Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Linda De Luca
Ha pubblicato il libro Il Segreto di Geltrude

Linda De Luca Il segreto di Geltrude

Collana I salici (narrativa) 15x21 - pp. 128 - L. 24.000 - Euro 12,39 ISBN 88-8356-131-7

Prefazione 

Capitolo primo

Prefazione
 
La nascita di ogni idea per una storia da raccontare ha una genesi semplice: un luogo, un evento straordinario, una illusione tradita o quant'altro possa far scaturire un'emozione o magari racchiuda soltanto all'interno di sé una voglia incontenibile di esternare, di narrare la propria vita. A volte l'Autore riesce a far diventare partecipe il probabile lettore enfatizzando emozioni o trasportandolo dentro la narrazione come fosse in presa diretta. Altre volte si limita a raccontare con un susseguirsi di avvenimenti, più o meno avvincenti, la semplice e cruda realtà della storia.
È questo il caso del romanzo "Il segreto di Geltrude " di Linda De Luca dove seguiamo passo dopo passo le vicende esistenziali della protagonista Carina, la figlia maggiore di Geltrude, la quale si muove in una storia d'altri tempi che fa riassaporare il piacere delle cose semplici e della vita fondata su sani principi morali nonostante la palpabile ostilità vissuta anche nell'ambito familiare. Scopriremo solo nella parte finale del romanzo il motivo segreto che spinge la madre ad avere un comportamento anomalo verso la propria figlia maggiore.Infatti la domanda che ci si pone dopo la lettura delle prime pagine è appunto questa: cosa può spingere una madre ad adottare un comportamento così differente nei confronti solo di una delle figlie se non un terribile segreto che l'angoscia?
Nonostante questi forti dissidi familiari e di conseguenza le difficoltà di rapporto con l'esterno nulla riesce a piegare la volontà di Carina nel credere nei sani principi dell'amore, della rettitudine e dell'onestà.
Carina si adatta a fare la ricamatrice per sopperire ai gravi problemi economici della famiglia e deve mettere in secondo piano la ricerca della sua autonomia sacrificandosi per il bene comune.
La figura del padre che lavora come bibliotecario è marginale perchè è completamente indifferente alla vita familiare e l'unico suo interesse sono gli amati libri. Infatti alla morte del marito Geltrude svela il segreto a Carina che finalmente si affranca dalla famiglia e si innamora di Sirio: un uomo bello e ricco che può offrirle l'amore sincero che ha sempre sognato. Nonostante una scrittura prolissa l'Autrice riesce a trasportare il lettore in questa narrazione divincolandosi nei meandri delle crisi esistenziali e delle speranze per un futuro migliore. Le espressioni di profondo dolore, di rinuncia e di sacrificio vivono sempre in parallelo con la voglia di compiere qualche gesto significativo per non soccombere nel marasma della vita. È sempre costante la ricerca dell'armonia interiore attraverso l'amore e l'onestà spesso avvertite anche nelle situazioni più profonde del proprio sentire. Siamo quindi davanti ad una storia dei tempi passati dove predomina tout-court la grande dignità morale all'interno della quale niente e nessuno riesce a distruggere il rapporto d'amore sincero e puro, limpido ed inattaccabile tra Carina e Sirio.Il lieto finale è inevitabile come la consapevolezza che finalmente si può vivere senza dover correre dietro ai sogni e alle chimere ma si può gioire avendo ritrovato il proprio equilibrio e l'agognato amore della propria vita.
 

Massimiliano Del Duca

 
 
"Dalle difficoltà nascono i miracoli".
 La Bruyère
 "La volontà si tempra nel dolore".
 G. d'Annunzio
 
 
 
