Sommario Culture 2001

NOTE  

1 Alla base di tale considerazione sta il fatto che il sanscrito in quanto tale, ossia lingua "fatta ad arte" e dunque "perfetta" (samskrta), presuppone uno o più idiomi da cui sia partito il suo cammino evolutivo. Questi stessi idiomi, non coinvolti nell'opera di "perfezionamento", sono poi quelli che nel tempo avrebbero proseguito in uno sviluppo senza soluzione di continuità sino ad oggi, accumulando un'"età" senza dubbio assai più cospicua.

2 In realtà la denominazione comprende circa una dozzina di lingue. Quella indicata dalla Costituzione è più propriamente la variante "khari boli".

3 Sintomaticamente il vocabolo, di origine sanscrita, significa appunto "contenitore" e per estensione "tesoro" e "vocabolario".

4 La presenza nel corpo della maggior parte delle lettere di elementi verticali e di una linea orizzontale al di sopra di ogni singolo carattere, quindi, in sostanza, dell'intera parola, aggiunta alla mancanza di differenziazione tra maiuscole e minuscole, finisce per imprimere alla pagina vergata in devanagari l'aspetto di un vero e proprio 'muro'.

5 Il termine "devanagari" (da noi italianizzato nella forma aggettivale del testo) vale propriamente "della divina città" o 'dei cittadini che si occupano del divino' e la dice lunga sul suo impiego all'inizio esclusivamente riservato alla sfera della Sacre Scritture: grafia perfetta per una lingua "perfetta". Riguardo alla trascrizione qui adottata, si fa presente che di solito la "a" finale non pronunciata non viene posta tra parentesi; ricorriamo a tale espediente per maggiore chiarezza in questo preciso contesto che vuole esemplificare un sistema didattico del tutto empirico. Segnaliamo inoltre che apponiamo il segno di breve sulla "a" solo quando la trattiamo come oggetto specifico del discorso, perciò non quando essa ricorre nel corpo di un vocabolo.

6 Lo schema generalmente seguito per la reale pronuncia della "a" finale di sillaba è (i numeri che citiamo indicano la posizione della sillaba considerata): 1 (monosillabo o comunque sillaba iniziale); 2 (trisillabo uscente in "a" o polisillabo con la terza sillaba pure uscente in "a"); 3 (quadrisillabo uscente in "a"). Per un'esemplificazione si rimanda alla successiva nota 9.

7 Se considerato secondo le regole della scrittura e della pronuncia italiana, questo dovrebbe invece essere catalogato come monosillabo.

8 Il vocabolo pertanto rientra nella classe di quelli uscenti in vocale, al contrario di quanto un profano potrebbe essere indotto ad arguire dalla grafia.

9 Dev(a)nag(a)ri nella pronuncia moderna, come l'abbiamo esemplificata nella nota 6.

10 L'ordine con cui presentiamo un esempio al femminile prima di quello al maschile dipende dal fatto che per il discente il passaggio avviene attraverso l'italiano, ove il genere dei due vocaboli è scambiato rispetto a quello dei loro corrispettivi hindi.

11 Nel predicato nominale, invece, l'aggettivo che ne costituisce il nome viene collocato dopo il soggetto e subito prima della copula, ma anche qui esattamente come in italiano.

12 A questo punto lo studente ha in mano una sorta di corollario che, ad un livello più avanzato di apprendimento della lingua, lo metterà in grado di affrontare con minor impaccio il difficile capitolo sulla specificazione. Nella sua essenza, infatti, il genitivo hindi (sambandhakarak(a)) è proprio un aggettivo e di questo segue puntualmente le regole: formato dal nome (o pronome) in complemento di specificazione e dalla posposizione "ka", "ke", "ki"), deve venire collocato prima del termine specificato e, poiché termina per "a" (v. riga 7 di p. 5), accordato in genere e numero con questo.

13 Ovviamente del numero "1" si ammette solo il singolare! Ma a volte anche i concetti più semplici, addirittura intuitivi, possono rappresentare una sorta di confortante riscoperta.

14 Tre, se ci si riferisce alle due forme maschili italiane in aggiunta a quella femminile.


Per ragioni tecniche non è stato possibile riportare i vocabili in lingua hindi poiché non verrebbero supportati correttamente dai browser più comuni utilizzati dai navigatori


Torna all'articolo
Vai alla Bibliografia