LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Il segreto del cassetto
romanzo di
Diego Spanò
E.D.A.S.
Edizioni Dr. Antonino Sfameni
Messina - 1997

A Niki mia cara sorella

A Nino Costa il mio più caro amico.

 


 

Proprietà artistica e letteraria riservata all'Autore e all'Editore.

Qualsiasi riproduzione totale o parziale, ai sensi della legge n.633 del 22 aprile 1941 e n. 159 del 22 maggio 1993, è vietata e penalmente perseguibile.


 
Prefazione
 
Il romanzo di Diego Spanò, "Il segreto nel cassetto", costituisce un raro esempio di trasposizione narrativa dell'olocausto di provincia nel profondo Sud dell'Italia.
Singolare e delicata è la "conservazione" della tragedia dal nonno al nipote finchè egli, adulto, non sarà in grado di comprenderla.
Ancora più singolare è il ritrovamento del quadernetto nero a bordi rossi che ha custodito per anni gelosamente lo svolgimento e gli epigoni della tragedia.
La narrazione è piana, quasi giornalistica, scarna, cruda e di grande effetto anche sul lettore non aduso a cimentarsi su testi di consistente impegno.
 

 

Luglio 1997


Impressioni di ebrei reduci da campi di sterminio
 
 

 
 
Non so per quale motivo prima di scrivere queste pagine ho rimuginato mesi e mesi: sarà stata noia, abulia, timore di non riuscire, voglia di dimenticare...ma cosa?
 
Oggi primo luglio millenovecentonovantasette ho preso la fatidica decisione: scriverò! Certo ci vuole un bel coraggio a fare lo scrittore d'avanguardia in una città come Messina conservatrice dalla cima dei capelli alle unghie dei piedi.
Chissà come reagiranno i miei venticinque lettori! Molti si scandalizzeranno, altri resteranno indifferenti, alcuni pur leggendomi, faranno finta di nulla. Ma chi se ne frega?
 
In fondo chi scrive è un egoista, scrive solo per se stesso, per dare libero sfogo ai suoi pensieri, raccontare le sue storie forse col gusto sottile di sbatterle in faccia a chi non le condivide, o comunque la pensa diversamente.
 
La storia che mi accingo a narrare è alquanto insolita e riporta ai tempi andati, della Messina che non c'è più, ma che come d'incanto ridivengono attuali improvvisamente, rivivendo in conseguenza di una singolare scoperta.
 
Nell'ottobre novantasei, un pomeriggio uggioso di mercoledì, serata che solitamente dedico ai miei turni di guardia, ricevo una telefonata dallo zio Lillo. Al di là della sorpresa perché lo zio, fratello di papà più anziano di dieci anni, raramente si fa sentire per via di vecchie ruggini del passato mai dissolte, ciò che mi colpisce di più e mi fa incavolare è che il congiunto mi comunica sic et simpliciter di aver venduto il cantinato di via dei Mille, ultimo bene lasciatoci dal nonno e finito in suo possesso, in cui giacciono depositati, da undici anni per l'appunto, i mobili antichi che morendo il nonno mi ha destinato.
Senza troppi giri di parole zio Lillo, ansioso di intascare i denari della vendita, mi dice che se voglio devo prelevare i miei mobili e portarli via al più presto, anche se lui, quei mobili vecchi e fradici... li avrebbe già buttati via senza pensarci troppo.
 
Cosa...?! Dico io... Come ti permetti di buttare i miei mobili? Non ti preoccupare, domani toglierò il disturbo, verrò con un furgone, li prenderò e li porterò a restaurare dal fido Salvatore; serviranno, come erano destinati, ad arredare la mia casa di S. Marta.
 
Posai la cornetta, non senza fastidio, ed iniziai un rapido calcolo mentale del numero dei mobili e del costo dei restauri.
I comodini... costeranno poco, il cassettone della nonna un po' di più perché c'è da rifare il marmo, e la scrivania? La bella scrivania di fine Ottocento che il nonno teneva in negozio dentro cui chissà quanti soldi sono passati... e chissà anche quante cambiali... dato il costume e le possibilità dei clienti di allora che non tutti si potevano permettere il lusso di pagare in contanti.
La libreria avrà bisogno soltanto di una lucidatura e poi... c'è quel mobile strano di alice... un secretaire penso di fine Settecento, strano, quel mobile il nonno me lo fece vedere aperto solo una volta quando avevo dieci anni.
Ricordo ancora oggi l'incanto di me bambino quando fu aperta quella scatola magica: dalla ribaltina emersero tanti cassettini di radica con una nicchia centrale ove era custodita una pregevole porcellana di Capodimonte: penso che nei cassetti fossero custodite le gioie di famiglia; c'erano poi i cassetti due superiori nei quali sbirciai una serie di vecchie foto sigillate dal nonno per lo più della guerra '15/'18, dello Lillo soldato nel '43, della zia Tizia, della cugina Caia, della parente Sempronia, tutte persone che non ho mai conosciuto. Le foto erano tutte rigorosamente con dedica a calligrafia fine di primo Novecento con le solite sdolcinate, melense e financo ridicole dediche del tipo:<<Vi ricorderò per sempre>>, <<Il mio amore sarà sempre tuo come il mio cuore>>, <<al caro zio nel giorno più bello della mia vita>> (la prima comunione), a leggerle ricordo che a stento riuscivo a trattenere le risate sotto lo sguardo truce del nonno.
Il cassetto sottostante la ribaltina conteneva vecchi settantotto giri di bachelite: l'immancabile Mamma, Se vuoi goder la vita, E' arrivato l'ambasciatore, Lili Marlene, Signorina grandi firme, questi alcuni dei titoli che a stento un bimbo di dieci anni riusciva a leggere e riconosceva anche per averli sentiti gracchiare nel Ducati di famiglia.
 
