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Linguistica
e glottodidattica
- Francesca
Santulli
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- DAL
POLITICO AL PUBBLICO:
- FORME
E FUNZIONI DEL DISCORSO
RIPORTATO
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- 1.
Tra 'politico' e 'pubblico'
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- L'espressione 'discorso
politico' è frequentemente utilizzata con
accezioni diverse, che dipendono dal modo in cui si
intende il dominio cui può essere applicata.
L'articolazione dell'ambito qui considerato e
l'impossibilità di delimitarlo in modo univoco
ed esaustivo ha portato ad osservare che, dal punto di
vista dell'analisi del discorso, non è
opportuno pensare ad un genere discorsivo compatto, ma
piuttosto considerare il discorso politico come una
costellazione di generi (o 'sottogeneri'), che
comprendono forme e soprattutto situazioni molto
diverse in cui si esplica l'attività politica
lato sensu intesa. Al di là della
presenza di una configurazione complessa al suo
interno, il dominio in questione pare presentare anche
confini tutt'altro che netti: van Dijk invoca il
concetto di fuzzy set per meglio comprendere la
natura di questa classe di generi, sicché
alcune forme del discorso politico, come i dibattiti
parlamentari, le riunioni di governo, i discorsi dei
politici, i programmi o la propaganda dei partiti si
potrebbero considerare come rappresentanti prototipici
di questo ambito, senza tuttavia dover escludere altri
casi in cui le implicazioni politiche del discorso
sono comunque considerevoli, pur in mancanza di un
contesto formalmente tale. In realtà il
criterio primario per individuare il discorso politico
sembra essere proprio il contesto (van Dijk: 1998),
benché a questo proposito sia necessario
sottolineare che esistono situazioni frequenti e
consolidate in cui i 'contenuti' politici si
manifestano interagendo con condizioni contestuali
tipiche di altri generi. È questo in primo
luogo il caso della comunicazione attraverso i
media.
- La politica, per sua natura,
si realizza e si dispiega in un ambito pubblico.
Ciò è vero a partire dalla sua stessa
nascita, che nel mondo occidentale è legata,
anche etimologicamente, alla grande stagione culturale
della polis greca. L'intento persuasorio, che
si realizza attraverso il ricorso alla retorica,
è connaturato al discorso politico, e
nell'agone politico, a partire dalle
agorà delle città-stato della
Grecia antica, si mettono in atto tutte le strategie
comunicative finalizzate alla persuasione e alla
gestione dei rapporti di forza, con il fine ultimo di
conseguire, mantenere e consolidare il potere.
L'importanza della comunicazione non è
certamente un aspetto nuovo né una
degenerazione della politica contemporanea. È
solo la disponibilità di nuovi mezzi che
consentono forme amplificate e differite di
comunicazione ciò che ha determinato una
modificazione dei rapporti originari, gestiti nel
contatto diretto e dialettico tra i cittadini, e ha
introdotto sulla scena politica, tradizionalmente
dominata dai soggetti politici da un lato e dai
cittadini (-elettori) dall'altro, un terzo attore, che
con Mazzoleni (1998) potremmo denominare il sistema
dei media 1.
- Diverse sono le
possibilità di interpretare e schematizzare i
rapporti tra i tre soggetti coinvolti sulla scena
politica, che differiscono soprattutto per il ruolo
che si attribuisce ai mass media: questi,
difatti, in un modello che viene definito
"pubblicistico-dialogico" della comunicazione
pubblica, si pongono come soggetto aggiuntivo, la cui
azione si somma alle interazioni esistenti tra gli
altri due, sicché gli scambi comunicativi
possono avvenire a due a due, senza che per questo si
neghi la presenza di un'area di interazione complessa
('mediatizzata') che coinvolge contemporaneamente i
tre attori. Tuttavia questo modello in cui i tre
elementi agiscono come primi inter pares
(Mazzoleni: 1998, 25) non pare a molti sufficiente a
dar conto del peso reale dei mass media, entro
i quali di fatto pare realizzarsi pressoché
ogni forma di comunicazione pubblica. Un diverso
modello, dunque, 'mediatico', considera i media
come lo spazio entro cui si svolge la comunicazione
politica, che ne condiziona la natura e la adatta alla
propria logica.
- Pur senza voler prendere
posizione a favore dell'una o dell'altra
interpretazione, non si può fare a meno di
osservare quanta parte viene svolta dal sistema dei
media, anche solo considerando
quantitativamente la gestione dei flussi di
informazione. Il discorso politico pubblico può
realizzarsi in un contesto comunicativo caratterizzato
dalla presenza di un destinatario, ma di norma esso
implica l'esistenza di altri destinatari assenti,
omogenei rispetto ai presenti (si pensi ad un comizio
elettorale o ad un discorso comunque rivolto ad una
assemblea di cittadini, ad una 'piazza') ovvero, non
infrequentemente, da questi profondamente diversi per
ruolo e dunque caratteristiche (si pensi al discorso
parlamentare che si indirizza, nella concretezza della
situazione, ad altri parlamentari, ma raggiunge anche
il cittadino). Naturalmente l'ampliarsi del pubblico
di destinatari oltre i limiti del contesto fisico in
cui si realizza la comunicazione è possibile
grazie al filtro dei media. Questi esercitano
così una vera e propria funzione di
'mediazione'2,
collocandosi tra gli altri attori, per permettere il
flusso della comunicazione là dove questa non
può realizzarsi direttamente, ma allo stesso
tempo agendo nella comunicazione stessa: non si
tratta, dunque, di un filtro neutro, ma di un soggetto
attivo che struttura l'informazione e, nella sua nuova
forma, la ripropone al suo - spesso vastissimo -
pubblico.
