1
"Come in Menzogna e sortilegio, anche
nell'Isola di Arturo i fatti raccontati hanno inizio
con la descrizione di un alloggio. (...) E in seguito,
colpisce la natura di una descrizione che arriva ad
essere non solo un campionario di oggetti, osservati come
tanti cimeli, ma anche una minuziosa topografia"
(Garboli: 1995, 84-85).
2
"In fact, anxieties about space sometimes seem to
dominate the literature of both nineteenth-century women
and their twentieth-century descendants" (Gilbert e
Gubar: 1979, 83).
3
Ecco la presentazione della figura di Cesira nelle pagine
di Menzogna e sortilegio: "Quanto a mia nonna, possedeva
una camera sua propria, così stretta che, oltre al
letto, non c'era posto per un armadio" (Morante: 1988,
45).
4
Così è introdotta la figura della vecchia
in Il ladro dei lumi: "Con mio stupore, avevo
scoperto che si fasciava il petto e i fianchi, come si fa
ai bambini, e, su tutte queste fasce, poneva degli ampi
stracci grigi" (1410), ma tratti analoghi ha anche la
nonna che compare in Innocenza: "per tenere
insieme quei suoi quattro ossicini di legno, ella era
costretta a fasciarsi stretta stretta sotto le sottane,
come un fantolino"(1593).
5
Il secondo racconto citato prosegue su toni ancora
più espliciti: "le sue mani, quando mi ebbero
ucciso, restarono flosce come cenci". Sulla dialettica
prigionia-fuga nella letteratura femminile si vedano
Gilbert e S. Gubar (1979: 45-103 e passim) e Horner e
Zlosnik (1990).
6
" - Mi pareva - ella mormorò, con la voce
soffocata dalle coperte - di vedere il bambino. Batteva
all'uscio e mi chiamava: "Mamma!" (Morante: 2002,
113).
7
Sull'oscillazione tra claustrofobia e claustrofilia
nell'opera morantiana si veda Nava (1995: 55).
8
Solo a fronte di queste precisazioni, ove si tenga ben
ferma la strutturale compresenza di connotazioni positive
e negative dell'immagine della stanza, pare
condivisibile, nel caso di Mansfield, l'osservazione di
S. Gubar, secondo cui Preludio sarebbe "a story
not only about the move of a family from one house to
another but also about the move from imagining the womb
as a store, a cavity, a hump, a riddle, or a bleeding
wound to imagining the womb as the trasformative matrix
of a primordial change" (Gubar: 1983, 34).
9
Come nota Gubar, nel racconto "domestic disease or
sickness of home is imaginatively reconstructed as
sickness for home in what amounts to a revisionary
domestic mythology" (1983: 39).
10
Si noti peraltro che i due racconti, entrambi
appartenenti al ciclo Burnell, costano di dodici sezioni
ciascuno, in una voluta simmetria di impaginazione.
11 Come nota
Ian Reid, "it is not, at any rate, a world of actions",
per poi aggiungere: "Description here is not a surface
ornamentation attached subordinately to events. What may
appear to be only evoking a static sense of place is
serving to interlink different parts of the story through
figurative substitutions" (1985, 92). Anche Don Kleine
parla, a proposito di Mansfield, di "anti-temporal use of
place throughout the story" (1978: 426).