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- Una notte a
Bergamo
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- Mille luci
- come sospese nel buio
- Filari di lampade in lontananza
- disegnano sinuose figure
- Due occhi si specchiano
- negli occhi di un sogno
- che veloce corre
- tra le strade dell'invisibile valle
- Tre amici si muovono lenti
- in equilibrio su un perimetro
- che da S. Agostino porta fino in
cielo
- E i loro passi risuonano
- nelle vie di una città che
dorme
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- Nessuna sinfonia ha risuonato
- tanta regalità
- Nessuna notte mai ha gioito
- di tanti colori
- Uno sguardo verso Dio
- e la Rocca così imponente
- restituisce geografia agli animi
- Solo gli occhi di un bambino
- seduto nell'oscurità
- guardando stelle che dal cielo,
- in lento movimento,
- arrivano fino alle sue mani...
- ...Che quasi le può toccare.
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- Ricordando
Beppe
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- A Novembre la nebbia della tua e della mia
pianura si confonde con il fumo dei fossi che
costeggiano la tua nuova casa
- Il freddo penetra nelle mie ossa irrigidite
da una posizione e innaturale e rispettosa del
silenzio che c'è qui
- Guardo la tua immagine incollata così
in alto che il collo quasi si rompe
- Ti guardo e capisco cosa succede in un
attimo
- Vedo il tuo dolore, che è dolore del
mondo
- Spiegami quanto coraggio è servito
per salutare tutti con un salto!
- Aiutami a capire cosa è più
forte della vita!
- Le nostre facce sono umide e gocciolanti per
il gelo della notte che si sta dissolvendo
- Sorridi guardandomi e le tue labbra
immortalate sul marmo bianco e lucido sembrano
ancora calde, come sfiorate dalle mani delle
innumerevoli donne che ci hanno amato
- Dimmi Beppe! Come ti trovi
lassù?
- Dimmi che esistono macchine veloci per
volare come un tempo!
- Parlami delle ragazze che, anche lì,
arrossiscono al tuo sorriso!
- Voglio saperti felice, amico mio!
- Ora la nebbia si è infittita
- Ora confonde il tuo viso
- Come quegli occhi chiari si confondevano con
il riflesso dell'inverno al di là del vetro
di un treno che ci accompagnava ogni mattina verso
la speranza.
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- La festa
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- Morbida arriva la sera
- stempera i colori,
- con la calma dei forti dissolve le
ombre
- Non c'è più tempo!
- Sentiremo appena l'aria
intiepidirsi
- Sorrideremo saggi e rassegnati
- della vanità del nostro
dolore
- Docile e padrona la Civetta
- farà piccoli voli
- sicura del divenire del regno
- Quale rimpianto
- per le urla gioiose del mattino?
- Io ho tremato
- alla coscienza del tempo che passa
- È difficile salutare quando il
corpo
- odora di vita,
- quando ancora la vita ti sveglia la
notte
- Io vi ho lasciate piangendo,
- anime appena nate
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- Dubbiosi siamo rotolati, senza
scelta
- sotto il sole cocente
- Questa è la vita, abbiamo
inteso!
- Brucio e vi vedo ardere chiedendomi
- perché?
- Perché, ragazzi
- con le tempie imbiancate,
- ora ci affanniamo a capire?
- Semplicemente la festa è
finita!
- È finita da tempo per noi
- La sentite la musica?
- Li vedete i bagliori?
- Quella luce non è nostra
- Non c'è più tempo, amici
miei
- La sentite l'aria intiepidirsi?
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- Sarajevo
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- È di un cavaliere errante il
respiro
- e suo il fumo
- che come un pensiero mite
- inarrestabile si innalza
- e libero dalle labbra evade
- verso verdi prati
- e terre coltivate a granturco
- e sopra le teste dei contadini
- che con le loro forche
- alzano il fieno al vento
-
- E del passo del suo cavallo
- è il fruscio di foglie
secche
- che risuona nell'aria
- come il cembalo di una festa
- ormai finita
- Tra i rami
- fasci luminosi di lame metalliche
- colorano gocce di rugiada
- e scintille si liberano
- a salutare il nuovo giorno
- E poi luce al di là dei rami
- e delle foglie
- e forse al di là delle
nuvole
- oltre i pensieri
- forse più in alto delle
speranze...
