Emanuele Sana
CENTRALITÀ DELLA BLACK CONSCIOUSNESS nel cammino verso UN SUDAFRICA DEMOCRATICO*
- 1. Radici storiche
- Gli anni '90 hanno segnato l'inizio in Sudafrica di un periodo di transizione dal regime dell'apartheid a una democrazia piena e multirazziale. Studi importanti si sono moltiplicati per cercare di dare una spiegazione alla svolta compiutasi nel 1994 con le prime elezioni democratiche, e per indicare probabili scenari futuri. 1
- L'emozione suscitata nel mondo dalla liberazione di Nelson Mandela e il ruolo dominante avuto dall'African National Congress (ANC) nei negoziati con il National Party (NP) (Worden: 1995, 134 ss.; Mandela: 1997, 609 ss.) ha finito con l'oscurare il contributo alla lotta di liberazione di alcuni movimenti dall'esistenza politica effimera, ma portatori di messaggi incisivi e originali.
- Sembra utile tracciare ora una valutazione a posteriori del significato politico e sociale - ma soprattutto culturale - della filosofia della Black Consciousness, elaborata sul finire degli anni '60 da giovani studenti di colore, instancabili nel cercare di imporne il messaggio e nel dare un senso pratico ai principi che ne costituivano fondamento.
- La Black Consciousness affondava le proprie radici nelle tradizioni e nella cultura della popolazione africana: rappresentava una reazione alla colonizzazione bianca e il risultato logico e naturale della lotta di liberazione della prima metà del Novecento. In tal senso, una comprensione del movimento risulterebbe impossibile se non lo si inquadrasse in un contesto più ampio, dal punto di vista storico-ideologico e politico. In una prospettiva di breve periodo, tuttavia, le origini immediate della giovane filosofia vanno fatte risalire a due momenti decisivi nella storia del Sudafrica: il Bantu Education Act del 1953 e il massacro di Sharpeville del 1960. Uniti alla tradizione di lotta e alle rivendicazioni del passato, essi costituirono il background culturale e, insieme, il bersaglio prioritario degli studenti che fecero propri i valori della Black Consciousness.
- Il Bantu Education Act rappresentò un passo significativo nello sviluppo dell'apartheid nel senso più pieno del termine, vale a dire di "sviluppo separato". 2 L'imposizione di corsi "mirati", obbligatori per ragazzi di colore, e la creazione di istituti differenziati etnicamente contribuirono ad allontanare dal regime giovani neri e di lingua inglese durante gli anni '50 e '60, e a isolare gli studenti di colore dai principali centri di attività politica del paese. Dopo l'entrata in vigore del Promotion of Bantu Self-Governing Act (1959) che istituiva i bantustan, e subentrato al terrore provocato dai giorni di Sharpeville un clima di tranquillità colmo di tensione, molti tra i leader di colore, ma soprattutto studenti che risentivano concretamente di tale situazione, si resero conto che il principale ostacolo all'emancipazione della popolazione nera era dato dal sistema educativo in vigore sul quale, da sempre, la minoranza al potere e le lobbies economiche avevano puntato al fine di formare una manodopera docile e a basso costo e per soffocare lo spirito di ribellione della comunità africana. Si moltiplicarono così organizzazioni studentesche nelle quali potè maturare una convinzione nelle proprie forze e un atteggiamento di sfida che divenne sempre più radicale e militante e che nel 1969 culminò nella fondazione della South African Students' Organisation (SASO), culla della filosofia della Black Consciousness.
- Il risultato di tali provvedimenti legislativi si rivelò, quindi, opposto alle previsioni di Pretoria. L'emergere di una rinnovata coscienza politico-rivoluzionaria trovò impreparato il regime: il problematico superamento delle inevitabili indecisioni operative da parte delle autorità governative e scolastiche 3 giocò a favore di un iniziale radicamento del Black Consciousness Movement (BCM) nella comunità nera. In un recente studio, Salem Badat fa notare che
- It was surprising that the challenge came from where it did. The black racial and ethnic higher educational institutions were not designed to produce dissidents. They had been charged with the responsibility of intellectually and politically winning students to the separate development project and generating the administrative corps for the separate development bureaucracies. That, after all, was the purpose of the strict ideological control of the black institutions, their domination by Afrikaner nationalists and the repressive controls on students (Badat: 1999, 77-78).
