- L'àpeiron
- Anassimandro
è il filosofo dell'infinito. Era anche
cartografo, e contemplando la bianca pergamena, ancora
priva di segni, gli sembrò che né
l'acqua, né l'aria, né la terra,
né il fuoco potessero colmare lo spazio senza
confini. La verità si trovava al di là
di ogni limite.
- Per chissà
quale via, trasmise questa intuizione a Patrizio, il
fratello minore di Vittorio: il fratello bistrattato
dalla sorte, escluso dalla carriera
scolastica.
- Patrizio si
comportò come la monaca di Monza. Se pure il
padre avesse avuto qualche intenzione di collocarlo
nel mondo (ossia nella scuola), egli se ne
mostrò indegno, facendosi bocciare in seconda
media. E non per scarso profitto, ma per un'azione
peggiore. Aveva eseguito, con molta abilità, la
caricatura del professore d'italiano.
- La sua situazione
presentava un vantaggio. La vita gli appariva un libro
dalle pagine bianche, da riempire secondo la
fantasia.
- Dai tredici ai
diciotto anni imparò l'arte di vagabondare, di
fare a cazzotti. Corteggiò distrattamente
qualche ragazza del paese.
- -Perché non
ti trovi un mestiere?- lo ammoniva la gente di buon
senso.
- Il padre lo
sistemò a bottega presso il farmacista. Vi
resistette due giorni. Poi tornò a scorazzare
nei campi.
- In realtà,
si sentiva portato per l'ozio. Gli piaceva sdraiarsi
in un posto isolato, e veder passare le nuvole d'oro
sopra la sua testa. Insieme alle nuvole, inseguiva
pensieri strani. Se li avesse scritti, sarebbero
diventati poesie.
- Detestava il
Natale. Salutava con gioia il cielo bianco di gennaio,
che smascherava ogni illusione, ogni festa. Amava i
piccoli doni della vita: la luna di marzo, le rondini
d'aprile.
- Era una creatura
selvaggia, eppure romantica.
- Durante il servizio
militare, si distinse come attaccabrighe. Rispondeva
agli scherzi con mano pesante.
- -Ha la testa dura
il cilentano- dicevano di lui commilitoni e superiori.
E lo tenevano a distanza, un po' per timore, un po'
per antipatia.
- Scoprì anche
di non aver mai conosciuto una donna. Quando volle
provare l'esperienza, se ne ritrasse disgustato.
Pagò il doppio, perché la cosa non si
sapesse in giro. Ma incominciò a chiedersi se
non fosse diverso.
- Non era attratto
dagli uomini, e questo lo consolava. I suoi rozzi
compagni gli ispiravano soltanto
disprezzo.
- Né il fuoco,
né l'aria, né la terra, né
l'acqua potevano appagarlo.
- Considerava gli
uomini e le donne indipendentemente dal loro sesso.
C'erano persone che aprivano mondi, ed altre quasi
prive di anima. Siccome le prime formavano una specie
rara, e le seconde la maggioranza, si trovò
senza amici, senza lavoro, senza
fidanzata.
- Sarebbe diventato
un barbone, o un pittore girovago, se non avesse
attraversato il golfo di Salerno, approdando
sull'altra costiera, quella degli alberghi di lusso e
degli antichi mercanti di Amalfi.
- Cercò di
farsi assumere come cameriere. Ma dovunque il
personale era al completo.
- L'affittacamere,
presso cui alloggiava, gli suggerì una
soluzione.
- -Dovete provare a
Ravello, dal lord inglese. Gli piacciono i bei
giovanotti-.
- Sì, lord
Gray apprezzava i bei giovanotti, anche se non poteva
più vederli. Da quando la vista lo aveva
abbandonato, un velo implacabile di malinconia era
disceso su di lui.
- Lo assaliva
soprattutto all'ora del tè, momento in cui si
concedeva gli unici peccati di gola. Cieco, ma
snello.
- In compenso, aveva
sviluppato il tatto e l'udito. Accarezzava le opere
d'arte della sua collezione, le stoffe pregiate del
suo guardaroba. Giudicava la gente dalla voce. Sotto
l'oscuro manto, continuava ad adorare la bellezza, la
volubile dea che lo aveva tradito.
- La voce di Patrizio
gli sembrò bellissima. Priva d'inflessioni
dialettali (non per niente era figlio di maestro),
dolcemente rauca e profonda, come un suono di campane
venuto dall'oceano.
- -Sarà il mio
lettore personale. Si prepari a studiare l'inglese e
il tedesco-.
- Era un piccolo
sacrificio, in cambio di un ottimo affare.
- Lord Gray abitava
nella villa più famosa di Ravello, circondata
da un vasto giardino, a picco sul mare. Da
lassù dominava cielo e terra. Re di un regno
perduto. Giacché proprio lui non poteva
goderlo.