- ...Forse
-
- È di un cavaliere errante lo
sguardo
- e suo il pianto
- che come la morte
- senza ritorno
- di lacrime copre i prati fumosi
- e le bandiere di terre tormentate da
secoli
- e i volti spenti di cadaveri
- simili a donne e uomini conosciuti
- e amati
- come popoli di donne e uomini
- indaffarati a vivere
- di calzolai e di lavandaie
- e di pastori e di meretrici
- e dei loro figli
- E come la notte
- il dolore spegne le speranze
- e il fuoco che le genera
- Ma vicino
- in un tempo infantile
- tra i rifiuti e le carcasse di
automobili
- un fiore si affaccia
- e ignaro restituisce colore e
profumo
- alla terra violata
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- E di un cavaliere errante
- è il respiro
- e suo il fumo
- che come un pensiero
- fiero
- inarrestabile si innalza
- e libero dalle labbra
- torna verso verdi prati
- e terre coltivate a granturco
- e sopra le teste dei contadini
- che con le loro forche
- alzano il fieno al vento.
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- La mia
generazione
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- Il ragazzo guardò avanti
- e il vento gelido
- e i sogni via come il fumo
- e le lunghe ombre
- e il sole morente
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- Il ragazzo si voltò
- e il ricordo di occhi terrorizzati,
- di aghi nelle vene
- e l'immagine di giovani sudari
- e di corde appese
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- L'uomo asciuga ora una lacrima
- Quale prezzo avete pagato, angeli
- per non vedere il sole morente?
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- I
viandanti
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- Viandanti in cammino muovono nubi di
polvere
- che sopra gli alberi si disperde nel
vento
- Passi pesanti convergono al centro
- Chiese gremite e moschee a dare la
direzione
- Sulla riva del fiume asceti dagli sguardi
spenti
- e anime che vagano altrove
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- Poco lontano, come non visto
- un bambino muove le braccia
- Davanti a lui una farfalla
- Un pensiero e già sono
lontani.
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- Preghiera
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- Cammino sui gradini di San Fermo
- ed una voce lontana mi giunge
- come il soffio caldo dell'estate
- Vago in chissà che direzione
- trascinato da volti e mani
sconosciute
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- Di nuovo la voce ad inquietare
- il mio già convulso cammino
- Intendo parole d'amore,
- di pace,
- d'eternità
-
- Signore!
- Te ne faccio dono
- ma regalami un'ora
- in cui seduto sotto una quercia
- sarà l'ombra la mia unica
pena...
- ...Che mi ripari dai raggi del
sole.
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- Cavalli
bianchi
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- Cavalli bianchi docili e silenziosi
- mi accompagnano,
- ornati come a Siena in agosto
- trascinano i loro stanchi culi,
- il morso li costringe a sorridere
- e qualcuno di nuovo dice:
- "Guarda si stanno divertendo"
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- Mi accompagnano in questo viaggio
- con mani forti che furono
- unico mio riparo
- nei lunghi giorni di pioggia,
- mi hai riempito le tasche d'amore
- Perché solo quello hai
trovato
- Perché solo di quello ho
vissuto.
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- Capo Testa
01/01/2000
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- C'è un sogno appoggiato sopra il
mare
- per caso e pendente da una terra
arida
- C'è un angelo seduto su una
tavola
- e il suo sguardo si impaurisce
- riportato dal pensiero a stagioni
calde
- a esplosioni laviche
- a boati assordanti
- e schizzi d'acqua che quasi erano
pioggia
- E ora sulla terra bruciata
- giganti di panna montata dura come la
vita
- si abbracciano
- e a stento resistono al gelido vento del
nord
- Ai loro piedi fauci spalancate
- rigurgitano anime che poco
ricordano
- del tempo e dello spazio
- In lontananza un orso mostra la sua
imponenza
- e un barbaro biondo risale la sua
schiena
- e con rispetto, a piedi nudi, riposa sul suo
capo
- E tutt'intorno sabbia dorata
- e poi acqua limpida
-
- Sulla riva quattro ragazzi siedono rivolti
al sole,
- sopra le loro teste un gabbiano
gracchia
- e immobile è sospeso dal gelido
Maestrale,
- i loro occhi sono lucidi di gioia
- si guardano appena,
- silenziosi
- e quasi dimenticano di produrre e
consumare
- e quasi dimenticano di non saper
volare.