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- 2.
La mediazione dei media
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- Nell'analisi del discorso dei
media si parte ormai dal presupposto che la
notizia non esiste come fatto autonomo che attende di
essere riferito dal giornalista, ma piuttosto è
il giornalista che fa la notizia, parlandone.
Negli ultimi decenni dello scorso secolo questo
concetto si è affermato con forza e ha indotto
a numerosissimi studi e commenti, sia nella
prospettiva sociologica sia in quella più
specificamente linguistica3.
- Se dunque da un lato è
aumentato enormemente il numero di eventi fruibili da
parte del pubblico, la possibilità di accedervi
nella stragrande maggioranza dei casi esclusivamente
attraverso i media attribuisce ai giornalisti il
potere 'simbolico' di creare attivamente gli eventi.
Come sottolinea Thompson:
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- For most people
today, the knowledge we have of political leaders
and their policies, for insance, is a knowledge
derived largely from newspapers, radio and
television, and the ways in which we participate in
the institutionalised system of political power are
deeply affected by knowledge so derived (Thompson:
1990, 216).
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- In questa prospettiva, il
sistema dei media finisce con l'assorbire in
sé lo spazio pubblico, sicché l'area di
intersezione dei tre attori della politica individuati
sopra si estende a dismisura e pare anzi affermarsi il
modello mediatico di cui si è fatto cenno,
secondo il quale la comunicazione politica avviene
nello spazio mediale o comunque dipende in larga
misura da questo.
- L'agire politico 'primario',
tuttavia, è pur sempre del soggetto politico,
sia esso il singolo rappresentante individuale ovvero
l'entità istituzionale, mentre il
'cittadino-elettore' possiede un potere di azione
concreta nella realtà sostanzialmente limitato
al momento dell'espressione del voto. Da questa azione
il politico trae però legittimazione per le
proprie azioni istituzionali e la costruzione del
consenso, non solo nei periodi immediatamente
pre-elettorali, rappresenta senz'altro uno degli
obiettivi persuasori, più o meno palesi, della
comunicazione. L'agito politico raggiunge però
il suo destinatario finale entro e
attraverso il contesto mediatico, che produce uno
spostamento dei riferimenti impliciti del discorso e
necessariamente introduce un nuovo punto di vista, una
nuova 'prospettiva'4.
Viene in pratica costruito dal giornalista un nuovo
schema cognitivo (frame) nel quale si iscrive
l'evento divenuto notizia. All'analisi dei testi
mediatici si applica in modo esemplare il concetto di
frame, anche nella sua forma più articolata
proposta da Goffman (1974). Usando l'immagine della
trasposizione tonale in musica, Goffman proponeva di
denominare 'chiave' (key) un frame per
così dire di secondo livello, che contiene
inscritto in sé un altro frame. Ogni
volta che avviene un fenomeno di trasposizione "a
systematic transformation is involved across materials
already meaningful in accordance with a schema of
interpretation, and without which the keying would be
meaningless" (Goffman: 1974, 45). Adottando questa
prospettiva e questa terminologia si può
affermare che i reportage giornalistici,
televisivi o giornalistici, fungono da 'chiavi' per
gli eventi che descrivono, modellando, a partire dallo
schema originario, una realtà del tutto
nuova.
- Nel processo comunicativo
della politica nasce così, accanto alla
realtà oggettiva dell'azione politica (eventi,
decisioni, leggi, ecc.) e a quella soggettiva
percepita dagli attori e spettatori diretti, una
realtà 'costruita', che ingloba "gli eventi che
diventano visibili, percepibili e quindi assumono
senso soltanto in quanto 'coperti' dai media"
(Mazzoleni: 1998, 81). Questa terza 'realtà
politica', trasformando i frame di partenza,
genera una nuova percezione dell'agire politico
primario, anche allorquando si propone idealmente come
mera struttura di passaggio, con il compito primario,
se non esclusivo, di riferire gli accadimenti.
Insomma, non solo il commento, l'analisi, il classico
'fondo' giornalistico introducono nuove prospettive
discorsive; anche l'articolo di cronaca politica, sul
quale si rifletterà ora più
specificamente, muta il punto di vista e introduce un
nuovo contesto, determinante per l'interpretazione del
messaggio.
- L'analisi che segue si
concentra su una situazione relativamente semplice di
trasmissione (o meglio, nell'ottica sopra proposta, di
costruzione) dell'informazione, che si ha
quando un discorso di un politico viene
'riferito' al pubblico. Verranno confrontati due
diversi articoli, apparsi su due quotidiani italiani
di ampia diffusione, che il giorno 3 luglio 2003
riferivano il discorso tenuto da Silvio Berlusconi
davanti al Parlamento Europeo. Data l'importanza, in
questa tipologia specifica di news report,
della citazione, la discussione del caso
esemplificativamente prescelto sarà preceduta
da alcune osservazioni sulla natura e la funzione del
discorso riportato, nella cronaca politica in
particolare.