- Una statua di Ermes
(copia di quella che si ammira a Napoli, nel museo
nazionale) adornava la sua nicchia preferita.
Lì convocava il lettore, ogni pomeriggio alle
tre, per scongiurare la malinconia.
- Si cominciò
dai poeti italiani, "Sempre caro mi fu quell'ermo
colle". Poi, tra parole storpiate, errori di pronuncia
e correzioni, si giunse ai tedeschi: "Chi non ha casa
adesso, non l'avrà. Chi è solo, a lungo
solo dovrà stare".
- Patrizio
diventò così bravo da scegliere lui
stesso gli autori. Scoprì in biblioteca
- un volumetto poco
usurato, ne valutò il contenuto, e lo propose
al suo datore di lavoro.
- Nel suo esitante
tedesco, lesse l'incontro di un cavaliere e di una
dama. Lei gli porgeva una coppa di vino, lui si
chinava ad accettarla. Ma le mani di entrambi
tremavano tanto, che il vino si versò per
terra. Le gocce cadute somigliavano al
sangue.
- Anche la mano di
lord Gray tremò, quando si protese verso il
libro. &endash;Dammelo. Lo terrò sul mio
comodino, ne sfoglierò le pagine, ricordando la
tua voce-.
- Fu, se vogliamo, un
atto umanitario, da parte di Patrizio, quello di
sostituirsi al libro, di alleviare la cecità
dell'inglese. Si sistemò nel cuore e nel letto
di Thomas, anziché sul suo
comodino.
- Una donna
frequentava assiduamente la casa. Era russa,
attempata, si faceva chiamare Rubìa. Con questo
nome firmava i suoi quadri, in cui predominava
l'arancio, come nella sua chioma. Aveva scelto la
pittura, perché aborriva ogni barriera di
lingua, di religione, di razza.
- In privato
preferiva l'amore, un'altra forma di espressione
universale, dove è un delitto tracciare
confini, o coltivare pregiudizi. Si portò a
letto l'amante del suo migliore amico, a scopo
pedagogico.
- -Nessuno è
del tutto bianco, o del tutto nero. Perciò
esiste il grigio-.
- Le sue lezioni
completarono la cultura di Patrizio in fatto di eros.
Aveva amato lord Gray di affetto quasi filiale. In
Rubìa ritrovò la madre scomparsa.
- Rinacque, per opera
di ambedue. Si risvegliò nell'anima e nei
sensi. Il provinciale scontroso si trasformò in
un giovane raffinato, cosmopolita, conscio delle
proprie risorse.
- Talvolta ricadeva
nella vecchia abitudine di isolarsi. Allora
raggiungeva il belvedere della villa, si appoggiava
alla ringhiera, e contemplava il mare lontano. Una
nuvola azzurra ai suoi piedi. Un sogno trasparente.
Una tentazione a gettarsi nel vuoto, per i più
deboli.
- Niente paura. Il
nostro eroe non pensava al suicidio. Temprava solo la
sua forza, sfidando le sirene. Sul libro bianco aveva
scritto: "La mia solitudine è il mondo,
- la mia passione
è la vita".
- La morte di Thomas,
nel 1968, gli procurò un sincero dolore, ma
anche una ricca eredità. Ovviamente il grosso
della sostanza andò ai nipoti. Patrizio ebbe la
villa
- di Ravello, che da
sola valeva un patrimonio.
- Dovette venderla, a
causa delle tasse e delle spese. Ne ricavò una
grossa cifra, con cui tornò al suo paese
natale, acquistò un suolo, e vi fece edificare
un albergo. L'hotel "San Michele", dal nome della
grotta adiacente alla spiaggia.
- Naturalmente questo
ritorno in grande stile sconcertò i cilentani.
- -Dove hai fatto
fortuna?-.
- -In Brasile. Ho
scoperto una miniera di smeraldi-.
- La leggenda dello
zio d'America colpì Eugenio ed Anella.
Specialmente quest'ultima non si stancava di chiedere
notizie sui brasiliani. Chi sono, dove vivono, se
vedono la luna a rovescio.
- -Sono persone
normali. Camminano sull'oro, e non lo sanno. Alcuni
diventano ciechi, perché da quelle parti il
sole è abbagliante-.
- -E le
donne?-.
- -Hanno i capelli
rossi, proprio come i tuoi-.
- -Da grande
sposerò lo zio- annunciò la bambina alla
madre.
- Rosalba,
scandalizzata, si fece dare dal prete una boccetta
d'acqua santa, con cui aspergeva ogni sera il cuscino
della figlia.
- Vittorio
considerò l'agiatezza del fratello quasi un
affronto personale. A lui la storia del Brasile
puzzava di menzogna. Le poche cartoline ricevute
provenivano tutte da Amalfi.
- -Secondo me, hai
derubato una banca-.
