NOTE 1
Per
un'esauriente elencazione sugli autori che più
hanno stimolato lo sviluppo della fantascienza, si
consiglia di consultare la monumentale opera curata da
James Gunn, The New Encyclopedia of Science
Fiction, 1988. Si veda anche Del Rey (1979), Pagetti
(1993), Sadoul (1975), Smith (1981). 2
Questo
aspetto è piuttosto singolare, soprattutto se si
tiene in considerazione il fatto che alcuni degli
scrittori ritenuti tra i fondatori della science
fiction - Mary Shelley, Edgar Allan Poe e Jules Verne
- non hanno mai conosciuto questo termine, mentre Herbert
George Wells ha potuto osservare, solo per qualche anno,
i primi tentativi dei nuovi autori di passare dai pulp
magazines alle edizioni commerciali per il consumo di
massa. 3
Se
per Asimov la fantascienza rimaneva un prezioso strumento
di educazione scientifica, sostenendo in questo modo la
corrente "pedagogica" e più pragmatica, per
Frederik Pohl la science fiction doveva essere
essenzialmente rivolta agli aspetti "ideologici",
mantenendo viva, quindi, la corrente satirica e
demistificatoria che aveva conosciuto parecchio successo
a partire dagli anni Cinquanta. 4
Fu
Robert Heinlein il primo autore a suggerire il nome di
speculative fiction in luogo dell'ormai "stretto"
termine science fiction. Un simile concetto
permetteva la ridefinizione di tutto il genere, un suo
ampliamento e una maggior interdipendenza con le
discipline sociali - come la psicologia, la sociologia e
l'antropologia - che riscuotevano sempre più
interesse tra i lettori. 5
Carlo
Pagetti definisce Frankenstein "scientific
romance", ponendolo sullo stesso piano dei
Gulliver's Travels di Swift, De la Terre
à la Lune di Verne e The Time Machine
di Wells. Lo scientific romance è l'anello
finale di una catena iniziata con l'Illuminismo - che si
pose il problema della comunicabilità del
linguaggio della scienza - e proseguita con il processo
di divulgazione scientifica che presupponeva la
volgarizzazione dei termini, allontanandosi però,
in questo modo, dalla fonte originaria del
sapere. 6
Il
mostro era, in epoca medievale, l'abitante di un altro
mondo, o meglio, dell'altro emisfero. Questo tipo di
considerazioni poggiava su quei presupposti metaforici
che descrivevano la Terra come un corpo vivente: la parte
alta era sede della testa e del cuore, quindi della
ragione e dei sentimenti. La parte bassa, al contrario,
era legata alle parti del corpo più vili - la
riproduzione e l'espletamento fisiologico - ed era
associata a esseri abietti, degradati e, ovviamente,
deformi. Il legame che esisteva tra luoghi e mostri era
di tipo estetico e morale (Caronia: 1985,
17). 7
È
opinione di molti ritenere che Herbert George Wells abbia
fornito buona parte dei soggetti letterari che hanno
successivamente costituito i filoni tradizionali della
fantascienza: The Time Machine ha inaugurato il
filone dei viaggi nel tempo; The Island of Dr.
Moreau (insieme al famoso Dr. Jekyll di Stevenson) ha
introdotto nella science fiction l'archetipo dello
scienziato pazzo. Il tema dell'alieno non è esente
da questo tipo di considerazioni. È infatti con il
celebre romanzo The War of the Worlds (La
guerra dei mondi) che si inaugura la lunga serie di
invasioni extraterrestri che tanta fortuna conosceranno
sia in campo narrativo sia in campo cinematografico,
specialmente nell'America maccartista dei primi anni
Cinquanta, dove la figura dell'alieno
rappresenterà quasi sempre l'immagine del nemico
comunista. 8
Molti
romanzi, a partire da Frankenstein di M. Shelley e
Der Sandmann di E. T. A. Hoffmann, sono figli
della filosofia meccanicista del Seicento, l'epoca in cui
René Descartes formulò, in Principia
Philosophiae, la teoria degli animali-macchina,
secondo la quale non esiste alcuna differenza tra le
macchine costruite dagli artigiani e gli esseri viventi,
se non quella che le prime possiedono ingranaggi e tubi
così grandi da essere visibili agli occhi degli
individui, mentre i secondi sono dotati di organi
"miniaturizzati". Il meccanicismo, fondato su un rigoroso
determinismo, rifiutò ogni interpretazione
finalistica del mondo e alimentò la convinzione
che il macrocosmo e il microcosmo non fossero altro che
congegni a orologeria, riducendo i fenomeni del mondo
fisico al mero movimento spaziale dei corpi. Da questa
dottrina filosofica nacque la
robotica. 9
Cyborg
è la sigla di cybernetic organism. Il
termine fu coniato nel 1960 da Manfred Clynes e Nathan
Kline, due medici del Rockland State Hospital che stavano
compiendo studi sull'astronautica. L'articolo in cui
comparve per la prima volta il neologismo si intitolava
"Cyborg and Space", e fu pubblicato sulla rivista
Astronautics nel settembre di quell'anno.
Pertanto, il termine cyborg non è stato
inventato dagli scrittori di fantascienza, anche se tale
figura compare nella letteratura di genere fin dagli anni
Venti sui pulps, contemporaneamente a quella del
robot e dell'androide. Ricordiamo The Clockwork
Man (1923), di E. V. Odle; The Comet Doom
(1928), di Edmond Hamilton; e The Jameson
Satellite (1931), di Neil R. Jones. 10
Si
tratta di una raccolta postuma, curata da Lawrence Sutin,
che comprende diversi saggi scritti da Dick nel corso
della sua carriera letteraria. 11
Born
of Man and Woman, del 1950, compare nella raccolta
L'ora di fantascienza, a cura di Carlo Fruttero e
Franco Lucentini, Einaudi, Torino, 1982, p. 68. Il
racconto è presente anche in Il secondo libro
della fantascienza. Le meraviglie del possibile,
sempre curata da Fruttero e Lucentini. 12
Flowers
for Algernon, scritto nel 1959, compare nella
raccolta Le meraviglie del possibile. Antologia della
fantascienza, a cura di Sergio Solmi e Carlo
Fruttero, Einaudi, Torino, 1992, pp.
481-515. 13
La
traduzione del titolo in italiano non è, a mio
parere, molto efficace, e rischia di essere fuorviante.
Sarebbe stato meglio tradurre il titolo alla lettera -
Più che umano - perché spiega con
maggior chiarezza l'intento
dell'autore.
* Il
presente articolo è basato sulla mia tesi di
laurea "Fantascienza, Politica e Libertà",
discussa presso la Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università degli Studi di Milano il 15 giugno
2000, relatore la Prof.ssa Antonella Besussi, correlatore
il Prof. Roberto Escobar.
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