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- 3.
Il discorso riportato: classificazione fondamentale ed
esempi d'uso.
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- Nelle trattazioni
sintattiche i tipi di discorso riportato sono
tradizionalmente classificati a partire dalla
contrapposizione tra discorso diretto e discorso
indiretto. Tale schematizzazione, tuttavia, non
dà conto di numerose possibili variazioni che
fanno sì che il confine tra discorso diretto e
indiretto sia di fatto estremamente sfumato (Tannen:
1989). Vi sono stati perciò numerosi tentativi
di superare la visione dicotomica, individuando tipi
intermedi, alcuni dei quali, e in particolare il
discorso indiretto libero, possono ormai contare su
una consolidata tradizione. Più di recente, la
tendenza a preferire alle classificazioni discrete
schematizzazioni di tipo continuo, combinandosi con il
fruttuoso modello dei fuzzy sets, ha indotto a
interpretare le diverse forme di discorso riportato
nella dimensione di variazione lineare tra i due
estremi della mimesi (discorso diretto) e della
diegetica (discorso indiretto) (Yule: 1993).
Tale variazione in alcuni casi si articola su
più livelli, grazie all'introduzione di
ulteriori parametri strutturali e funzionali (Sakita:
2002).
- Tuttavia, per gli scopi di
questa ricerca, che si avvale di dati empirici
raccolti nell'ambito di corsi universitari, si
utilizzerà uno schema tripartito, che si
articola nei tre tipi più comunemente
individuati nelle classificazioni sintattiche:
discorso diretto, discorso indiretto e discorso
indiretto libero5.
Il primo, che implica la citazione della parola
d'altri, può essere considerato, seguendo
Halliday (1985: 250-273), un processo verbale di tipo
paratattico, laddove il secondo, che comporta il
'riferire' (reporting) un contenuto, è
piuttosto un processo mentale, fondato sull'ipotassi.
Il terzo tipo, più marginale nell'ambito dei
generi di cui si sta discutendo, comporta una
intersezione tra il centro deittico dell'enunciato
originariamente prodotto e quello della narrazione in
cui avviene la citazione.
- A partire da questa
classificazione fondamentale si possono poi prendere
in considerazione diversi parametri, tra i quali
spiccano la struttura e la posizione della frase
citante unitamente all'uso della punteggiatura,
nonché la scelta del verbo (o del nome) che
funge da introduttore.
- Sulla base di queste nozioni
elementari è possibile rilevare la presenza di
discorso riportato negli articoli giornalistici,
classificando questi ultimi, oltre che in base alla
testata che li ospita, anche in base all'argomento
trattato e al genere che rappresentano (cronaca,
editoriali, ecc.). Una ricerca condotta in questo
ambito con un gruppo di studenti
dell'Università Iulm ha permesso di raccogliere
dati interessanti6.
- Il corpus, al momento
di modesta rilevanza quantitativa, includeva articoli
apparsi su varie testate nazionali nella primavera del
2003; erano presenti editoriali, articoli di cronaca
politica interna e di politica estera ed erano stati
considerati separatamente i titoli. Com'era
ipotizzabile, il discorso riportato, nelle sue varie
forme, appariva frequentemente negli articoli di
cronaca, mentre era quasi del tutto assente negli
editoriali. Quanto ai tipi prescelti, predominava
senza dubbio il discorso diretto tout court
(per un gruppo di 20 articoli del Corriere della
sera, rappresentava da solo più del 60%
delle occorrenze totali), seguito da forme di
ibridazione tra discorso diretto e discorso indiretto,
ottenute con l'introduzione di una citazione
all'interno di una porzione più ampia di testo
strutturata come un report. Le forme canoniche
di discorso indiretto erano decisamente meno numerose,
forse in quanto esse comportano un notevole
appesantimento delle strutture sintattiche. Rarissimi
i casi di discorso indiretto libero.
- L'esame della punteggiatura
utilizzata per introdurre il discorso riportato dava
interessanti risultati. Anche nei casi più
canonici di discorso diretto virgolette e due punti
erano presenti insieme solo in un numero ridotto di
casi (circa il 20%), mentre molto più spesso,
forse per mantenere più snello l'uso degli
elementi di punteggiatura, comparivano solo le
virgolette. Più rara l'occorrenza dei soli due
punti, legata anche alla frequente posposizione della
frase citante, tranne che nei titoli. In questi ultimi
(che comprendevano di fatto tutti gli elementi
paratestuali, inclusi occhielli, sommari, sottotitoli,
ecc.) era presente quasi esclusivamente il discorso
diretto, segnalato dalle virgolette o, in casi
comparativamente molto numerosi, dai due punti. Questi
si prestano evidentemente alla combinazione con le
forme ellittiche e nominali frequentemente utilizzate,
per esigenze di brevitas e di impatto sul
lettore, nel contesto dei titoli.
