
-
- Viaggio
notturno
-
- Volgo lo
sguardo
- e lontano
scorre un abitato,
- lampioni che
nella notte
- ricordano
- candele di una
processione.
- Accenni vaghi
e veloci di alberi.
- Nastro lungo
d'autostrada
- davanti agli
occhi
- che
l'automobile divora
- a grandi e
veloci bocconi.
- Cielo colmo di
stelle,
- come schegge
di vetro
- di un
bicchiere esploso,
- che veglia il
respiro regolare
- dei miei
bambini.
- Luna
orgogliosa
- che poco si
concede.
- Notte
serena
- che mi
offre
- questa
semplice
- e preziosa
meraviglia.
-

-
-
- Chiaroscuro
-
- Sapevo cosa
nascondeva
- ma non lo
vedevo.
- I toni
andavano
- dal grigio di
un perla
- al bianco
della neve
- dando una
sensazine
- di
nuvola.
- L'anima
chiedeva luce
- ma trovava
spiragli
- offuscati e
sommessi.
- Ad intervalli
giungevano
- note allegre
di chi sa e comprende
- ... ma io non
capivo.
-

-
-
- Incontro col
mare
-
- Sono entrata
dentro di te
- lentamente,
- ad ogni
passo
- soffermandomi
un poco.
- Ho lasciato
che
- mi
accarezzassi le ginocchia,
- con il tuo
fare dolce.
- Ho penetrato
lo sguardo
- fin
dove
- un brillante
riflesso lunare
- me lo ha
concesso.
- Ed ho colmato
l'anima.
- Tornata alla
sabbia
- mi sono seduta
a guardarti
- con nel cuore
una musica
- suonata solo
per me.
-

-
-
- Il mio sguardo su di
te
-
- E il mio
sguardo si posa sul tuo volto.
- Ripercorre i
lineamenti noti
- del tuo viso
amico,
- del tuo viso
amante.
- Si focalizza
sui tuoi occhi, occhi dolci,
- occhi di
castagna e di alberi autunnali,
- occhi vivi,
occhi curiosi.
- Scivola fino
alle mani.
- Mani grandi,
mani forti.
- Mani che hanno
stretto le mie
- tante e tante
volte in modo diverso.
- Mani che mi
hanno guidato lungo gli anni,
- a volte
lontane ma poi ritrovate,
- più
vigorose
- più
tenaci a stringermi la vita.
- Si rialza
verso la bocca,
- quella bocca
che mi conosce in ogni centimetro,
- quella bocca
che mi ha gridato la sua rabbia
- e mi ha
condotto verso lidi sconosciuti.
- E dal cuore
arriva la gioia,
- che mi invade,
mi avvolge,
- fino a far
vibrare il nido della mia anima.
- La gioia, dopo
tante lune e tanti soli,
- di ritrovarti
accanto a me,
- più
conosciuto che mai
- e
ugualmente
- terra da
esplorare,
- mente da
scoprire,
- compagno da
amare.
-

-
-
- Anima triste
-
- Anima
sanguinante
- in corpo di
ragazza,
- steli di
papiro
- le
gambe.
- Occhi grandi
come
- la tortura che
da tempo
- la
violenta,
- così
grandi,
- che ci vedi
l'anima
- scoperta da
una tristezza infinita.
- La vita tra le
mani,
- ma la vita
è così grande,
- così
pesante
- che sfugge tra
le dita.
- Steccati
intorno al cuore.
- La mente a
bagno nel buio
- a negargli il
sole.
- Una tenue luce
in fondo
- ma non riesce
a farla propria.
- Fatica, quanta
fatica,
- sonno che
sempre
- tarda a venire
- e poi,
finalmente,
- inizia a
cullare
- a lenire il
dolore.
- La prende per
mano
- e la
conduce
- al chiarore di
un'alba nuova.
-

