- INDICE
-
- Isabella Affinito, Anna
Aita, Cinzia Ambrosio, Tiziana Angelino, Gilberto
Antonioli, Claudio Assenza, Alessandro
Bacci,
Simone
Barbato,
Fabrizio Barbi, Barbara Barisione, Annunziata
Bortolotta, Maria
Luisa Beck-Peccoz
Spanò,
Massimiliano Bianchi, Tanya
Biondi,
Carlo
Borghetti,
Walter Borghisani, Roberto Borriello, Bruna Boschin,
Luca Bosco, Simonetta Capponi, Andrea Caputo, Amelia
Carlucci, Andrea Carrara, Pier Paolo Caserta, Camillo
Catarozzo, Maria Rosaria Cau, Bruno Cavallari, Paola
Ceci, Maria
Francesca
Cherubini,
Iole
Chessa
Olivares,
Lorenzo
Civinelli,
Gianluca
Cola, Rosario
Contarino, Francesco Conte, Giuseppe
d'Onofrio,
Milena De Giusti, Giuseppe
De Rosa,
Silvestro De Simone, Riccardo Del Sole, Marco di
Mauro, Franco Donati, Vincenzo Elefante, Michele
Fabbri, Isotta
Farnea,
Antonio Favruzzo, Patrizia Fazzi, Claudio Fichera,
Maria Letizia Filomeno, Franco Fiorini, Isabella
Flego, Maria Antonietta Fontana, Michele Fonzo, Elisa
Foschi, Marco
Galli, Rocco
Gentile, Elisabetta Ghiglieri, Emilio Grollero, Mila
Lavorini, Stefania
Lena,
Alessandro Lugli, Silvestro Luisi, Zoran Majkic,
Antonio Maldera, Valter
Malenotti,
Katia Marionni, Giuseppe Marra, Maurizio Mattioli,
Donatella Mecca, Agostina
Messaggio,
Alessandro
Montefusco,
Fernanda Nicolis, Maurizio
Paganelli,
Giovanni Palillo, Maurizio Pannini, Rino Passigato,
Carlo
Pedretti,
Susanna Pelizza di Palma, Alessandro Perfetti, Antonio
Petri, Giovanni Francesco Piano, Gianna Piano,
Francesca
Piazzolla,
Gerardo Picardo, Elisabetta Pieraccioni, Lidia Pieri,
Cristiano Poletti, Giuseppe
Pupillo, Sonia
Quintavalla, Ermano Raso, Rina
Ravera,
Giuliana
Righi,
Antonio
Rossi, Lucio
Rossi, Idelfonso Rossi Urtoler, Alex Rusconi,
Christian Salandin, Silvana Sarotti,
Luciana
Scaglia
Grenna,
Adriano Scandalitta, Salvatore Scollo,
Giovanni
Scribano,
Myriam Vittoria Sebastianelli, Fausto
Serpagli,
Jolanda Serra, Mariano Serrecchia,
Ambrogina
Sirtori,
Giuseppe
Spiotta, Carlo
Tavani, Gianluca
Testa, Ezio
Testa, Angelo Tondini, Federico
Topa,
Olivia
Torre
d'Ercole,
Piero Trapani, Stefano Valeri, Adriana
Valletta,
Simona Vecchini, Pascal Vecchio, Maria
Santina
Venditti,
Luca Maria Vicamini, Giovanni Zappalà, Alfredo
Zona.
-
|
- ALESSANDRO
BACCI
-
- Campane
della sera
-
- Suono distaccato dal
fragore del mondo
- quasi di altri
tempi,
- assonanze che tornano
di lontano
- tra gli echi di
antiche preghiere
- perse tra i ruderi di
una vecchia chiesa di campagna
- che poggia le sue mura
su questo immobile tempo
- silenzioso come
l'icona di una ruvida cartolina.
-
- A chi giova tale
cantilena o lagna?
- forse di conforto a
chi non ha ritorno,
- loro che all'ombra
schiudono gli ultimi applausi della
sera.
-
- Il vento corre tra gli
alberi spettinati
- e rapisce lo sguardo
che si perde nel verde,
- un vasto mare che ha
colline per onde
- e isolate luci sparse
qua e là
- incastonate nel buio
mosaico della notte
- come tante stelle a
specchiarsi in esso.
-
- Il cielo sembra
rovesciarsi nel vuoto,
- un comprensibile
disorientamento si prende gioco di
me
- orfano di un orizzonte
a dividere in due la notte
- mentre dalle tenebre
sorge il campanile come un faro
- ad indicare la strada
col suono delle sue campane:
- un punto di
riferimento nel niente.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- SIMONE
BARBATO
-
- La
sconfitta
-
- Al suon del suo
tocco,
- amara
morte
- fece la lotta e la
speranza.
-
- Poi nell'occhio
avversario
- della vittoria conobbi
le virtù.
-
- Quando dal capo
chino
- con
sdegno,
- della
sconfitta
- diventavo il
segno.