 
Mi avvicinai alle copertine ingiallite e rosicchiate dalle tarme: non appena ne sollevai un lembo, una polvere giallastra mi rimase in mano dissolvendo nello spazio di un secondo l'immagine trasognata della fanciulla rappresentatavi, quasi a rispedirla verso un mondo nel quale io, cinquantottino, non avevo facoltà di accesso.
 
Solo l'ultimo cassetto non si apriva: la serratura è rotta, sentenziò il nonno, il falegname non può forzarla perché sennò rovina tutto il mobile già di per sé tarlato fino all'inverosimile.
 
Ora tutti questi mobili diventavano improvvisamente miei, entravano prepotentemente nella mia vita, non che non lo fossero in precedenza, ma me ne ero sempre distaccato, vuoi per pigrizia, vuoi per risparmiare, vuoi perché abitavo con i miei e non avevo mai pensato a sistemarli, non essendomi strettamente necessari.
 
Quanto vorrà il caro Salvatore? Dottore non si preoccupi, la tratterò bene .... Certo c'è da lavorare, ma in un mesetto la sua bella casa con affaccio sullo Stretto avrà un mobilio che molti le invidieranno!
Ma chi se ne frega dell'invidia altrui?
L'importanza è che i mobili mi piacciano e siano bene ambientati, questo sono sicuro che è fuori di dubbio.
Il giorno dopo, finito il turno di guardia, insonnolito, partii alla ricerca di un camionista e trasportai il mobilio dal mio buon Salvatore pensando che, con una decina di milioni, parte arretrati della medicina generica e della guardia medica, parte frutto di qualche economia fatta per acquistare qualche bell'orologio (di cui sono un patito) o per un viaggio che non avrei più potuto fare che ne so io: Cuba, Brasile o Cina, méte sempre rimandate, avrei quanto meno sistemato la casa potendo dire anch'io, single convinto, ai miei colleghi plurisposati ed assediati dalle mogli perennemente a caccia di ville, case e fuori serie: signori io ho una casa tutta mia!
 
Trascorsa una settimana dal trasporto, un venerdì sera, lasciando in doppia fila la vecchia Mini, come di consueto nella trafficata Messina, passo da Salvatore a vedere a che punto sono i lavori. Il ragazzo lavora bene, non c'è che dire,i vecchi mobili, sverniciati, stuccati e "detarlizzati"cominciano a riacquistare le antiche sembianze offrendo la possibilità di un suggestivo balzo all'indietro nel tempo che fu. Ma lo stupore maggiore viene dal secretaire: aperto è sempre splendido, forse più bello di quanto la memoria di un bambino lo ricordasse, ma il bravo zio Lillo ha provveduto a svuotarlo prima di consegnarlo. Ma al di là di queste miserie, l'unico cassetto che non è riuscito ad aprire è l'ultimo in fondo, quello con la serratura guasta.
Ma io, caro dottore, l'ho aperto, garrisce Salvatore così lo restaureremo tutto per benino.Ah dimenticavo, questo è suo! L'ho trovato nell'ultimo cassetto. E mi porge con noncuranza un quadernetto nero bordato di rosso che sprizzava aria di ventennio da tutti i pori.
Lo sfoglio sommariamente e vedo che tutto è scritto con l'artistica e minuta grafia degli anni trenta-quaranta da una mano che non ha voluto tralasciare nulla al caso. "Quaderno a righe per gli scolari delle terze elementari del Regno d'Italia A. XV Era Fascista".
 
Questa è l'intestazione. Riandando con la memoria ai quaderni delle mie elementari ricordo che il quaderno a righe di terza era quello con le righe più sottili che meglio si prestava ad un'ottimale inquadratura delle parole da parte delle incerte mani degli scolari, prima di passare alle righe "grandi" dei quaderni di quarta e quinta.
 
Osservandolo meglio notai che si trattava, più che di un vero e semplice quaderno, di un insolito diario che spaziava dal '37 al '43, sei anni tragici della nostra vita nazionale.
 
Ma chi mai poteva essere l'autore, o gli autori di questo singolare diario? Dalle scritte dei vari passi e delle varie annotazioni notai che trattavasi di un diario scritto a quattro mani e, sfogliandolo disattentamente,due nomi saltarono alla mia memoria offuscati dalla caligine del tempo: Giovanni ed Eugenio.
 
Chi erano costoro? Facendo mente locale mi ricordai subito di due fratelli cugini di mia nonna, rinomati per la loro raffinata cultura e misteriosamente scomparsi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Giovanni, secondo la nonna, era morto nella campagna di Russia a Stalingrado, Eugenio figurava tra i dispersi dopo l'attacco Anglo-Americano a Messina del luglio '43 ed a detta dei più era rimasto ucciso sotto i bombardamenti. Fin qui la storia familiare che il nonno e la nonna avevano tramandato sia a mio padre figlio più piccolo, ancora adolescente, che a noi nipoti.
 
