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Anna Maria Ceppo
presenta la sua opera inedita
"Okeanos"

Capitolo 10
Il non-essere

"L'uomo è misura di tutte le cose" afferma Protagora.
Siamo entrati nel regno dei sofisti, dove la morale è relativa e ciascuno è giudice delle proprie azioni. Pertanto, i sofisti erano bravi avvocati.
Euripide ne subì l'influenza. Nella tragedia "Medea" sembra sostenere un'arringa,
in difesa della sua eroina. &endash;Signori giurati, considerate la condizione della donna qui presente. E' sola, straniera. Emarginata dalla gente del luogo, per un'ingiusta fama di strega. Ha perso il padre ed il fratello. E' vero, li ha uccisi lei. Ma quando i delitti sono stati commessi, l'imputata era ancora minorenne. Sono reati caduti in prescrizione. Perciò sorvoliamo. Che cosa le resta? Un bellimbusto che prima si è servito di lei, ed ora minaccia di abbandonarla. Mettiamoci nei suoi panni. Doveva pur vendicarsi. Fa scempio dei figli, d'accordo. Però il dolore ricade anche sul suo cuore di madre. E gli dei la perdonano, le mandano un cocchio volante per salvarla. Siate clementi con Medea, cittadini di Atene-.
Siate clementi con Maddalena, cittadini del villaggio globale.
Ha ritirato le dichiarazioni fatte ai giornalisti. Si è gettata tra le braccia di Adele. Ora assiste da sola ai funerali di Eugenio, messa in disparte dalla famiglia.
Piove. Siccome disdegna gli ombrelli, i capelli le si sono appiccicati al viso. Sembra appena uscita dall'acqua, come la lontana Euridice.
Patrizio si accosta per ripararla. Lei lo respinge.
Veramente è solo un gesto plateale, perché nell'intimo vorrebbe consegnarsi a lui, tendergli le mani insanguinate, deporre ai suoi piedi il fardello di morte.
-Ho ucciso mio padre, ho ucciso Antonio Bianchi, ho ucciso tuo nipote, per arrivare fino a te-.
Ma esteriormente è dura e fredda. Un blocco di ghiaccio. Non prova rimorso. Non prova dolore. Avverte il peso della solitudine, oltre alla spiacevole impressione di essere estranea e malvista tra quella gente.
Piangerà più tardi, quando sarà in grado di capire i suoi sentimenti.
I parenti che circondano la bara si sostengono a coppie. Vittorio con Wendy. Peter con Anella. Maddalena li osserva ed un moto di collera la travolge. "Se mi mettessi a singhiozzare, nessuno mi crederebbe".
Non sa che qualcuno si preoccupa sinceramente per lei. Prima di partire da Berlino, Adele ha parlato con Patrizio.
-Abbiate cura di Maddalena. Non fatela sentire in colpa. Potrebbe esserle fatale. Lei ed Eugenio hanno abbandonato la terapia in una fase molto delicata. Purtroppo, un tipico caso di follia a due-.
Patrizio è a disagio. Durante il viaggio in aereo, insieme alla troupe televisiva, non hanno scambiato una parola. Quando le ha offerto un passaggio in macchina, per Palinuro, lei ha rifiutato.
-Preferisco il treno-.
Ha accettato l'ospitalità dell'hotel "San Michele" perché gli altri alberghi d'inverno sono chiusi. Il paese è deserto, e la pioggia scrosciante rende lo scena ancora più desolata.
Ecco, tutto è finito. Cenere alla cenere, polvere alla polvere. Adesso, che ne sarà di lei?
Se avesse una casa, ci tornerebbe. Con Eugenio, a Milano, abitava in un residence. Il contratto è già stato disdetto.
Dovrà pernottare in hotel. Chiudersi nella sua camera e stordirsi con i tranquillanti.
Ma mentre sta per avviarsi, una mano salda le serra il braccio. Sotto il velo funereo della pioggia, balugina un luccichio d'argento.
-Maddalena, sono il proprietario dell'hotel "San Michele", e non permetto ai miei clienti di ammalarsi. Sei fradicia fino alle ossa. Vieni a scaldarti vicino al camino. Berremo qualcosa di forte per tirarci su. E' stato un brutto giorno per tutti-.
-Una brutto giorno? Io direi un incubo, piuttosto. Questi momenti non mi daranno mai pace-.