-
-
-
- La vite e
il contadino
-
- La vite rugosa nel
segno del tempo,
- fu
cresciuta
- dal tocco d'arte che
la natura inventa.
-
- E d'un uomo le sagge
cure,
- l'amavano
- sin dal lontano
tempo.
-
- Fin che il
contadino
- della vite riflettea
l'aspetto.
-
-
-
- La natura
sognata
-
- Avea la pace
più sperata
- nel cuor mio che
sempre l'indica.
-
- E mentre lontana
gemmea nel mondo,
- solo imitazioni d'essa
sapevo.
-
- Nei tristi
giardini
- e delimitati
parchi.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- MARIA
LUISA BECK-PECCOZ SPANÒ
-
- Minuto
-
- Minuto.
- Stella
cometa,
- nascita e
allarme.
- Girandola
- di
pienezze
- per
me,
- padrona e
schiava
- del
presente.
- Nuoto
- in
quest'incanto,
- sirena
maldestra
- di un oceano
improvviso
- di
richiami.
- Minuto,
- $passato
- e futuro
splendente,
- regalo
- e
appartenenza
- di
altri,
- ingiustizia
- e guadagno
indiscusso.
- Giubilo di
momento
- da godere
umilmente,
- inginocchiati
- nella polvere
corrotta
- &endash; e
scintillante &endash;
- di
un'essenza
- timidamente
- mistica,
- inaspettatamente
resuscitata,
- illusoriamente
- immortale.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- TANYA
BIONDI
-
- La vecchia
scuola
- Che anni
fa
- Mi angosciava come una
caserma
- Ora
risveglia
- La muta nostalgia di
un rifugio.
- Il tempo lascia
così
- I suoi indelebili
segni
- Nell'anima
- Le sue dimensioni ci
sono estranee
- Ma i suoi
sentimenti
- Non possono essere
taciuti
- Le grida dei
bimbi
- Tutti i bimbi
meravigliosi
- Che la storia ha
visto
- &endash; I soli che il
tempo pianga &endash;
- L'inconsapevole
infanzia anch'io rimpiango
- Non la
mia,
- Che mi sorride
estranea
- Da immagini nella
memoria impresse,
- Quella
sua
- Del mio
bambino
- Che lui non comprende
appieno
- Ma ha nel mio
cuore
- Radici profonde come
la stessa terra
- E col tempo mi
struggo
- Per il suo vago
andare.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- CARLO
BORGHETTI
-
- Un uomo
per caso
-
- Quante cose ho visto
nella mia vita
- Quante volte ho
sorriso, scherzato, pianto
- Quante volte ho visto
i sorrisi della gente
-
- Mai ho pensato di
vedere quel bimbo
- Mai ho pensato di
vederlo arrivare dal Kosovo
- Mai ho pensato che vi
potessero essere bimbi già
grandi
-
- Sono cresciuto
guardando un bambino negli occhi
- Sono cresciuto vedendo
quegl'occhi
- Sono cresciuto per
caso
-
- Ora sono un uomo e
quel bimbo lo era già
- Ora è
cresciuto, per caso, per essere nato
nell'odio
-
- Nessuna
colpa
- Nessuna
scusa
- Nessuna
legge
-
- Solo un uomo
un
uomo per caso.
-
- Poesia inedita
scritta per la guerra.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- MARIA
FRANCESCA CHERUBINI
-
-
Come
albero divelto
-
- Come albero
divelto
- dal suo
prato,
- me ne
sto
- in un canto
gettata,
- in
attesa
- che le mie folte
chiome,
- mute
ormai
- di cince e
rosignoli,
- si
riempiano
- dei
corvi
- della
sera.
-
-
-
- Tra le
dita rinserravo
-
- (A mia
madre)
-
- Tra le dita rinserravo
uno smeraldo
- era l'animo tuo coi
suoi fulgori.
- Poi tempesta venne a
depredarmi
- e rimasi dita vuote
verso il cielo.
-
- Ma il ricordo della
tua luce materna
- quel tuo animo
finemente cesellato
- dà ancora forza
alle mie stanche stagioni
- e il volto illumina
nei giorni di burrasca
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- IOLE
CHESSA-OLIVARES
-
- La
sorgente prima
-
- Annegava la notte tra
le stelle
- e un carrozzone andava
tremolante
- su malcerti tralicci
di un ponte.
- Muti incantesimi
trascinava con sé
- nella presa di un
tempo sempre uguale
- e sonnacchioso. Lo
conduceva un vecchio
- pagliaccio mai stanco
di spiare l'infinito
- mai stanco di
attendere "un qualcosa"
- che doveva giungere
all'improvviso
- e condurlo oltre il
limite del cielo
- alla "sorgente
prima".
- A un tratto sul ponte,
proprio dove tralicci
- sopraffatti dagli anni
stavano per cedere
- vide un lucore prima
incerto poi più vivo
- dare forma a un
funambolo che lo invitava
- a saltare sul filo
disteso come strada celeste.