Zio Lillo era depositario invece di tutt'altra verità che si era sempre ben guardato dal riferire per non contraddire la versione dei genitori. Ora, ironia della sorte, in un vecchio quaderno ingiallito si stavano svelando episodi che mai avrei potuto immaginare e tutto grazie ad una vecchia serratura del '700 che ingrippandosi aveva custodito gelosa fino a me una trista pagina di verità storica e familiare.
 
Lasciai subito il restauratore portando con me il prezioso quaderno e, rientrato a casa mi diedi a sfogliarlo cercando di risalire da quell'inchiostro sbiadito al dramma di due miei congiunti che mi era sempre stato negato.
 
Il diario era molto semplice nella sua impostazione: ciascuno dei due fratelli vi scriveva opinioni e fatti di quei tempi, per lo più datandoli, costituendo un fedele "floppy-disk" di una famiglia particolare in un contesto storico drammatico in cui la libertà personale aveva ben poco valore. Certo entrambi appartenevano ad una èlite socio-culturale della città quindi, almeno in un primo tempo,il fascismo risparmiò lo gli aspetti più brutali della sua ideologia.
 
 
 
Gennaio '37 - Giovanni. Oggi ci siamo riuniti nella sinagoga di via Placida al quartiere Cicala ed abbiamo iniziato le funzioni preparatorie alla Santa Pasqua della nostra confessione ebraica.Nell'omelia il rabbino ha detto che Mussolini sta preparando le leggi razziali che ci metteranno al bando sulla falsa riga della Germania di Hitler, ma devo confessare che nessuno dei presenti ci ha creduto: Catastrofismo?
Dopo la funzione ha portato Marta e Sara alla passeggiata a mare dalla Campionaria alla batteria Masotto fino alla terrazza sopraelevata di fronte alla Prefettura poiché mia figlia voleva ad ogni costo vedere l'approdo della lancia Reale. C'era una bella giornata di sole anche se spirava un vento gelido che ha fatto buscare alla mia Sara una bella faringite .... Ma passerà, lei ci è abituata.
Avevo invitato anche Eugenio, ma di sabato lui è sempre uccel di bosco, poichè libero dagli impegni dell'Università, esce con dei suoi amici sobbarcandosi a lunghe ed estenuanti gite verso i laghi di Ganzirri o verso Taormina. Non trova più piacevole il fratellino che sorseggiare il caffè al Wunder bar circondato dalle premure di aitanti garçonnes, novello barone von Glöden!
 
Febbraio '37 - Eugenio. Oggi danno al Savoja un bel film con Alida Valli, di cui non ricordo il titolo, ma che sicuramente attirerà molto pubblico. Stasera conto di andarci,chissà che non possa fare qualche incontro interessante, specie se mi farò vedere con la mia fiammante Alfa decappotabile ben lustra. Che tristezza essere omosessuali, ma come dice il Duce, o come avrebbe detto, gli "invertiti" non sono per ora il problema dell'Italia!
Per fortuna, almeno finchè mi consentiranno di vivere e respirare potrò dire di averci guadagnato qualcosa.
Hitler in Germani applica il triangolo rosa a quelli come me, ma in Italia, mi sembra improbabile che ciò accada, a quanti gerarchi dovrebbe applicarlo?
 
Primavera '37 - Giovanni. Oggi sono stato al Magistero a trovare Eugenio e il preside, fermandomi, mi ha parlato molto bene di lui senza allusione alcuna ed infine ha voluto portarmi al bar di via Concezione per offrirmi il caffè inoltre, ciliegina sulla torta,mi ha invitato per pasquetta, non sa che sono ebreo, nella sua villa di Castanea.
 
Fine giugno '37 - Eugenio. Dicono che si inizino a preparare i festeggiamenti per la venuta del Duce a Messina a marzo del prossimo anno ancora però non si sa quando, ma è ovvio che dopo la vittoria di Etiopia egli voglia venire in questa città conservatrice a cogliere il frutto della sua attività bellicosa. Immagino già gli schieramenti di polizia e le manifestazioni ginniche della Gil in suo onore. Le canzoni di regime si sprecheranno: da Giovinezza a Inno al Duce. Parlerà a Piazza Municipio o a Piazza Cairoli? Una serie di mie conoscenze si sta preparando per partire per l'A.O.I., anche per sfuggire alla fame che si fa ogni girono più pesante. L'altra sera ero all'Irrera a sorseggiare un caffè col professore Marsilio, ho notato un drappello di giovani che ruotavano attorno alla mia Alfa 6C 2300 gran turismo cabrio, lucida, lucida..
Quanto fa professore? Quanto costa Mi farebbe fare un giro? Il povero Marsilio, capito che ero in tutt'altre faccende affaccendato, mi ha salutato con una scusa, preoccupandosi perfino di pagarmi il conto (lui che è così tirchio) ed è andato via. Siccome ero interessato ad un solo degli avventori, un brunetto sui venti alto e ben fatto, ho aspettato che gli altri andassero via per caricarlo in macchina e portarmelo ai Colli, dove abbiamo trascorso una piacevole una piacevole serata.
Non lo dirà alla mia fidanzata se la vede ... vero?
Macchè ... scherzi, non vedi che l'unico problema che ho è portare l'Alfa al garagista per farla lavare dopo tutta la polvere che ha preso. Spero che i giunti di trasmissione reggano ancora.
 
