Certe volte approfittava del vantaggio, accusando il fratello delle sue malefatte. Ma di solito si comportava bene.
Le piacevano giochi tranquilli: ritagliare figure dagli abbecedari, o disegnare storie di sua invenzione. A primavera, però, si risvegliava. Correva all'aperto, in cerca di gattini appena nati, di passerotti caduti dal nido, di fiori. Ogni giorno ha un regalo, ogni stagione porta meraviglie.
Incominciò la scuola a cinque anni, per compensare la differenza d'età col fratello.
Il padre aveva previsto di mandarli insieme in città, al tempo degli studi superiori. Avrebbero evitato spese superflue, e si sarebbero sorvegliati a vicenda. Una doveva correre. L'altro rallentare.
Nell'anno d'attesa, dopo la terza media, Eugenio concepì un odio profondo verso la sorella. Per colpa di quella smorfiosa, era costretto a marcire in paese, a presentarsi al ginnasio in ritardo, come un ripetente.
Un vero trauma, che gli rovinò la vita, condizionando i suoi rapporti con le donne. Una donna era stata il suo peggior nemico. E le altre? Non racchiudevano per lui una minaccia?
Il '74 fu l'anno fatidico della partenza. &endash;Perché non vai con loro?- suggerì Vittorio alla moglie. Rosalba si scioglieva in lagrime. Benché fosse attaccata ai figli, non avrebbe mai abbandonato il marito.
I ragazzi vennero collocati presso due sorelle nubili, originarie del Cilento. Teresa e Maria, ancora in vena di frivolezze. La loro grande ambizione era quella di accasarsi. Dedicavano tutta la brutta stagione ai preparativi per l'estate, quando, notoriamente, è più facile trovare un uomo.
L'appartamento, al primo piano, comunicava col giardino. Un giardino incolto, mal tenuto. Ma pur sempre un angolo di paradiso. Ogni filo d'erba è benedetto. Senti il richiamo delle viole, e capisci che la terra sta sognando. Fino alla gloria di giugno, sovrastata dal canto dei gelsomini.
Ad Eugenio la natura interessava poco. Pensava solo agli esseri umani, e questi lo ricambiavano male.
Prima lo derisero i compagni, per l'abbigliamento un po' antiquato. &endash;Guardate, porta ancora i pantaloni corti!-.
Poi si aggiunse il professore, con una battuta sul suo passo pesante. &endash;Mi aspettavo un reggimento di soldati, ed invece arrivi tu, da solo-.
I cittadini sono cattivi. Imprevedibili anche. Gli stessi compagni, così brutali con lui, facevano la corte a sua sorella.
-Lei è diversa. E' un tipo originale-.
-Anzi, direi che è proprio carina-.
Forse era questione di carattere. Anella non si preoccupava di nessuno. Indossava
i vestiti confezionati dalla nonna, senza vergognarsi. Andava fiera dei suoi capelli rossi. Li portava sciolti sulle spalle, o legati in due trecce, come se fosse uscita da una fiaba.
Nel giro di un anno diventò una ragazza alla moda, assorbita da impegni. Le feste in casa (perché non era nato il mondo delle discoteche). Le passeggiate al corso, nelle sere d'inverno; a lungomare, la domenica mattina.
Lei accoglieva gli omaggi con sovrana indifferenza. Nutriva verso il padre e lo zio un'ammirazione talmente sconfinata, che nessun ragazzo le pareva degno di loro.
Quanti cuori infranti, sulla strada di Anella!
Quante umiliazioni, sul cammino di Eugenio.
Eppure, a ben guadare, anche lui aveva ereditato la bellezza della famiglia paterna. I suoi occhi grigi, senza quello sguardo torvo, da perseguitato, avrebbero fatto girare la testa a molte ragazze.
Al liceo "Torquato Tasso" di Salerno non era più tempo di contestazione. Qualche studente più anziano rievocava, con nostalgia, le mitiche imprese del Sessantotto: l'occupazione a porte chiuse, la telefonata a Fidel Castro, la conquista di un lungo intervallo tra le lezioni, fuori dalla scuola, in cui si assaporava il frutto proibito della libertà (unico successo tangibile dei rivoluzionari, poi abrogato da leggi più severe, con il riflusso).
Sì, capitava di vedere ogni tanto una bandiera rossa, ormai sbiadita. La visione del relitto suscitava in Eugenio un senso di sconforto. Come Julien Sorel o Fabrizio del Dongo, si trovava in ritardo rispetto alla storia. Ai personaggi di Stendhal mancava l'età napoleonica. Lui era stato defraudato del libretto rosso, dei cortei, e dei venti minuti di ricreazione.