- Il pagliaccio
avvertì dentro di sé
l'eco
- del crepuscolo, vide
colori, distanze
- uguali sull'orizzonte
e rapito da improvvisa malia
- si lanciò in
braccio al funambolo, con lui si
confuse.
- In quell'attimo
credette di essere giunto
- al limite del cielo
là dove nasce e si perde
- l'immenso ma in quel
vorticare e baluginare di luce
- il gemito inatteso di
un piccolo passero l'avvolse
- d'oblio ancor
più innalzandolo e la "sorgente
prima"
- non vista
s'adagiò su altri occhi, su altre
labbra,
- su un cuore redento
dalla deriva del sogno.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- LORENZO
CIVINELLI
-
- Se
vuoi
-
- Ogni attesa valorizza
il significato,
- nell'incontro si
è verificato
- quel preteso
avanzare
- nel riscoprire un
atteso amore,
- oh! quanto valore do a
me stesso.
- Se vuoi anche tu
amare,
- questo reciproco
amore,
- valorizza i nostri
animi,
- nel
ringraziare,
- per il dono della
vita.
-
-
-
- Conoscere
l'altro
-
- Un mio simile di
essere umano si prende spazio di me
ravvicinandosi,
- considerando il mio
essere.
- Il mio interesse in
lui si ferma,
- il capire di altrui
rende il mio essere in rapporto di
apprendimento
- per conoscere una
mente dove ad ognuno di noi
apparteniamo.
- Ad un solo inizio e
unica fine,
- questa susseguirsi
viene alimentato
- con vuoto
misterioso,
- che la nostra mente
non ha il possesso.
- Come l'orizzonte e il
tramonto
- e il firmamento delle
stelle,
- così l'infinito
della nostra mente
- è come
guardandoti allo specchio,
- che
immagini
- ma "senza
esserci".
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- GIANLUCA
COLA
-
- Mondo
beat
-
- Guardavo
l'infelicità
- con occhi che non
vedono
- ascoltando il
vuoto
- del suo
silenzio.
- In questi disperati
vortici
- che chiamiamo
vita
- si vive e si
muore
- o si muore e poi si
vive.
- Non c'è via
d'uscita
- non ne esiste
un'entrata
- dentro o
fuori,
- siamo solo attori
spettatori
- di noi
stessi.
- Anime
solitarie
- perse nel caos nella
confusione
- d'etnie miste di
colori.
- Cristiano
Buddisti
- sbronzi di erba
sacra
- che cercano
felicità
- nei loro
sogni.
- Eterni vergini al
futuro
- pazzi drogati di re
papavero
- hippy, rocchettari,
omosessuali e puttane
- falsi preti ed inutili
credi.
- L'amore ed il
dolore
- passeggiano
sottobraccio
- per le strade degli
amanti.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- GIUSEPPE
D'ONOFRIO
-
- Allegoria
- (d'un
giorno e della vita)
-
- T'affacci ancora,
mimesi dell'aurora,
- al divenire blu
dell'orizzonte.
- Io gaio accorro lieve,
riemergendo
- dal mio scrosciare
d'anima silente.
- Pronto, altro non
aspettando
- che il conosciuto
palpito di sirena.
-
- Ma al limitare d'una
(mia?) domanda
- sospesa resta e
fluttua
- la futile
onestà di quel sentire.
- Amore insiste e
m'imprime sul volto
- la saggia anonimia di
cartapesta:
- mi ristupisco allegro
a carezzare
- la trista
libertà che tinge il mondo
- di canti e suoni e
voci e cuori in festa.
-
- Fino al prossimo
vento: già lo vedo,
- tende elastici
d'alberi lontano
- sperde reliquie e
pagine e pensieri.
- Aria dolce di morte
poi sulla desolata
- pianura
stanca
- cade.
-
- La grazia a sera prego
d'una mano
- calda e bianca
d'intonaco sull'anima.
- E sorge il
buio
- con stelle o senza
stelle ma da sempre
- di graffiti di sogni
trapuntato:
- tanta poesia sprecata
si disperde
- nell'indaco dell'alba
e trascolora
- lungo il sentiero
opaco del ricordo.