A questo punto il quaderno nero con la bordura rossa presenta un'interruzione, forse qualcosa che gli autori hanno voluto cancellare, o trattasi di fogli che chissà per quale motivo sono andati perduti. Fortunatamente il diario riprende a marzo del '38.
 
Marzo del '38 - Giovanni. Il Duce verrà oggi a Messina da Reggio Calabria, sbarcherà alla batteria Masotto tra inni e stendardi schierati in ordine geometrico, visiterà la Federazione, incontrerà il Podestà, andrà poi al Banco di Sicilia e sarà ricevuto dall'Arcivescovo che gli manifesterà la sua gratitudine per aver restituito la "pace religiosa" agli italiani. Sembra che parlerà al Municipio sulla tolda di una nave. A Reggio Calabria inaugurerà una Piazza ed un podio: piazza 27 marzo.
Oggi è una giornata persa: molti vicini al regime, hanno invitato ebrei, zingari ed invertiti a tenersi alla larga dalle marce destinate esclusivamente alla maschia gioventù sicula. Del resto che si esce a fare per farsi martellare da Giovinezza, Inno al Duce e Sole che sorgi...? La Federazione è tutta un tripudio di fasci littori e di bandiere e tutti i membri si preparano a sfilare in orbace e gagliardetti non senza la benedizione arcivescovile. Il Duce fenderà la folla a bordo di una Lancia decappottabile, attorniato dalle Autorità. Spero che Eugenio rimanga a casa e non si faccia attrarre da qualche pericolosa divisa,esponendosi inutilmente al pericolo.
 
Estate del '38 - Giovanni. La venuta del Duce fortunatamente non ha portato alcuna restrizione almeno fino ad oggi alle nostre libertà. Quest'estate andremo al mare con Marta e Sara in vacanza a Ganzirri non appena io e mia moglie avremo finito i nostri impegni scolastici. Intanto la sera, attraverso un viottolo che dal rione Gravitelli porta al Castel Gonzaga, facciamo bellissime passeggiate fino al vecchio bastione da cui si gode su Messina una vista incantevole: non sembra possibile che tanta bellezza possa essere data in custodia a gente che non se ne cura! Zancle emerge in tutta la sua maestà, la madonnina illuminata si taglia sullo sfondo della zona falcata, mentre il Duomo col magnifico campanile e la fonte Orione arredano il fantasmagorico scenario. Beato chi affacciandosi al mattino potrà godere di una vista così superba ed unica al mondo. Spero che i sinistri progetti di guerra non distruggano questo bene prezioso per i posteri e l'umanità. Sulla pagella di mia figlia Sara hanno scritto che non appartiene alla "razza ariana", il preside dice che è solo un'annotazione anagrafica e nulla più. Speriamo!
Non sappiamo che fine abbia fatto Eugenio, finiti gli esami all'Università, vorrebbe partire per un viaggio in Francia, sempre se gli concederanno il passaporto.
 
Fine estate '38 - Eugenio. Non sono andato in Francia poiché le difficoltà di espatrio erano notevoli, ho preferito rimanere a Messina dove attualmente ho qualche amico affettuoso ed interessato. L'altra sera sono andato al Peloro a vedere Luciano Serra Pilota, prescindendo dalla trama banale, il film sarebbe un fallimento senza il carisma e il fascino di Amedeo Nazzari. In sala c'erano molti militari carini in divisa ed in libera uscita. Peccato che puzzassero tutti, vuoi per carenze idriche, che per il sovrapporsi del fumo di nazionale senza filtro. L'acqua purtroppo in caserma manca e anche se avevo tutta l'intenzione di conoscerne qualcuno. Ho dovuto desistere:l'unico approccio è stato la classica richiesta di accensione della sigaretta.
Penso a Manzoni: <<povera gente lontana dai suoi, in un paese che qui le vuol male, chissà se in fondo all'anima poi non mandi a quel paese il caporale...>>.
Ma nonostante le mie remore e le mie commiserazioni, le giovani reclute, finito il filmato, intrapresero intruppate la via dei casini (oggi via Industriale) andando a rimpinguare i portafogli delle maitresses.
Uscito dal cinema incontro la "Trenino" che mi racconta mirabilie delle sue conquiste negli ultimi giorni sulla spiaggia di Mortelle, ma non riesco a superare i cinque minuti di intrattenimento perché le ciarle della signora mi infastidiscono e mi costringono ad andar via al più presto. Dicono che un giovane travestito di buona famiglia di nome Wally faccia follie tra i giovani bene della città, ma è troppo sputtanato e non posso conoscerlo.
Stasera ho visto Laura che mi definisce il bel tenebroso ....... come se non sapesse tutto di me, abbiamo fatto una piacevole conversazione sulla pittura d'avanguardia e sul decadentismo che non mi piace ma ammiro per la sua originalità.
 
