Letteratura

 
Silvia Crivella
 
PASSAVANTIS RÜCKKEHR 1
FRANCO BIONDI,
UNO SCRITTORE ITALIANO DI LINGUA TEDESCA
 

1. Immigrazione e letteratura
 
In Germania i tempi sono maturi per un discorso approfondito sulla Ausländerliteratur e i suoi esponenti. È giunto il momento di un approccio ampio e articolato, che prescinda dall'ottica sociologica e che di un'opera valuti l'aspetto estetico e linguistico, come avviene con gli autori tedeschi di madre lingua. Attualmente gli stranieri nella Repubblica Federale sono circa l'8% dell'intera popolazione, e molti di loro vi abitano da più di un ventennio; siamo quindi in presenza di diverse generazioni di immigrati.
L'Ausländerliteratur esprime la posizione originale di scrittori e artisti oscillanti tra due mondi. Gli autori della Ausländerliteratur cominciarono la lotta ai pregiudizi e alle discriminazioni sociali negli anni Settanta, inizialmente con posizioni sociologiche in collegamento con le tematiche dei movimenti studenteschi nonché della così detta letteratura proletaria - Franco Biondi iniziò la sua attività di scrittore aderendo a un Werkkreis di autori proletari. Successivamente da quella che venne chiamata Migrantenliteratur sorse un movimento unitario, PoLiKunst (Polinationaler Literatur - und Kunstverein). Si trattò di una vera e propria strategia culturale, rivolta ad affermare l'originalità delle posizioni di scrittori e artisti appartenenti allo stesso tempo a due mondi, quello che avevano lasciato e quello in cui attualmente operano, la Fremde, intesa come luogo storico e tempo culturale.
Nella lingua tedesca i lessemi die Fremde, das Fremde e fremd sein possiedono valori semantici più ricchi rispetto alle corrispondenti espressioni italiane. Franco Biondi pone l'estraneità alla base del rapporto che l'uomo, e a maggior ragione ogni scrittore, ha con la lingua. Il bambino si conquista la lingua nei rapporti con la madre e con l'ambiente familiare, poi, man mano che cresce, nelle situazioni e nell'ambiente sociale. Tale rapporto di estraneità risulta più evidente nell'apprendimento di una lingua straniera, come dimostra l'autore nel romanzo In deutschen Küchen (1997). In questo caso un giovane operaio deve constatare che in terra straniera gli Einheimische - quelli del posto - utilizzano la lingua come strumento di dominio su chi si sforza di capirli. Biondi non dimentica che la Fremde è anche la terra in cui si vive e si lavora; per questo l'autore riconosce di amarla, anche e forse a causa dei suoi difetti, in una Ode an die Fremde, che è anche il nome di una sua raccolta del 1995. La Fremde è per il soggetto lirico il lavoro nella società, i rapporti con gli altri, la captatio benevolentiae con la costanza del sorriso, infine l'annullamento dello spazio e del tempo, scopo ultimo dell'esistenza nella dimensione letteraria.
Lo scrittore che produce in una lingua ma che ha le radici in un'altra si trova in una situazione speciale, tra il passato vissuto nella sua terra d'origine e il presente nella Fremde. Tale situazione lo rende un rilevatore sensibile della società, e anche di ciò che vi si annida dentro e che stimola la creatività linguistica e letteraria. Gino Chiellino parla a questo proposito di memoria biculturale, mediante la quale la lingua tedesca provoca distanza nei confronti delle origini, e l'autore dà l'impressione di essere sempre sul punto di ritornare nella Fremde.

2. Franco Biondi e il rapporto con la lingua tedesca
 
Fin dall'inizio della sua permanenza in Germania, Franco Biondi ha notato che la lingua standard tedesca viene difesa come una fortezza, come se si stesse combattendo una guerra santa contro i credenti di un'altra religione, che inneggiano "eine feste Burg ist unsere Sprache" contro i nuovi arrivati. Questa jihad poggia prima di tutto sul presupposto che esista una lingua madre, la cui padronanza spetta ai suoi appartenenti, mentre a coloro che non sono madrelingua spetta solo uno status di ospiti, che devono sforzarsi di usare la lingua nel modo migliore possibile. Un secondo presupposto sarebbe la convinzione che le differenze esistano sempre rispetto a un centro, che le minoranze culturali in Germania devono sforzarsi di raggiungere. Questo atteggiamento dei madrelingua non solo impedisce la pluralità linguistica, ma la combatte apertamente.
Accanto a questa strategia di innalzare recinzioni intorno alla lingua, ne esiste un'altra di contenuti. Essa consiste nel trattare le opere letterarie in un'ottica sociologica o pedagogica o, per usare un'espressione di Biondi, deutschkolonial 2. In questo modo una società si dimostra incapace di ascoltare la pluralità delle voci che la compongono. Ciononostante alcuni autori sono andati avanti, creando espressioni nuove che lasciano la loro impronta nella lingua tedesca. Un esempio è il termine Entstummung, titolo di una poesia di Franco Biondi:
 
 
Die Farben des Herbstes
die Geometrie des Tages
die Stimmen im Viertel
entstummen meine Ich
drängen sie nach Vorne
in die Sprache zu uns hin3.
 