-
-
- Serata di fine
inverno
-
- Pianto a
dirotto del cielo
- quasi a voler
sfogare
- repressioni
decennali,
- d'incanto
- lacrime che
lasciano il passo
- ad un vento
frettoloso e vivace
- che tutto
asciuga.
- Alza cose e
foglie,
- fa parlare
persiane
- alberi e panni
stesi.
- Vento che
dà voce al mare.
- Il
mare
- che quando si
vuol far sentire
- non ha
eguali,
- il mare che si
fa cascata,
- il mare che
nella sua furia
- fa
compagnia,
- scaccia le
solitudini
- catalizza la
mente.
- Il mare che
culla i sonni,
- anche i
più agitati.
-

-
-
- Come neve
-
- La paura
arriva
- e chiude a due
mandate
- lo
stomaco.
- Arriva e la
mente
- non riesce
più a rispondere.
- Gli occhi li
chiude
- perchè
non è vedere
- che
vuole.
- Fa a pezzi il
respiro.
- Posa la sua
mano pesante
- sul
cuore.
- Tutto
ferma,
- tutto copre
come neve.
- Tu che
aspetti,
- aspetti che
piano piano
- il gelo vada
via.
-

-
-
- Il rumore della
pioggia
-
- Flash nel
cielo
- e cupi
rimbombi.
- Resto
seduta
- con lo sguardo
soggiogato
- dal fuoco
acceso
- che la
pioggia,
- seppur
incessante,
- non
riuscirà a spegnere.
- Pioggia che
sento battere su
- finestre che
non gli aprirò.
- Sonno che mi
prende
- cullato dalle
note di quella
- musica che mai
mi stancherà.
-

-
-
- Una notte a
Cernobbio
-
- Arrivarono per
caso
- intenti a
ricucire strappi,
- cercando di
chiarire, di spiegare
- e spesso
complicando di più.
- Entrarono e
l'atmosfera
- subito li
avvolse.
- Un vecchio e
grande camino,
- una vasta
sala
- con pezzi di
vita quotidiana
- dimenticati
qua e là,
- un arco da
cornice a tre gradini.
- Sorrisi
sinceri su visi rugosi,
- formalità
che divennero scambi amichevoli.
- Una chiave
antica ad aprirgli la porta,
- un letto in
ferro battuto,
- coperte di
lana lavorate a mano,
- calde e
premurose
- a difendere
un'intimità ritrovata.
- Il sonno
tranquillo.
- Un risveglio
che fu una promessa.
- Un grosso cane
pigro li guardò andare via.
-

-
-
- La casa
lucciola
-
- Il
glicine
- si riversava
libero
- lungo il muro
di cinta
- e su per il
tetto rosso.
- Adagiata
all'angolo
- della breve
strada
- al bivio della
sua vita
- la
ospitò con la sua bambina.
- Spolverò
le ragnatele della casa
- insieme a
quelle della sua mente.
- Finestre in
ogni stanza
- a donare
luce
- e lei ne
chiuse riaprì
- nel suo
cuore.
- Calde
giornate
- passate ad
osservare ogni movimento
- di quella
primizia di vita
- e serate colme
di suoni estivi
- tra
chiacchiere amiche
- e analisi
della vita passata.
- Una lucciola a
farle compagnia
- a dar luce
dove non c'era.
- Lasciò
la casa con le piogge fitte
- dei giorni
autunnali
- con il cuore
colmo
- di ricordi
dolci
- che non la
lasciarono più.
-

-
-
- I miei cieli
-
- Ti guardo, ti
guardo ancora
- e ti
riguardo.
- Tu
rispondi
- alle mie
domande mute
- con vesti
estive
- traboccanti di
stelle,
- promesse dei
giorni successivi.
- Scacci la
noia
- con corse
veloci di nuvole
- che mutano
continuamente la scena
- come
caleidoscopi.
- Accompagni la
mia malinconia
- con il ritmo
di una pioggia fitta
- figlia di
strati grigi e freddi.
- Condividi i
miei slanci, le mie promesse
- con immensi
azzurri gremiti di canti.
-

|