- L'aggregazione di studenti su basi razziali, lontana da influenze multirazziali, favorì invece pressioni nazionaliste e l'emergere di una vigorosa consapevolezza nera e di un grande spirito di resistenza. Come reazione contraria alla politica di governo, da allora molti leader neri insistettero non più sull'etnicità ma sul colore della pelle o sulla condizione sociale e psicologica dell'individuo, creando le premesse per l'affermazione del BCM.
- Influenzata da nuove idee rivoluzionarie provenienti dal continente africano e da oltre oceano, e rinvigorita dalle esperienze quotidiane vissute dai suoi sostenitori, la Black Consciousness si caratterizzò per una interpretazione originale e alternativa delle tensioni sociali e razziali che permeavano la nazione sudafricana. Con la nuova filosofia, il discorso si spostò da argomentazioni oggettive - e pseudo-scientifiche - sulle miserie e le gerarchie umane, che facevano largo uso di termini abusati nell'Ottocento e nei primi del Novecento come nazione, razza ed etnia, a conclusioni più soggettive ed etiche, proponendo convincenti chiavi di lettura dal significato più vasto e profondo: elaborati da giovani correnti mondiali, come il nazionalismo culturale, il Black Power e la Négritude, termini quali "umanità", "dominazione culturale" e "oppressione psicologica" trovarono terreno fertile sul suolo sudafricano dove le tematiche razziali mettevano in ombra teorie politico-economiche di stampo classico che altrove paralizzavano i due blocchi politico-ideologici contrapposti.
- 2. Obiettivi e la nuova definizione di "black"
- Sospinta da venti di novità provenienti da tutto il mondo, in un decennio intellettualmente rigoglioso come furono gli anni '60, 4 la Black Consciousness venne definita come "an attitude of mind, a way of life in which the blackman saw himself as self-defined and not as defined by others" (SASO Policy Manifesto, 1971). Steve Biko, leader indiscusso del movimento, era convinto che l'oppressione fosse un problema psicologico, prima che economico o politico. Per la popolazione nera il più grande ostacolo alla realizzazione delle proprie aspirazioni era dato dal senso di inferiorità inculcato attraverso secoli d'imperialismo culturale di matrice europea. Pertanto, l'uomo di colore avrebbe dovuto creare, per sé e per la propria comunità, una nuova e convincente identità che fosse in grado di liberarlo da atteggiamenti timorosi e servili interiorizzati inconsciamente.
- Utilizzando slogan dalla comprensione immediata, come "Black man you are on your own" e "Black is beautiful", il BCM rifiutò sin dal principio un approccio conflittuale al problema sociale, nella convinzione, nelle parole di Biko, che "where there is violence, there is messiness. Violence brings too many residues of hate into the reconstruction period" (Biko: 1987, 83). Nei giovani studenti degli anni '70, che non avevano assistito a molte ingiustizie del passato, v'era la speranza insopprimibile che "the white man anyway [was] going to eventually accept the inevitable" (Biko: 1987, 136). Da questa impostazione iniziale risultavano chiari gli intenti pacifici del movimento, sebbene i successivi sviluppi e le inevitabili devianze personalistiche abbiano messo in dubbio tale aspetto5. Se si considera il clima politico e sociale che seguì ai disordini di Sharpeville, di fatto sterile e incapace di rinnovarsi per il giro di vite compiuto dal regime, il BCM ebbe il merito di persistere nella ricerca di una via pacifica per risolvere il conflitto razziale, quando, al contrario, sia il Pan-Africanist Congress (PAC) che l'ANC avevano abbandonato le attività legali, mostrando una chiara inclinazione verso un programma paramilitare e sovversivo6. Quando Mandela affermava che "fifty years of non-violent struggle had brought the African people nothing but more and more repressive legislation" (Motlhabi: 1981, 131), mostrava una frustrazione comune a molti leader dell'opposizione nera, sentimento che avrebbe potuto far precipitare il Sudafrica in una spirale di violenza incontrollabile. Creando un'organizzazione legale ed evitando lo scontro-confronto con lo Stato, il BCM pose un freno temporaneo alle tensioni, creando i presupposti per una futura e incisiva strategia politica. 7
