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Mondo sub (cover)
 
LAURA FONTANI THOMAS, Mondo Sub, Montedit, luglio 1997, pp.64 , Lit.8.500 - ISBN 88-86957-15-7
 
 
Prefazione di Olivia Trioschi
Il mondo che Laura Fontani Thomas disegna nei suoi racconti non ha confini molto netti; lo spazio e il tempo sono dilatati o ristretti a seconda del ritmo della narrazione, e hanno una - come dire? - consistenza sognante, morbida, financo evanescente. Pare possano sfumare da un momento all'altro, rimandando ad altri luoghi e altri tempi. Un'immagine che ricorre con una certa costanza, in chiusura di almeno due racconti, è in effetti proprio quella della figura umana che svanisce confondendosi con la luce.
Tempo e spazio sospesi in una dimensione un po' irreale, dunque, costituiscono probabilmente il tratto più specifico e caratteristico del modo di raccontare dell'autrice; entro questi contorni, così sfumati, si muovono personaggi altrettanto irreali. Non perché manchino descrizioni di tipo fisico, sulle quali anzi la Fontani Thomas indugia con attenzione e tenerezza, ma perché queste stesse connotazioni (le spalle magre di Luisa, gli occhi neri di Maria) servono più a suggerire stati d'animo che non a delineare i contorni reali e concreti delle figure che animano la scena. Quelli che l'autrice descrive, più che personaggi, sono per l'appunto stati d'animo tradotti in episodi: quotidiani, brevi, assolutamente consueti. L'unica eccezione è rappresentata dal racconto intitolato «La musicista», forse il più lungo, nel quale la trama si presenta più costruita: c'è un prologo, c'è un colpo di scena, c'è un finale a sorpresa. C'è, insomma, un certo gusto per la narrazione fine a se stessa, per la creazione di una catena di eventi che crea nel lettore un senso di aspettativa, il classico "chissà come va a finire?". Ma si tratta comunque di un'eccezione che non sfugge alle regole più generali cui sembrano rispondere tutti i racconti presentati nel volume. I personaggi restano figure, oseremmo dire simboli, di qualcosa che oltrepassa decisamente la loro situazione concreta. In questo caso Costas, il magnate greco, e Alexandra, la sua figlia illegittima, restano sospesi per un attimo sull'orlo di un destino diverso; sono chiamati, Alexandra a sua insaputa, a giocarsi tutta una vita in un istante decisivo, che tuttavia non arriverà mai. Costas si ritrae nel suo guscio di finto benessere, e la figlia cessa di esistere in quel preciso momento. Tanto che di lui riusciamo a immaginare il viaggio di ritorno alla sua isola dorata, e i giorni futuri trascorsi nel limbo di una solida posizione sociale; di lei no. Alexandra, la musicista, è di fatto solo evocata; lei e il suo misterioso strumento hanno tutta l'inconsistenza di un sogno svanito nel momento in cui il sognatore perde di interesse. Apprezziamo che da questa storia, che pure si presterebbe a cento analisi di tipo sociologico (sulla vanità dei ricchi, tanto per dirne una) l'autrice non desideri trarre nessun tipo di morale. Il racconto è li, vive di vita propria, e ognuno può farne l'uso che crede. Occorre parecchia saggezza per non cercare di trarre conclusioni, sia pure implicite nelle premesse, al posto di chi legge, fornendogli già tutte le spiegazioni sul come e sul perché.
Quest'assenza dell'autrice, che pare ritrarsi dietro le parole senza fornire chiarimenti preconfezionati, sembra essere un'altra costante dei suoi racconti. Anche laddove scrive in prima persona, come ne «La schiacciata con l'uva e Il vecchio sul divano», la Fontani Thomas lascia che siano i gesti, gli odori, gli oggetti a dire qualcosa di sé e delle persone che li hanno animati: così la ghiotta schiacciata, caldissima e dolce, diventa guida al recupero del tempo perduto (e qui il riferimento alla «madeleine» di Proust balza talmente agli occhi da non aver neppure bisogno di essere sottolineato) della propria infanzia. E bastano quelle poche righe e quel delicato aroma a evocare tutto l'incanto di un'età felice per una bimba, lo si intuisce, molto amata; così il divano sul quale siede il vecchio padre riporta a un passato ancora più lontano, vissuto dall'autrice solo attraverso i ricordi della madre, divenuta ora lei pure un ricordo. Il tutto senza sbavature sentimentali, facili ammiccamenti alla lacrima: basta il potere evocativo degli oggetti a creare intensità e concentrazione. Possiamo dunque ringraziare l'autrice anche di questo: di lasciare spazio alla sensibilità e all'immaginazione del lettore, che a quel divano e a quel profumo dolce può sostituire i propri personali misuratori di tempo ed emozioni. Oppure, perché no?, può cercarli in sé, se ancora non li aveva percepiti.
Laura Fontani Thomas rivela poi (in un solo racconto, «Mondo sub») un'inaspettata verve umoristica. Inaspettata perché il tono generale della raccolta, non certo drammatico, è pur sempre piuttosto lento e sognante, come si è cercato di anticipare più sopra; ma è, va detto, una scoperta felice che ci porta ad augurarci che «Mondo sub» non resti un episodio isolato. Qui l'autrice si fa realmente prendere la mano dal personaggio e dà corpo a un bimbetto malizioso, ingenuo e un po' insolente, davvero simpatico, che già nelle prime righe ti conquista. Gli basta confessare il suo soprannome: Sciò, come si fa con le mosche, e non so se devo andar via o rispondere. Da un ragazzino così ci si può aspettare di tutto, persino che indossi una maschera da sub per andare in giro a scoprire un mondo nuovo. Che è, in fondo, ciò che probabilmente fa la Fontani Thomas - metaforicamente parlando, s'intende. E non a caso, difatti, alla fine proprio «Mondo sub» dà il titolo al volume. Basta poco per vedere la realtà con occhi diversi; ma attenzione, avvisa il ragazzino, non si sa mai quello che gli altri possono vedere riflesso nei nostri occhiali da sub.
 
Olivia Trioschi

 

Cliccando sul pulsante puoi leggere:
Il racconto: "La schiacciata con l'uva"

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Inserito 7dicembre 1997( "2r, au)