-
- E allora, e poi? Ma
sì, ritorni ancora,
- mimesi dall'aurora,
all'orizzonte:
- e io gaio accorro
lieve, galleggiando
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- GIUSEPPE
DE ROSA
-
- La
mente
-
- Indignata tu sei per
l'umana nequizia
- La profondità
del tuo animo intangibile è
- Non avere mai dubbi
sul tuo grande intelletto
- Il pensiero t'è
caro
-
- Splendidi scatti
d'illuminata bellezza
- La tua mente
pervadon
- La ragione,
prepotente,
- a te
s'accompagna
-
- nessun attacco
frontale
- sconfigger
potrebbe
- tali
compagni
- attenta
però
-
- preparata non sei
- a tanta
pochezza
- annichilire
potrebbe
- il tuo scrigno
prezioso
-
- assisto
orgoglioso
- al tuo incedere
fiero
- nulla può
abbattere
- tanta
creazione
-
- sii
l'essenziale
- per chi lo
ritiene
- nulla
regala
- a chi degno non
è
-
- a chi capire non
può
- tanta
sagacia.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ISOTTA
FARNEA
-
- Malinconia
-
- Oggi la malinconia si
è chiusa nel mio cuore
- e ha gettato via la
chiave,
- è proprio
decisa a starsene lì,
- credo che ci
farà il suo angolo
preferito.
-
- Il vento mi alza i
capelli e non mi permette di
scrivere,
- il cielo è
tutto azzurro e va sulle sfumature
bianco-blu,
- di qua e di là
c'è qualche buco profondo
- illuminato da un
raggio di luce,
- il suono delle campane
si fa sempre più forte
- e sempre più
piano
-
- Basta, è
finito, ora c'è silenzio
- il canto degli uccelli
mi fa ricordare i campi.
-
- Ora si sente la gente
tossire,
- il rumore delle chiavi
e
- il chiudersi delle
finestre,
- buio a destra e a
sinistra,
- la luce scompare e io
con lei
-
-
-
- La musica
naturale
-
- In un tempo
lontano
- quando non c'erano
ancora
- le orchestre con gli
strumenti,
- i violini erano i
venti
- e i cavalli che
galoppano nella prateria
- i tamburi della
batteria
- e c'era in quella
musica naturale
- la grancassa del
temporale,
- il lamento della
bestia ferita,
- il canto del
fringuello.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- MARCO
GALLI
-
- Novecento
-
- Pensoso percorro le
perimetrali
- calli di un fuggente
terso sentimento,
- un pedone da ferma
mano sospinto
- sul limitar ignoto
della scacchiera.
-
- E lì, il piede
or smarrito abdicante
- nel procelloso vuoto
del rimembrare,
- indietro mi volgo,
implorante e incerto,
- e gran menzognera temo
la promessa.
-
- Tu nera Regina
ammaliante a mezz'aria
- altro non pari se non
gran mesto addio
- ai giorni del mio
lieto animo compagni,
- ai romanticanti passi
nella notte.
-
- Nebbioso Novecento,
adultera prole
- del vagheggiante mare
dello spirito,
- orfano mi lasci ora
alle colonne
- mitiche, in faccia a
Scilla nudo e inerme.
-
- L'Allegria, 10
novembre 1999
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- STEFANIA
LENA
-
- Tra il
crepuscolo, un tuo sospiro
-
- Più cresce
l'erba e più mi manchi.
- Più si infrange
il mare sulla riva
- e più il tuo
ricordo si fa rumoroso.
- Si schiudono le
rose
- e il dolore sboccia
tra il crepuscolo dell'autunno.
- Più
sospiri
- e più tuona la
solitudine,
- in un cielo di stelle
annoiate dal mare.
- Più ti
allontani
- e più si
avvicina il ricordo, i sospiri, i
giochi,
- che nelle tenebre
degli anni,
- fanno tremar di
infanzia
- un cuore fermo ad ogni
battito.
- Più il cielo si
fa blu
- e più ricordo
il tuo viso.
- Il tramonto è
uno sbocciar di risa
- che si arrotolano come
allora
- tra il silenzio dei
giochi.
- Amore!
- Ogni tanto nel mio
cuore
- c'è il
silenzio.
- La morte è
stata un onda
- che ha raschiato,
avvolto, colpito, girato,
- i ricordi e i
sospiri.
- Scagliandoli.
- Frantumandoli.
- Tra cuore e
anima
- con rabbiosa
spuma,
- ad ogni batter
d'ala,
- ad ogni sospiro di
foglia.
- Resto
ferma
- in questa notte di
cicale,
- dove in ogni
cosa
- si coglie
te.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- VALTER
MALENOTTI
-
- Il lago e
le stagioni:
-
- Primavera
-
- Il lago si sveglia
gioioso
- solcato da tiepidi
raggi
- e saluta con un
sorriso
- il cielo, i monti ed i
fanciulli
- che giocano sulle
sponde
- cosparse di fiori
gialli.
-
- Anche la rondine
è tornata
- e tutto palpita, di
vita.
-
-
-
- Estate
-
- Tutto è luce,
calore:
- due
innamorati
- accarezzati dal
sole
- se ne stanno
sdraiati
- sulla rena
chiara
- fino a tarda
sera.
-
-
-
- Autunno
-
- Cadaveri di foglie
tristi
- stramazzano sull'acqua
ferma
- e sulla riva sabbiosa
non v'è orma.
- Dell'estate, qua e
là, solo resti.
-
- Un vecchio
rugoso
- seduto su una
panca
- di pietra, con i
ricordi arranca
- pescando pensieri a
ritroso.
