| 
                    Le
                  Poète est semblable au prince des
                  nuéesQui hante
                  la tempête et se rit de
                  l'archer;Exilé
                  sur le sol au milieu des
                  huées,Ses ailes
                  de géant l'empêchent de
                  marcher. Charles
                  Baudelaire  
                  
                  
                     Alla mia
                     Musa  
                  
                     
                  
                  
                     Zattera di
                     naufraghi   Infuria la
                  tempesta sotto fragile zattera.Voraci marosi
                  s'abbattonocome orde
                  d'orchi urlanti soprale bianche
                  vele, e la tolda mugghia.Un fragore
                  infernale frastornale nostre
                  orecchie imploranti. E mentre il
                  vento spazzaimpietosole speranze
                  nei gorghi fetidi,tutto il mondo
                  è buio,tutto il buio
                  Oscurità.Morta è
                  la Luce in questo Maelstrom.Morto è
                  il Sole, e la Vita scivola. Eppure, dove
                  Oscurità regna,fra le miserie
                  dei nostri mari,fra le nubi
                  plumbee che oscurano il mondo
                  cancellato dall'onde,all'orizzonte
                  vivo resisteun solido
                  eroico punto, che novello
                  Prometeo rinnovail real
                  sacrificio e belligerasolido fra le
                  spume e i vortici,benedetto faro
                  a cui umili affidiamo
                  membra e anime.Un faro,
                  faticoso anelato vital approdo,
                  nell'Oscurità.  
                  
                  
                     Chiarè,
                     15 Aprile 1999    
                  
                  
                     Cigni   I colli nobili
                  eretti superbisolcano
                  l'avversità della vita.Quali angeli
                  cadutidall'immensoincontaminati
                  calcano il mondo. Il mondo, vile
                  involucro dei sogni,caduco,
                  corruttibile, il mondo,e i sogni
                  nobili, infiniti, lievi. Le scie
                  vibrano un palpito bianche,ma gli occhi
                  non si voltano dei cigni.Vago, nel lor
                  aere fresco, il sogno.  
                  
                  
                     Bagnolo, 18
                     Aprile 1999     
                  
                  
                     La nostra
                     terra   C'è una
                  terra che profuma di giacintie altezzosi
                  narcisi di Marzo.C'è una
                  terra dove ogni lacrimadelle madri
                  riposa in un lago.Quella
                  è la nostra terra. C'è una
                  terra gaia dove le ragazzein amore
                  struggono nei tramontifra le cime:
                  la nostra cara terra.Ed i mille
                  rami che si specchianonelle fresche
                  acque dei nostri laghisono vite che
                  forti si forgianodalle radici
                  immerse nella terra,ove quando il
                  fresco vento del vesperoscende a passi
                  più lievi la montagna porta una
                  gerla colma di ricordi,di storie
                  narrate in un camino.Questa
                  è la nostra amata terra.  
                  
                  
                     Bellagio, 1
                     Maggio 1999   
                  
                  
                     Amore
                     purissimo   Ineffabile
                  armonia che popoli le cime dei
                  monti nei pomeriggiaccarezzati
                  dal sole di Maggio,presto
                  inondasti questo mio cuoredi un
                  inebriante profumo immortale,libero ed
                  infinito come il voloplanante del
                  nibbio dalle scarpate.  Sentimento
                  unico, e avvolgente ogni mio
                  momento su questa terra,tu arrivasti
                  un giorno di fine estate,il sole ancora
                  ardente di passione.Tu arrivasti,
                  birbante fanciullino,e colpisti
                  questo mio dolce cuorecol tuo stral
                  gentile che non perdonaamore a nullo
                  gentilmente amato.E infondesti
                  nel vento le tue mille, morbide
                  modulazioni di Amore,il sapore
                  conturbante di certi sguardi
                  complici nei meriggi al sole,la
                  voluttà fisica sensibile ai moti
                  incontrollabili del cuore,la
                  gravitazione d'ogni mia notasottile
                  intorno alla sua tonica.Amore
                  purissimo, Amore sìnella sua
                  essenza più primordiale,non chiedere
                  il perché di tanto amore.Inebriati nel
                  suo profumo immortale,non cercarne
                  le fonti, non troveraiil nido dove
                  si schiuse al mondo,ma egli
                  sarà con te ogni istante,ogni battito
                  vivrà d'ali per te,ogni lacrima
                  di gioia o dolore per te
                  cadrà sulle guance mie bianche.Amore sorgente
                  viva d'armonia,amore caro
                  spirito fluttuante,tra noi
                  sarà ad ogni soffio di vento,gaio
                  coronerà il tuo volto teneroe bellissimo,
                  e il tuo sorriso vivo,e
                  volerò per te, con ali lievi,nella sua
                  essenza morbida e immortale. 
                  
                  
                     Chiarè,
                     9 Maggio 1999(merci M.
                     Fauré)     
                  
                  
                     La
                     commozione   La
                  commozione.Il
                  tumulto.Il
                  sommovimento interiore che smuovele certezze,
                  le superbie.Spogliato
                  d'ogni resistenza mi rendoal turbine che
                  hai scatenato a me d'intorno
                  avvolgendomi.Il mondo
                  trasfigurato nel tuo sorriso.E' mai
                  possibile che il Tempo sovranonon riesca a
                  intaccare un coriandolodel nostro
                  Amore?  
                  