- Un'analisi dei dati sulla
base delle testate sembrava suggerire una maggior
presenza di discorso riportato in generale e una
prevalenza del discorso diretto nei giornali di larga
diffusione che non sono fortemente connotati in senso
ideologico. In questa prospettiva la citazione
garantirebbe l'obiettività di cui la testata si
fa vanto, mentre il ricorso al discorso indiretto
rifletterebbe maggiormente la presenza e la
costruzione di opinioni più palesemente propria
dei quotidiani che si presentano apertamente come
politicamente connotati (es. il Manifesto,
l'Avvenire). I dati, tuttavia, forniscono a questo
proposito solo indicazioni preliminari, che dovranno
trovare conferme in indagini svolte su un campione
più ampio di testi.
- Più significativa
quantitativamente è invece la curiosa
differenza riscontrata tra articoli di cronaca
politica interna ed estera: nel secondo gruppo la
presenza del discorso riportato è inferiore ed
è decisamente infrequente la commistione tra
discorso diretto e indiretto che, viceversa, trova la
sua massima espressione proprio negli articoli di
cronaca politica interna. Si potrebbe ipotizzare che,
per gli avvenimenti e i protagonisti più
lontani, la notizia si costruisce più
frequentemente intorno ai fatti, cui le parole degli
attori politici fanno quasi da contorno, laddove per
le vicende più vicine la notizia spesso parte
proprio dalle dichiarazioni (si pensi all'impatto che
queste hanno nei reportage televisivi) da cui
si desume il fatto. La predilezione per la commistione
dei due tipi principali di discorso riportato potrebbe
poi scaturire dall'esigenza di mantenere uno stile
discorsivo (allineato con le caratteristiche generali
della testata) senza rinunciare all'elemento
apparentemente più oggettivo che assicura la
fedele riproduzione dell'evento.
- Più in generale, il
ricorso non esclusivo al discorso diretto, pur con
tutti i vantaggi che questo presenta sia come garanzia
di obiettività sia come strumento stilistico
più agile e più adeguato alla
drammatizzazione degli eventi, scaturisce senz'altro
anche da un'esigenza di variatio retorica,
mirante ad evitare che l'articolo si trasformi in un
mero elenco di battute.
- Le indicazioni fornite da
questa indagine preliminare, confermando l'importanza
del discorso riportato in particolare nell'articolo di
cronaca politica interna, lasciano intuire la
complessità del frame in cui si iscrive
la comunicazione politica giornalistica, nel quale il
continuo spostamento del fuoco deittico del discorso,
ancor più sfuggente nei casi di commistione tra
modalità diretta e indiretta, implica la
presenza simultanea di più prospettive,
orchestrate dall'autore del pezzo per il
raggiungimento della propria finalità
comunicativa. Si cercherà, nell'analisi che
segue, di individuare diverse modalità di
costruzione del contesto di riferimento in cui si
inserisce la costruzione mediatica dell'evento, a sua
volta oscillante tra i poli opposti della
drammatizzazione (apparentemente) oggettiva e del
commento più o meno dichiaratamente
ideologico.
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- 4.
Riportare un discorso: due
esempi
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- 4.1 Il fatto. Oggetto
di questa breve analisi sono due articoli di cronaca
apparsi il 3 luglio 2003 su due importanti quotidiani
italiani, il Corriere della sera e il Giornale, nei
quali veniva riportato il discorso tenuto il giorno
precedente dal Presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi davanti al Parlamento Europeo in occasione
dell'inizio del semestre di Presidenza italiana
dell'Unione.
- Scopo del discorso era
presentare il programma di attività della
Presidenza italiana, di cui peraltro era già
stata diffusa dal Ministero degli Affari Esteri una
versione scritta più dettagliata. In una
situazione di questo tipo il giornalista è,
insieme ai destinatari espliciti del discorso (i
parlamentari presenti in aula), senz'altro un
obiettivo primario della comunicazione, proprio per la
funzione di filtro che esercita nei confronti del
pubblico più vasto dei cittadini. Lo si
potrebbe considerare un 'partecipante collaterale'
(side participant, Goffman: 1981; Dressler:
1994)7
dell'evento comunicativo, la cui presenza silenziosa,
riconosciuta istituzionalmente dalle altre parti
coinvolte, è essenziale per l'amplificazione
della platea e, come si è detto, determinante
nella creazione di nuovi modelli di senso attraverso i
quali il messaggio stesso viene ricostruito e
riproposto.
- Com'è facilmente
intuibile, la situazione qui considerata presentava
una importante componente di ritualità e per
questo aspetto era paragonabile alla seduta di
insediamento di un nuovo esecutivo nella quale viene
illustrato al Parlamento il programma di
governo8.
Tuttavia, la seduta di Strasburgo del 2 luglio 2002,
dopo il discorso di Berlusconi e l'intervento del
Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, fu
turbata, nel corso del successivo dibattito, da un
polemico scambio di battute intercorso tra un
parlamentare tedesco e lo stesso Berlusconi,
sicché i quotidiani del giorno dopo, non
diversamente dai notiziari radio-televisivi,
concentrarono la loro attenzione primariamente su
questo episodio, sia nella cronaca che nei commenti
(gli editoriali in primo luogo). Tra le numerose
testate che ho preso in considerazione il giorno 3
luglio ho potuto trovare solo due articoli che
riportavano, seppure con le diverse modalità
che illustrerò di seguito, una cronaca del
discorso, riferendone i passaggi giudicati
più significativi. In questa situazione le
diverse modalità di costruzione del contesto in
cui si iscrive l'evento-discorso risultano
particolarmente interessanti e
significative.
