Ma che cosa c'è proprio in fondo
   in fondo
 
   
   quando bene o male faremo due
   conti
 
   
   e i giorni goccioleranno come rubinetti
   nel buio
 
   
   e diremo "un momento
aspetti" per
   non essere mai pronti;
 
   
   Signora Bovary, coraggio
   pure,
 
   
   tra gli assassini e gli
   avventurieri
 
   
   in fondo a quest'oggi c'è ancora
   la notte
 
   
   in fondo alla notte c'è ancora,
   c'è ancora
   
   
      -  
 
      
      Francesco Guccini
 
   
   
    
   
   
   
    
   
   
      - Catarsi
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Mai più i miei occhi rivedrai così
 
   
   - come rapaci.
 
   
   - Mai più mai più
 
   
   - appollaiato fra le ciglia
 
   
   - nidificherà 
 
   
   - il mio ardore disperato.
 
   
   -  
 
   
   - Ho portato due stracci alla fonte, oggi,
 
   
   - e li ho guardati gocciolare 
 
   
   - su tremuli lavacri.
 
   
   -  
 
   
   - Le mie iridi ora
 
   
   - hanno il turchese di una tregua
 
   
   - dopo una notte
 
   
   - di sciabole e croci,
 
   
   - hanno il sollievo di uno sbattersi a terra
 
   
   - dopo l'arrampicata
 
   
   - di vertigine e sangue.
 
   
   -  
 
   
   - Addio.
 
   
   
   
   
      - La pelle
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Aiutami
 
   
   - a cominciare la giornata.
 
   
   - Ti prego 
 
   
   - dimmi che la notte
 
   
   - non ha orbite cave di orca
 
   
   - se Venere già brilla.
 
   
   - Persuadimi
 
   
   - che la tua acqua
 
   
   - non è un mare senza spiaggia
 
   
   - se ancora le mie onde possono mordere la tua riva,
 
   
   - e arrivarti
 e ritirarsi
 
   
   - in un instancabile, costante riprovarci.
 
   
   -  
 
   
   - Oppure taci.
 
   
   - Regala le parole
 
   
   - ai tuoi sguardi
 
   
   - ai tuoi sorrisi.
 
   
   - Lascia 
 
   
   - che la tua pelle
 
   
   - gridi.
 
   
   - Io mi struggerò
 
   
   - dentro il suo
 
   
   - eco.
 
   
   
   
   
      - Desiderio
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Cielo smarginato
 
   
   - esorbita il tuo abbraccio.
 
   
   - Le mie allodole 
 
   
   - ti scaglierò contro.
 
   
   - Voglio rimirarle
 
   
   - stemperare le loro penne
 
   
   - di nocciola e rose.
 
   
   - Voglio sentirle frinire.
 
   
   - Chimere di una nuova 
 
   
   - migrazione.
 
   
   
   
   
      - L'attimo
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Io c'ero.
 
   
   - Nell'attimo in cui
 
   
   - Tempo e Spazio
 
   
   - si baciarono,
 
   
   - si amarono.
 
   
   - Dal loro amplesso 
 
   
   - nacque Felicità.
 
   
   - Un battito.
 
   
   - E Felicità si diradò
 
   
   - nell'incalzare del mattino.
 
   
   
   
   
      - Per amarti
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Oggi comincio una storia d'amore,
 
   
   - m'innamoro di me in meno di due ore.
 
   
   - Sennò come potrei guardarti domattina
 
   
   - e dirti che t'amo più di prima?
 
   
   -  
 
   
   - M'invaghirò di quei randagi neri
 
   
   - che spesso latrano sui miei pensieri,
 
   
   - accetterò quella paura sempre in agguato
 
   
   - di sentirmi come un pacchetto abbandonato.
 
   
   -  
 
   
   - Mi piaceranno le mie unghie troppo corte e
   mangiate
 
   
   - buone nemmeno per un paio di belle graffiate,
 
   
   - amerò la sarabanda della mia fantasia
 
   
   - e la mania di leggere il mondo in poesia.
 
   
   -  
 
   
   - Oggi comincio una storia d'amore.
 
   
   - Mi sto già innamorando, non son passate due
   ore.
 
   
   - Ed è con il cuore di passione intriso
 
   
   - che ancora dondolerò sul tuo sorriso.
 
   
   
   
   
      - Non chiedermi
 
   
   
   
   -  
 
   
   - Non chiedermi 
 
   
   - di aprire gli spazi vergini
 
   
   - dei miei paesaggi senza confini.
 
   
   -  
 
   
   - Perdonami
 
   
   - aquila delle mie steppe
 
   
   - signore delle mie montagne
 
   
   - ala indomita
 
   
   - mio principio 
 
   
   -  
 
   
   - Perdonami, ti prego,
 
   
   - se ti chiedo di guardarmi
 
   
   - quando le braccia stringono forte
 
   
   - ogni mio oggi,
 
   
   - quando la lingua fa decantare
 
   
   - questo miele,
 
   
   - questo impronunciabile 
 
   
   - deliquio.
 
   
   -  
 
   
   - E t'amo.
 
   
   
   
   
      - Senza doverti un
      perché
 
   
   
   
   -  
 
   
   - È bello
 
   
   - poterti parlare da uomo a uomo
 
   
   - chiamarti in una spaccatura della notte
 
   
   - e farti raccogliere a manciate le mie stelle. 
 
   
   -  
 
   
   - È bello
 
   
   - se un sabba indiavolato oso
 
   
   - in bilico i miei fianchi
 
   
   - tra i tuoi occhi inceneriti
 
   
   - e la bocca golosa.
 
   
   -  
 
   
   - Mi piace raccontarti l'inenarrabile
 
   
   - ballare con te, 
 
   
   - a piedi scalzi sull'insondabile.
 
   
   -  
 
   
   - A lungo ho soggiornato 
 
   
   - nei paraggi dell'ipocrisia.
 
   
   -  
 
   
   - E adesso
 
   
   - Che bello
 
   
   - quando strappi tutte le mie maschere
 
   
   - e arrivi diritto al mio io
 
   
   - crudo
 
   
   - che non ti chiede più scusa.
 
   
   -  
 
   
   