- Tale approccio conteneva in sé l'obiettivo finale cui la filosofia tendeva: la realizzazione di una società libera e democratica, opposta concettualmente a quella prospettata dalla tradizione multirazziale della Freedom Charter e dai bianchi liberal. Si trattava di un passaggio critico, elaborato dallo stesso Biko:
- Each group must be able to attain its style of existence without encroaching on or being thwarted by another. Out of this mutual respect for each other and complete freedom of self-determination there will obviously arise a genuine fusion of the life-styles of the various groups. This is true integration (Biko: 1987, 21). 8
- La prematura scomparsa di Biko, che fu senz'altro custode del vero messaggio del BCM9, impedì una comprensione piena di tale aspetto. La debolezza dell'intera filosofia risiedeva proprio nel non aver saputo affrontare il problema di quando sarebbe giunto il momento dell'integrazione, e in che modo ciò fosse possibile. I leader del movimento cercarono di liquidare la questione affermando che il problema della gente di colore era prima di tutto psicologico e che la liberazione costituiva un aspetto "secondario", legato alla soluzione di esso. La nebulosità di tale concezione produsse i suoi gravi effetti sulla fase di transizione dalla morte di Biko agli anni '80, durante la quale la filosofia si frantumò in un numero incalcolabile di variazioni e interpretazioni, tutte incentrate su valutazioni personali del messaggio lasciato in sospeso dai primi leader del BCM, e cioè se fosse giunto, o meno, il momento di guardare alla minoranza bianca per realizzare il sogno di una società armonica. Ciò che nei primi anni '70 fu, in definitiva, una filosofia razziale dal significato e dagli obiettivi etici e sociali, nel decennio successivo, sotto i colpi di una repressione sempre più brutale, divenne uno strumento di lotta politica e, al tempo stesso, un efficace sostegno a teorie separatiste e razziste, ben lontane dall'originale messaggio conciliatorio e pacifico del BCM.
- Il BCM, comunque, produsse i suoi maggiori sforzi, e raggiunse i risultati più interessanti, nella prima fase della lotta di liberazione, quella della riscoperta di una nuova immagine da parte della popolazione di colore. Ed è opportuno quindi volgere la nostra attenzione a tale aspetto, prima di valutare tout court l'eredità lasciata dal BCM al Sudafrica di oggi.
- La SASO e le altre organizzazioni legate al BCM si presentarono da subito come going-it-alone movements. Tale scelta si tradusse in un studio critico della storia della comunità nera e in un dettagliato programma di self-pride e self-esteem. 10 Il primo passo fu costruire una nuova dignità black, antitetica all'immagine che i bianchi avevano dell'africano, poiché "we can only generate a response from white society when we as blacks speak with a definite voice and say what we want" (Biko: 1987, 13). L'obiettivo non era di per sé rivoluzionario, poiché il motivo della grande ingiustizia in Sudafrica non erano i bianchi in sé, ma il razzismo da cui essi erano affetti. Trattandosi di un concetto negativo, esso andava eliminato in un confronto tesi-antitesi di ispirazione hegeliana, contrapponendogli una forza maggiore che poteva nascere soltanto da una solida armonia tra i non-bianchi. La lettura di diversi teorici della liberazione, unita a un'acuta analisi dei sentimenti della gente comune, aveva insegnato al giovane gruppo di studenti che il processo di liberazione si svolge e si conclude con la partecipazione dei dominatori perché la loro esclusione avrebbe significato ripetere errori già commessi, trasformando i colonizzatori in colonizzati e viceversa. V'è una frase di Paulo Freire che sintetizza efficacemente tale pensiero e in cui si può rileggere il cuore della giovane filosofia: "la lotta ha senso solo quando gli oppressi, cercando di recuperare la loro umanità [...] divengono restauratori dell'umanità degli uni e degli altri. Ecco il grande compito umanista e storico degli oppressi: liberare se stessi e i loro oppressori" (Freire: 1980, 49).
