LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

I grandi poeti contemporanei

 

Carlo Betocchi
 
 Da: Realtà vince il sogno
 
Piazza dei fanciulli la sera
 
Io arrivai in una piazza
colma di una cosa sovrana,
una bellissima fontana
e intorno un'allegria pazza.
 
Stava tra verdi aiole;
per viali di ghiaie fini
giocondavano bei bambini
e donne sedute al sole.
 
Verde il labbro di pietra
e il ridente labbro dell'acqua
fermo sulla riviera stracca,
in puro cielo s'invetra.
 
Tutto il resto è una bruna
ombra, sotto le loggie invase
dal cielo ross, l'alte case
sui tetti attendon la luna.
 
Ivi sembrava l'uomo
come una cosa troppo oscura,
di cui i bambini hanno paura,
belli gli chiedon perdono.
 
 
Da: Altre poesie
 
Un dolce pomeriggio d'inverno
 
Un dolce pomeriggio d'inverno, dolce
perchè la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba nè tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là, fuori del mondo.
 
Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano innumerevoli gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggiere e belle,
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre più in alto volavano mai stanche.
 
Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c'era più una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d'un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l'angelo che a Te mi conduce.
 
 
da: Tetti Toscani
 
D'estate
 
E cresce, anche per noi
l'estate
vanitosa, coi nostri
verdissimi peccati;
 
ecco l'ospite secco
del vento,
che fa battibecco
tra le foglie della magnolia;
 
e suona la sua
serena
melodia, sulla prua
d'ogni foglia, e va via
 
e la foglia non stacca,
e lascia
l'albero verde, ma spacca
il cuore dell'aria.
 
 
da: L'estate di San Martino
 
Dai tetti
 
E' un mare fermo, rosso,
un mare cotto, in un'increspatura
di tegole. E' un mare di pensieri.
Arido mare. E mi basta vederlo
tra le persiane appena schiuse: e sento
che mi parla. Da una tegola all'altra,
come da bocca a bocca, l'acre
discorso fulmina il mio cuore.
Il suo muto discorso: quel suo esistere
anonimo. Quel provocarmi verso
la molteplice essenza del dolore:
dell'unico dolore:
immerso nel sopore,
unico anch'esso, del cielo. E vi posa
ora una luce come di colomba,
quieta, che vi si spiuma: ed ora l'ira
sterminata, la vampa che rimbalza
d'embrice in embrice. E sempre la stessa
risposta, da mille bocche d'ombra.
- Siamo - dicono al cielo i tetti -
la tua infima progenie. Copriamo
la custodita messe ai tuoi granai.
O come divino spazio su di noi
il tuo occhio, dal senso inafferrabile.
 
 
Da: Ultimissime
 
Fraterno tetto
 
Fraterno tetto; cruda città; clamore
e strazio quotidiano; o schiaffeggiante
vita, vita e tormento alla mia anziana
età: guardatemi! sono il più càduco,
tra voi; un rudere pieno di colpe sono...
ma un segno che qualcosa non tramonta
col mio tramonto: resiste la mia pazienza,
è come un orizzonte inconsumabile,
come un curvo pianeta è la mia anima.
 
 
 
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Agg 26 marzo 1999