Tuttavia il '77 provocò una nuova ondata di scioperi. Contro chi, non si sapeva. Per che cosa, nemmeno. L'unica certezza era quella di chiamarsi "indiani metropolitani" e di fumare la pipa della pace, ossia lo spinello.
La droga è dannosa. Nessuno lo mette in dubbio. Però, per dovere di cronaca, non possiamo tacere i benefici effetti esercitati sul nostro provinciale. Nella promiscuità dei convegni, gli venne a tiro una ragazza. La baciò, si spinse più oltre. La mattina seguente non ricordava il suo nome, né la sua faccia. Ma aveva messo le ali. Si era dischiuso, come una farfalla, presso l'oscura laguna del sesso.
Poté prendersi il gusto di chiamare la sorella "borghese", esponente di una classe in declino, e di considerare se stesso assolutamente moderno.
La società lo aveva emarginato. Lui si vendicava criticando il sistema (da quello sociale a quello planetario). La sua rivoluzione non era ideologica, ma personale.
Il suo profeta non era Marx, ma il folle filosofo Nietzsche. La libertà ha un grande vantaggio sul socialismo. Essendo un ideale indefinito, vi può confluire di tutto:
dal sesso alla droga, al dionisiaco "dir di sì" alla vita (o, quando capita, anche alla morte).
Vederselo comparire davanti, con i capelli lunghi e la camicia fuori dai pantaloni, rappresentò un duro colpo per le sorelle Teresa e Maria. Per di più, il loro ospite pretendeva la chiave di casa.
Furono convocati i genitori. Rosalba piagnucolò. Vittorio diede ragione al figlio. &endash;E' maschio, ha diciott'anni, ha diritto alla chiave-.
-E se finisce nelle mani di un malintenzionato?-. Per buona educazione, non dissero "ladro".
Si raggiunse un compromesso accettabile. Le sorelle avrebbero vegliato, a turno, per aspettare il nottambulo. Meglio così, che farsi svaligiare. Il pendolo rintoccava mestamente le ore, le palpebre ricadevano sugli occhi, e quel supplizio non aveva mai fine.
Entrambe si ammalarono di nervi. Trascuravano i preparativi per l'estate. Ogni pomeriggio, alle tre, le assaliva la depressione, con pensieri neri e tendenti al suicidio. Invece di recuperare il sonno perduto, ciascuna rifletteva sul proprio fallimento, ormai senza rimedio.
In mezzo a questa guerra domestica, Anella continuò la sua pacifica esistenza. Le passeggiate al corso, d'inverno; a lungomare, nella bella stagione. Portava i vestiti fatti in casa, come se fossero capi firmati. Anzi, aveva imparato lei stessa a cucire, sotto la guida della signorina Teresa.
Se fosse vissuta nell'età vittoriana, si sarebbe dedicata ad altri svaghi: l'acquerello, il giardinaggio, il ricamo. Ma siccome viveva negli anni Settanta, fu contagiata dal fuoco della sua epoca.
Tutto incominciò con la morte dei nonni materni, i coniugi Pesce. La Pasqua del '78 fu l'ultima festa che trascorsero insieme. Poi il suocero litigò con il genero, per la solita questione della terra.
&endash;Tra manodopera, tasse, lavori, la proprietà ci costa un mucchio di fastidi. Conviene venderla. Depositiamo la somma in banca, lasciamo intatto il capitale, e preleviamo solo gli interessi-.
Vittorio si oppose. Era questa la ricompensa dopo tanti sacrifici? Su quella terra ci aveva sudato, peggio di un contadino.
&endash;Io difendo i diritti di mia moglie e dei miei figli-.
-E allora non chiedermi altri soldi-.
La discussione degenerò a tal punto, che il più anziano dei due ne ricavò un infarto. Sopravvisse tre giorni, prima di rendere l'anima al Signore.
La nonna non fiatò. Si tenne dentro il rancore accumulato contro il genero, in anni di precaria convivenza.
Ecco i bei frutti della democrazia! Dall'avvento della repubblica in poi, l'Italia era piombata nel caos. Lei, fervente monarchica, aveva assistito impotente al trionfo
dei "demoni cristiani" (così chiamava i politici, rappresentanti della plebe). Aveva tollerato il matrimonio della figlia con uno spiantato. E fosse stato almeno fedele! Tutto il paese conosceva la sua amante straniera, tranne Rosalba. Quante offese! Quante umiliazioni! Sempre inghiottite in silenzio, sopportate con dignità, come si addice ad una dama d'antico lignaggio.
