LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Carlo Bignami


Carlo Bignami, di origine emiliano-friulana, è nato a Roma (il 16 novembre 1938) dove ha lavorato - commesso in un negozio di giocattoli e questo la dice lunga riguardo la sua indole; analista chimico di vini all'università "La Sapienza"; magazziniere in un deposito di attrezzi e ricambi agricoli, infine dipendente nel pubblico impiego - e dove tuttora vive come pensionato silenzioso e paziente. Da non molto si diletta di Mosaico presso l' "Istituto Comprensivo Via Tiburtina Antica 25" e qui ha appreso i rudimenti e la tecnica compositiva.
Per divertimento e per gioco e come terapia psico-fisica e attività ludica frequenta la palestra "Sporting Club Delfino" nel suo quartiere.
Ora autore (dal 2000) esordiente, nuovo potenziale poeta autodidatta, che ha scritto e composto alcune raccolte di poesie ancora inedite:
2003 " Trentuno assurde poesie d'amore tardo",
2003 "A tutta voce il buffo cammino",
2004 "Busso alla porta",
2004 " Momenti lirici altri",
2004 " Tiepidi sogni" ,
2004 "Trovo nelle cose".

 
Carlo Bignami nel mese di febbraio 2006 ha pubblicato con Montedit "Poesie neglette" - Le assurde d'amore tardo - A tutta voce il buffo cammino - Collana I gigli (poesia) - 12x17 - pp. 68 - Euro 5,50 - ISBN 88-6037-075-2
 

Clicca qui per leggere la presentazione e alcune poesie tratte dal libro "Poesie neglette"
Quadri
 
 
 
Quadro I
 
 
Se il cuore sanguina
umore colore violetto
il rosso il cupo
e giù si tuffa in precipizio
per affogare
vuole certo nascondere
sentimenti non confessabili
che anticipano intensi propositi
storia di donna.
Storie di donne
che recitano ipocrite
vana virtù impossibile
venti densi schiumosi
che riflettono fragili
minuto dramma ed emozione
dramma su drammi
l'emozione sull'emozioni
l'esistenziale.
Valori scomparsi inghiottiti
nell'incertezza disumana
destino del futuro
dell'incognita.
Immagini di dolore le immagini
di sofferenza non voluta
di ricordi impossibili.
Tu guardi in alto
guardi in cielo turbata
disperata sei
creatura fragile.
E sei protesa pallida
t'affoghi all'infinito
a quello che non vedi fuori
fuori di te lontano
che di te è più grande
creata.
E' l'impatto col cielo
è lo scontro con il reale
è quell'animus deviato fanciullo
che si fa donna
e verso l'altro animus
deviato a femmina.
Forse tentata
imprechi e gridi
con bocca turbamento
disperata con labbro
che vuole l'impeto
di caldi baci profumati
come te non da te diversi.
Sensualità saffica
la tua ricerca
e saffica è la risposta
che vuoi non altra
e gettarti su roccia candida.
Quella la luce
che obliqua dall'alto
penetra bianca e fredda
sul viso teso
il collo lungo cigno
quel seno gonfio turgido
così candido disperato
e non accarezzato
abbraccia e stringe
soffoca il grido ch'è smarrito
straziato
appello il desiderio
è luce che ti salva
ti rende donna vera donna
è l'estasi.

 
 
Quadro II
 
 
Sento che tu ritorni
euforica al grembo materno
attratta da fetali
felici acque.
Sei navigante pellegrina
la creatura che sorride
al vagito che dà la vita
che dà l'afflato
aria del cielo
infine terra
brumosa e accogliente
viaggio di lento ritorno edenico
fonte di primeva felicità
fecondità d'amore.
E donna innamorata
si dà donando
polvere profumata
rimossa
da penici raggi vitali
consolatori.
Canna che ondulante
su cerniera mobile
che guardi
sopra te ansiosa
cardine dello sguardo
rosso divino il giallo
liberatore scuro
che t'appiattisce
sopra un mare di pratoline
basse sempre feconde
la vita scorre.

 
 
Quadro III
 
 
T'offri spontanea
e spudorata pure
ma sei racchiusa
attorcigliata
immersa tra colori
che ai timidi piacciono.
La figura allettante misogina
e che poi chi sa che promette
distante
incapsulata introversa femmina
bambina.
Quei chiaroscuri
che dominano di colore
il mondo di giallo di rosso
non i migliori
che imprigionano
il pensiero felice
degli asettici amplessi.
Ti presti e ti neghi a tormento
ma sei tu che ci perdi
perché sei cripta bianca
e dell'amore poco doni
anche poco ricevi
ci rimetti congegno
di scatole cinesi
matriosca dell'affetto
dell'anima tormento
pulsione carcerata
di luci spente
calori dei bagliori.
Tutto ti comprime ti schiaccia
chiusa sei in cuore puro
che non sa reprimere
l'urlo dell'amplesso candido.
Se puoi liberati
accorata umile preghiera
non sei pubblicità
rimani scatola dischiusa.

