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Antonio Amenta

 
Ha trentatré anni, vive e risiede a Caltanissetta, è un dipendente bancario, con la particolare passione per la narrativa e la poesia.
Ha coltivato in particolare l'interesse per la letteratura romantica russa, francese ed italiana della fine del 1800 e gli inizi del 1900. Principali sue letture sono i romanzi e poesie degli autori di quel periodo.
Dopo alcuni anni di silenzio, ha partecipato già dall'anno scorso al concorso letterario indetto da "Parole di Carta" con pubblicazione del suo racconto sul sito Internet. Quest'anno ha partecipato al altri concorsi a livello locale, non ché ai premi letterari "M. Yourcenar" ed "A. Starace".
Per leggere l'opera 9° classifica al concorso Age Bassi 2001
Per leggere l'opera 10° classificata al concorso Angela Starace 2001 sez. narrativa
 
 
La Canzone delle gesta di Riccardo
 
Le prime luci dell'alba segnano, l'inizio delle gesta epiche del giovane Riccardo, paladino nostrano, dal nome glorioso e dal cuor di leone, custode di un'antica tradizione di fede e di valori. Egli, come ogni giorno, dopo i preparativi quotidiani, si cinge nella propria armatura, a volte particolarmente pesante, pronto a lanciarsi verso la pugna. Ogni mattina, egli trova ad attenderlo, il proprio destriero, fido compagno d'armi, pronto a sopportare interminabili minuti di coda insieme ad altri cavalli e cavalieri, tutti in fila, allineati e rassegnati ad aspettare che si avanzi di qualche metro, ciascuno verso i rispettivi campi di battaglia.
L'armatura e la corazza lucenti e firmate dai migliori stilisti dell'epoca, sono d'obbligo sul terreno di battaglia, e così il prode cavaliere, ha dovuto impegnare parte della propria misera paga da soldato "dipendente" al fine di attrezzarsi. La spada ben ripulita ed affilata è pronta ad affrontare ogni sorta di nemico, l'unico problema è che non si riesce più a distinguerli bene questi nemici, poiché sembrano non combattere più per fede, valori, colori ed ideali, ma per qual cos'altro. Così un vero paladino deve oggi fare dei veri e propri corsi ed effettuare un'acuta disamina dei nemici, per conoscere le strategie di approccio al mercato, (anzi scusate al campo di battaglia), per conoscere come altri cavalieri concorrenti, cercano di conquistare i denari dei poveri abitanti dei villaggi, oggi riunificati in uno soltanto detto "globale".
Riccardo, ogni giorni di più, teme di non combatter più per gli ideali della cavalleria ma come dicono i mercanti di stoffe,
per qualcosa di più concreto. Ma allora si domanda il giovane, forte e valoroso paladino, "Vale la pena di morire per tutto ciò?". "E chi ha detto che bisogna morire?", rispondono in coro i mercanti di stoffe, tutti intenti nei loro quotidiani traffici, "oggi basta, semplicemente, adattarsi, competere, trasformarsi, con la necessaria flessibilità".
Riccardo, come tutti i cavalieri uomo di cuore, d'istinto e d'intelligenza, chissà perché, purtroppo non ama, i discorsi dei mercanti di stoffe ch'egli ha promesso di proteggere ed ogni giorni, trova la propria armatura sempre più pesante ed inadatta alla propria immagine.
La sera, sfinito, dopo un'intensa giornata di tornei e duelli, sempre in groppa al proprio fido destriero, (che qualcuno ha suggerito, di cambiare con uno più potente, grazie alla formula magica degli interessi zero), egli si chiude tra le mura del proprio castello e cerca d'immaginarsi come sarà nel prossimo futuro. Un castello tutto suo e sin qui niente di male, una bella famiglia e perché no, l'unica nota stonata, il servizio ch'egli ormai prestava da lunghi anni presso la compagnia dei mercanti, bisognosi della protezione dei cavalieri, per la sicurezza dei loro commerci.
L'inquietudine di Riccardo, cresceva di giorno in giorno, i mercanti infatti, pretendevano dai giovani cavalieri, tagli sulle loro paghe appellandosi alla notoria sobrietà di costumi dei paladini, ma quel che è peggio l'obbligo di partecipare anche loro in maniera attiva agli affari quotidiani. Sembrava a Riccardo di non proteggere più degli uomini ma bensì delle mercanzie, il suo unico scopo era divenuto contribuire alla crescita della ricchezza dei mercanti, non ha importanza a scapito di chi o come, ciò che importava era il fine ultimo di tutto ciò. A quel punto si rendeva necessario prendere una decisione, tutto questo non rientrava più nel vecchio codice dei cavalieri. Quest'ultimo orgogliosamente portato avanti dai propri avi sembrava non aver più significato agli occhi dei mercanti. Quel giorno Riccardo chiese ed ottenne udienza presso il gran consigliere dell'ordine Messer Ubaldo, il quale intento a contare il proprio denaro ed a verificare le ultime statistiche delle vendite prese la parola, con l'intento di convertire subito il giovane cavaliere disse: "Cosa sono le voci che mi giungono, giovane Riccardo, volete dunque lasciare la compagnia dei mercanti, per andare a difendere quei contadini straccione e plebei, la vostra paga forse non vi basta?, parlate vi prego".
"Messer Ubaldo, non discuto dei benefici goduti in questi anni, ma di ciò che noi facciamo e che oggi più che mai non mi sembra coerente, attraverso mio padre e prima ancora mio nonno, mi è stato tramandato un antico codice di comportamento, che predicava l'aiuto ed il soccorso a deboli ed indifesi, l'uso delle armi contro ogni iniquità, ed invece ogni giorno mi tocca far di conto ed inventariare ricchezza".
Messer Ubaldo guardò il giovane con sguardo ottuso e disse: "Bene volete aumentata la paga, lo concedo, poiché siete un giovane valido nei confronti del quale la nostra compagnia ha investito molto".
Il giovane Riccardo scrollò la testa, tirò fuori tutto il coraggio necessario e disse: "Addio Messer Ubaldo, da oggi non sono più un vostro cavaliere".
"Ve ne pentirete", disse il gran consigliere, ma Riccardo era già lontano, con la mente ad un piccolo appezzamento di terra, sito in una delle fertili colline sovrastanti la città.
Per il giovane cavaliere inizia oggi, un vero e proprio cammino di ritorno verso qualcosa di vero ed autentico. Ancora oggi, quando qualche viandante passa da quelle parti, potrà trovarlo intento a coltivare un meraviglioso frutteto intorno ad una piccola ma accogliente casetta ed insieme a lui una moglie e tante gioiose voci di bambini. Bentornato alla vita Riccardo.
?".
 
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agg. 11 gennaio 2002