I
 
Era quasi mezzogiorno quando Carina lasciò il lavoro e andò in cucina ad aiutare sua madre per il pranzo. Non lo faceva volentieri perché stare, anche per pochi minuti con lei, non era di suo gradimento. Tra madre e figlia, c'erano divergenze di opinioni su molte cose e Carina cercava sempre di evitare i litigi per i quali Geltrude invece era piuttosto portata. La ragazza era retta, buona, generosa e queste virtù sembravano dare fastidio alla madre che le parlava quasi sempre con astio.
Carina non se ne spiegava la ragione, arrovellandosi alle volte per trovare il motivo per il quale veniva trattata in quel modo, ma non voleva neppure approfondirlo per paura di sentirsi trattare ancora peggio. Le ripugnava di sostenere discussioni litigiose in quanto il suo carattere era mite, gentile, in questo assomigliava moltissimo al padre, e soffriva enormemente essendo sicura di non meritare quei rimproveri che Geltrude le elargiva di continuo.
Ripensando alla sua fanciullezza, ricordava che la madre non era stata sempre così dura nei suoi confronti, ricordando con nostalgia i suoi abbracci, i suoi baci, il calore del suo affetto. Era stata severa ma anche amorevole nell'educarla, cosa che non aveva fatto con gli altri figli venuti dopo di lei. A sua sorella Isolda specialmente che meritava rimproveri e rabbuffi non diceva mai una parola cattiva, non le rivolgeva mai un rimprovero anzi, le lasciava fare tutto quello che le piaceva, tutto quello che le passava per la testa.
La ragazza era ribelle alla disciplina per natura e avendo assimilato tutte le idee più avanzate,, copiando gesti e parole della gioventù moderna in cerca di bravate, non sopportava né i rimproveri né le buone maniere alle quali si opponeva sgarbatamente o facendo finta di non sentire. Ciò faceva arrabbiare enormemente Carina sempre ligia al proprio dovere.
Isolda era impiegata presso un fotografo alla moda: lei diceva di essere impiegata, ma in effetti non portava a casa nessuna busta paga. In cambio esigeva sempre soldi con la scusa di dovere rinnovare spesso il suo guardaroba, altrimenti avrebbe perduto il posto e lei voleva fare carriera come modella. Quella carriera di modella alla moda richiesta da tutti era la meta alla quale voleva giungere, ma era ancora lontana dal realizzarla.
In cambio si dava da fare facendosi accompagnare ora da un uomo ora da un altro; frequentava tutti quelli che le correvano dietro e non certo per motivi buoni e altruistici. Lei non se ne dava pensiero perché l'affascinava quella vita rischiosa ed inutile.
Carina, alla quale non piaceva affatto quel modo di comportarsi, lo aveva fatto notare alla madre ma la signora Geltrude l'aveva zittita rispondendole male come di solito. Dalla figlia minore invece sopportava tutto senza reagire. La giovane non aveva insistito ben sapendo che i suoi suggerimenti o consigli non erano accettati di buon grado, ma dentro di lei condannava decisamente il comportamento della sorella.
"Isolda deve mettere la testa a posto" ragionava Carina, "deve trovarsi un buon lavoro e lasciare gli uomini da parte. È ancora troppo giovane per pensare a loro".
Una volta, esasperata da quel modo di fare, Carina si permise di rimproverare la sorella a questo proposito: ne successe una scenata così disgustosa che le rimase impressa nella mente in modo indelebile. Isolda fu molto cattiva nelle sue espressioni, inoltre le disse velenosamente:
"Dici queste cose perché sei invidiosa e dovresti invece guardarti allo specchio. Ti sei mai guardata? Sei una vecchia zitella scialba, inaridita e brontolona. Guarda me invece, sono tanto più giovane di te, ho un corpo stupendo, un viso meraviglioso: per questo motivo gli uomini mi corrono dietro; tu non troverai mai uno straccio di uomo che ti voglia".
Quelle espressioni colpirono profondamente la ragazza, si sentì disprezzata, odiata quasi.
"Preferisco rimanere zitella ed essere una persona onesta. Ciò che stai facendo non è bello e non ti porterà nulla di buono", aveva ribattuto Carina infiammata in volto.
"Non venire a dirmi certe cose, sono sicura che se un uomo si accorgesse di te gli cascheresti ai piedi per la felicità di averti notata. Sai che ti dico? Sei proprio invidiosa della mia bellezza e del mio successo". Isolda non aveva misurato le parole, anzi l'aveva fatto apposta per mortificarla e ferirla. Eppure da lei le veniva quell'aiuto finanziario di cui aveva bisogno per il capriccio di fare quella carriera di modella. Carina si prestava a sborsare le somme necessarie al rinnovo del guardaroba che lei faceva spesso, avrebbe dovuto avere almeno un po' di gratitudine, ma Isolda era incapace di questo, era egoista e cattiva.
La signora Geltrude era intervenuta, dato che quello scambio vivace di parole si era svolto in cucina.
"Finiscila, Carina, tu non capisci certe cose". E il suo viso era più buio che mai.
"Che cosa non capisco?" la ragazza si volse verso la madre aveva alzato la voce per difendere il suo ragionamento e controbattere quelle cattiverie. "Che Isolda stia facendo una vita sconveniente con la scusa della carriera? Se è questo che non capisco, bene, preferisco non capire". Carina era terribilmente arrabbiata, offesa. Che lei non avesse lo stesso fisico di Isolda lo sapeva, ma sapeva pure di essere molto ben fatta anche se minuta. Aveva bei capelli ondulati che lei lasciava sciolti sulle spalle, gli occhi erano grandi, luminosi e la bocca carnosa non aveva bisogno di rossetto.
Isolda aveva detto il vero affermando che non si guardava mai allo specchio, ma le mancava il tempo di farlo: doveva solo lavorare, guadagnare per gli altri e mai per se stessa.