-
- Le rondini sono in
partenza.
- I sogni son partiti da
un pezzo,
- rimane la
speranza.
-
-
- Inverno
-
- È uno specchio
grigio
- rotto dalla
brezza
- che soffia; gelida
carezza
- sotto un cielo
grigio.
-
- Un'anatra
starnazza
- affamata, rivolta alla
panca
- vuota, agghindata di
bianca brina.
- Nessuno più, la
nutrirà di tenerezza.
-
- Il freddo paralizza in
sordina,
- ora la speranza
è parte del sogno
- ma tanto, non ve
n'è più bisogno.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- AGOSTINA
MESSAGGIO
-
- Natale
-
- Si accendono i
cuori
- ci sentiamo più
buoni
- ricorre l'evento
sublime
- è nato
Gesù!
-
- Aria di festa e di
pace
- luci addobbi a
colori
- scambi d'auguri e di
doni
- gesti d'amore e di
più.
-
- Il viver virtuoso
speriamo
- perduri anche dopo la
festa
- nel nostro animo
cresca
- non sia solo gioia di
un dì.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ALESSANDRO
MONTEFUSCO
-
- Ad una
sconosciuta
- Del viso non ricorso,
ma di pelle,
- Ad oscurar vista
v'è il profumo.
- Tu m'avvedi in luoghi
sconosciuti
- Sospirar di te, amor
forestiero,
- Cantar a te di parole
i suoni.
- Infiamma passione
ch'io non fermo,
- Al tuo passare rendi
omaggio
- Colui ti conosce, e tu
che leggi,
- Leggi ch'io continuo a
parlar di te.
- Non dar di te vista ma
proteggila.
- Non scottar d'amore
che vive in te,
- Tiepida è la
tua vicinanza.
- E tu che leggi, non
avere paura.
- E tu che leggi, pensa
d'amor vivo
- Ch'io sto per guardar
con le mani a
- Sostener il mio viso,
nel veder
- Il tuo, da
curiosità sospetto.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- MAURIZIO
PAGANELLI
-
- Piegato insonne alla
ringhiera
- La fronte
appoggio,
- nell'assoluto
ascolto
- I respiri di ogni
donna.
-
-
-
- Il
Sonno
-
- Continuo in questo
raggirarmi
- Divelte ho coperte e
pene
- Maledetto oscuro
sonno
- Veleno che mi
percuote
- Nel silenzio
l'anima.
-
- Come un ombra
straniera
- Sul ciglio di ogni
notte
- Tu, corsara
figura
- Dal corpo
mozzafiato
- Di donna priva di
testa.
-
- Grata, nera al
crepuscolo
- Doni
profusa
- La bocca, la pelle,
ghiacciata.
- E
lasci
- un'instabile
presenza.
-
-
-
- Sgrana il
sogno
- Alla
notte
- Guardo le
stelle
-
-
-
- All'ombra del
tiglio
- Beve il
cielo
- Il profumo
sottile
-
-
-
- La luna è
incappucciata
- su un'onda
bizzarra
- Il mare assonnato
langue.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- CARLO
PEDRETTI
-
- Disperazione
-
- (dell'amico che
ha perso la vista)
-
- Col mattino laborioso,
azzurro,
- Venne la notte ai tuoi
occhi azzurri,
- Ahi la terribile
notte!
- Venne la morte ai tuoi
sogni azzurri,
- Ahi la terribile
morte!
-
- Il mattino si
squarciò col grido
- Che sopravvivevi a te
stesso
- E solo ti
lasciò col tuo dolore
- Ad invidiar la morte
ai morti.
- Era l'eco del
terribile sogno
- Incubo della tua vita
distrutta
- E non era sogno, non
era mattino,
- Nel freddo, azzurro
mattino.
-
- Tu gridasti che era
notte,
- Ed era soltanto
mattino,
- Azzurro
mattino.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- FRANCESCA
PIAZZOLLA
-
- Cambiare
il mondo
-
- Coprire
- di candidi
veli
- le
ombre
- di
vite
- nefaste.
-
- Lavare
- con acqua
sorgiva
- i muri
imbrattati
- che
piangono
- ingiurie.
-
- Cancellare
- l'incerto
cammino
- tra
pietre
- che
segnano
- il
tempo.
-
- Rafforzare
- l'essenza dei
bimbi
- perché
siamo
un giorno
- la
palingenesi
- di nuova
vita.
-
- Per cambiare il
mondo.
-
-
-
- Poesia di
un vicolo
-
- Fioche
luci
- illuminano
- un
vicolo
- lungo e
stretto.
-
- S'ode
- una
nenia.
- Incanta
- le pietre
stanche.
-
- Una
mamma
- canta
- per il suo
tesoro.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- GIUSEPPE
PUPILLO
-
- Universo
-
- Basta che non siano
falci
- a levigarmi il viso,
deriso.