- Il BCM proponeva quindi un confronto tra due aree di idee e non lo scontro, anche fisico, da cui emergesse una sola forza. Questo il motivo per cui, in una fase iniziale, i bianchi furono esclusi da qualsiasi considerazione nel programma dei vari movimenti della Black Consciousness. 11 La rieducazione doveva interessare soprattutto i neri, perché, ricordava ancora Freire, "i soggetti [della nuova pedagogia] devono essere gli oppressi che si sappiano oppressi o comincino a sapersi tali criticamente" (Freire: 1980, 60). Prendere coscienza significava innanzitutto non accettare passivamente la situazione ma analizzarla sulla base di nuovi parametri, che non fossero più quelli della razza, poiché "any move that tends to divide the student population into separate laagers on the basis of colour seems an agreement with apartheid" (SASO Communiqué, luglio 1969, in Karis, Carter: 1971-77, III, 460-61). La nuova analisi critica avrebbe permesso di individuare i tre principali ostacoli all'affermazione della tradizione e dello spirito black. Innanzitutto, la gente di colore a contatto con ingiustizie quotidiane era portata, inconsciamente, a interiorizzare tali situazioni e a considerare la soggettiva interpretazione delle sue capacità da parte dell'uomo bianco come un inconfutabile dato di fatto.
- In secondo luogo, le tradizioni e la cultura dei propri avi erano state sradicate dall'istruzione impartita dalle scuole missionarie. Non solo, il lavaggio del cervello era talmente insistente che, sin dalla tenera età, l'africano si vergognava di non far parte del mondo civile ed era spinto a dimenticare ben presto le proprie radici e a maturare un sincero rancore verso la propria comunità. 12 La National Union of South African Students (NUSAS), l'unica organizzazione studentesca che negli anni '60 aveva dato voce al disagio giovanile nero, ebbe un ruolo decisivo nella maturazione di tale convinzione tra i fondatori del BCM. 13 La rottura dei rapporti interfamiliari si completava, poi, con l'intolleranza dei genitori verso i propri figli, considerati alla stregua di "prodotti" del governo bianco e "kaffirs in the making".
- Infine, l'intera storia del Sudafrica era sempre stata analizzata da un punto di vista "bianco". Polemicamente Biko affemava che per le nuove generazioni il passato era vuoto. Andava quindi riempito perché, partendo dal fondamentale accento posto dal BCM sulla storia e sulle tradizioni, "a people without a positive history is like a vehicle without an engine" (Biko: 1987, 29).
- Le nuove tematiche provenienti da oltre oceano si inserirono alla perfezione in questo discorso, sviluppando e completando un'ideologia che mostrava un'originalità indiscussa, ma necessitava di altri elementi che le permettessero di superare i fallimenti di programmi storici, quali l'Africanism e la Freedom Charter. Trasferito al Sudafrica attraverso libri e riviste americane, il termine "black" nel suo nuovo significato di "status-more-than-colour" trovò largo seguito tra i giovani della SASO.
- Respinta dai leader africanisti come "fantastic dream", la nuova definizione di "black" intesa come l'insieme di tutti gli oppressi a prescindere da tratti etnici o fisici, fu adottata dal BCM poiché "adopting a collective, positive outlook leads to the creation of a broader base which may be useful in time. It helps us to recognize the fact that we have one common enemy". 14
- Il BCM fu accusato sin dall'inizio di razzismo alla rovescia. Prevedibili furono le critiche da parte dei bianchi liberal e dell'ANC. I primi, esclusi dal BCM da qualsiasi ruolo nella lotta di liberazione della popolazione nera, accusavano il nuovo movimento di ipocrisia, in quanto proclamava di respingere il concetto di razza e, allo stesso tempo, ne faceva la base di un programma di rinascita del colore nero a spese della popolazione bianca. Il gruppo della Freedom Charter, da sempre attestato su posizioni multirazziali, temeva invece i pericolosi sfoghi nazionalistici che il BCM potenzialmente portava con sé:
- At this stage, while we must accept the revolutionary interpretation of Black Consciousness, we must at the same time, guard against and oppose, any manifestation of reactionary nationalistic or chauvinistic tendencies that may arise in the future (A.Nzo, cit. in Fatton: 1986, 76).