- -No, ho
semplicemente commerciato in opere
d'arte-.
- -E chi ti ha dato
il capitale?-.
- -Non è
questione di soldi, ma di buon gusto. Io so
distinguere un quadro vero da uno falso. Perciò
sono stato assunto da un antiquario-.
- -Uno che vende roba
vecchia?-
- -Roba di
valore-.
- -E ci si
arricchisce in questo modo?-.
- -Sì, dove
c'è gente di cultura-.
- Vittorio
guardò con occhi diversi i mobili di casa, i
santi di legno o di cera sotto le campane di vetro. Li
aveva sempre giudicati ridicoli. Ora sapeva di
possedere un patrimonio.
- Si arrabbiava con i
figli, se graffiavano il tavolo. Rimproverava Rosalba
per ogni piatto che le sfuggiva di mano. E sempre
quelli del servizio buono, di porcellana
pregiata.
- -Che diamine, un
po' di rispetto!-.
- Alla morte dei
suoceri (per carità, campassero cent'anni!)
avrebbe aperto un negozio di antiquariato a Salerno,
affidandolo a Wendy.
- L'hotel "San
Michele", però, era nuovo di zecca. I balconi,
sormontati dalle arcate, richiamavano lo stile
mediterraneo. All'interno, uno sfavillio di ceramiche
rendeva allegro l'ambiente.
- Patrizio non aveva
portato alcun ricordo del suo benefattore. Voltarsi
indietro è un po' come morire. Concluso un
capitolo, se ne apre un altro. C'erano ancora molti
fogli bianchi da riempire.
- Invece, i paesani
avevano fretta. Dopo averlo interrogato sul passato,
indagarono sul suo futuro.
- -Hai ventisei anni.
Dovresti pensarci-.
- -La maestrina ti ha
messo gli occhi addosso. Una ragazza fine,
istruita-.
- -La figlia del
farmacista è zitella. Il padre ha promesso una
dote di parecchi milioni a chi se la
sposa-.
- Quei discorsi lo
facevano infuriare. Sarebbe stato meglio restare ad
Amalfi, dove la gente è meno
impicciona.
- Persino la
devozione di Anella lo importunava. &endash;Non sono
tuo padre. Non posso sempre starti
dietro-.
- La bambina piegava
le labbra in una smorfia di corruccio. Di solito,
nessuno le resisteva. Ed anche lo zio la prendeva
sulle ginocchia, per narrarle le avventure brasiliane.
Di ciechi, che temono il buio. Di donne scarlatte, che
rubano al sole i colori.
- Ma un uomo non vive
di nipoti, ha bisogno di emozioni. I semplici doni
della vita (la luna di marzo, le rondini d'aprile) non
gli bastavano più. Con gli anni si era
inaridito. Se avesse scritto i suoi pensieri, sarebbe
stato in prosa.
- Aveva conosciuto
l'amore sotto un'unica forma: da Fedro, da amato, mai
da amante. Gli mancava l'esperienza della passione.
Qualcosa di simile a quello che avviene tra il
cavaliere e la dama, nella poesia tanto cara a lord
Gray. Le stelle cadono dal cielo, i mondi si urtano
con fragore, il vino versato si trasforma in sangue,
per un presagio di carezza. Un lieve tocco delle mani,
a cui non fa seguito niente. La poesia ci lascia sulla
soglia.
- Si persero, si
ritrovarono? Patrizio non poteva saperlo. Nei rapporti
con le donne, si era fermato a Rubìa.
- Nell'agosto del
'69, una strana famigliola di Napoli attirò il
suo interesse.
- Di strano c'era la
figlia. Non rivolgeva mai la parola ai genitori.
Passava la mattina chiusa in camera, creando
difficoltà al personale, che doveva far
pulizia. Scendeva solo ad ora di pranzo, in jeans e
camicia annodata sull'ombelico. Risaltava, tra gli
altri bagnanti, per la sua pelle poco
abbronzata.
- A tutti
risultò antipatica. Ma lui, il proprietario
dell'albergo, ascoltava i commenti,
- e taceva.
Involontariamente gli capitava di spiare la ragazza,
di passarle vicino, di osservarla. Per quale ragione?
- Benché
nemico dei ricordi, era rimasto affezionato ai
pomeriggi letterari, sotto la bronzea statua di Ermes.
Dalla memoria vennero a galla altri versi, dove
compare Euridice, la pallida sposa di Orfeo, chiusa in
se stessa come un fiore.
- Avanza nell'Ade con
passo malcerto. All'annunzio del dio, "Si è
voltato", replica senza capire: "Chi?".
- Una notte ebbe
occasione d'incontrarla. Aveva sentito i latrati di un
cane randagio, ed era sceso sulla spiaggia. Lo
bloccò la visione di un bianco fantasma, che
proprio allora emergeva dall'oscurità della
grotta. Era Euridice, creatura fatta di parole, nata
dalla penna di un poeta, vestita solo dei raggi
lunari.