Un autore coinvolto nel processo creativo deve decidere se abbandonarsi ciecamente alla lingua standardizzata oppure, come fa Biondi in questa lirica, affidarsi alle proprie esperienze, che con essa non hanno niente a vedere.
Un tema molto interessante è la frattura psicologica tra il così detto Gastarbeiter e la terra d'origine, che non lo vuole più accettare e lo allontana, come mostra il racconto Passavantis Rückkehr 4.

3. Passavantis Rückkehr
 
Franco Biondi narra in questo racconto di due tipi di ritorno. Passavanti è un Gastarbeiter che, dopo aver vissuto quindici anni a Mainz, decide di tornare nel suo villaggio natale. Questa scelta implica l'abbandono di una fidanzata da parte del protagonista, che si preclude così la possibilità di porre salde radici nella Repubblica Federale. Biondi racconta il fallimento di questo tentativo, al quale segue il secondo ritorno, quello definitivo, nella RFG. Passavanti è un nome particolare, perché letteralmente vorrebbe dire "fare un passo in avanti", mentre in realtà il protagonista del racconto non compie nessun passo in avanti, nessun progresso: in Germania non è riuscito a migliorare la sua situazione economica, poiché non vuole arricchirsi a scapito degli altri. Passavanti è ciò che si può chiamare una persona moralmente integra. Quando partì come Gastarbeiter per la Germania era pieno di sogni e ambizioni. Sognava di arricchirsi all'estero, per poi tornare in Italia ed essere ammirato dai suoi compaesani. Quello che riporta indietro dalla Germania invece sono solo poche miserevoli cose, che testimoniano il fallimento delle ambizioni iniziali:
 
[...] gebrauchte Töpfe, die Panne, in der er fast jeden Tag Spaghetti und Schnitzel zubereitete, mehrere Messer, mit der Inschrift "Blazer Stern Solingen", die wegen ihrer Qualität in seiner Heimat seht begehrt waren, einen elektrischen Rasierapparat, ein kleines Kofferradio, das ihm in einsamen Stunden in seinem Zimmer Gesellschaft geleistet hatte, und noch zwei Fotos5.
 
Con queste cose, Passavanti non può certo essere ammirato nel suo villaggio natale, in cui ciò che conta sono il successo economico e il denaro. Lo stesso tentativo di Passavanti di cercare un lavoro nella sua città fallisce, perché non possiede i mezzi e le conoscenze per ottenerlo. Egli si trova imprigionato nel paradosso per cui per trovare lavoro con cui guadagnare del denaro, e quindi progredire, bisogna già averne guadagnato, e quindi avere già avuto successo. Passavanti non viene accettato perché non è come gli altri Gastarbeiter, che risparmiano in Germania per poi spendere i loro soldi in patria. Egli torna indietro a mani vuote, illudendosi di poter ricominciare la sua vita come una volta. Ma questo Gastarbeiter rimane tale anche nel suo villaggio, e per di più un ospite sgradito. Questo ritorno finisce per non essere un vero ritorno, bensì una spiacevole stazione intermedia. Passavanti con il suo ritorno costringe gli abitanti a guardarsi allo specchio e rompe il silenzio su un'amara verità: il suo villaggio non è in grado di dare lavoro a tutti gli abitanti, e l'emigrazione è l'unica soluzione possibile per molti. L'emigrazione in Germania controbilancia la disoccupazione e in più arricchisce il paese con le rimesse degli emigrati. Questo meccanismo funziona finché i Gastarbeiter rimangono a lavorare in Germania, e hanno successo senza l'aiuto dei compaesani, che sono contenti di vederli per brevi periodi in un anno, quando gli emigrati tornano in patria per spendere ciò che hanno risparmiato all'estero. Passavanti si rifiuta di raccontare la favola dell'emigrato felice, anzi mostra ai suoi concittadini una foto con dei Gastarbeiter davanti a una baracca:
 
Eines dieser Fotos zeigte ihn mit anderen Italienern vor einer Baracke, im Hintergrund die Wäsche, die sie kurz davor zum Trocknen gehängt hatten, die grüne Baracke, in der sie wohnten, und einen grauverhangenen Himmel6.
 