- In una prima fase l'approccio ai problemi del Sudafrica da parte del BCM non lasciava dubbi sull'importanza attribuita alla razza: un esponente del movimento affermò che "race is important, it matters very much. This is what Black Consciousness is all about" (Black Review 1974-75). Il progressivo allontanamento da questa concezione razziale si ebbe presto con la coniazione del termine "non-white" che rivelava un'interpretazione etico-classista della società sudafricana. Lo schieramento in fronti contrapposti su base razziale rappresentò una scelta tattica, temporanea e dalle finalità squisitamente difensive. Superando la rigidità degli approcci monorazziali e multirazziali del passato, il BCM interpretò la lotta di liberazione come un processo mutevole e non statico. In sintesi: "the situation of oppression tactically required racial unity and exclusivity as a basis for opposition, but this tactical necessity did not imply any fixed racial division after liberation" (Marx: 1992, 45). 15
- 3. Organizzazione del BCM e confronto con i partiti politici tradizionali
- La ricerca di un "middle ground between the exclusiveness of the PAC and the inclusiveness of the ANC" (Marx: 1992, 51) rappresentava il superamento degli antagonismi del passato che avevano diviso la comunità nera. Con riferimento alla lotta di liberazione, tale scelta fu di enorme importanza poiché ampliò il fronte dell'opposizione, promuovendo la solidarietà tra tutti gli oppressi come base per lo scontro con il potere bianco. 16 Ispiratosi alla people's war teorizzata da Mao nella Cina comunista, molto influente tra i primi leader, il BCM cercò di dare al proprio programma di solidarietà e mobilitazione nazionale un significato assoluto rifiutando qualsiasi gerarchia, non solo imposta da istituzioni come lo Stato e le chiese europee, ma anche generata dall'interno dello stesso movimento. Aspetti fondamentali delle organizzazioni del BCM furono l'assenza di cariche inamovibili e la concezione rotatoria della figura dei leader. Incontri pubblici e privati, programmi di solidarietà, capillare rete organizzativa furono considerati una priorità nella lotta di liberazione. Da tale punto di vista, va riconosciuto che il BCM, "more than any other group, was a people-oriented movement which gave priority to community liberation rather than personal success" (Fatton: 1986, 86). La rivolta di Soweto del 1976 e chi ne colse i benefici furono figli di tale concezione.
- L'influenza del BCM su Soweto e, quindi, sullo scontro sociale degli anni '80, negata da studi tradizionali dedicati alla rivolta del '76 (Hirson: 1979; Brooks, Brickhill: 1980), fu innegabile ed è attestata da alcuni elementi di giudizio. In primo luogo, i giovani neri che lottarono in quei mesi appartenevano a una nuova generazione di combattenti, "brave, hostile and aggressive" (Mandela: 1997, 576), dotati di una elevata coscienza politica e di una solida consapevolezza dei propri diritti. Questo nuovo modo di sfidare il regime fu il risultato delle campagne di self-reliance e dei programmi di self-help organizzati dal BCM, durante i quali molti giovani di colore
- attained total psychological liberation and realised the meaning of being agents in history. [...] Working in an environment that focussed on people as important in their own right also created opportunities for the emergence of a new professionalism - a person-centred approach. This approach affected most of those involved and forged a sense of commitment to and respect for people beyond their usefulness in a material or political sense (Pityana: 1992 173-74).
- I Black Community Programmes (BCP), 17 attività di sostegno alla comunità nera, furono determinanti nel riavvicinare i giovani ai propri genitori, dopo un periodo nel quale i provvedimenti razziali e il terrore di Sharpeville avevano generato una spaccatura generazionale tra gli studenti, definiti "kaffirs-in-the-making", e i padri, che avevano combattutto tra le file di ANC e PAC:
- While the 1976 uprising had clearly given many older Africans a new respect for the courage and dedication of youth, the crushing of the revolt had also brought home to younger people the necessity of forging cooperative relationships with older leaders who were capable of drawing vital adult constituencies - workers, parents, consummers - into united action (Karis, Gerhart: 1997, 121).
- Tale aspetto fu di notevole importanza poiché, dalla nascita del BCM e per tutti gli anni '80, gli studenti organizzati e, più in generale, i giovani di colore, divennero un elemento irrinunciabile della politica in Sudafrica, e un settore vitale nella lotta di liberazione. Inoltre, formando culturalmente e psicologicamente le più giovani generazioni, il BCM diede un contributo fondamentale alla mobilitazione di PAC e ANC all'estero e, poi, in patria, poiché la fuga in esilio di attivisti dopo Soweto andava a riempire un vuoto nel programma operativo delle organizzazioni tradizionali.