Per ultimo, l'era toccato un nipote anarchico, ateo, che si proclamava seguace di un certo Anticristo. La prospettiva di restare da sola in quel manicomio non le garbava affatto. Si arrese alla prima infermità della vecchiaia, ben contenta di raggiungere il marito nell'altro mondo, dove il Padreterno è ancora rispettato, e persino gli angeli sono disposti a schiere, secondo la gerarchia.
Tornando a casa, per le vacanze estive, Anella ebbe una brutta sorpresa. I mobili nuovi, le pareti imbiancate. Scomparsi i santi e le madonne, sotto le campane di vetro. Scomparso il quadro di Gesù bambino, che sovrastava il suo letto, e che la nonna credeva miracoloso.
Tutto le sembrò terribilmente spoglio. Le bianche pareti parlavano del vuoto. Era stata scacciata dal suo paradiso. Su di lei si stendeva un cielo triste, abbandonato dagli angeli, dalla bellezza, da Dio. Non a caso, l'inferno sprofonda in una palude di ghiaccio.
&endash;E' per il bene di tua madre- le spiegò Vittorio. &endash;Non la smetteva con i piagnistei. La poltrona di papà, il rosario di mammà. Meglio togliere di mezzo la roba, ed evitarle questi dispiaceri-.
Anella non avrebbe mai criticato suo padre. Anche lei, come Rosalba, lo venerava con fede cieca. Tuttavia vide la madre più fragile, sotto gli strati di grasso, un po' disorientata tra i mobili nuovi, benché fosse d'accordo col marito.
&endash;Vittorio si è dato tanto da fare. Certo, bisognerà abituarsi. Appena mi sveglio, ho l'impressione di trovarmi in albergo, non a casa mia. Ma un cambiamento ci voleva. Troppa polvere, ciarpame, ricordi-.
Insomma, tutti contenti. Eppure Anella, che aveva sempre dormito sonni tranquilli, fu perseguitata dagli incubi.
Ogni notte, puntuale, si presentava sua nonna, a chiederle conto di qualcosa, ch'era andata persa.
-Cerca il fazzoletto di seta celeste con le farfalle. Era il mio preferito. Apri il cassetto, in fondo all'armadio-.
Ma l'armadio non esisteva più. Dove cercare? Anella si svegliava da quei sogni con un senso di colpa. Come se l'ordine ricevuto fosse reale, e lei non volesse eseguirlo per pigrizia.
La nonna defunta la faceva girare in lungo e in largo per la casa. Finché la ragazza non fu colta da crisi di sonnambulismo. Comparve in camera dei genitori, ad occhi chiusi, con le braccia protese in avanti.
&endash;Che stai facendo?-.
&endash;Mi hanno rubato tutti i vestiti. Non ho più niente da mettermi-.
La risposta era stata data nel sonno. In seguito, Eugenio la sentì balbettare un'altra frase sconnessa.
-Il lavamano di marmo. Dov'è finito? Ci tenevo sopra le boccette di cristallo azzurro, lo specchio d'argento-.
Anche da sveglia, non era più quella di prima. Pareva avvolta da un sopore, chiusa in se stessa. Lei, così piena di vita, ora si protendeva verso i morti. Nella sua dolce oscurità, ardeva solo il fuoco dei capelli.
-Sono disturbi legati all'adolescenza. Passeranno- diagnosticò il medico, consultato prontamente. La scienza è ottimista, ha sempre una risposta, e non lascia spazio al paranormale. Però, tutto faceva pensare ad uno spirito del purgatorio, entrato nel corpo della fanciulla.
Oltre al sonnambulismo, si verificarono episodi ancora più inquietanti. L'impianto elettrico saltava all'improvviso, diffondendo il buio nelle stanze. Poi riprendeva a funzionare. Secondo l'elettricista, non dipendeva da un guasto. Non era il caso di ripararlo.
Dalle mensole dello studio caddero i libri. Qualcuno colpì sulla testa Vittorio. Egli parlò di una scossa di terremoto. Ma in paese nessuno l'aveva avvertita.
Il lampadario dell'ingresso si staccò dal soffitto, con un fragoroso boato, proprio la notte di ferragosto. Quando tutt'al più ci si aspetta una stella cadente, e non in casa propria.
-Questa ragazza ha bisogno di una benedizione speciale- sentenziò il sacerdote. La innaffiò d'acqua santa, per liberarla dagli spettri. Recitò preghiere in latino, che solo un prete conosce.
Rosalba, però, acconsentì malvolentieri. Certi sospetti la offendevano. L'anima buona di sua madre, in paradiso, non avrebbe mai giocato simili scherzi.
