Scrittori italiani contemporanei
Proverbi tratti dal libro

Ghj'antiègh d'sgiàiu accuscì

Benedetto Di Pietro

Pubblichiamo alcuni proverbi tratti dall'opera «Ghj'antiègh d'sgiàiu accuscì» (Gli antichi dicevano così), Proverbi e detti sanfratellani, Edizioni Akron, aprile 1998, Messina, pp. 111, Lit. 20.000
 
Fuss ban u vìan , n'auòghja se u att è d carn «Sia buono il vino, poco importa se il bicchiere è di corno». Il detto vuole ricordare che nelle valutazioni occorre fare le giuste distinzioni. Il contadino ha sempre utilizzato le risorse che la natura gli offre: le corna del bue, essendo vuote, venivano tagliate a tronco di cono. Previo inserimento di un tappo di sughero nella base più piccola, si otteneva un bicchiere... infrangibile. Estetica a parte, quello che conta è la sostanza, il vino nel nostro caso.
 
 
Pèan d balanza n' anc pänza «Pane di bilancia non riempie pancia». Esiste una variante di questo proverbio in cui pèan è sostituito con rràba «roba». Si tratta di una enfatizzazione del fatto che ci si può sentire sazi solo quando si è nella condizione di mangiare del proprio. Chi è costretto a comperare gli alimenti deve necessariamente limitarsi. La sacralità della 'roba' viene continuamente proposta.
 
Fièji sòcchi e fighji fòmni, u prim prièzz è ièngiu «Fichi secchi e figlie femmine, il primo prezzo è angelo». La coltivazione del fico ha occupato una parte dell'attività lavorativa di S. Fratello. I fichi venivano raccolti, tagliati e messi ad asciugare al sole su canìzzi (stuoie di canna). Dopo venivano mpanutari (riaccostando le due metà) e ncucchièri, infilzati in appositi tulèr, supporti di ferla e canna. Il risultato era la cùcchja: un gradevole 'patchwork' fatto di fichi secchi. Il prodotto veniva immesso sul mercato che spesso era in rialzo; ma non sono mancati gli anni in cui la concorrenza di altri mercati ha fatto sì che i fichi sanfratellani, in attesa che spuntasse un buon prezzo, siano rimasti invenduti. La sorte dei fichi è stata riservata anche alle figlie femmine.
La campagna ha dato sempre lavoro a tutti; ma la nascita di un maschio è stata salutata sempre come certezza di incremento della produzione della terra e di benessere. Un po' meno entusiasta è stata accettata la nascita di una femmina se, come vuole un altro detto, il tempo speso per assistere alla sua nascita è stato considerato tamp pers e figghja fòmna («tempo perso e figlia femmina»).
Ma quando una ragazza era da marito, la famiglia doveva prestare attenzione a non tergiversare molto in attesa del partito migliore, perché la ragazza poteva trovare un fidanzato segreto e anèr a dann, compiendo l'irreparabile. Il che voleva dire coprire di disonore tutta la famiglia. Accettare il primo pretendente era la soluzione ottimale: il primo prezzo, appunto, come un angelo mandato dal cielo.
 

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Agg. 9 novembre 2001