- Mi è
sufficiente meno:
- vedere ogni sorso
d'acqua che ingoi e rinfrescarmene il
cuore;
- o meno ancora,
guardare il sole in faccia
- e, accecato,
vagare
- nel buio luminoso dove
tutti sono ma non sanno.
- Cercare un
cipresso.
- Graffiarlo con la nuca
scendendo in calce.
- Assopirmi con la
bramosia
- d'essere
stimolo
- del mio piccolo
universo.
- Risvegliarmi con il
muschio
- sulle gote, parte del
terreno
- che
m'accoglie.
- Basta!
-
-
-
- Aleggi fra questi
cumuli di cemento, sparsi;
- in quest'andirivieni
di poesia, in macerie;
- la veemenza del
tempo
- scarnifica i tuoi
alfieri
- selvaggiamente
globalizzati
- dal pensiero
dell'esilio.
- Non ti dai pace senza
lotta,
- lungaggini di
procedure assurde
- inguainano i tuoi
sospiri.
- Avanti! Tocca il
sangue,
- porgi il tuo facile
ideogramma
- alla morte, l'orgoglio
alle vittime,
- le medaglie alle
madri.
- Tu eri abile a
compiere, o oggetto
- della
vigliaccheria.
- Un profumo di terra
schiantata
- ti farà da
fanfara
- e un esercito di
anime
- ti seguirà
fedele.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- RINA
RAVERA
-
- Mano
alzata
-
- Una mano
alzata
- un volto
spaventato
- un segno sulla
guancia
- un pianto
disperato.
-
- Una mano
tesa
- senza più
veleno
- un bacio a fior di
labbra
- un bimbo
sereno.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- GIULIANA
RIGHI
-
- Nuovi
tempi
-
- Ti ascolto, ti
osservo, ti odoro
- Parole nervose urlate
con occhi duri
- Profumo falso e il
vestito nuovo
- Corri veloce
sull'asfalto rovente
-
- Ti ascoltavo, ti
osservavo, ti odoravo
- Stanco dal pesante
lavoro nei campi
- Chino sotto il peso
delle reti per la pesca
- Nero per il carbone
nelle miniere
- Lunghi silenzi
sussurrati con occhi tristi
- Odore vero e il
vestito vecchio
- ondeggiavi lento
camminando per viottoli
-
- Ti ascolterò,
ti osserverò
- Parole sconosciute
raccontate con occhi stanchi
- Nessun profumo e il
vestito uguale
- Correranno le dita
impazzite come artigli sulle
tastiera
- Fulmini di colore
schizzati, e tu sarai qui, lontano.
-
- Io c'ero, ci sono e ci
sarò
-
-
-
- Acqua
-
- Acqua, semplice
acqua
- Scorre dolce sul tuo
corpo sotto la doccia
- Scende fresca lungo la
tua gola ardente
- Allieta spumeggiante
la tua anima triste
- Luccica piccola sulla
tua guancia
-
- Acqua, semplice
acqua
- Azzurra nel limpido
cielo in un'estate
- Verde nell'erba nuova
in una primavera
- Nera nel fiume in
piena in un autunno
- Bianca nella neve in
un inverno
-
- Acqua, semplice
acqua
- Spreco gioioso per la
vanità di una fontana
- Gioiello prezioso per
la borraccia del beduino
- Strada profonda per il
viaggiatore antico
- Calda casa per l'uomo
del freddo
-
- Acqua, semplice
acqua
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ANTONIO
ROSSI
-
- Oltre
quel cielo
-
- Come posso chiamarti,
amore?
- ma forse non è
giusto,
- perché l'amore
vive
- oltre quel cielo che
vediamo;
- vogliamo amore, sempre
amore,
- ma l'amore è
un'alba bianca
- dove volano le rondini
smarrite.
- E in quel volo di
rondini
- sta tutta la dolcezza
dell'amore;
- l'amore che a volte
ama
- e che a volte
odia.
- Ma poi saliremo,
lievi,
- oltre quel cielo che
vediamo
- e lì non ci
saranno più confini,
- né sogni che si
infrangono al mattino,
- ma solo il grande
fiore dell'amore,
- che noi senza
incertezze coglieremo.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- LUCIANA
SCAGLIA GRENNA
-
-
Oscurità
-
- L'imbrunire sta
avvolgendo la tua persona,
- barcollante,
- i tuoi movimenti si
fanno lenti,
- incerti
- perché i tuoi
occhi non riescono a vedere
- quasi
più.
- Ti provi a
muovere,
- sei attanagliata dal
vuoto
- che hai tutto
intorno,
- sei
infastidita
- perché non sai
quello che ti aspetta:
- mani che ti
accarezzano dolcemente
- o mani che ti urtano
prepotentemente?