                  
                     Milano, 17
                     Maggio 1999     
                  
                  
                     I
                     Poeti   I Poeti, sono
                  gocce di mare che si
                  frangono sulle scoglierebianche,
                  immacolate, eteree.Sublimano per
                  l'aria salmastra,toccano
                  corolle di narcisi,cristalline
                  perle di rugiada,e ai cuori di
                  fanciulle fioresussurrano
                  pensieri d'amore. I Poeti, a
                  volte diventano solidi e
                  perdono freschezza,e Polimno
                  tristi smarriscono.Si frangano
                  allora di nuovosulle
                  scogliere candide, eterei,sublimino
                  ancora in rugiada,e a cantare
                  tornino la Luna, ed i lievi
                  sussulti inebrianti.  
                  
                  
                     Chiarè,
                     13 Maggio 1999    
                  
                  
                     L'Allegria   Un
                  trillo.Ridente
                  echeggia lungo le nostre
                  amene stanzeun trillo,
                  cristallino trillo,ottava ridente
                  di gioia.  
                  
                  
                     L'Allegria,
                     12 Giugno 1999    
                  
                  
                     Fronde
                     d'alberi   Amore come
                  fronde di alberi,cresce timido,
                  piano sussurra,frementi
                  protende le sue maniad abbracciare
                  in gioia il sole.Amore come
                  fronde di alberi,tenero,
                  instancabile, fedele,che sempre
                  cresce, ineluttabile.Amore che
                  freme di carezze,amore che vive
                  delle propriestorie, e
                  ricordi, e comunanze,e sottili
                  profonde affinità,che come salde
                  radici solcale zolle del
                  Tempo immemore,ed è
                  dimora al moscardin giocoso,che rumoroso
                  corre per i rami.Amore come
                  fronde d'alberinon
                  morirà, vittima del Tempo,eterno
                  vivrà, fluttuante, sacro.   
                  
                  
                     Chiarè,
                     17 Giugno 1999    
                  
                  
                     Le immense
                     onde   La notte
                  rullava i suoi tamburie un timore
                  entrava fin nel tuo petto;fiumi d'acqua
                  riversava tonantedi contro ai
                  vetri del paterno tetto. Ed io,
                  spossato dall'opre e dal morbo,non più
                  riempia la sera tua di festa,dei cari
                  svaghi della ridente età.Tu pur restavi
                  un'ora, premurosa,tu pur miravi
                  me con occhi grandi.Al guardo
                  vacillavo io, e la mente miasalpava le
                  ancore, e veleggiava,spinta da un
                  legger soffio di Ponente,sulle immense
                  onde del tuo amore.  
                  
                  
                     Chiarè,
                     13 Giugno 1999    
                  
                  
                     Il
                     lago   Sognai in una
                  notte placida estivadi
                  raccucciarmi solo in riva a un lago,e di
                  tuffarvici lo sguardo incantato.E nell'acque
                  scorrevano immaginie suoni
                  lontani, arcaici, vaghi. Comparve un
                  giovane, ricciuto, vago,e suoni di
                  risa e estati assolate,ed una fata,
                  simile a un folletto,allegra,
                  ridente, teneramentebella, come
                  bellezza non vidi mai. E comparve poi
                  un grande albero di ciliegio,
                  maestoso, e succoso,e vi
                  riparavano nei lor giochigli spiriti in
                  amore ancor giovine,ed echi di
                  gioia e speranze colàspandeasi per
                  i cortili candidi. I ricordi,
                  sotto la superficie del lago
                  resistono al limeggiareimpietoso del
                  Tempo e del Mondo,e conservano
                  un barlume di vita,un luccichio
                  del giardino edenico,dove, fate e
                  folletti, stupivamodel profumo
                  d'un fiore o del cantoaccorato
                  dell'usignolo triste.  Mi ritrovai in
                  una notte placidasolo in riva a
                  un lago, raccucciato,con suoni nel
                  cuore, arcaici, vaghi.  
                  
                  
                     Chiarè,
                     19 Giugno 1999    
                  
                  
                     Tempesta   Il Tuono, la
                  Tempesta.Già
                  bagliori spettrali danzano ria
                  una danza di streghe fin
                  sui muri rossastri
                  dell'antica roccaforte del
                  colle. Il
                  Tuono.Là
                  plotoni di nembi cupi si
                  rindensano, rinserrano le
                  fila, e scalcianti
                  cavalli neri come la
                  nottepuntano il
                  cavaliere dietro le
                  merlature. La
                  Tempesta.Avanza ferrea
                  al rullo di marziali
                  tamburie ferale
                  sogghigna; e poi calma fa
                  un cenno col suo guanto
                  ferrato. Chiama.Chiama alla
                  battaglia senza tesori o
                  terre ricche da
                  conquistare, chiama alla
                  battagliaeterna
                  combattuta e mai e mai
                  conclusa,i foschi suoi
                  stendardi aleggianti nel
                  vento. Accorrete.Cannoni
                  là a dritta, cavalleria a
                  manca,accorrete
                  alberi del bosco
                  animatevi voi arborei
                  folletti, salde le fila
                  dietro questa nera
                  corazza fermi
                  appostatevi. La
                  Quiete.  
                  
                  
                     Chiarè,
                     4 Luglio 1999
 |