Scrittori italiani contemporanei
Renato Gambuli
 

Ha pubblicato il libro

 
Renato Gambuli, Il segreto della ricchezza e altri racconti, editrice Montedit, 1999,
pp. 48, Lit. 10.000, ISBN 88-86957-99-8.
 

PREFAZIONE

 
Con questo agile volumetto di narrativa Renato Gambuli - poliedrico artista napoletano trapiantato in Francia - offre ai lettori una nuova pubblicazione di sicuro interesse sia per chi intende la lettura come "divertissement", intermezzo piacevole in una giornata faticosa, sia per chi nella pagina cerca anche l'occasione per conoscere meglio se stesso è il mondo che lo circonda. Diremo più avanti perché il libro si presta a queste due diverse chiavi di lettura; per ora, iniziamo a sfogliarlo, a entrare nelle sue pagine: insomma, cominciamo a conoscerlo, così come si fa con una persona (e che altro è, in fondo, un libro? Non vive forse di vita propria, rinascendo ogni qualvolta un lettore curioso fa scorrere il suo occhio sulle righe?)
Eccolo qua, il libro: un lungo racconto dal sapore di favola che gli dà il titolo, ossia "Il segreto della ricchezza", e nove brevi storie raccolte nella seconda parte, "Dal rosso al blu"; titolo trasparente, quest'ultimo, che costituisce una breve guida al riconoscimento del testo: una carrellata di colori che, come spiega l'autore in una brevissima nota introduttiva, rappresentano altrettanti simboli di categorie senza tempo quali il coraggio, l'illusione, la speranza e così via; una "sfilata" di colori orchestrata come una melodia (e a questo punto va detto, per quanti non conoscessero l'autore, che Gambuli è stato pittore ed è musicista) di toni mutevolissimi, dall'"adagio" all'"allegro" sino alla potente sinfonia finale, la "Lettera alla luce" cui corrispondono, nella particolare struttura tematica del testo, il Blu e l'Eternità (e si noti a questo proposito come Luce e Ombra si confrontino specularmente, raccogliendosi infine nell'evento-simbolo della nascita del piccolo Elio, il bimbo che porta il nome greco del sole nella notte buia in cui è stato partorito).
Ma torniamo un attimo indietro. Si è detto che, sotto il profilo dell'evasione, del puro gusto di leggere, questo testo offre più di un motivo per essere apprezzato.
Intanto la scrittura, che è piana, distesa, fatta di periodi brevi ed efficaci e costruita su un lessico colloquiale anche laddove si tinge di maggior liricità; ci perdonino i signori della critica letteraria se osiamo chiamarla "accogliente" - termine che non ha certo diritto d'ingresso nel freddo vocabolario degli addetti addetti ai lavori, ma che ce l'ha, eccome, nella vulgata di tutti coloro che aspirano a trovare, in un libro, anche un po' di se stessi; accogliente, dicevamo, come una cucina riscaldata dal fuoco, dove la sera ci si rifugia per riposare.
E poi le vicende descritte: anch'esse quotidiane e semplici, comuni a tutti i comuni mortali (la povertà, il bisogno di denaro, il cagnolino trovato per strada e accolto in casa, un tragitto in metropolitana) fino al momento in cui non assumono i toni della favola; ma, anche in quel caso, si tratta di favole vicine, vicinissime all'esperienza di ciascun essere umano.
Questa contiguità tra reale e immaginario, tra vita e favola, ci conduce al nucleo di fondo da cui si dipartono i temi affrontati nel testo, e pertanto alla seconda possibile chiave di lettura anticipata sopra. La favola è intorno a noi, ci dice l'autore, basta saperla vedere. Detto così sembra un po' un luogo comune, ma state a sentire quello che dice il Mago, il misterioso, anziano signore del "Segreto della ricchezza", e vedrete come l'ovvietà diventi imprevedibile gioco di specchi, repentino colpo di dadi che azzera il tavolo e la posta. "La parola - dice l'anziano signore - è l'espressione privilegiata del pensiero. Quotidianamente le parole esercitano un potere incredibile sulla nostra vita. Purtroppo alcuni utilizzano questa potenza per distruggere[...]. Ciò nonostante il potere della parola non è essenzialmente distruttivo, anzi in assoluto la parola è creatrice". E più avanti ribadisce al suo interlocutore, il giovanotto che cerca, non senza difficoltà, di carpirgli il segreto per diventare ricco: "La sola differenza tra la verità e la menzogna è che alla verità ci crediamo mentre alla menzogna no. Ciò che sembra diventa ciò che è". Dunque, vediamo un po' che morale possiamo trarre da queste dichiarazioni (come si usa per ogni favola che si rispetti): la potenza della parola è infinita, e tramite essa l'uomo crea il suo mondo. Nulla esiste fuori dall'uomo se non quello che lui stesso vorrà trovare: sta a lui cercare ciò che veramente corrisponde ai suoi desideri e ai suoi bisogni. Non è difficile trovare, quindi. È difficile scegliere cosa cercare. Morale ribadita dall'epilogo di "Il Pazzo, il Santo e la Verità", dove i due protagonisti, dopo aver lungamente cercato la Verità, la trovano nel fondo di una grotta maleodorante, sotto forma di una vecchia lacera e sporca. "Cosa diremo agli uomini che ci chiederanno chi sei?" chiedono ansiosi i due uomini. "Dite loro la verità - risponde la vecchia - dite che sono giovane e bella".
"Cerca te stesso", potrebbe essere l'epilogo delle storie di Gambuli. Cerca te stesso e troverai la favola. Che poi è la verità: guarda allo specchio e vedrai se non è così.
 
Bianca Cerulli

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Per leggere l'opera inserita nell'antologia Il giro D'Italia delle Poesie in cornice 1998
 
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Per leggere l'opera inserita nell'antologia Fonopoli parole in movimento 1998
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aggiornato il 30 novembre 1999