- Tu sogni momenti
infuocati,
- carezze
desiderose,
- abbracci magici che ti
fanno avanzare
- e ti fanno
dimenticare
- il tuo corpo
traballante e incerto.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- GIOVANNI
SCRIBANO
-
- Angela
-
- Tintinnano gli
orologi;
- un moschetto e due
bombe stupiscono le lancette
esplodendo.
- Addio sole, addio
Angela, devo andare;
- devo sui tetti
gridare, niente ho abbandonato;
- un suono di regali
campane infuria e nello spazio le
trombe.
- Occhi strabici
m'imbarazzano, non lo nego; mani malvagie
applaudono fantocci.
- Angela! Il cielo mi
chiama.
- Mitragliatrici
inchiodano le nuvole, guardie abbandonate
tremano;
- zingari nel cortile
come gnomi danzano.
- Chiamami, non posso
scappare.
- non servono fanti e
regine, Angela.
- Ci rivedremo seduti,
in cielo.
-
-
-
- Il
barbone
-
- Nessuno è
passato; addormentato, coperto di giornali, in
un
- androne sul freddo
marciapiede.
- Guardava in alto,
cavallo azzoppato, faccia scura come la
notte;
- un buco nell'asfalto
il suo cuscino.
- Il giorno è
andato, la casa è il suo passato, la fogna
il suo
- futuro, l'attesa non
ha nome.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- FAUSTO
SERPAGLI
-
- La
fede
-
- Pur se l'io è
triste come tenebra
- dal cuore sale sempre
la speranza
- nell'immenso amore del
suo Dio
- pel sospirato domani
migliore.
-
- La vita è un
attimo fuggente
- va incontro a
ciò che più spaventa
- ma confida nella somma
verità
- che germoglia in fondo
al cuore.
-
- Quella speranza
verità sublime
- dà senso
all'esistenza umana
- accende e illumina la
mente
- presta aiuto nelle
difficoltà.
-
-
-
- Non si vende né
si compra
- non s'impone ma si
sente
- è la forza
più potente
- fortunato è chi
ce l'ha.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- AMBROGINA
SIRTORI
-
- Ricordi
d'infanzia
-
- Guardavamo il
mare
- Dal sommo d'uno
scoglio
- Le
onde
- Come giovani
cavalle
- Dalle morbide
criniere
- Schiumanti
- E i candidi
gabbiani
- Gioiosi
abitatori
- Di quella
infinità.
-
- Un desiderio
urgeva
- Dentro il
cuore:
- sentirsi
abbracciati
- all'improvviso
- dal morbido seno
dell'onda
- correre tra la
schiuma
- incorporarsi
- a quella liquida,
lucente
- immensità.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- GIUSEPPE
SPIOTTA
-
- La mia
nuova casa
-
- La mia nuova
casa
- Era nel suo
cuore
- All'inizio del
muro
- Della
felicità
- Vivo adesso in una
capanna
- Tra vecchi
salici
- Spesso percorro la sua
via
- E guardo non visto da
lontano
- Il vecchio
muro
- Che nulla ha
più del passato
- Incurante l'altro dopo
di me
- Che non sa della mia
malinconia
- Viene e va calpestando
i ricordi.
-
-
-
- Quando
-
- Quando
- Non dovrò
più niente al futuro
- Correrò fuori
dalla mente
- Dove ogni
cosa
- Incontra il suo
contrario
- Per
capire
- Il perché delle
stelle.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- CARLO
TAVANI
-
- Vado
via
-
- Ti ho visto, ti ho
ascoltato
- e quelle parole che
hai detto,
- corte e
poche,
- nel sonno si sono
allungate
- il tempo della
notte,
- buia come
loro.
-
- Hanno chiamato a
sé storie strane
- di affetti lontani e
simpatie perdute,
- hanno chiamato te che
vagavi.
- Hai chiamato
me,
- arrivai,
- c'era ancora il tuo
profumo,
- c'era un biglietto, ma
tu non c'eri più.
-
-
-
- Ritorno
-
- A
volte,
- dei sogni del
sonno
- mi resta il
ricordo.
- A
volte,
- solo lo
strascico
- di tristi
tormenti
- e di dolci
destini.
-
- Sento dei sogni
passati
- la
gioia
- ed insieme, la
gioia
- dei passi rifatti con
te,
- di quelle parole e te
dette
- e delle tue
sentite.
- Si fondono
insieme,
- riempiono il vuoto
della solitudine passata
- e torna
l'infinito
ci sei ancora.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- EZIO
TESTA
-
- Onda
d'odio
-
- Ondate di
odio
- su muri che paiono
occhi
- aperti allo
stupore,
- e restano impotenti
alla minaccia
- ogni volta, come la
prima,
- proponendo un
sorriso
- ma solo a quella marea
che sa avvertire
- d'ogni dettaglio,
l'espressione.
-
- E la
crepa,
- e la tinta ceduta
all'onda,
- gridano la loro
innocenza,
- pace!
- vorrebbero offrire da
bocche mute.
-
- Ma l'onda, dietro
l'altra, incalza.