-Ti prego, non tormentarti. Eugenio era un ragazzo un po' fragile-.
-La morte lo ha reso molto forte. Perdonami, Patrizio. Ho combinato un guaio senza rimedio. Vado soggetta a sbalzi d'umore. Quella maledetta sera ho agito in preda ad un raptus. Avevo perso il controllo sui nervi-.
-Lascia stare. Sono colpevole anch'io. Ti ho sognata ed aspettata per vent'anni. Tu non lo sai, non lo ricordi. Ci siamo incontrati qui, quando eri solo una ragazzina, in lite con la tua famiglia e col mondo. Ti chiesi di dirmi il tuo nome. Te ne andasti. Da allora sei stata Euridice, la bianca sposa, chiusa in se stessa come un fiore. Poi sei diventata Medea, la sposa sanguinaria-.
-E non mi consideri impura? Non ti faccio orrore?-
-No, provo pietà. Per me, per te, per Eugenio. Siamo tutti marionette nelle mani del fato-.
Seduti accanto al camino, nella calda intimità che si sprigiona dalle fiamme, lei gli racconta la sua storia.
-Quando ci siamo conosciuti, ero già infelice. La mia sciagura è cominciata molto presto. Ricordo il Natale del '66. Avevo quattordici anni. Tornando da scuola, vidi l'albero addobbato da mia madre, e pensai: questo è l'ultimo Natale che trascorro serenamente. Infatti le ombre si addensavano sulla mia vita, ma non la toccavano ancora. Due mondi vi si confondevano. Uno luminoso, l'altro oscuro.
Da una parte, volti affettuosi, stanze piene di comodità e di tepore, vacanze, feste, buoni voti a scuola.
Dall'altra, la musica dei Rolling Stones, le canzoni di Bob Dylan, brividi, presagi di un regno sotterraneo, in cui confluiva il piacere.
Nel vecchio focolare domestico non c'era più niente da scoprire. Esso si dileguava nel suo mite splendore. Era popolato dai genitori, dai nonni, da Dio. Dipingevo fiori, scrivevo poesie. Assaporavo le gioie di una coscienza tranquilla e non davo motivo di preoccupazioni. Una strada diritta portava verso l'avvenire.
L'altro mondo, invece, prometteva avventure belle e terribili, scandalose e crudeli. Prometteva un biglietto d'andata senza ritorno. Se avessi imboccato uno solo dei suoi sentieri, sapevo che non ne sarei più uscita. La favola del figliol prodigo non faceva per me.
Il primo pilastro a cadere fu Dio. Tra i due mondi si scavò un abisso. Un giorno fui costretta a scegliere. M'innamorai di un ragazzo ribelle, che disprezzava la società, il dovere, la legge, i buoni sentimenti.
Egli mise a nudo il mio lato selvaggio. A sedici anni sperimentai la passione come una donna di trenta. Tuttavia non avevo imparato a difendermi.
Restai incinta, lui mi abbandonò.
Dovetti chiedere aiuto ai miei genitori. Li odiai ed essi odiarono me. Mio padre non mi rivolse più la parola.
E' vero, quando m'incontrasti, ero discesa nel regno delle ombre. Ma nessun Orfeo mi aspettava per liberarmi.
Così rimasi sospesa tra la vita e la morte. Antonio, Eugenio sono stati dei surrogati dell'amore. Succhiavo una linfa spirituale dalle loro anime, senza curarmi dei sensi. I sensi mi avevano tradita una volta. Poteva bastare.
Poi nel crepuscolo violaceo, tra le rauche strida dei corvi, apparisti tu. Ti stagliavi seminudo nel vano della caverna. Reggevi tra le mani il vello d'oro.
Sapessi quanto ho pianto, come mi sono pentita, dopo il lieve, bruciante contatto con la tua pelle.
In seguito, quell'immagine mi ha ossessionata. Non riuscivo a dormire, a mangiare. Perciò sono entrata in terapia. Il resto lo sai. Ho conosciuto Eugenio. L'ho tolto alla dottoressa Sastri-.
Maddalena sorride nervosamente. Riempie il bicchiere di brandy, e qualche goccia si versa per terra.
Patrizio fissa affascinato il liquore: riverbera l'oro delle fiamme.