Dicembre '38 - Giovanni. Le festività passeranno d'incanto in un clima che non è dei migliori: il Re ha firmato le leggi speciali (o razziali) ed al quanto si dice presto anche noi dovremo uscire con la stella di David appuntata sul petto. Cosa ne sarà di noi? I nostri depositi e beni immobili sono vincolati al tetto massimo di L. 20.000. Messina già si chiude a riccio, l'Accademia dei Peloritani mi ha fatto capire che non disdegnerebbe che io ed Eugenio ce ne allontanassimo anche per breve tempo.
Si parla con insistenza di OVRA a Messina, ma dove sono gli antifascisti? Temo che inizierà una caccia alle streghe. Marta ha paura vorrebbe emigrare negli USA, ma come fare? Eugenio è il più tranquillo di tutti, sicuro com'è della sua presunta intangibilità, beato lui!
 
Primi del '39 - Giovanni. Le leggi razziali sono ormai una realtà, Marta scrivendo Sara a scuola ha dovuto dichiarare il nostro culto e l'Ovra sempre più agguerrita controlla la vita di tutti i cittadini.
Il regime è al culmine della sua potenza: ho paura per Eugenio, anche se lui, tutto preso dalle sue amicizie e dai suoi studi di letteratura si preoccupa meno di poco di ciò che gli accade intorno. Mussolini è ringalluzzito dalla vittoria di Franco in Spagna: No pasaran!
E purtroppo sono passati, Franco impera e costituisce il più fedele alleato di Hitler e Mussolini anche se ci tiene a mantenersi defilato. Ho scritto a Laura pregandola di stare accanto ad Eugenio, di controllare le sue uscite e di frenare i suoi esuberi, facendogli notare come un qualsiasi passo falso possa fargli giocare carriera e prestigio personale.
 
Primavera del '39 - Eugenio. Il fratellino, sempre affettuoso, si preoccupa di me, ma più che gli omosessuali credo che siano gli Ebrei sotto tiro: farebbe bene a partire al più presto per gli States, e questo glielo dico da tempo, prima che sia troppo tardi.
Quando mi dissero se volevo andare in Spagna, risposi che non potevo per motivi personali, ed il colonnello che me lo chiedeva, senza insistere con unlteriori informazioni sulla mia vita, poiché già le aveva dall'OVRA, mi ha rimandato a casa ed al mio lavoro senza problemi.
L'altra sera sono stato un po' scortese con Laura, penso che in giornata mi scuserò mandandole un bel mazzo di rose, dopotutto è primavera,e sono questi i fiori più appropriati: mentre ero seduto all'Irrera con lei e gustavo una granita di limone, dall'altra parte di Piazza Cairoli vidi un tenentino che avevo conosciuto al Peloro, a quel punto l'ho lasciata precipitosamente con una scusa banale per raggiungere il mio amico con cui ho trascorso una magnifica serata tra i Colli ed il Forte. So che non è bello, ma anche Laura sa come sono fatto.
La Questura mi ha comunicato il nulla osta per la consegna del mio passaporto: meglio finalmente quest'estate andrò in Francia prima a Parigi a studiare Victor Hugo, mi attirano i bassifondi della Ville Lumiére, e poi in Porvenza sulle orme di Van Gogh. Ad Arles ho programmato, se mi riesce, un incontro con Jean Cocteau e Jean Marais, non so come andrà a finire: mi dicono ch sono tipi spocchiosi!
So che sono molto suscettibili verso gli intellettuali italiani che considerano asserviti al fascismo, ma spero di cavarmela, del resto io col fascismo ho ben poco da spartire.
Sono triste perchè ho ricevuto comunicazione, a più di due anni dal fatto, che il mio amico Federico Garçia Lorca è stato trucidato dai falangisti: lo hanno preso nella sua bella casa natia di Rosales e lo hanno portato a Granada per fucilarlo. Negli anni '35/'36 avevamo avuto una bella relazione epistolare che avevamo dovuto interrompere per via della censura ma contavamo di incontrarci presto.
Ebbene sì caro fratellino, ancora il triangolo rosa non me l'hanno applicato ma i tempi sono vicini.
 
Estate '39 - Eugenio. L'OVRA mi perseguita, mentre entro nei bar, mentre seguo un film, mentre chiacchiero con un militare o un ragazzo che conosco: spuntano sempre loro a chiedere i documenti. Per quanto non mi abbiano mai trovato in atteggiamenti "compromettenti" questo continuo spionaggio mi infastidisce. Inoltre costoro contribuiscono ad alimentare una cultura di odio nei confronti degli omosessuali che orami tutti chiamano "invertiti", "quelli dell'altra sponda" o scempiaggini del genere.
L'altra sera un gentile agente dell'OVRA dopo avermi indentificato e perquisito mi ha salutato dicendomi: se fosse per me vi ammazzerei tutti.
L'aria si fa pesante, se non fosse per il lavoro all'Università e la stima del Preside e dei colleghi, lascerei Messina improvvisamente. Ma come posso lasciare questa città che fa parte del mio sangue, dove conosco tutti dove solo il paesaggio sotto gli ulivi odorosi in questa stagione mi produce un'inebriante sensazione che non so descrivere?
Il suo mare, la cortina del Porto, la madonnina, il duomo, Cairoli, la spianata di Cristo Re ..... non non posso!
E poi dove trovare quei ragazzi sempliciotti e genuini dal fisico possente che allietano le mie serate d'estate?
No! Sono troppo vecchio, a trentadue anni non si parte!
 
