Ha pubblicato il
libro
- U scutulan di la rraca, Collana I gigli
(poesia),editrice Montedit pp. 32 -
- L. 10.000 - Euro 5,68 ISBN
88-8356-045-0
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- Introduzione
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- Cercare spiegazioni sulle cause che generano
nell'individuo la necessità poetica porta
quasi sempre alla stessa conclusione: ci si accorge
che il movimento interiore della poesia non si
arresta alla superficie, ma porta ad uno strato
profondo della memoria. In pratica il vissuto
dell'adulto viene neutralizzato ed affiora il
ricordo dei primi anni dell'infanzia, quando le
esperienze e le informazioni acquisite riconducono
alle fiabe, ai racconti, alle diffide materne
camuffate da animali antropomorfi o da uomini
trasmutanti. Tutti elementi che hanno uno scopo ben
preciso: far evitare i pericoli al bambino o
insegnargli come fare per superarli. Ma se da una
parte questa è la spiegazione che la
psicologia ci ha saputo dare, esiste, nell'ambiente
rurale, un altro aspetto: quello dell'esistenza di
un mondo connaturato a certe credenze e legato a
luoghi particolari, cadenze nel corso dell'anno,
avvenimenti drammatici che hanno colpito nel
passato la vita della comunità locale.
Questi luoghi magici che popolano la fantasia, e
non solo dei più piccoli, sono ben
conosciuti dagli abitanti del posto che
continuamente li evocano. È in questo regno
della fantasia che prende corpo e giustificazione
il movente poetico di questi versi.
- Le liriche che qui vengono proposte
appartengono a due momenti specifici: un percorso
in cui la mitologia, la leggenda e la storia si
compenetrano e si integrano; un secondo percorso in
cui il fatto storico viene esasperato, partendo da
un'analisi in chiave spesso ironica, per approdare
ai fatti migratori sia del passato lontano che
vicino, in cui l'analisi diventa
socio-antropologica ed implicita accettazione dello
stato di cittadini del mondo e non più di
appartenenza ad un luogo privilegiato.
- La näca cu la bària (La culla
boriosa) ha carattere fiabesco ed è composta
da sette liriche. Inizia con una ninna-nanna nel
dialetto siciliano antico e attraverso una
reinvenzione della mitologia vengono rese manifeste
ed esorcizzate le paure della gente, legate alle
credenze ed alla superstizione. In un'ambientazione
medievale e di contenuto sociologico, si parla
dell'autoisolamento degli abitanti di San Fratello
a causa della loro lingua sconosciuta ai siciliani.
Il discorso tocca alcuni punti della forte
emigrazione verso il Nord, avvenuta negli anni
1950-60 e l'importanza vitale dell'aggancio alla
cultura del luogo natio. L'ultima lirica chiude il
percorso circolare riprendendo la ninna-nanna
iniziale completandola con due filastrocche, usate
dai bambini nei loro giochi, e una vecchia
preghiera della buona notte.
- Chi ermu e chi suoma (Chi eravamo e chi siamo)
sottende un percorso comico, e nel contempo
tragico, dei sanfratellani a partire
dall'insediamento in Sicilia, nei sec. XI-XII,
della gente proveniente dalla Pianura Padana, dopo
la cacciata degli Arabi da parte delle armate
normanne, e si conclude con la diaspora dei
siciliani avvenuta nella seconda metà del
1900.
- Il sistema di scrittura usato è lo
stesso messo a punto nel mio tarbunira
'All'imbrunire', (Ed. Il Lunario, Enna 1999).
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- B.D.P.
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