-Che strana coincidenza!- esclama. -Anche tu sbucasti da una grotta, in riva al mare, di notte. Parlo dell'estate del '69. Camminavo lungo la spiaggia, seguendo i latrati di un cane randagio. Non indossavi costume. Eri vestita di raggi lunari. Da principio, ti scambiai per un fantasma-.
-E poi lo siamo diventati sul serio. Attori, finzioni, fantasmi. Corre voce che sei omosessuale-.
-E' vero. Ci sono stati più uomini che donne sulla mia strada. Quello che dici circa i due mondi, vale anche per me. Ma io non ho avuto una madre, non ho avuto stanze piene di comodità e di tepore. Ero un reietto, un lupo solitario braccato dagli esseri umani. Aspiravo soltanto alla mia indipendenza. L'ho ottenuta grazie ad un vecchio signore, cieco e saggio come Omero. Da lui ho imparato tante cose, soprattutto, ad accettarmi.
Dal belvedere della villa, si udiva il canto delle sirene. "Vieni, mi chiamavano. Siamo le tue sorelle. Da noi avrai pace, conforto. Non ti sentirai più solo".
Ebbene, rispondevo, che c'è di male ad essere soli?
Ne ho fatto una regola. In ogni rapporto non sono mai andato al di là dell'avventura. Ho vissuto momenti di felicità, in perfetta simbiosi con l'universo.
Questo è un momento perfetto. Ho paura di sciuparlo. Ho paura di toccarti, Euridice, di farti diventare realtà-.
-Bene, aspettiamo-.
-Domani parto per la Francia. Inizio le riprese della "Primula rossa"-.
-Non sei un po' vecchio per la parte?-.
-La gente non se ne accorgerà-.
-Dunque dobbiamo separarci da amici-.
-Amici, nemici, amanti, fratelli. Quello che vorrai. E' la nostra ultima occasione-.
-E domani?-.
-Ti offro il presente. Il futuro è in mano agli dei-.
Maddalena si alza. &endash;Buonanotte. I sonniferi sono compagni più fidati di te-.
Il braccio di lui si tende pigramente. &endash;Se ci ripensi, questa è la mia chiave-.
Nel prenderla, lei gli sfiora il monile d'argento.
-Perché lo porti sempre?-
-In ricordo di un amico morto di AIDS-.
Era stato questo ad attirarla: il lunare bagliore della morte. All'alba, finito l'effetto dei sonniferi, Maddalena s'infila la vestaglia, percorre il corridoio silenzioso, gira
la chiave nella serratura.
La camera è in penombra. La pioggia batte ritmicamente sui vetri. Non è una notte profumata di viole. E' un'alba squallida e grigia.
-Dormi?- chiede lei in un sussurro, scivolando nel letto.
Lui volta la testa sul cuscino, in direzione della voce. Scorge una sagoma indistinta. &endash;Mi ha svegliato il cigolio della porta. Dormivo un sonno leggero-.
Poi resta immobile, tace, per prolungare la magia dell'attesa, finché una massa di carne, morbida e fresca, gli cade sul corpo. Carne di donna. Seni pesanti, natiche forti e voluttuose.
Sebbene un po' disorientato, Patrizio non si oppone a nulla. Quella sensualità senza freno, senza ritegno, lo scuote fino alle radici, lo spoglia fino all'estrema nudità. Egli è uno schiavo fisico, un oggetto passivo, consenziente. Il fuoco brucia i suoi antichi timori, nei luoghi più segreti, ne fa un uomo nuovo.
Gli costa un certo sforzo accettare che sia lei a dominarlo. Eppure la passione lo lambisce, la fiamma gli attraversa il petto, le viscere, e prova un'emozione simile alla morte: una morte eccitante, meravigliosa.
Credeva che Maddalena fosse una donna fragile, e per certi versi lo è, interiormente. Ma nell'amore è una furia scatenata, una baccante. Bisogna essere forti per dividere con lei gli ultimi e profondi recessi del piacere. Come avrà fatto a reprimere per tanti anni la sua vera natura?
Quanto sono mendaci i poeti. Dipingono creature eteree, evanescenti, mentre è così raro trovare una donna con il coraggio di osare, senza pudori, senza vergogna. Ella lo ha esplorato intimamente, frugato, posseduto, molto meglio di un uomo. Anzi, ad
un uomo non lo avrebbe permesso. Si sarebbe sentito defraudato del proprio onore, della propria dignità.