Settembre '39 - Giovanni. Finalmente è successo! Hitler ha invaso la Polonia e si prepara a portare ad Auschwitz milioni di ebrei per la "soluzione finale". Marta è preoccupatissima. Sara si è chiusa in un strano mutismo anche perché Stefano, il ragazzino che la corteggiava, saputo che era ebrea, l'ha lasciata per non avere grane.
Cominciano a comparire anche a Messina, sia pur timidamente ed in determinate ore del giorno, cartelli del tipo: <<i nostri clienti sono ariani>>, <<vietato l'ingresso ai giudei>>.
Ho chiesto alla banca Leumi di NY, a mezzo di una lettera spedita da un mio amico di Londra, se c'è la possibilità di un impiego per trasferirmi con la famiglia. Ma non ho avuto nessuna risposta. Pare quasi che l'America voglia lasciare tutti i suoi ebrei europei ad Hitler, forse per scaricarseli.
Temo fortemente per Eugenio che, non avendo ancora compiuto quarant'anni, potrebbe essere richiamato in guerra, se l'Italia vi entrasse, e sarebbe per lui una vera e propria tragedia.
Certo qualora rifiutasse sarebbe considerato disertore e potrebbe considerarsi finito. Ma poi Mussolini dove ce l'ha le armi per entrare in guerra?
 
Fine del '39 - Eugenio. Dopo aver saputo che da alcuni anni Federico Garçia Lorca è stato ammazzato una profonda tristezza mi ha preso: non riesco più a scrivere ed il Preside se ne lamenta. Laura mi ha proposto di uscire insieme per andare a mangiare a Ganzirri, l'ho fatto ma senza grande predisposizione ed entusiasmo e lei se ne è accorta.
Il biondo tenentino del chiosco delle limonate di Cairoli è stato trasferito al Nord e sono avvilito perché non avendo nessuno dovrò tornare alle mie scorribande al Savoja, al Peloro o al Quirinetta. Tra l'altro questo locali sono frequentati da fascisti col manganello ed olio di ricino che ti sistemano non appena ti trovano in atteggiamento sospetto! La vita sta diventando un inferno.
 
Capodanno '40 - Eugenio. Ho conosciuto un bel brunetto venetenne panettiere a Camaro ed ho trascorso con lui la notte dopo aver cenato nella solita pescheria di Ganzirri. La mia nuova fiamma si chiama Franco, non ha cultura, ma è tanto caro e disponibile. Non so ancora se gli sono simpatico io, la mia Alfa, o il mondo che rappresento per lui sconosciuto. In ogni caso mi accontento dato i tempi. Laura ha sentito detto che è uno sfruttatore, ma cosa ne sanno le donne degli sfruttatori, non sono anch'esse sfruttate e per di più da gente senza scrupoli?
 
Estate del '40 - Giovanni. <<L'ora delle decisioni ..... irrevocabili sta per scoppiare nel destino della patria>>: l'Italia entra in guerra anche se per farlo necessita delle fedi nuziali e delle cancellate di giardini e condomini.
Sarà la fine: ma guai a dirlo perché tutti dicono che vinceremo. Siamo al collasso economico.La legge del febbraio '39 prevede per noi ebrei italiani il sequestro di tutti i beni mobili ed immobili, ufficialmente per finanziare la guerra, ufficiosamente per distruggerci definitivamente.
Marta soffre di distrubi nervosi,la notte non dorme; Sara è sempre più mesta e non ha voluto andare all'Università nonostante Eugenio ce l'abbia quasi portata a forza, inutile insistere.
Parigi è invasa, come Belgio ed Olanda e gli ebrei locali sono a poco a poco trasportati nei primi campi di concentramento: si comincia a parlare di Bergen Belsen, Dachau, Treblinka dove malattie come denutrizione, dissenteria, scabbia e pediculosi con l'immancabile sifilide, abbondano mietendo le prime vittime.
 
Inizio '41 - Eugenio. Se potessi lascerei tutto e fuggirei in America, qui prima o poi ci faranno fuori tutti.
L'altra sera a Cairoli un ragazzo gentile, conosciuto da tempo,mi ha aggredito chiamandomi frocio e mi ha malmenato riducendomi quasi in fin di vita.
Mi hanno portato al Principe di Piemonte dove mi hanno medicato e ricoverato e dove ho perfino dovuto proteggermi dagli insulti degli infermieri che conoscevano i moventi dell'aggressione.
Ho pianto lacrime amare per il dolore fisico e per l'umiliazione. Cosa ne sarà di me e dei miei simili?
Un altro macigno sulla vita notturna di questa città che langue: ai primi di febbraio il famoso transessuale Wally, di ottima famiglia e molto abile nel raccogliere attorno al suo salotto i più bei giovani anticonformisti della Messina "che conta" viene soppresso dalle squadracce: lo troveranno riverso nel suo salotto tra lumi tiffany e mobili art decò, tra bicchieri, lustrini e paiettes che lo rendevano unico nel suo genere, financo in tutta Italia. Naturalmente le indagini daranno esito negativo anche se tutti appuntano i loro sospetti sull'Ovra anche perché nel salotto si riunivano innumerevoli esponenti socialcomunisti. Del resto l'OVRA deve o non deve eliminare i pervertiti? Dove andremo a finire? Questa domanda ricorre con toni a volte ossessivi e paranoici, ma non si può fare a meno di pensare al futuro.
Sara è ormai una signorina e credo che Giovanni le avrà orami detto tutto di me e della mia vita: infatti ogni qualvolta l'osservo noto nei suoi occhi un misto di complicità ed al contempo di compassione. Come mi giudica, se mi giudica?
 