- E schiaffi di bile
sviliscono
- l'espressione
d'offerta
- in prodiga
mestizia.
- Morte e
rinascita
- ad ogni
sputo.
-
- Mani, ambirebbe
possedere
- per porgere a
preghiera,
- esplicita
offerta
- in embrione
d'abbraccio.
- Ma resta immota
tavola,
- piatta muraglia
nuda
- e l'onda, fenice
infame,
- la percuote
cieca.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- FEDERICO
TOPA
-
- Aurora ad
Osimo
-
- Un
latrato
- percorre le
stelle
- tra ulivi
assopiti;
- un gallo
cristallino
- canta
ancora
- il suo inno
prematuro
- ed
intorpidisce
- il silenzioso
profumo
- della acacie e della
mentuccia.
- Riemergono
- da luci
d'artificio
- i morbidi declivi
marchigiani
- e le pensose dimore
dell'ocra.
-
-
-
- Funerale
a Villa Torre
- di
Cingoli
-
- Rintocchi
assolati
- seguono i
passi
- delle bianche
strade
- bollenti di
polvere
- e di dolore
sudato.
- Si
perdono
- le voci
sommesse
- nell'afoso
respiro
- dei volti
abbronzati;
- mani tozze di
terra
- sollevano il faticoso
corpo
- con smorfie di rughe
profonde
- bagnate di pianto e
fatica.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- OLIVIA
TORRE D'ERCOLE
-
- La mia
mente:
- un
arcobaleno
- in bianco e
nero
-
- Incontri
-
- Ti penso
amore
- mentre
aspetto
- seduta
- sul muro dei
pensieri.
- Non
albeggia
- oramai
- da troppo
tempo
- e notti
interminabili
- solcano deserti
d'ombra
- e di
silenzi.
- Stelle
impazzite
- tagliano il
cielo
- laggiù
- fino a
morire.
- Non
è
- notte
d'agosto
- né
primavera
- tiepida o
frizzante.
- Eppure
amore
- li ho
veduti:
- oltre il
sentiero
- immensi
spazi
- dove l'erba ha la
forza
- d'un
respiro
- e mille volti si
somigliano
- come il
mare
- e le sue
onde.
- Dove ogni
incontro
- può andare
- anche
- oltre
l'Amore.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ADRIANA
VALLETTA
-
- Ritrovarsi
-
- Ti ho
riavvicinato
"in punta di
piume"
- sfiorando il tuo dolce
sguardo,
- la tua diffidenza, il
tuo orgoglio ferito.
- Il cuore battendomi
diceva:
- "Vai piano, non
ferirlo,
- cammina con delicato
tocco
- avanzando verso di
lui
- come la carezza
leggera del mattino".
- Ho accarezzato lo
scudo
- che avevi eretto per
schermarti al dolore,
- per allontanarmi dal
tuo cuore ferito.
- Ho sentito
"sciogliere" i nostri cuori
- che si sono ritrovati
avvolti
- nella nuvola della
nostra eterna amicizia
- Ho sentito la carezza
del giorno
- che illuminava il
tremore del cuore
-
E
ti ho
ritrovato
- ho ripreso il nostro
affetto ferito
- l'ho cullato come si
culla un bimbo,
- ho aperto a te il mio
cuore
- ti ho descritto parte
del mio dolore,
- quello che il mondo mi
ha donato,
- senza parlarti di
quello che mi ha dato l'esserti
lontano
- Senza dirti di ogni
attimo in cui la vita
- mi ha rapito a vita
dandomi la morte!
- Ho saputo vederti e
amarti così,
- senza affanni ed
interni tormenti mostrandoti il mio
cuore
-
E tu
mi
hai riaccolta così
- teneramente tra le tue
braccia, senza abbracci e carezze,
- senza dirmi a parole
ciò che mi dicevi col "ritrovarsi"
così
- come se nulla fosse
accaduto,
- a piangere e ridere,
di me, di te, del mondo!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- MARIA
SANTINA VENDITTI
-
- False
pieghe
-
- Livellare le false
pieghe
- travaglio del corpo
imbrigliato.
- Ali
Tarpate
- sguardo
vacuo
- nel
finito
- l'olocausto
- si è
trasformato
- in gocce
lucenti.
- Anime
nobili
- illuminano
- guidano.
- La loro
abnegazione
- è il sole della
terra.
-
-
-
- Contesa
-
- Cadi
grandine
- pioggia, bagna le mie
ossa
- vento di tramontana
spezzami
- solo
l'involucro
- nulla scalfirà
l'anima
- nel muto dialogo con
il Padre.
-
- Mani fraterne si
serrano
- nel grande
abbraccio
- e la rugiada
scioglierà
- gli odi e i
rancori
- per non soffocare i
nuovi germogli.
-
- Colombe
bianche
- con rami di
ulivo
- voleranno su
noi.
-
- Non ci saranno
orizzonti
- noi saremo in
essi.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
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