E quando il suo seme sprizza in lei, è come se le donasse anche l'anima. Si trattiene a stento dal dirle: "Ti amo".
Stelle cadenti piovono dal cielo. La terra si frantuma. Il mare si trasforma in vino. Un arcobaleno sorge per loro.
-Hai sconfitto il lupo solitario ch'era in me-.
-Adesso altre donne potranno amarti, starti vicino-.
-No, solo tu sei capace di questo. Ci rivedremo non appena tornerò dalla Francia-.
Già, egli è in procinto di partire. Maddalena s'irrigidisce, diventa folle di terrore e di gelosia. Stesa nel letto, osserva la snella figura di lui trafficare tra armadi e cassetti, tirare fuori la roba e ficcarla nel borsone da viaggio.
Deve sbrigarsi. L'aereo decolla alle undici. Dovrà guidare come un pazzo.
-Se ti prepari, posso darti un passaggio alla stazione. Altrimenti sei libera di restare qui quanto vuoi. Anche fino al mio ritorno-.
-Grazie, non sarò la tua Butterfly. Ho trascurato per troppo tempo i miei impegni di lavoro. Andrò via con calma, nel pomeriggio-.
L'ultimo bacio è frettoloso. Lui vestito di tutto punto, lei coperta da un lenzuolo. &endash;Mi spiace, non facciamo neanche colazione insieme-.
-Addio-.
-Arrivederci-.
Aspetta che l'eco dei passi si allontani, per scoppiare a piangere. Ha toccato la sfera luminosa, il cuore pulsante della realtà. Ed eccola di nuovo nel deserto, nella palude di ghiaccio. Non riesce a pensare al futuro. Le importa solo del presente, e questo le offre un albergo silenzioso, un mare visitato da fantasmi, un paese spoglio.
La pioggia riprende a cadere, dopo l'illusorio arcobaleno.
Dall'ebbrezza è passata al dolore, bruscamente. I gabbiani piangono insieme a lei. I sonniferi attendono sul comodino. Dormire, morire. Non essere nulla.
Tutto svanisce, tutto scorre, sospinto dal fato, verso la morte.
"L'essere non è e non può essere. Anche se fosse, non sarebbe pensabile e non si potrebbe tradurlo in parole".
Gorgia, il più accanito dei sofisti, negò le teorie di Parmenide. Alla fede nella verità contrappose il nichilismo.
Il nichilismo a volte è una corazza, a volte una malattia. E' un atteggiamento un po' snob, che esercita una forte attrattiva sugli intellettuali.
A Roma, tra le varie proposte dell'impresario, la nostra amica non ha dubbi. Sceglie d'interpretare Sartre, l'autore più vicino al suo stato d'animo, il profeta della nausea esistenziale.
Tuttavia, persino nel deserto la vita germoglia, ed è tenace.
Scena prima de "I sequestrati d'Altona". Johanna, cioè Maddalena, dovrebbe alzarsi dal divano e recitare la sua battuta. -Sapete che cos'è un amore senza speranza?-. Il suggeritore la ripete freneticamente. Siamo sul palcoscenico di un teatro. L'attrice è assalita da un conato di vomito, non può parlare. Cala il sipario. Tra lo sgomento del pubblico in sala, il regista annuncia che il dramma viene sospeso. Non si prevedono repliche. I biglietti saranno rimborsati.
Il trenta dicembre del 1989, Maddalena si presentò sul set della "Primula rossa". -Ti ho portato un regalo- disse a Patrizio. -Ma non potrai vederlo fino ad agosto. Allora nascerà il bambino-.
-Un figlio! Perché no? Spero solo che non sia una gravidanza isterica-.
La gravidanza era reale. Lo confermarono i medici interpellati, i quali imposero alla futura madre una serie di divieti. Niente fumo. Niente alcool. Niente tranquillanti. Sì a qualche incontro d'amore.
Le forti braccia di Patrizio sostennero il debole spirito di Maddalena durante questo calvario. Senz'amore si può sopravvivere. Lei l'aveva sperimentato. E' peggio fare a meno dei tranquillanti, per chi li considera amici fedeli. Le notti passano insonni, ed aumenta il desiderio di fumare.