Fine del '41 - Giovanni. Le cose cominciano ad andar male per il Duce, le prime sconfitte si fanno sentire, gli alleati cercano di invadere l'Europa e di muovere verso Parigi per poi accerchiare Berlino. Mai tedeschi si fanno sempre più aggueriti ed inferociti, soprattutto nei nostri confronti, presto anche noi porteremo la stella gialla ed anche Eugenio sarà marchiato col triangolo rosa. L'espatrio mi viene negato all'improvviso e senza motivo: Marta dice ironicamente che se espatrieremo lo faremo solo per raggiungere la "destinazione finale".
I nostri conti in banca sono controllati e bloccati, le nostre cassette di deposito sequestrate "per ragioni di sicurezza", di lasciare il posto, anche se temporaneamente.
 
Inizio '43 - Eugenio. Oggi il Preside del Magistero mi ha convocato comunicandomi che da quel momento potevo ritenermi licenziato giacchè le informazioni assunte sul mio conto depongono per un comportamento scandaloso inidoneo a chi è depositario del dovere di formare gli uomini del domani. Esco dalla facoltà e nel cortile mi ritrovo ad imprecare: Iddio, Santi, Madonna, Angeli ed Arcangeli, cosa mai fatta in vita mia. Mi si avvicina Alberto,studente del 3° anno di cui avevo sempre capito le tendenze, si offre di ripararmi col suo ombrello, estrae dal vecchio pastrano rivoltato un fazzoletto fresco di bucato e mi deterge la fronte da sudore, lacrime e pioggia. Mi invita a casa sua: un appartamentino umido e seminterrato di via Boner che divide con un collega richiamato al fronte, mi prepara una bevanda calda e mi testimonia come può tutto il suo amore ed il suo affetto.
Povero Alberto era la sua prima volta a 21 anni, inconcepibile farlo prima anche se le pulsioni ti spingono, perché quando vieni da un paesino dell'entroterra peloritano è ancora più difficile conoscerti e farti conoscere. Mi rimane solo l'Alfa 6C 2300 cabrio a testimoniare il mio passato: sono già vecchio a trentadue anni!
Ho deciso andrò a Roma, in primavera, succeda quel che succeda.
 
Aprile '43 - Giovanni. Eugenio è partito per Roma lasciandomi in consegna il quaderno: non doveva farlo, si preparano tristi eventi per noi ebrei. Marta e Sara sono determinate a lasciare Messina e raggiungerlo.
 
25 luglio '43 - Giovanni. È caduto il fascismo forse siamo salvi ..... o no?
Marta mi pressa per andare a Roma. Non ho notizie da più di un mese di Eugenio. Le linee telefoniche sono interrotte.I treni partono solo da Villa S. Giovanni per chi ha la fortuna di trovare un posto, sono quasi tutti carri bestiame. Roma è molto pericolosa perché è piena di tedeschi che rastrellano ebrei e partigiani, ma qualcuno dice che presto sarà liberata. Ma quale libertà! Badoglio annuncia che la guerra continua accanto agli alleati di sempre: è la fine della tragedia!
Sono preoccupato per Eugenio che non sento più da mesi, dove sarà? Come mai si è dimenticato di suo fratello?
 
Agosto '43 - Giovanni. Su di un carro bestiame dopo sei giorni di viaggio raggiungiamo Roma. A Termini è stato allestito un campo di prima accoglienza dove si danno informazioni sugli "ospiti". Di Eugenio so soltanto che è stato catturato dai nazisti, schedato come omosessuale e con la matricola MK615 inviato a Dachau, almeno così mi riferiscono in modo molto spiccio al comando di via Tasso. Non ho il coraggio di dirlo a Marta e Sara. Ritorno al campo nella nostra tenda ammutolito, anche se so già che dal mio sguardo capiranno tutto. Passiamo a Roma due giorni d'inferno: più i tedeschi perdono e più ci torturano chiamandoci porci, traditori, giudei e così via; i partigiani sono lontani e chissà se arriverano in tempo.
Ricordo che in Germania, a Monaco, avevamo un buon amico che lavorava per le SS come maresciallo.
Passo un'intera giornata ai telefoni pubblici di Piazza Esedra nell'intento di farmi dare la linea per Monaco. A tarda sera ci riesco. Senza quasi salutarlo chiedo subito a Kurt se sa nulla, ma di stare tranquillo perché domani al quartier generale dell SS chiederà notizie di MK615.Non dormo tutta la notte, passo il giorno chiuso in un mutismo totale, senza mangiare e solo bevendo acqua e caffè di ceci tostati. Marta e Sara mi stanno vicine raccontandomi di avere ricevuto da Messina una cartolina da parte di Laura che, felice di essere scampata ai bombardamenti, spera di vederci tornare tutti insieme con Eugenio naturalmente.
 