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- La
rivoluzione
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- Il mio primo vagito
- e lontana la rivolta
- a conclusione della stagione
leggera
- Il vento caldo sulle immagini
colorate,
- sulle sottane tagliate
- e come un'esplosione
- uno sputo al passato
- e la rottura
- Forse eravate solo simboli
pubblicitari
- del mondo abbandonato
- Forse solo i morti a godere, ignari
- del futuro,
- del nuovo rinascimento
-
- E dalla musica
- e dalle mani tra le gambe
- ai pugni alzati per le strade
- alla conquista del nuovo mondo
- Graffiti e frasi da tesi di laurea
- Anfetamine e copule nelle fumose
aule
- ora colorate
- a dispensare, ora consapevoli
- il nulla consueto
-
- Che è rimasto dei fumi
- Che è restato degli odori di
quell'arrembaggio
- Delle canne
- E delle lezioni dei bambini ai
bambini
- Che è rimasto
- Dello splendore per sé e non per
noi
- Niente è cambiato
- ma per quella notte sudata ne è valsa
la pena
-
- Voi ora siete arrembati perché
è nella natura
- che la mela matura
- E poi appassisce
- Dove sarai ora!
- Unico capolavoro
- Dove sarà la tua pistola tenuta sopra
il capo
- e puntata contro il nemico
- per uccidere il flusso
- immagine che sola vale a
rimpiangere
- la mia attuale giovinezza
-
- Io cucciolo in quel marasma
- ignaro e ai margini
- osservai l'allegria
- troppo giovane e immaturo
- per mettere il mio fiore nel
cannone
- E con la blusa nera all'asilo
- Il vecchio continuava a vivere
- là avreste dovuto colpire!
- Allegri rivoltosi
- Quella blusa andava bruciata non le
bandiere
- americane
- Noi avreste dovuto cercare
- La coerenza e l'impersonalità
avrebbero guidato
- il cammino
-
- I passi finirono
- E quei quattordici corpi addormentati in
banca
- non si risvegliarono più
dall'inverno
- Il 12 dicembre finì il sogno
- Il nemico è forte
- è nelle viscere e nel vostro
sangue
- come un virus incazzato e appena
scalfito
- dai vostri respiri e dalle nostre
bestemmie
-
- Ora il mondo non si cambia
- Ora solo campi in fiore e a cingere il
capo
- e camicie a ricordare lontane e ormai
morte
- civiltà
- Ora siete liberi di passarvi lo
scolo
- Senza falsità
- O con la più grande delle
bugie
- La fratellanza
-
- Vi ho guardati, uomini e donne,
- chini su un juke box ad ascoltare
- il Re delle lucertole
- Il profeta della fuga "Entrate nella
foresta
- (bambini".
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- Lui aveva capito!
-
- E alla TV quattro pazzi
- Schegge e rigurgito di una festa
- che non si è bastata
- Voi risvegliati dal torpore
dell'alcool
- e da gaudenti filosofi del nulla
- e teoremi di una scopata collettiva
- che tale è rimasta
- Con il sangue dei fratelli a
coprire
- il divenire di una nuova primavera
- Rivoluzionari ma perdenti assassini
- contro il naturale appassire delle
mele
-
- E in fondo un'auto
- E nel bagagliaio il capolinea del
viaggio
- suicida
- e dei viandanti
- e dei bambini ormai maschere
perenni
- del carnevale mai finito.
- Ma che avete fatto?
- Perché non siete rimasti nelle
canzoni?
- Perché non siete stati tra le cosce
delle ragazze?
- Che ora si appendono sui cartelloni
- elettorali
- O dietro sportelli antiproiettili
contano
- i soldi dei vostri "padroni"
- e dormono nei loro letti
- Perché non siete stati con
loro?
- A glorificare l'utero con le dita
alzate
- Perché non siete stati a godere di
quelle
- cosce disponibili per passione
- e ora tanto austere
- Quella era la rivoluzione!
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