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- 4.2 Il
Giornale. Un ampio articolo di cronaca veniva
dedicato dal Giornale al discorso di
Berlusconi: la natura di vero e proprio
reportage è immediatamente evidente
nell'indicazione della firma dell'autore (Renato
Pera), qualificato come "nostro inviato a Strasburgo".
Il titolo si presenta già come una citazione,
riportata tra virgolette (""Così l'Italia
ridarà slancio all'Europa"")9,
benché in realtà sia difficile
ritrovarla tal quale nel testo del discorso: si
tratta dunque di una citazione apparente, una sintesi
dell'autore che tuttavia, per darle maggior valore di
autenticità, la propone come frase
effettivamente prodotta dall'oratore. Com'è
consueto, al titolo ad effetto si aggiunge un
sottotitolo che illustra il contenuto referenziale del
testo ("Berlusconi illustra il programma:
dall'allargamento a Est alla riforma delle
pensioni").
- Di maggiore interesse
è tuttavia il modo in cui il giornalista
costruisce un vero e proprio frame in cui
iscrivere il suo riassunto del testo: l'ora zero
è il momento d'inizio del discorso, le
9.05, assunta come presente. Si osservi l'alternanza
temporale:
-
-
- le nove del
mattino sono passate da cinque minuti quando
Silvio Berlusconi prende la parola (...).
L'emiciclo non è pienissimo (...), si
riempirà progressivamente (...). Il
neopresidente del consiglio europeo siede
accanto a Gianfranco Fini (...). Se è
emozionato non lo dimostra.
Parlerà per oltre mezz'ora.
Esordisce affrontando i massimi sistemi
europei, per poi addentrarsi...
-
-
- La scelta del presente si
può sicuramente ricollegare, in armonia con la
teoria dei tempi di Weinrich (19712), all'esigenza di
presentare il racconto in forma di commento,
avvicinandolo all'osservatore piuttosto che
proiettandolo in una dimensione di distacco mitico. Il
presente, inoltre, sembra assumere nella cronaca
giornalistica un valore perfettivo, non dissimile da
quello individuabile (più facilmente, in
virtù della nota contrapposizione tra forme
semplici e progressive) in inglese, in particolare
nelle telecronache e nelle didascalie, là dove
la forma di presente semplice è finalizzata
alla descrizione 'istantanea' della situazione
(Williams 2002). Certamente tale valore può
essere collegato all'intento di riprodurre verbalmente
l'accadimento hic et nunc, con una evidente
componente di rimando deittico (si pensi alla presenza
dell'immagine fotografica o televisiva); tuttavia
anche allorquando le parole non hanno il sostegno
dell'immagine ma sono appunto finalizzate a
ricostruirla, il ricorso al presente facilita la
ri-creazione di una dimensione senza tempo, di un
fuoco deittico della situazione rispetto al quale
è possibile guardare al passato o proiettarsi
nel futuro. Insomma, il giornalista nell'articolo
esaminato ha decisamente scelto di rappresentare
l'evento drammatizzandolo e dunque coerentemente parte
dalla individuazione della scena10.
- Avendo tracciato la cornice
può quindi procedere riportando il discorso. Lo
stacco è netto ("Ecco che cosa ha detto su
questi argomentiž") e l'articolazione del testo
è evidenziata dalla scansione in paragrafi
preceduti da brevi titoli in grassetto (Il
preambolo, La nuova Costituzione, Economia, L'Europa
più larga, I rapporti con gli Usa, Medio
Oriente, Immigrazione, La conclusione). La
suddivisione riproduce abbastanza fedelmente la
scansione del discorso reale ottenuta dall'oratore con
l'introduzione di un segnale discorsivo molto
evidente, l'appello ai presenti ("Signor Presidente,
signori deputati, signor Presidente della
Commissione").
- Vi sono tuttavia due
eccezioni: il giornalista tiene distinto il tema
rapporti con gli Usa dal Medio Oriente, laddove
Berlusconi li aveva trattati insieme, scandendo
però successivamente un passaggio alla
situazione mondiale più generale della quale,
per limiti di tempi, diceva esplicitamente di poter
solo far cenno; l'altra discrepanza è nella
parte iniziale, presentata come un tutto unico
dall'oratore, ma suddivisa nell'articolo tra
Preambolo e Nuova Costituzione.
Evidentemente questo secondo tema è ritenuto
particolarmente importante e il giornalista vuole
assicurarsi che il lettore lo individui senza
difficoltà.
- Tutto il testo si fonda sulla
citazione. Ve ne sono ben 16, molto ampie, in un caso
con omissis regolarmente segnalato.