- Dopo anni di divisioni, il fronte di liberazione tornava a riorganizzarsi e ad assumere un carattere di massa. L'incontro tra l'esperienza del BCM, "[which], in concentrating on psychological liberation, saw its role as complementing that of the ANC and PAC" (Badat: 1999, 158), e i movimenti politici in esilio, creò una miscela perfetta dalla quale era destinata a nascere la più grande minaccia al regime dell'apartheid. La fine della politica del NP fu, poi, accelerata dal modo in cui fu gestito il caso Biko.
- 4. Biko
- Biko fu in prima linea nel negare l'etichetta di terza via attribuita al BCM. L'eredità lasciata dalle precedenti organizzazioni era considerata alla stregua di materia prima, da modellare fino alla creazione di una nuova forma di pensiero. La filosofia del BCM rappresentò quindi il risultato di questo processo dialettico, di "taglia e cuci" sul pensiero di lotta del passato ed è naturale che apparisse come la sintesi ottimale dei principi politici fondamentali delle maggiori organizzazioni nere messe fuori legge, l'ANC e il PAC.
- Biko rappresentò in quegli anni l'unico leader che, per carisma e portata del messaggio, potesse riunificare i movimenti di liberazione. Al tempo stesso, Biko rappresentò l'unico portavoce della comunità black con cui il regime potesse discutere. Fu un gravissimo errore di Pretoria non aver capito che i principi radicali ma pacifici avanzati dal leader della SASO offrivano al regime la possibilità di uscire dall'impasse interna e dall'imbarazzo internazionale, evitando l'ennesima manifestazione di violenza cui si assistette negli anni '80. L'assassinio del maggior leader dell'opposizione ancora legale cancellò i residui di credibilità che il Sudafrica vantava sulla scena mondiale. La morte di Biko suscitò un enorme sdegno internazionale e diede impulso a grandi discussioni sui crimini compiuti in Sudafrica. Fu sempre più evidente che, dopo il 1977, Biko, in quanto martire per un ideale e simbolo di un modo di affrontare le ingiustizie, era divenuto un grande problema per il regime, forse più di quanto lo fosse stato da vivo. 18
- Biko non cercava la violenza, poiché essa avrebbe significato la fine del sogno di un Sudafrica multirazziale e democratico. Ma non si può dire che fosse pacifista in senso assoluto, poiché prima di morire il suo pensiero ebbe una chiara evoluzione verso la lotta armata. 19 Nel 1976 così commentò l'inasprirsi della repressione in Sudafrica:
- I think conflict is unavoidable given the predictable response from the present system. And this conflict can be pretty generalised and extensive and protracted. My worst fears are that working on the present analysis, conflict can only be on a generalized basis between black and white (Biko: 1987, 151).
- I giovani della SASO erano convinti, forse ingenuamente, che le riforme nella società sudafricana sarebbero venute da sé, in seguito all'affermazione della dignità e della coscienza nera. In tal senso, si è osservato che il BCM non era "a movement of confrontation but a movement of introspection" (D. Koka, cit. in Snail: 1993, 249). Ma era vero anche che "we cannot be conscious of ourselves and yet remain in bondage" (Biko: 1987, 49). Sfidando le autorità pur nel rispetto della non-violenza, e facendo propri lo spirito di Malcolm X e il concetto di satyagraha di Gandhi, Steve Biko lasciò ad amici, compagni e a tutti i giovani di colore un grande insegnamento e modalità pacifiche di resistenza che si sarebbero dimostrate ben più pericolose per il regime razzista delle forme di lotta armata convenzionali: il rifiuto di sottomettersi e di venire meno ai propri principi, la cosiddetta fearlessness:
- Black South Africans never felt inferior again. This was given expression all over the country, even in the smallest towns. After Biko's death and the bannings of the Black Consciousness organisations, those who had been involved found themselves in all kinds of roles and places. Through a defiance and a refusal to be subservient, many young people faced the same fate as Biko, yet the oppressed were spurred on, wherever they were, in claiming their rights, disrupting apartheid and demanding their own true identity. [...] It was in the ghettos, where so many lives were lost, that the seeds of democracy began to germinate. It has been in the ghettos that the rebirth has taken place for South Africans (Pityana et alii: 1992, 76).
