Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Augusto Buono Libero
Teatro senza età
 
"Certo se il sistema cominciasse seriamente ad occuparsi degli anziani, senza malasanità, pensioni di fame, emarginazione, se si impegnassero le migliori energie per sollecitare fantasia e creatività in un momento della vita in cui tanti compiti sono stati già assolti, mi chiedo: non sarebbe questa un'età d'oro?"
Mentre percorro il tratto Gallipoli-Casarano mi rimbalzano queste parole di una persona che ha avuto esperienze con un gruppo dell'Upter (Università della Terza Età) e non posso fare a meno di ripetermi che sì, quella persona, ha perfettamente ragione, potrebbe essere quella della terza età un'età d'oro, acciacchi permettendo. Intanto in meno di venti minuti sono giunto a destinazione, varco l'ingresso carrabile che mi immette in una sorta di oasi: verde a profusione, fontane zampillanti, edifici architettonicamente d'avanguardia, zone di sosta silenziose e perfettamente pulite. Parcheggio l'auto e mi avvio.
So che 'loro', i miei non più giovanissimi allievi, mi aspettano, pronti con notevole anticipo sull'orario prestabilito. So che hanno già predisposto il piccolo palcoscenico, nostro spazio di gioco privilegiato, su cui ci incontreremo e confronteremo passando insieme un paio d'ore in assoluta libertà di spirito.
L'approccio psicologico, che con questi speciali allievi è essenziale, fondamentale, per comprenderne le differenti capacità e i diversi problemi, è stato curato e favorito al massimo grado dalla dottoressa Paola Serravezza.
Poi è stato tutto più facile del previsto. Il rapporto è stato immediato e si è creata rapidamente una corrente di empatia. Si sono poste le questioni e proposte le soluzioni in modo sicuro semplice e diretto, cercando sempre di stimolare in loro il senso del gioco, l'esercizio dell'improvvisazione e della creatività, ma senza voler imporre mai nulla, anzi offrendo loro le possibilità di modificare, cambiare e reinventare le situazioni a loro piacimento secondo la loro natura ed esigenze del momento.
Il nostro, ormai l'avrete capito, è un incontro particolare. Insieme, facciamo teatro, un teatro senza età, senza regole e schemi prefissati, in cui spesso i ruoli si confondono e s'invertono, perché - come affermava Ernesto Calindri, vecchio teatrante sulla breccia fino a 90 anni "vecchiaia non vuol dire solo arteriosclerosi, ma può voler dire anche saggezza, maturità di sentimenti, amore, tenerezza". E invita gli autori di teatro a scrivere testi per la terza età. Noi invece il testo ce lo scriviamo, o meglio lo creiamo, da soli. In questa assemblea particolare tutti vengono sollecitati ad esprimere le proprie idee sul lavoro teatrale da rappresentare, ciascuno partecipa con la propria fantasia, cultura, esperienza, alla stesura del soggetto. Poi si traccia a grandi linee un tema-testo, un canovaccio, entro cui ciascun attore recita a soggetto, secondo i canoni della Commedia dell'Arte.
Siete curiosi di sapere come avvengono questi incontri teatrali?
Immaginate allora un cerchio di persone sedute in cui - pirandelliamente - non si distinguono gli attori dagli spettatori: al centro una parvenza di arredo-scena (un tavolino, due sedie, una pedana, un tappeto, ecc.) in cui si muovono gli attori, ma senza regole fisse. Può capitare che da un incontro all'altro si cambi completamente personaggio, perché l'attore non si limita ad interpretare, ma crea egli stesso, ne fagocita il tema, lo rielabora con le sue emozioni memoriali e con tutto ciò che viene dal suo labirinto interiore, per approdare ad un sottotesto-contenitore che è tutto suo nel quale la verità si confonde con la finzione. L'attore, insomma, diventa regista di se stesso: è lui che sulla base di associazioni, crea, elabora e modifica i suoi materiali, dando vita ad una partitura che è una specie di inconscia autoanalisi. Emblematici al riguardo certe mescolanze tra realtà e finzione che spesso vengono a verificarsi. Grazia che deve interloquire sui danni provocati dal fumo, si ricorda del marito che fumava... "e fumava perché - diceva lui -la vita è tanto triste". E tutto ciò lo travasa nel suo personaggio. Oppure Bruna che chiede al personaggio-deputato quando potrà avere la sua pensione.
Ma comunque quello che prevale è il senso del divertimento, del gioco, del tornare indietro negli anni quando magari si recitava nelle parrocchie.
"Il teatro - afferma Strehler - è il mio gioco. Sento dentro uno slancio verso la giovinezza, età fresca, incosciente e gonfia d'illusioni. Ma il teatro è anche il lampo, il raptus artistico che ci dà modo di fare i messaggeri d'amore".
Per giocare al teatro - e quindi con la vita - bisogna avere quella capacità, quel dono innato di restare un po' bambini.
Ma oltre a questo recupero del 'fanciullino' pascoliano che è dentro ciascuno di noi, i partecipanti a questo corso di teatro si distinguono per un entusiasmo straordinario, una volontà incredibile di comunicare e dare agli altri, un desiderio di essere in qualche modo 'messaggeri d'amore'. Ed è il caso di Bruna, una meravigliosa donna non vedente dotata di uno spiccato talento naturale e di una straordinaria bontà d'animo che assume contorno e rilievo fino ad esaltarsi nel suo personaggio teatrale (giustifica e perdona tutti, abbraccia e bacia tutti, buoni e meno buoni) o in Mario, un uomo ancora giovane che ha perduto entrambe le gambe, ricco di slanci lirici, di creatività e di sogni che canta con straordinaria dolcezza. E tutto da lui trasuda tenerezza, voglia ancora di donare e di essere amato. E tutto ciò lo si può ricreare in qualche modo, come afferma Vittorio Gassman, "sul piano del gioco, l'ironia non ha età. Se chiudo gli occhi io mi vedo bambino, altrimenti non farei questo mestiere. Peter Brook dice che gli attori rimangono bambini fino a 99 anni. Ho ancora tempo di diventare adulto".
E in fondo anche 'miei' attori sono alle prime armi nel campo teatrale, quindi hanno ancora molto tempo davanti a loro per diventare adulti.
Intanto l'8 maggio p.v. faranno il loro debutto ufficiale con la breve pièce 'La Signora Speranza', in cui anche i costumi, le scenografie, gli impianti, gli arredi saranno il frutto della loro fantasia creativa.
"Il teatro è come l'ossigeno e non ha età" diceva Paola Borboni.
Ma loro, gli anziani protagonisti, che pensano, che dicono, di questa singolare iniziativa (forse unica in tutta la Provincia di Lecce) assunta dalla Fondazione Filograna?
Io li vedo felici perché si esprimono, perché c'è il piacere del gioco, soddisfano il loro bisogno di fare, appagano l'inesauribile esigenza del sapere, hanno scoperto che è bello stare insieme, conoscere persone nuove, manifestano con l'entusiasmo che il teatro è un divertimento e insieme un arricchimento, ma soprattutto una sorta di terapia, una terapia dell'anima. E noi siamo con loro per questo, per aiutarli a ritrovare il bambino che è in loro, che ha voglia di esprimersi, di giocare, di essere amato.
Stanislavskij ha scritto: "Se esiste sulla nostra terra qualcosa di miracoloso, questo è il teatro". Comincio a credere che ciò sia vero.
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inserito il 11 febbraio 2000