-E il lampadario di Murano?- chiedeva il marito. Il danno lo aveva convinto della complicità di Anella con forze oscure e minacciose. Attraverso di lei, temeva la vendetta dei suoceri.
Il 29 settembre, giorno di San Michele, la condussero alla grotta miracolosa.
Il Santo ha la prerogativa di sconfiggere i demoni, specie quelli annidati nelle fanciulle.
Una processione di barche approda alla spiaggia, recando la statua. E' la festa che segna la fine della bella stagione, annuncia la partenza dei turisti, la chiusura degli alberghi e dei negozi.
L'indomani Palinuro assomiglia ad una donna abbandonata. Le lagrime del mare velano la rupe di Isabella. Le antiche divinità pagane riprendono possesso delle grotte, cacciando via i santi. Il vento scuote la polvere dai fichidindia. La pioggia lava le strade. Cancella le tracce di passioni, di amori, le storie germogliate sotto
il sole di giugno, appassite ad agosto, le storie durate una stagione, come il canto delle cicale.
Quel 29 settembre del 1978, il cielo era mite e sereno. Nulla lasciava presagire il vortice di vento, che sbucò dalle rocce, proprio quando il corteo delle barche si profilava all'orizzonte.
-La tempesta!- gridò la gente inorridita. Poiché solo una vergine può scongiurarla, le ragazze illibate, o ritenute tali, tracciarono nell'aria grandi segni di croce. La vecchia tradizione prevede l'uso di una spada, almeno di un coltello. Mancando sia l'una che l'altra, il risultato non era sicuro.
Anella soffiò verso il promontorio, e la tempesta prese il largo. Magia, coincidenza, miracolo?
Provò a ripetere l'esperimento in senso inverso, chiamando la pioggia sulla terra assetata. Il mare rispose per primo. Cambiò colore, s'incupì, allungò le sue onde.
La sera, una pioggia scrosciante cadeva dal cielo.
Un fatto non è una certezza. Nel dubbio, si confidò con lo zio.
Patrizio non negava mai niente. Accettava ogni fede, ogni superstizione, a patto di evitare il fanatismo.
Si comportò da giudice imparziale.
&endash;E' una bella storia. Significa che in te sta crescendo una persona nuova, capace
di dominare le tempeste-.
-Però nei sogni non comando niente. Lì sono un burattino. La nonna mi ordina di cercare le sue cianfrusaglie-.
-Continua. Le cose perdute saltano sempre fuori. E Dio è nascosto nei particolari-.
Forse pensava ad Euridice, mentre istruiva la nipote sulle infinite possibilità della vita.
Durante l'ultimo anno di liceo, Anella studiò meno che nei precedenti. Arrivava in ritardo a scuola, ma i professori la perdonavano. Trascurò le passeggiate al corso,
a lungomare. Perlustrò i vicoletti del centro storico, le vie longobarde e normanne, in un quartiere fatiscente.
Al pianterreno dei palazzi decaduti, si aprivano botteghe di antiquari. Nella vetrina della più malmessa, faceva mostra di sé una credenza. Anella la riconobbe subito, dai tralci d'uva che decoravano i vetri. La sua ricerca era finita.
All'interno, scoprì molti altri oggetti familiari, compreso il quadro di Gesù bambino.
-Desidera?- chiese un giovane bruno dall'accento straniero.
-Vorrei soltanto dare un'occhiata-.
Il giovane le si avvicinò. Aveva l'aspetto di un orientale. In India sarebbe stato venerato come l'immagine vivente di Krishna. Ma la nostra amica era piuttosto ignorante in materia, per non parlare di altro. Quindi si preoccupò unicamente d'indagare sulla provenienza degli arredi.
-Avete cose originali. Chi ve le procura?-.
-Dovreste domandarlo a mia madre. E' lei la proprietaria-.
-Quando posso trovarla?-.
-Non lo so. Qui non ci sta mai. Mia madre ha due passatempi: collezionare oggetti d'arte, e mettere al mondo figli bastardi. Io appartengo alla seconda categoria-.
Con questa specie di presentazione, Anella fu introdotta nel mondo proibito, dove cresce l'albero della conoscenza (del bene, per alcuni; del male, per molti).
In seguito sarebbe tornata spesso al negozio, non solo per rendere un favore a sua nonna. Era stata colpita dalle brusche parole di Peter, il figlio primogenito di Wendy.
Quel ragazzo sconosciuto soffriva. Lei desiderava consolarlo, portarlo dalle tenebre alla luce.

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Ins. 11-10-2004