L'intervento del giornalista non è tuttavia
sempre uguale. Nella parte iniziale predomina quella
commistione tra discorso diretto e indiretto di cui si
è detto nel paragrafo precedente, che, oltre a
consentire un'esposizione più varia e
più sciolta, permette di intervenire nella
costruzione del testo, in primo luogo attraverso la
scelta degli elementi citanti. Subito all'inizio,
difatti:
-
-
- L'Europa
è per Berlusconi "uno dei più
straordinari esperimenti politici e istituzionali
nella storia dell'umanità" e anche per
questo nell'attuale fase costituente "bisogna
aggrapparsi saldamente alla lezione del passato per
costruire l'avvenire".
-
-
- La prima citazione nel testo
originale non è in realtà l'affermazione
di un'opinione diretta (come suggerirebbe "per
Berlusconi") ma piuttosto una presupposizione
(l'Italia, diceva Berlusconi, è fedele allo
spirito dei Trattati che "ci hanno portato a
costruire, nel segno della pace, uno dei più
straordinari..."), così come il legame causale
con il bisogno di aggrapparsi al passato non è
espresso in modo diretto nel testo originale. La
ricostruzione del giornalista si fonda ovviamente
anche sulla scelta dei verbi di dire (Berlusconi
assicura, annuncia sono a questo proposito
significativi) oltre che sull'interpolazione di
opinioni non espresse dall'oratore:
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- "Una grande
Europa ha bisogno di grandi istituzioni" che finora
evidentemente non ha avuto. A questo scopo
"può curarsi della sindrome di Amleto e
decidere..."
-
-
- L'intervento qui è
particolarmente intrusivo se si considera che
Berlusconi non parla affatto di inadeguatezze (non
dice esplicitamente che l'Europa finora non ha avuto
grandi istituzioni) e piuttosto che guardare al
passato progetta il futuro. La prima parte del
resoconto è, comunque, quella in cui il
giornalista si assume maggiori oneri interpretativi,
certo per la rilevanza dei temi trattati, ma anche per
condurre il lettore all'acquisizione dei dati
successivi, presentati con maggiore distacco e anzi in
qualche caso ulteriormente schematizzati (i punti del
programma economico sono infatti scanditi dalla
presenza di numeri che, riprendendo fedelmente lo
schema originario, guidano la lettura).
- Ancora due punti sono degni
di nota. Innanzi tutto, per trattare del rapporto con
gli Stati Uniti vengono utilizzate due citazioni, che
appaiono tuttavia in ordine inverso sì da
permettere al giornalista l'individuazione esplicita
di un legame causale che nell'originale si presentava
in modo sfumato e decisamente implicito:
-
-
- "Intendiamo
adoperarci per restituire al rapporto tra l'Unione
e gli Stati Uniti spessore e dinamismo" essendo
convinti del fatto che "non ci sono contraddizioni
forti tra un forte impegno europeo e un'altrettanto
forte solidarietà
transatlantica"
- Originale:
Vogliamo ribadire il nostro convincimento sul fatto
che non ci siano contraddizioni tra un forte
impegno europeo e un'altrettanto forte
solidarietà transatlantica. In questo
spirito intendiamo adoperarci per restituire al
rapporto tra l'Unione e gli Stati Uniti spessore e
dinamismo.
-
-
- In secondo luogo, a proposito
dell'immigrazione, cui è dedicato un paragrafo
consistente in un'unica citazione senza commento
né introduzione, il giornalista sostituisce
l'avvio di Berlusconi, "Soprattutto però
ribadiremo l'esigenza di inserire i temi
dell'immigrazione...", con le parole: ""È
assolutamente necessario inserire i temi
dell'immigrazione..."", attribuite quindi all'oratore.
Appare evidente l'intento di modificare
deliberatamente l'impegno dell'oratore, certo per
soddisfare le esigenze dei lettori, le cui posizioni
ideologiche sono date in qualche modo per scontate, e
conseguentemente assecondate.
- Ancora poche note sulla
conclusione, che si apre con una insolita forma di
citazione breve ("sono insomma "numerose e delicate"
le sfide con le quali si deve confrontare la UE...")
peraltro non rispondente alla lettera del testo di
partenza, dove si parlava della "delicatezza e la
complessità delle sfide...", completata da
un'ampia ripresa del testo originale. Nel momento
della chiusura, cruciale dal punto di vista retorico,
si è nuovamente di fronte all'esigenza di
rielaborare più efficacemente per il pubblico,
lasciando sì ampio spazio alla parola citata,
ma intervenendo per focalizzarla, anche con note
esplicitamente metadiscorsive, come quelle che
introducono la citazione che conclude il
testo:
-
-
- L'immagine
finale scelta dal presidente è
particolarmente delicata. "L'Europa di oggi non
è più quel leggero aquilone, capace
di intercettare il vento della storia, si è
molto irrobustita e quindi si è appesantita
di responsabilità e di doveri. La mia
aspirazione è che si riesca a restituire a
questo nostro gigante istituzionale qualcosa della
sua leggerezza e del suo slancio
originario."11
-
-
- 4.3 Il Corriere della
Sera. Anche l'articolo del Corriere si presenta
come il resoconto di "uno dei nostri inviati"
(Giuseppe Sarcina), con un titolo che, avendo
l'apparenza di una citazione (""Così il mio
semestre dall'economia agli Usa""), in realtà
non lo è affatto, com'è del resto
facilmente immaginabile per il tono decisamente
colloquiale e tipicamente riassuntivo della frase. La
tecnica della citazione procede anche nel sottotitolo
(""La nuova Carta Europea sarà firmata a Roma"
Apprezzamenti anche da Veltroni e Napolitano"), che
riproduce un'affermazione più plausibilmente
pronunciata da Berlusconi (non rintracciabile
però in tale forma nel testo originale), ma
priva di particolare rilevanza discorsiva. Più
interessante il riferimento alle valutazioni
dell'opposizione, che tuttavia si collocano
immediatamente in diversa prospettiva quando, fin
dalle prime righe del testo, il giornalista presenta
il resoconto del discorso come una parentesi, magari
felice ma ormai priva di senso, chiusa e vanificata
dalle polemiche successivamente scoppiate in aula. La
ricostruzione dell'accadimento è dunque
completamente diversa da quella proposta nell'articolo
precedentemente esaminato.