Passavanti si tira fuori volontariamente dal ricatto che impone l'illusione del progresso in cambio di un po' d'integrazione. Il racconto si conclude con una partita a carte tra Passavanti e gli abitanti del villaggio, in cui si scommette sul futuro di Passavanti. Persino durante il gioco emerge la diversità di Passavanti rispetto agli altri italiani, perché, mentre questi bevono vino, egli beve birra. Il paradosso continua, perché l'amico di Passavanti, Giorgio, perde la vita, mentre Passavanti, vincendo la partita, perde l'unica possibilità che aveva di integrarsi. Persino la sua famiglia lo rifiuta, impedendogli di andare al funerale dell'unico vero amico che avesse mai avuto. A Passavanti non rimane altro che riprendere quel treno che lo avrebbe riportato in Germania, con la valigia, prototipo dell'oggetto che accompagna il viaggio e che nell'immagine dei primi Gastarbeiter è di cartone.
La valigia ha una doppia valenza: da un lato rappresenta la rottura e l'addio, dall'altro anticipa l'estero fin dal primo viaggio e nel ritorno in patria porta sempre un pezzo di estero con sé. Il racconto si conclude così, su un treno in corsa, non-luogo per eccellenza e regno dei Gastarbeiter, rifiutati dalla loro terra d'origine e mai veramente integrati nella società che li ha accolti, ma per la quale rimangono ancora ospiti.