Quand'era piccola l'avevano ritirata dagli studi con la scusa della sua salute cagionevole e dopo diversi anni avvertiva ancora il bruciore di quell'ingiustizia. Col passar degli anni aveva cominciato a notare la differenza di trattamento con la sorella minore alla quale tutto era permesso. Carina non poteva esprimere un desiderio perché non c'erano mai soldi per lei, aveva sentito allora la necessità di lavorare, rendersi indipendente ed era riuscita a farlo a costo di grandi sacrifici.
La difficoltà di trovare un posto fuori di casa con la poca istruzione che aveva, l'aveva fatta ripiegare sul ricamo. Le era sempre piaciuto ricamare ed essendo bravina si era messa d'impegno ad imparare dei punti difficili; la buona volontà non le mancava, l'intelligenza neppure, si esercitava anche la notte quando occorreva e così in breve tempo era diventata molto brava nell'eseguire i lavori più difficili.
Suo padre, quando lei gliene aveva parlato, l'aveva raccomandata a qualche lettrice, dato che era bibliotecario, e le clienti soddisfatte del suo lavoro, erano cominciate a fioccare tanto che, alle volte, non riusciva ad accontentarle tutte. Quello che guadagnava però serviva sempre per casa e non per lei, come aveva sperato perché c'era spesso qualcosa da pagare e si ricorreva alla sua borsa volentieri. Qualche volta lo faceva spontaneamente per evitare i rimproveri della madre se per caso diceva di non averne abbastanza per dare quelli richiesti.
Per quel trattamento poco materno non ricorreva neppure a suo padre per non infastidirlo. Era affezionatissima a lui e avrebbe fatto qualunque cosa pur di evitargli qualsiasi noia; era sicura che ricorrendo al padre avrebbe fatto sorgere liti tra marito e moglie con dispiaceri da entrambe le parti. Domenico non si accorgeva di questo stato di cose o faceva finta di non accorgersene, aveva un'aria sempre svagata e a casa ci stava poco. Impiegato presso la biblioteca comunale non pensava che ai suoi libri, li trattava con delicatezza, ne parlava come se fossero delle cose preziose. Non aveva assolutamente tempo e voglia per le beghe di famiglia. "Roba da donne" diceva e lasciava che se la sbrogliassero da sole. Carina aveva capito da tempo che non poteva sperare nel suo intervento per cambiare le cose e avere un po' più di giustizia e stava maturando, dentro di lei, l'idea di andare a vivere per conto suo.
"Ormai" pensava, "quasi tutti i giovani lo fanno: ad una certa età lasciano il nido dove sono cresciuti per spiccare il volo con i propri mezzi". Lo sentiva ripetere spesso alla televisione, lo leggeva sui giornali; ormai tutti avevano assimilato quelle idee e nessuno vi trovava nulla da ridire. Era un comportamento moderno al quale non si faceva più caso, anzi era accolto favorevolmente da certi genitori egoisti, perché li liberava dal fastidio di doversi occupare dei figli rendendosi paritempo liberi di disporre della propria vita come meglio credevano.
Si riprometteva di farlo anche lei appena possibile. Quell'abitudine di doversi accollare tutte o quasi tutte le spese di casa la spingevano in quella direzione con maggiore fretta, ma non riusciva a raccogliere la capace somma che le sarebbe occorsa per trasferirsi altrove, perché sembrava che i suoi guadagni fossero una fonte alla quale tutti potevano attingere impunemente e con diritto.
Sua madre era la prima a ricorrerci e sollecitava anche gli altri figli a farlo. La ragazza era arrivata ad un punto tale di esasperazione che non sopportava più quello stato di cose e spesse volte, malgrado ne avesse poca voglia, litigava aspramente con i fratelli che insistevano anche sgarbatamente tacciandola di avara.
Per amore della tranquillità ad un certo punto, si decideva a sborsare quanto le richiedevano rimanendo poi completamente all'asciutto.
Le lacrime che versava dopo quei diverbi non cancellavano il suo avvilimento e premevano sul desiderio di andarsene in cerca di tranquillità.
Avrebbe mai raggiunto tale possibilità? Per quanto rimuginasse quel pensiero di evasione, non poteva negare di sentirsi legata a quella casa e alla famiglia da solidissimi fili e rimandava ogni cosa a tempo più opportuno.
Sperava che il domani le fosse più propizio e lavorava con più accanimento per guadagnare di più. Per lasciare quella casa, ne aveva bisogno di un'altra con molta luce per il lavoro che svolgeva e dubitava di trovarne una con quei requisiti. Ancora non aveva iniziato a cercare e rimandava tutto al domani.
Prefazione del libro"Raccolta di racconti e leggende" e primo capitolo
Per leggere alcune poesie
Torna alla Home Page
 
 
Se desideri acquistare il libro e non lo trovi nella tua libreria puoi ordinarlo direttamente alla casa editrice.
Versa l'importo del prezzo di copertina sul Conto Corrente postale 22218200 intestato a Montedit, cas. post 68 - 20077 Melegnano (Mi). Indica nome dell'autore e titolo del libro nella "causale del versamento". Oppure spedisci assegno non trasferibile allo stesso indirizzo, indicando sempre la causale di versamento.
Si raccomanda di scrivere chiaramente in stampatello nome e indirizzo.
L'importo del prezzo di copertina comprende le spese di spedizione.
Per spedizione contrassegno aggravio di Lit. 7.000 per spese postali.
Per ordini superiori alle 50.000 lire sconto del 20%.
 
 
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it . Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori, cas.post. 68, 20077 MELEGNANO (Mi)». Allegate Lit. 3.000 in francobolli per contributo spese postali e di segreteria provvederemo a inoltrargliela.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2000 Il club degli autori Linda De Luca
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it

IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI

Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |

agg. 13 febbraio 2001