- Già nell'occhiello
l'intenzione di leggere il discorso in prospettiva
appare evidente dall'uso di un trapassato ("Davanti
all'Assemblea aveva parlato di nuove regole
istituzionali, controllo del Welfare e rapporti
internazionali"), ripreso poi inizialmente nel testo,
sicché l'ora zero del racconto diventa un
momento successivo, la conclusione di tutta la seduta.
Si legge difatti in apertura
dell'articolo:
-
- Alle 13.30 il
discorso di Silvio Berlusconi si accatasta, come un
copione dimenticato, nella sala stampa
dell'Europarlamento. Quelle frasi che avevano
aperto la seduta, alle 9 in punto, sembrano un po'
stonate.
-
-
- Il giornalista, pur volendo
riferire del discorso (cosa che in quel giorno, come
si è detto, non fecero la maggioranza dei
giornali e telegiornali), non può tuttavia,
come il suo collega del Giornale, ignorare la
vera "notizia" del giorno e la rende cornice e chiave
di lettura di tutto l'evento, non solo del discorso in
sé, ma anche dei primi commenti, positivi,
degli avversari politici. La narrazione dei fatti,
all'interno di questo frame primario, è
costruita in modo da suscitare un atteggiamento
positivo, a partire dall'introduzione che,
significativamente, si apre con una avversativa,
ma ("Ma agli atti della seduta numero uno, mese
primo del semestre italiano, restano quelle
espressioni di grande apertura verso il Parlamento, la
Commissione, gli altri Paesi dell'Unione"). L'intento
è evidentemente quello di contrapporre le
polemiche scoppiate durante la seconda parte della
seduta al discorso vero e proprio, presupponendo una
forte disapprovazione per le prime, ma tuttavia
salvaguardando un apprezzamento per il secondo. Per
introdurne più dettagliatamente i contenuti il
giornalista prosegue con la costruzione ad incastro di
un secondo frame, ottenuto con una transizione
graduale segnata dalle scelte temporali. Il racconto
difatti procede inizialmente al trapassato
("Berlusconi si era calato alla perfezione
nella parte del Presidente"), ma dopo una lunga
parentesi nominale, che riproduce un elenco dei
principali temi trattati, opta decisamente per il
presente ("Le cartelle del testo accuratamente
preparato dallo staff di Palazzo Chigi in stretto
coordinamento con la diplomazia italiana a Bruxelles
scorrono per 35-40 minuti senza strappi"). Il
grado zero è a questo punto il tempo reale del
discorso, come dimostra anche la frase successiva, che
riferisce un commento: ""Lei oggi ha parlato un po'
come Ciampi", dirà subito dopo il
socialista Baron Crespo".
- Anche all'interno di questa
seconda cornice, tuttavia, la ricostruzione del
giornalista è molto diversa da quella del suo
collega: si riscontra innanzi tutto una maggiore
autonomia dal testo originale, che non è
ripercorso sistematicamente, mentre vengono operati
interventi di sintesi e di rielaborazione più
numerosi e significativi e, come si è
già potuto vedere, vengono inseriti commenti di
altri e osservazioni non relative direttamente al
testo (ad esempio si parla della posizione di Romano
Prodi).