- Si riscosse
dall'emozione per dirle: -La signorina del numero
sedici?-.
- Lei lo
aggredì: -Perché me lo chiede? E'
vietato fare il bagno di notte?-.
- -No, volevo
attaccare discorso-.
- -Bravo, c'è
riuscito-. Intanto si era coperta con il
telo.
- Se in quel momento
si fossero sfiorati, le stelle sarebbero cadute dal
cielo, il mondo avrebbe tremato, ed il mare si sarebbe
trasformato in vino. Invece, incominciarono a parlare
da amici.
- La ragazza aveva
diciassette anni. Li compiva tra poco. Non era in
buoni rapporti con la sua famiglia, perché
l'autunno precedente era stata arrestata, durante una
manifestazione studentesca.
- -Contro chi
protestava?-.
- -Contro il mondo.
Vorrei essere orfana. L'ho scritto anche su un
muro-.
- -Per questo l'hanno
arrestata?-.
- Lei scoppiò
a ridere. &endash;Può darsi. Premeditazione di
omicidio-.
- -Sembra così
fragile. Non la credo capace di fare del
male-.
- -Sono capace di
fare del male a me stessa-.
- -In che
modo?-.
- -Per esempio, ho
deciso di non divertirmi, di non prendere il sole. Ho
messo questa estate tra parentesi-.
- -Una delusione
sentimentale?-
- -Una delusione
ideale, direi. A un certo punto non ho più
capito chi ero. O meglio, ho capito che l'unica
nemica, contro cui lottavo, ero io-.
- -Lei non si vuole
bene-.
- -Mi voglio tanto
bene da desiderare la morte. Festeggerò il mio
funerale. E guai a parlarmi di reincarnazione. Una
sola esistenza mi basta-.
- -E' così
giovane. Può scegliere tra tante
strade-.
- -Qui sta il
problema. Non voglio scegliere niente. Qualunque
strada finisce contro un muro-.
- -Potrebbe
innamorarsi-.
- -Già
fatto-.
- -E com'è
andata?-.
- -Con un aborto. Un
motivo in più per odiarmi-.
- -Potrà avere
altri figli-.
- -I figli non sono
cagnolini. Te ne muore uno, lo sostituisci con un
altro. Ma lei, a parte l'albergo, non ha
aspirazioni?-.
- -Come no! Quando
avrò soldi da parte, li spenderò per i
viaggi. Visiterò quei paesi che ho conosciuto
nei libri. La Germania, la Scandinavia,
l'Olanda-.
- -Viaggiare serve a
dimenticare, ad ingannarsi-.
- -La soluzione
è semplice. Se i suoi ricordi le danno
fastidio, li tolga di mezzo-.
- -Parla così
perché è libero. Non deve rendere conto
a nessuno delle sue azioni-.
- -La libertà
me la sono guadagnata lavorando-.
- -Sì, ho
sentito dire che è stato in
America-.
- -Questa è
una bugia. Mi fa comodo. La verità può
apparire spregevole-.
- -Allora anche lei
ha qualcosa da nascondere-.
- -Ho ricevuto
un'eredità-.
- -Da una donna o da
un uomo?-.
- -Da un uomo. Mi ha
insegnato molte cose. Era una persona gentile. Aveva
bisogno di affetto-.
- -E lei glielo ha
dato-.
- -Sì-.
- -E si è
infilato nel suo letto-.
- -Sì. Ma non
è stato per i soldi. Anch'io mi sentivo
solo-.
- -Fino ad ora non lo
ha mai raccontato a nessuno. Vero? Come mai ha scelto
proprio me?-.
- -Per mettermi alla
pari. Lei ha un aborto sulla coscienza, una fedina
penale segnata. Io ho un passato poco
rispettabile-.
- -Questo la
renderebbe un degno compare per una piccola orgia
notturna. Ma si dà
- il caso che io
abbia chiuso con il sesso e con le sue
complicazioni-.
- -Lei mi giudica
male. Cercavo di essere sincero-.
- -Grazie per
l'eufemismo. Arrivederci. Anzi addio, perchè
domani si parte-.
- -Mi dica almeno
come si chiama-.
- L'ultima domanda
rimase sospesa nel buio. Rimase sospesa per vent'anni.
- La ragazza si era
già incamminata verso l'albergo, col telo
svolazzante intorno al corpo. Al suo posto, aleggiava
una fragranza di fiori appassiti, un odore di petali
gialli schiacciati.
- Molti anni dopo,
tra le betulle del nord, Patrizio avvertì
questo profumo di ginestre, forse portato dalla
nostalgia, e lo collegò al solo nome che
qualche volta rievocava: Euridice.
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