Si proprio con Eugenio, povera Laura non se l'è mai tolto dalla testa anche se sa che il suo è un desiderio irrealizzabile. Alle 20,00 torno a Piazza Esedra e chiamo Monaco, le mani quasi non reggono la cornetta e la voce, sempre più roca, riesce a stento a pronunziare le poche nozioni scolastiche di tedesco. Dall'altro capo del telefono, Kurt con freddezza teutonica mi comunica, rammaricandosi che MK615 era deceduto nella camera a gas n° 21 il 27 giugno ultimo scorso. Rimango annichilito: ordine del furher dice l'amico tedesco, e come tale in-di-scu-ti-bi-le; bisognava eliminare i "contaminati" per rendere pure le generazioni del futuro. Chiudo il telefono ....... Mio fratello non c'è più ......
Non vedrò il suo sorriso ironico, la sua dolcezza insolita, il suo sguardo felino. Giro Roma come un automa, scalcio qualunque cosa incontri al suolo, impreco, bestemmio e mi autoaccuso di averlo fatto partire da solo.
Poi alla fine, con la morte nel cuore, giungo a Termini, al campo. Marta e Sara mi abbraciano piangendo ...... hanno capito tutto senza che io ne parli. Ho la febbre, o almeno credo; deliro, chiamo Eugenio, sono sicuro di vederlo dietro la porta tutto elegante con le sue camicie immacolate, i suoi papillons; la sua immancabile brillantina ...... ma sono visioni! ...... Eugenio non c'è più!
Il giorno dopo ci viene comunicato che per ordine del colonnello Kappler, per ragioni di sicurezza avremmo dovuto essere trasferiti in un "campo di lavoro": destinazione Bergen Belsen Olanda, il regno del Gauleiter dei Paesi Bassi Arthur Seyss-Inquart, spietato sterminatore di Ebrei. Capisco che la nostra vicenda terrena volge al termine, l'unica mia preoccupazione è che il nostro quaderno torni a Messina dai nostri cari a testimoniare l'epilogo scellerato del nostro destino.
L'unico che può riceverlo è lo zio Diego, cognato di papà che saprà conservarlo. Ma come farglielo avere? Ho visto che nel campo lavora un giovane prete di Altolia, tale don Pippo, lo consegnerò a lui, sono sicuro che tornerà a Messina. Prima di consegnarglielo prendo i piccolo candelabro settepuntato d'oro di Sara e lo riproduco in positivo sulla carta, ricalcando sull'ultima pagina e colorandolo con una matita viola, simbolo della morte.
Quanto a noi mai più rivedremo le sponde dello Stretto, il Duomo e la Madonnina siamo alla fine ...... il capolinea è vicino.
 

Giovanni

 

Roma 22 agosto 1943


Con queste tragiche parole finisce il quaderno nero impolverato a righe piccole coi brodi rossi che Salvatore sicuramente ignaro mi ha consegnato quasi racchiudesse gli esercizi di grammatica di uno scolaro svogliato, e non la tragedia di una famiglia.
Dal quarantatrè al novembre novantasei il quaderno è rimasto chiuso nel cassetto del secretaire che non si poteva in alcun modo aprire. Perché? Il nonno mi ha sempre detto che i suoi nipoti erano morti in guerra: Eugenio disperso sotto i bombardamenti di Messina, Giovanni in Russia, alle mie insistenti e ripetute domande su Marta e Sara mi rispondeva sempre che si erano allontanate sotto i bombardamenti finendo probabilmente travolte da calcinacci, mattoni e polvere.
Forse non voleva che io, troppo giovane sapessi di quegli orrori, povero nonno voleva trasformare in tragica elegia quello che di fatto era stato uno spietato genocidio che aveva colpito la nostra famiglia. Certo sapeva che un domani riaprendo il cassetto avrei saputo tutto ciò che lui non aveva potuto o voluto dirmi. Ma forse in fondo aveva ragione, non bisogna mai precorrere i tempi, come spiegare ad un ragazzino che un giovane brillante docente universitario di trentadue anni, solo perchè omosessuale, era finito col divenire MK615 di un campo di sterminio che lo aveva torturato e ucciso?
Come spiegare che una famigliola onesta ma ebrea era finita nei forni di Bergen Belsen? No, meglio un alone di mendace e tragico fatalismo, una menzogna pietosa, che anche se oltraggia la verità, non traumatizza la psiche,aiutando ad accettare la cruda realtà quando si è più maturi e più pronti ad affrontarla.
Grazie nonno, hai sofferto anche tu per me, mantenendo il segreto nel cassetto, e lo hai fatto anche da morto quando ne potevi ormai fare a meno, facendomi scoprire tutto quando, ormai adulto potevo, non senza emozione, venire a conoscenza della nostra tragedia. Grazie perché invece di archiaviare quel dramma me lo hai reso noto anche se ormai di quei poveri morti innocenti non rimane che un ingiallito quadernetto che con la sovraccoperta nera ed i bordi rossi vermigli testimonia quel sangue versato così ingiustamente e così inutilmente.
 
 

Messina, quattro luglio novantasette

 
 

 
L'autore precisa che la vicenda, pur avendo riferimenti storici, è puramente inventata.
Ogni coincidenza con fatti realmente accaduti è da ritenersi casuale.

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