4. Interculturalità: l'unica soluzione possibile
 
A quattro decenni dalla prima emigrazione non si può certo più parlare di Gastarbeiter in riferimento agli italiani residenti in Germania. L'emigrazione è stata per loro una cesura, un nuovo punto di partenza per una nuova vita, e insieme a essa una nuova letteratura. Gli italiani nella RFG, come dimostrano le riviste italo-tedesche pubblicate a partire dagli anni Settanta7, hanno avviato attività commerciali, dai ristoranti e dalle gelaterie che li hanno resi famosi, alle imprese di import-export di prodotti di ogni genere; tra essi oggi ci sono professionisti affermati, e non dimentichiamo gli studenti che ogni anno si recano negli Atenei tedeschi per lunghi periodi di studio. Tuttavia, anche se privilegiati rispetto ad altri stranieri di più recente immigrazione, essi rimangono degli ospiti, appartenenti a una minoranza. Gino Chiellino8 ha rilevato che l'integrazione non solo è impossibile, ma essa è improponibile, un'utopia. Gli italiani, e con essi gli altri gruppi di immigrati, devono rimanere uniti come gruppo minoritario all'interno di una società multietnica. Il concetto di integrazione è da rifiutare a priori, perché la visione politica di una società democratica per Chiellino si basa sul pluralismo delle sue componenti etniche, anche perché ci sono ragioni specifiche che l'ostacolano per motivi storici, sociali, psicologici ed esistenziali. La stessa diversità di lingue che si percepisce in una società cosmopolita come quella tedesca non è d'ostacolo alla comunicazione, al contrario può prefigurare una comunità in cui l'uso di lingue diverse e di dialetti arricchisca i rapporti delle etnie fra di loro.
L'Ausländerliteratur nella RFG è a tutt'oggi una piccola letteratura, ancora occupata a canonizzare i propri modelli letterari, non disponendo di una tradizione storica o di canoni prestabiliti. Essa è ancora emarginata rispetto a quella tedesca. Continuando a escluderla dai libri di scuola si contribuisce a rafforzare la dicotomia tra la letteratura dell'emigrazione e quella che non lo è. Questo atteggiamento impedisce un dialogo aperto sull'interculturalità, in un paese che ancora oggi si rifiuta di definirsi "paese d'immigrazione", mentre è popolato da una molteplicità di culture. I testi degli autori stranieri potrebbero servire agli scolari, tedeschi e non tedeschi, per comprendere se stessi e gli altri. La letteratura degli autori stranieri è multilinguistica, e per questo aperta alla parola straniera. Proprio la sua eterogeneità realizza l'assenza di gerarchia.
L'esperienza dell'emigrazione nella Fremde, una cultura diversa dalla propria, ha reso gli scrittori della Ausländerliteratur dei rilevatori estremamente sensibili della società. Chiellino ha definito la loro situazione memoria biculturale. Nella loro mente, infatti, il passato è legato alla lingua madre, mentre il presente e il futuro appartengono alla lingua tedesca, che ha permesso loro di crearsi un'identità professionale. La lingua acquisita permette loro di guardare con maggior distacco e realismo la società e le persone che li circondano. Questi autori con il loro lavoro non cercano il conflitto, né vogliono esprimere un'accusa nei confronti della società tedesca. Al contrario, essi hanno messo in luce ciò che era ai margini della società, creando un ponte tra loro e i lettori. Purtroppo il pubblico tedesco, a causa dei temi trattati, ha apprezzato più l'aspetto esotico e sociologico, trascurando di giudicare questi autori secondo canoni estetici.
Il carattere distintivo degli autori stranieri che hanno scelto di scrivere in tedesco è proprio la lingua, lontana dall'Hochdeutsch: è una lingua che esprime insieme passato e presente. La scelta di una lingua che esprima l'interculturalità dei suoi autori si pone in aperto contrasto con coloro che, per usare le parole di Biondi, difendono la lingua come una fortezza, e quindi ergono un muro per non sentire la pluralità delle voci. Quando si parla di interculturalità in riferimento a questa letteratura si intende che essa è parte integrante di due letterature, indipendentemente dalla lingua in cui essa è scritta. Fruttuoso Piccolo9 è l'esempio più chiaro di cosa significhi mutare le strutture della lingua tedesca per farla interagire con il vissuto dell'immigrazione. L'effetto è più importante del messaggio, perché crea Befremdung nel lettore. La scelta di scrivere in tedesco non implica una completa rinuncia alla madrelingua, poiché essa e le esperienze vissute interagiscono con la lingua acquisita, creando un legame speciale con il lettore.
Heimat e Fremde sono tra loro conflittuali, ma allo stesso tempo complementari, come dice Chiellino. Il primo concetto descrive il luogo dove l'individuo nasce e cresce, l'ambiente sicuro della famiglia. Il secondo rappresenta l'assenza di sicurezza e il turbamento dell'armonia del luogo d'origine. Nel paese d'arrivo la maggioranza utilizza la Heimat come alibi e problema per escludere le minoranze. La Fremde può essere l'occasione per riconciliarsi con il passato e vivere meglio il futuro. L'integrazione non è possibile, quindi è necessario guardare nella direzione di una società multietnica in cui la minoranze siano unite dalla differenza. È importante sottolineare che per interculturalità non si intende narrare l'altro, ma se stessi in un contesto di diversità culturale.
L'assenza di un modello storico ha fatto sì che questa letteratura venisse da una parte emarginata, e dall'altra giudicata in base a un'interpretazione etnocentrica e sociologica. La RFG è d'altronde un Paese popolato da culture diverse tra loro, ed è quindi corretto parlare di interculturalità, perché gli immigrati giunti con la valigia di cartone hanno detto addio alla loro patria, ma ne hanno portato un pezzo con sé, e questo li accompagna ancora.
Autori tanto diversi come quelli della Ausländerliteratur, che comprende le innumerevoli nazionalità immigrate nella RFG, sono accomunati proprio dal trovarsi contemporaneamente in una situazione di diversità. L'Illuminismo aveva prospettato un cosmopolitismo che sarebbe stato in grado di armonizzare le diverse culture. Purtroppo né le grandi religioni, né le grandi utopie sono riuscite a creare l'uomo cosmopolita. Le opere della Ausländerliteratur offrono un nuovo punto di vista: non presuppongono che le minoranze siano diverse rispetto alla maggioranza, proprio perché siamo tutti contemporaneamente diversi. La contemporaneità spaziale fa emergere la reciproca diversità, che prende forma grazie al linguaggio letterario e dà vita a opere che cercano di proporre modelli di coabitazione della diversità, nonostante i contrasti.
Se questi autori in Germania sono emarginati rispetto alla letteratura tedesca, in Italia si sentono totalmente ignorati, se si prescinde dall'ambiente dei germanisti che stanno cercando di farli conoscere al pubblico italiano. Proprio nel paese d'origine, gli scrittori italiani residenti in Germania lamentano la disattenzione nei confronti della letteratura fatta da loro, italiana sebbene nata fuori dai nostri confini, a causa della mancanza di strumenti critici necessari a leggerli. Un ostacolo evidente alla ricezione di questa letteratura è paradossalmente proprio la lingua, poiché il tedesco non è diffuso come l'inglese e sarebbe necessaria una traduzione, che però farebbe perdere alle opere un importante carattere estetico. D'altra parte, dopo circa trent'anni dalla sua nascita, bisogna anche ammettere che questa letteratura non ha ancora generato quel capolavoro capace di promuoverla e di farla conoscere come vorrebbero i suoi autori.
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