- Il concetto della fearlessness fu chiarito dallo stesso Biko in una delle ultime interviste rilasciate prima della morte. V'è un passaggio che indica con precisione la svolta introdotta dal BCM nel modus vivendi e nell'approccio allo scontro sociale della comunità black in Sudafrica:
- You are either alive and proud or you are dead, and when you are dead, you can't care anyway. And your method of death can itself be a politicizing thing. So you die in the riots. For a hell of a lot of them, in fact, there's really nothing to lose - almost literally, given the kind of situations that they come from. So if you can overcome the personal fear for death, which is a highly irrational thing, you know, then you're on the way (Biko: 1987, 152).
- 5. L'impatto sulla cultura
- L'interpretazione del BCM come movimento in gran parte culturale richiede infine una valutazione dei risultati raggiunti nel settore delle idee:
- In a climate where overt extra-parliamentary opposition attracted swift and brutal retribution, the need for less overtly political expression meant that Black Consciousness paid more attention to historical, cultural and artistic issues. In this regard, Black Consciousness realised, more than any other group, the essentially political importance of the cultural struggle. [...] Black Consciousness emphasised the educational function of cultural and artistic activity and exploited the political resources of art, theatre, dance and culture in general (Pityana et alii: 1992, 185).
- Il BCM diede un impulso fondamentale alla poesia, alla narrativa e, soprattutto, al teatro. Conferì loro un carattere militante e politico che in precedenza essi non avevano, e l'importante compito di divenire il principale agente di coscientizzazione delle masse. La preparazione psicologica e culturale degli studenti che parteciparono all'insurrezione fu di molto superiore a quella dei loro padri. Ciò permise un approccio alla questione politica ed economica molto più semplice e, soprattutto, spontaneo e non indotto. Se si considera lo iato culturale e politico degli anni '60 e l'effettiva scomparsa dei partiti tradizionali dalla scena nazionale, il merito di questa nuova maturità nei giovani va senz'altro attribuito al BCM.
- Il settore della cultura, tuttavia, non fu soltanto uno strumento di propaganda del BCM; esso, al tempo stesso, beneficiò del suo messaggio: scrittori e poeti di fama internazionale nacquero o ricevettero nuova linfa in quegli anni. 20
- Il carattere, la forma e il contenuto furono fortemente condizionati dal pubblico cui le opere erano rivolte, e cioè la comunità black. Dall'incontro tra l'artista e il pubblico doveva nascere un senso di race-pride e la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri diritti. Questo il motivo per cui la Black Culture permeata dal messaggio della Black Consciousness avrebbe dovuto necessariamente trasmettere un messaggio politico. Il passaggio alla cultura "as a weapon of transformation" fu evidente nel campo della poesia e del teatro. La Poetry of Resistance e il Black Theatre furono i più importanti strumenti di lotta negli anni '70, perché rientravano nella tradizione dell'oralità africana ed erano difficilmente controllabili dal regime.
- In termini concreti, il commitment politico significava che gli spettacoli pubblici diventavano un serio motivo di preoccupazione per le autorità governative. Tuttavia, manifestazioni pubbliche e saltuarie pubblicazioni della Poetry of Revolt rappresentavano soltanto l'espressione visibile di un vasto movimento sotterraneo e illegale operante nel buio delle strade di Soweto e delle township sudafricane. Era questa la Underground Poetry:
- Because of their anger, their violence and their determination to make positive contributions towards Black liberation, most of the real Black poetry appears to have gone 'underground'. Charged with fire, exaggerated images of violence, hate and a counter-balancing love for the Black community, the young Black poet of today will only be heard or read by those Black people in his immediate environment. Like Black Consciousness the underground Black poetry does not have time to complain. It seeks to find positive alternatives (Black Review: 1973, 111-112).
- Questo messaggio implicito dei lavori della Black Culture era probabilmente già presente negli anni '60, ma soltanto l'affermazione del BCM diede agli artisti il coraggio di esprimere il proprio pensiero e la propria creatività che mancava dai tempi di Sharpeville: "From theatre of hopeless murmurs it became theatre of determination - theatre that taught self-reliance and brought a new awareness" (Black Review: 1972, 201).