 
 
Quadro IV
 
 
Sai di sabbia salata
che sbattuta cullata
dall'onda ch'emoziona
e l'ingegno attrae
a vedere pensare
sentire.
Sei grigia
come la luce
che t'illumina
amica del biancore
epidermide che ti graffia
e soffia fresco alito.
Le carezze non ti consolano
baci non possono scioglierti
il tuo seno turgido piange
e ride rimane privo d'amplesso
e senza bacio clandestino.
Che distanza che freddo
la luce non riscalda
non sono quei raggi solari
a colorare il nulla
del corpo tuo tenero.
E' la fantasia
movimento elegante
della modella da sfilata
su spiaggia passerella
che offre la nudità
gagliarda.
E niente spettatori
e frigidi pensieri
più che gelide fredde dune
nel deserto in nottata
di stelle millenni lontane.
Sei colore che graffia
gradita
ai boccabuona
hai la tua semplice figura
e ch'è dono per il mondo.
Come scotta la sabbia
ai tuoi bei soli argentei.
 

AVE
 
I
 
Busso alla porta
non è la mia porta
devo continuare a camminare
per giungere al nulla
perché non vuoi vedere
i miei pensieri come lacrime.
 
Lungo estenuante viaggio
percorso a fatica
senza una traccia
nel solco del tuo cuore.
 
Non più vicino d'uno sguardo
arduo a sostenersi fisso
un grido attraversa impietoso
la nebbia fitta nella luce.
 
Busso alla porta
è la tua porta
chiusa come occhi
bassi afflitti da colpa.
 

II
 
Li hai sepolti tu falsa giuliva
quei miei tiepidi sogni
tu fredda lama
arsa profonda affilata che tagli
sottile la verde speranza
in corpo di luce smeraldo
solo ora zolle secche.
 
Addormentata dal soffio del sonno
schiaffeggi vitrea
volto e arruffati stinti capelli
argento vivo
d'una stagione non più tutta d'oro.
 
Vento di bosco bruno
ocra seccato
sbuffa un profumo
calmo serio e placido
rumore sciocco
e vibra come cetra
il suono querulo
si calma il tumulto del canto
cosparso triste d'odorosa pena
e tutt'intorno
e nel cuore ora è il nulla.
 
Quasi giallo sereno sole
latte schiarita luna
tenere piume
fermatevi dimentiche
dolente fumo vi avvolge allegretto.
 
Limo posato sull'anima candida
cerosa consistenza
lenta irrequieta pace
rossa nel seno
sento la calda acre bevanda fluida.
 

 
III
 
Mattutino è l'amplesso a sera porta
la forza nutre risveglio precoce
il cuore lì teso ai lontani sogni
alle speranze ventaglio spiegato
 
e mela verde acerbo il frutto amaro
appetitoso il morso senza fine
annuvolato teso se lontano
bel si prospetta senza fede il giorno.
 
Perché gradito non è il nero vaso
pieno di scuri fioriti sereni
respinto viene da sfregio che teme.
 
E si fa notte attenta dietro l'antro
dentro setose coltri e poi l'attesa
chiuso l'abbraccio del sonoro canto.
 
 

 
IV
 
Mi guardo
non più mi riconosco
come cimitero gotico
sovraffollato
e recessi sovrapposti
di sfascia carrozze
carcasse fredde
metalliche lamierate armi
alito a immenso palpabile
delle corsie mediche
di città caligine
fosca fanghiglia evaporata
di piccole colline vedette
in fetido fermento
e vinacce di prostituzione
non solo dei corpi
delinquenza della cultura
demenza della morale
che hanno per letto le fogne
di cloache il cuscino
ricorso ai colori a catena
che sanno la misura
che prevede
che svela
dura lapide stele di Rosetta.
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it Se l'autore ha una casella Email gliela inoltreremo. Se non ha la casella email te lo comunicheremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera indirizzata a «Il Club degli autori, Cas. Post. 68, 20077 MELEGNANO (MI)» contenente una busta con indicato il nome dell'autore con il quale vuoi comunicare e due francobolli per spedizione Prioritaria. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
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©2005-2006 Il club degli autori, Carlo Bignami
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
 
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit

 

 
 

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Agg. 22-02-2006