Gettava con rabbia le sigarette a metà. Cercava avidamente residui delle sue gocce. Patrizio fu costretto ad assumere un infermiere per controllarla. Trascorse gli ultimi mesi chiusa in una camicia di forza.
Era piombata nel delirio. Evocava i personaggi del dramma interrotto.
-Vedo i tuoi granchi, Franz, sulla parete. All'inferno saremo felici. Sei tu il colpevole. Dio non ti perdonerà-.
Patrizio si consolava guardando in TV le puntate della "Primula rossa". Anche lì doveva sopportare le bizze di una donna intelligente, che non sapeva di avere al
suo fianco un eroe. Alla fine la verità saltava fuori e l'amore trionfava.
Malgrado le crisi d'astinenza della madre, il bambino nacque: sano, bellissimo, con gli occhi grigi del padre.
Maddalena, allo stremo, si rifiutò di vederlo. -Me lo mostrerete dopo. Adesso voglio dormire-.
Le somministrarono i suoi adorati tranquillanti.
-Ancora- supplicava, &endash;ancora-.
Un'infermiera pietosa le consegnò di nascosto un tubetto di pillole.
-Mi raccomando, solo una in caso di necessità-.
Lei ingurgitò l'intero contenuto, e dormì tre giorni filati. Al risveglio, perfettamente reintegrata nelle sue facoltà, chiese agli estranei di allontanarsi. Aveva bisogno di un colloquio privato con il suo compagno.
-Mi dispiace, Patrizio, non ti amo più. Questi nove mesi hanno logorato la passione. Ti ho dato tutto quello che potevo, me stessa. Non vivremo felici e contenti come in una fiaba-.
Lui, sconvolto, replicò: -Non pensi a nostro figlio? Se vuoi- aggiunse esitante- sono disposto a sposarti-.
-Se me lo avessi proposto nove mesi fa, avrei accettato. Ormai è tardi. Il matrimonio non rientra tra le mie aspirazioni, al momento. Ho troppo rimpianto la libertà. Meglio sola che schiava. Siamo stati due irresponsabili: abbiamo ucciso Eugenio, abbiamo messo al mondo questa creatura, per il nostro piacere-.
-Piacere! Perché vuoi degradarti così? Perché vuoi svilire quanto di sacro, sublime, c'è stato tra noi?-.
-E' stato, è passato. Non tornerà più. La mia decisione è irrevocabile. Concedimi un ultimo favore. Chiama il bambino Franz-.
Ragazzo padre a quarantotto anni. Quando i giornali diffusero la notizia, molte delle sue ammiratrici gli scrissero, offrendosi di sostituire l'infedele.
C'era un fondo di verità in quelle ingenue richieste: come avrebbe fatto a cavarsela da solo?
Con la morte nell'anima, si chinò sulla culla.
-Piccolo mio, dobbiamo separarci. Il nostro destino è stato crudele. Sarai allevato in una vera casa. Ti affiderò ai miei parenti-.
Passò in rassegna le soluzioni possibili. Peter ed Anella avevano già i gemelli di cui occuparsi. Vittorio, con la sua tirchieria, avrebbe preteso la proprietà dell' hotel, per ripagarsi delle spese.
Giunto sul ciglio del burrone, Patrizio fece marcia indietro. La saggezza dei suoi avi contadini prevalse. Gettare al vento l'eredità di lord Gray? Mai più.
Si sarebbe tenuto il figlio e l'albergo, rinunciando al mestiere di attore.
-Piccolo mio, ho cambiato idea. Tu ed io resteremo sempre insieme. Formeremo un' autentica famiglia-.
Così Franz crebbe libero e selvaggio sulle spiagge visitate da Enea. Nell'agosto del 2004 compirà quattordici anni. Ha imparato poco dalla scuola e molto dalla vita. La natura è l'unica madre che ha conosciuto, e ne apprezza i semplici doni. La luna di marzo, le rondini d'aprile.
Come suo padre, detesta il Natale. Saluta con gioia il bianco cielo di gennaio, senza promesse. Inquieto, solitario e vagabondo, si sdraia in qualche posto appartato, per contemplare il lento viaggio delle nuvole d'oro.
Se un giorno scriverà i suoi pensieri, saranno poesie.
Ma questo giorno è ancora lontano. La gente del paese gli mormora alle spalle: -Sua madre è una puttana e suo padre un frocio-.

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Ins. 11-10-2004