Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Francesca Di Nola
Con questo racconto ha vinto l'ottavo premio al concorso Concorso Letterario Angela Starace 2000 sezione narrativa
 
 
Nanninella la pazza
 
Ricordi infantili.
Ci sono volti, occhi, sorrisi che si imprimono nella memoria da bambini.
Questa è la storia della signora Anna conosciuta da tutti come "Nanninella la pazza".
Di lei ricordo il suo profumo e il profumo della sua casa.
Avevo all'incirca nove anni, mi recai con mio padre a casa di Nanninella, per dirimere delle questioni legate ad un'eredità: mio padre infatti era il suo curatore.
Salimmo le scale di un palazzo antico o molto più semplicemente vecchio.
L'umidità aveva corroso l'intonaco e molti scalini erano scardinati, i passamani consunti e scoloriti.
Fermi sulla soglia mio padre dette un ultimo sguardo alle sue pratiche poi bussammo il campanello.
Dopo qualche istante Nanninella spalancò la porta entusiasta. Non so se era più per lo stupore o per la paura di uno scappellato che non risi.
Una donna minuta, esile, sulla sessantina apparve sulla soglia sorridente abbigliata come per uno spettacolo teatrale di Charleston.
Un vestitino corto le sagomava la figura esile e aggraziata, le calze a rete le facevano intravedere le vene, alti tacchi a spillo le mascheravano la statura, una splendida fascia nera con una lunga piuma le cingeva il capo. I suoi occhi rigati da una matita nera erano incorniciati da lunghe ciglia finte, il cerone si incanalava fra le rughe, il pallore evidenziava un rossetto rosso fiammante e dulcis in fundo un neo alla Merilin Monroe disegnato per l'occasione.
"Entrate, accomodatevi, farò prima gli onori di casa perché vado molto fiera della mia reggia". E poi rivolta a me: "Tesoro chiudi la bocca, se la lasci così spalancata ti verranno presto le rughe". Sorrisi e lei mi strizzò l'occhio.
La seguimmo per tutte quelle stanze affascinati da tendaggi, stoffe preziose, mobili antichi e suppellettili di varie epoche. L'odore di vecchio cominciava a piacermi e la scia di Chanel che Nanninella lasciava sul suo percorso mi inebriava. La seguivo con attenzione, osservando tutto ciò che mi circondava.
Ad un tratto però mi accorsi che c'erano degli ortaggi contenuti in alcuni vasi per fiori: al centro tavola dei carciofi, sul comò delle zucchine, sulla servante delle melanzane e poi dei cavoletti qua e là sparsi su piccoli tavolini. "Ma" pensai.
Ma la curiosità si insinuò maldestra e irrefrenabile nel mio piccolo cervello innocente, e, noncurante di ciò di cui si parlava, irruppi: "Scusi signora, come mai ci sono dei carciofi nel vaso?". "Tesoro sono bellissimi non trovi? E che profumo che emanano, devo cambiare loro l'acqua di continuo altrimenti appassiranno!"
Mi strizzò l'occhio compiaciuta e io la ricambiai con grande intesa.
Ci accomodammo in salone: un divano di velluto rosso ci fu assegnato come sosta alla visita guidata. "Un attimo prego, vi porto il rinfresco, e poi parleremo d'affari".
Mio padre annuì e poi mi disse sottovoce: "Speriamo bene".
Nanninella rientrò dopo poco con diversi vassoi vuoti e ci invitava ad assaggiare e mangiare le pietanze, che secondo lei contenevano i piatti, le tazze tutte rigorosamente pregiate di purissima porcellana, risalenti a questa o quell'epoca così come ci illustrava. Io mi divertivo a fingere di mangiare solo per darle piacere.
Mio padre, sempre più perplesso, aveva accettato ben volentieri solo il "caffè", fingendo di berlo. Cominciarono a discorrere di faccende che non mi interessavano.
A poco a poco sprofondai nel divano e lentamente sgattaiolai via e a carponi me la svignai.
L'unica stanza, che non ci era stata mostrata, era quella che maggiormente esaltava la mia fantasia. Avrei voluto aprire la porta e sbirciare solo per un breve istante. "Un istante che sarà mai" pensai. Ma sul più bello mi sentii rimproverare: "Ah! furbetta sei curiosa non è vero?! Non mostro mai questa stanza agli ospiti, è la mia camera da letto, sai, ci sono le mie cose. Ma questa volta farò un'eccezione, mi viene voglia di vedere brillare i tuoi occhioni dallo stupore. Signori a voi:" "Wow". Esclamai.
Un'enorme letto a baldacchino con una coperta di seta bordeaux, una specchiera come quella della matrigna di Biancaneve, comodini stracolmi di medicine e un armadio enorme che lei aprì soddisfatta: c'erano vestiti di ogni specie per le più bizzarre occasioni, abiti del settecento, degli anni quaranta, cinquanta, vestiti da sera con strass d'oro e scarpe stranissime con perline e pietre incastonate. Un patrimonio!
"È il mio necessaire, mi piace cambiare d'abito più volte durante l'arco della giornata. E poi ho sempre ospiti che mi fanno reverenze".
In effetti era così le persone andavano a trovare Nanninella, a pranzare ai suoi rinfreschi, ai suoi buffet, a scattarle foto. Ma cos'è la pazzia se non una esasperazione della stravaganza?
Nanninella in fondo non faceva male a nessuno. Era un'artista con un passato da nobil donna, da ballerina e da cavallerizza del circo.
Osservavo le fotografie della sua gioventù. Una folta chioma nero corvino incorniciava un bel volto roseo ed occhi scuri e penetranti splendevano.
Era stata una bella donna ma la pazzia, sopraggiunta presto, aveva indubbiamente pregiudicato la sua bellezza, ma a me piaceva il suo modo di guardare, di sorridere, ma soprattutto di agitare il bocchino. Buttando il fumo verso l'alto movendo il capo con grazia e disinvoltura.
Ad un tratto si avvicinò ad un grammofono ed esclamò: "Gradirei voi foste ospiti di un mio piccolo spettacolo, in cambio solo pochi applausi". "In verità signora, noi dovremmo andare via". "No papà, io voglio restare, voglio vedere lo spettacolo". "Tesoro vieni con me, un regalo te lo devo per la tua infinita dolcezza".
Aprì un cassetto e ne trasse fuori una borsetta meravigliosa, argentata con delle pietre incastonate, e me la porse: "Questa è per te, da grande la indosserai e quando mi verrai a trovare, poi ti vestirò a seconda dell'occasione".
Accese il giradischi e incominciò una strana danza, e, danzando danzando, ci accompagnò alla porta senza dire una parola ce la chiuse in faccia.
Mio padre si mostrò dubbioso, ormai fuori, sentivamo Nanninella cantare a squarcia gola. Ce ne andammo ed ho tuttora quella borsa. Non so se mai la indosserò.
Anni dopo ci fu il suo funerale. La sua casa fu venduta all'asta e i suoi creditori si divisero la fortuna che conteneva.
Morì incipriata e truccata, indossando uno splendido vestito del settecento e così fu seppellita come su sua esplicita richiesta.
Non c'è tomba che io abbia visto con tanti fiori sempre freschi al cimitero.
Ogni tanto anche io le faccio un presente, le porto dei carciofi, li sistemo con cura nel vaso per non farli appassire, e le strizzo l'occhio.
 
 
 
Concorso Letterario Angela Starace 2000 sez. narrativa
Per leggere il racconto quarto classificato al concorso letterario Fonopoli 1999 sez. narrativa
 
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agg. 9 gennaio 2001