- Tale atteggiamento si
riflette nel numero e nei tipi di citazione
utilizzati. Vi sono, infatti, nel testo solo 7
citazioni che non si limitino alla pura indicazione di
elementi nominali. Solo due di esse, inoltre (presenti
peraltro anche nell'altro articolo) sono assolutamente
fedeli, benché una sia esplicitamente collocata
tra le conclusioni nonostante appaia nella parte
iniziale del discorso originale. L'intento era
evidentemente quello di accorpare le citazioni di
carattere più generale e con richiami
metaforici (la sindrome di Amleto e il paragone con
l'aquilone). Le altre cinque comportano rielaborazioni
più o meno sensibili, soprattutto nella persona
(es. "Apriremo quindi la conferenza
intergovernativa..." nel testo originale, diventa: "Il
primo impegno dell'Italia, comincia Berlusconi,
è di "aprire la conferenza
intergovernativa...""). Ciò da un lato permette
di utilizzare più agevolmente e con maggiori
variazioni le frasi citanti e i relativi verbi di
dire, dall'altro contribuisce ad integrare
maggiormente testo e citazione. Questo intento
è evidente anche nel ricorso a citazioni
nominali (8 in totale, quindi più numerose
delle altre), segnalate dall'uso delle virgolette e in
qualche caso consistenti in una sola parola. Questo
tipo di citazione permette un'appropriazione del testo
da parte del narratore che lo rielabora in modo molto
più libero, più facilmente
ricostruendone in modo arbitrario lo spirito e persino
la lettera. Ben due volte, infatti, le parole poste
tra virgolette non si ritrovano nel testo: in un caso
Berlusconi non dice esplicitamente che i punti da
correggere relativamente ai lavori della Conferenza
intergovernativa sono "pochi"; nell'altro, a proposito
dei rapporti con gli Usa - tema evidentemente spinoso
come mostra anche l'analisi dell'articolo precedente -
il giornalista riferisce: "Berlusconi sostiene la
"perfetta compatibilità" tra l'integrazione
europea e il "forte legame transatlantico"", laddove
nell'originale (già riportato sopra) si parlava
piuttosto di assenza di contraddizioni. Certo, si
tratta di un cambiamento di prospettiva, che tuttavia
stupisce in quanto presentato come fedele riproduzione
del testo di partenza.
-
- Mentre l'articolo del
Giornale si chiudeva con l'ultima citazione,
qui il giornalista provvede a completare la
narrazione, chiudendo in successione i frame
aperti all'inizio: dapprima quello
dell'evento-discorso, raccontato con la tecnica
dell'hic et nunc ("Buona parte dell'emiciclo
applaude. Il portavoce Paolo Bonaiuti, nelle
retrovie, dà un colpetto di penna sul
banco..."); poi quello della chiave di lettura
prescelta che lo iscrive nella totalità della
seduta e lo legge anche alla luce degli accadimenti
successivi. Lapidaria, difatti, la conclusione:
"Insomma per Berlusconi sembrava fatta. Invece era
solo l'inizio". Il tempo del discorso, anzi più
precisamente della conclusione del discorso, è
spostato nel passato, in un mondo più lontano e
tuttavia non acquisito in modo distaccato, quanto
piuttosto reso ambiguo dalla sapiente alternanza tra
sembrare ed essere; un mondo in cui
anche la scelta dell'imperfetto suggerisce che
l'accadimento fondamentale, quello che si colloca in
primo piano nel discorso, è ancora tutto da
narrare.
-
-
- 5.
Osservazioni conclusive
-
- Gli esempi qui brevemente
analizzati confermano che le modalità del
riferire sono fortemente condizionate dalle scelte
della testata in cui appare l'articolo di cronaca, e
quindi dal pubblico dei lettori e dalle loro
aspettative, evidentemente in sintonia con gli intenti
dell'editore.
- Il testo apparso sul
Giornale ignora l'episodio polemico avvenuto in
aula a Strasburgo e tutte le valutazioni, anche
complesse, successivamente emerse. Pare invece
proporre un evento senza tempo, centrato sulla
ritualità di una funzione e il carisma di un
personaggio, un evento compiuto nella sua interezza,
carico di significati ma fortemente rassicurante. Il
giornalista lascia parlare, pur non rinunciando ad
intervenire, sia per scopi stilistici sia, in qualche
caso, con motivazioni decisamente ideologiche, come
quando esprime con diversa forza l'impegno di
Berlusconi rispetto al problema
dell'immigrazione.
- Il Corriere, per
contro, iscrive l'evento nella cornice delle
polemiche, pur riconoscendone il valore autonomo che
gli dà diritto ad essere raccontato. È
però solo all'interno della cornice che la
narrazione propone il fatto nel suo compimento,
rinunciando a lasciare troppo spesso la parola al
protagonista, e anzi affiancando alla sua altre voci.
La tecnica di citazione più libera e
soprattutto l'introduzione, tra virgolette, di brevi
sintagmi nominali consente di mantenere
quell'impressione di obiettiva narrazione dei fatti
che è tra le aspettative dei lettori, ma in
realtà lascia ampio spazio all'interpolazione e
dunque all'interpretazione e alla manipolazione del
discorso. Anche questo giornalista va dunque incontro
ai suoi lettori che, pur cercando il resoconto
(apparentemente) oggettivo proprio della cronaca, non
lo avrebbero accettato senza una decisa "messa in
prospettiva", che consente e anzi suggerisce una
valutazione più pacata dell'evento-discorso,
mettendone sì in luce le valenze positive, ma
ridimensionandone la portata, quasi si trattasse di
una fortunata, ma breve parentesi.
- Attraverso l'analisi di
questo esempio di news report, che può
per certi aspetti considerarsi paradigmatico, è
dunque possibile vedere come il giornalista "crea" il
discorso politico per i lettori, svolgendo una
funzione di filtro nient'affatto neutro tra il
soggetto politico e il cittadino, e anzi da un lato
costruendo nuovi frame interpretativi e
dall'altro proponendo schemi argomentativi diversi
rispetto a quelli propri dell'evento di cui offre la
cronaca. Il fatto originario ha vita agli occhi dei
destinatari finali solo entro l'universo mediatico, di
cui necessariamente assume regole e
prospettive.
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