- 6. Conclusioni
- L'impatto della Black Consciousness sulla società sudafricana fu enorme e si spinse oltre le varie organizzazioni create per diffonderne il messaggio. Si trattava di una "way of life" e non di retorica politica, il che permise di superare gli antagonismi del passato e di trasmettere alla popolazione l'idea di un rapporto inscindibile tra liberazione di se stessi e quella dell'intera nazione. è difficile individuare nel Sudafrica di oggi un lascito tangibile del BCM per il semplice fatto che i suoi valori sono stati fatti propri da tutti coloro che l'hanno sostenuto o ne hanno beneficiato. L'eredità di Steve Biko si coglie al giorno d'oggi nel modo in cui la popolazione di colore affronta la vita e si impegna nella realizzazione delle proprie aspirazioni:
- Blacks in all walks of life were affected by the message of Black Consciousness. For the first time in their lives, they were able to walk tall and not feel they were sub-humans or negatives of a greater humanity represented by whiteness (Pityana et alii: 1992, 9).
- Il valore dei corsi organizzati dal BCM fu enorme, non solo perché consentirono alla stessa organizzazione di sopravvivere nel clima repressivo degli anni '70, grazie al continuo flusso di forze nuove provenienti dalle National Formation Schools (NFS), ma anche perché favorirono la diffusione del BCM nella comunità nera e, importantissimo per i fatti di Soweto, fecero sì che un gran numero di studenti, non solo universitari, recepisse il suo messaggio, contribuendo alla creazione di movimenti e associazioni in ogni angolo del paese:
- Using training seminars (called "formation schools"), BCM radiated its ideas, motivating energies, and organizing skills out through the ranks of university students, and later through the larger population of high schools students and urban youth. In time, the catalytic process thus set in motion played a decisive part in infusing the wider society not only with a greatly enhanced sense of political possibilities, but also with an entire new generation of energetic leadership (Karis, Gerhart: 1997, 112).
- Più concretamente, la politica, la società, la cultura sono talmente impregnate della filosofia del BCM che
- one can hardly find a notable leader in South Africa today who was in his or her twenties in the early 1970s, who has not been through the Black Consciousness mill, whether in church, the trade-union movement, progressive professional organisations and other community associations. [...] When Black Consciousness emerged, leadership had become remote and ideas seemed to owe more to the guilty conscience of the white liberal establishment than to the concrete experience of the oppressed people themselves. Prior to that there had been leadership of a more traditional, one-man, individualistic kind. Biko spread the net so that leadership could come from many sources. (Pityana: 1992, 255-56). 21
- Tuttavia, tali considerazioni non rendono giustizia al reale impatto del BCM sulla società sudafricana. L'emergere di una classe dirigente preparata e solida fu - ed è - l'aspetto più visibile di tale eredità. Ma il segno più incredibile della breve esistenza del BCM si scopre nella vita di tutti i giorni, per le strade delle grandi città, come nelle misere abitazioni delle periferie: è sorprendente constatare come anche i neri con i lavori più umili e l'esistenza più difficile trovino con soddisfazione il loro posto nella società, conducendo una vita colma di dignità e rispettabilità.
- Steve Biko ha lasciato alle generazioni di oggi un preciso insegnamento: non esiste libertà senza sacrificio. Lo stesso Sudafrica democratico ha raccolto questo messaggio istituendo la Truth and Reconciliation Commission (TRC) in cui si è chiesto alla popolazione, bianca e nera, di sacrificare i propri interessi e di soffocare la sete di vendetta in nome dell'amor di patria e di un futuro di pace. Per concludere, è giusto ricordare il discorso pronunciato da Nelson Mandela, rappresentante carismatico all'estero di tutta la nazione sudafricana, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Biko. Il presidente della Repubblica dopo la le elezioni del 1994 ricordava così il giovane leader nero:
- One of the greatest legacies of the struggle that Biko waged - and for which he died - was the explosion of pride among the victims of apartheid. In speaking about "a more human face", Steve Biko was rejecting the brutality of men who behaved as if possessed, in their defence of injustice. It is these brutes that he faced without flinching; and the true story of his last moments we are only now starting to fathom.
- [...] In those difficult hours ten years ago, the slings and arrows of outrageous fortune robbed a nation of a gifted young man whose contribution to our cause would have been even more immense. But our commitment to the unity that Steve Biko stood for will continue to guide us as we join hands in practical action to redress the legacy of oppression. [...] The value that black consciousness placed on culture reverberated across our land; in our prisons; and amongst the communities in exile. We are confident that by forging a new and prosperous nation, we are continuing the fight in which Steve Biko paid the supreme sacrifice. 22