- BUBBLE,
BUBBLE!
-
- Sono
una bolla, una bolla di sapone, uscita da una
bottiglia di plastica colorata. Sì, quella del
detersivo per piatti. Vago per la cucina e guardo
dalla mia altezza (sono quasi arrivata al tetto) la
signora che sta lavando. Sembra che non si sia accorta
di me. Vago nella stanza, ma spero di non urtare le
pareti, altrimenti scoppio. Oh! Tu guarda! C'è
un'altra bolla. Si avvicina. Mi parla, o meglio grida.
Non sento cosa mi sta dicendo. Cerco di avvicinarmi
anch'io per udirla meglio. Ecco mi giungono le sue
urla.
- Sta
dicendo: - Allontanati, stupida!
- Ed
io le rispondo accorata: - E come faccio?
- Mi
ordina: - Devia a destra, rotea in
giù.
- Protesto:
- Ma mi sfracellerò al muro?
- Mi
dice di rimando: - Poco importa: qualcuno di noi deve
pur perire, comunque, no? E non voglio essere io, la
prima! Sono appena uscita dalla bottiglia e...
desidero proprio farmi un bel giretto per la casa.
Scansati!
- Ammetto
a malincuore: - Va bene. Tanto anche tu perirai
precocemente, come me.
- Eseguo
ciò che mi ha ordinato: ruoto su me stessa,
viro a destra, e... il mio corpo subisce l'impatto con
il muro: mi sfracello. Sono morta. Il mio corpo,
ormai, non è altro che un qualcosa di schiumoso
ed umidiccio sulla mattonella verde a fiori della
cucina. Faccio questi mesti pensieri: - Ben presto il
calore dei fornelli, il vento, il tempo, mi
prosciugheranno.
- Da
dove sono, ora, vedo ancora la cucina, la signora che
lava i piatti, le altre bolle che escono dalla
bottiglia del detersivo, allegramente. Non riesco ad
osservare altro, non essendo più una bolla, non
posso volare per la stanza, cambiare angolatura. Ma
vedo, purtroppo, la bolla che mi ha fatto perire.
Sorride sornionamente. Penso indignata: - Poverina,
non sa che anche a lei toccherà la stessa
sorte!
- Tutto
sommato, però, il panorama, quassù, sul
tetto della cucina, non è niente male... posso
anche scorgere meglio le mie simili, cosa che prima,
non potevo fare, essendo rotonda e, quindi, vedendo
tutto rotondeggiante. Oh! Ma sono anch'esse rotonde e
la luce si riflette colorata, come l'arcobaleno. Che
splendore! Che meraviglia! Oh! Ma cosa sento? Delle
urla. Forse qualcun'altra si è sfracellata,
come me.
- Mi
chiede, di fatti: - Da quanto tempo sei
qui?
- Le
rispondo: - Da un bel po'!
- Continua
a chiedermi, con lo stesso tono accorato: - Ed ora,
cosa dobbiamo fare?
- Le
rispondo, con insolenza e rassegnazione: - Aspettiamo
che il calore, il vento, col tempo ci portino via, da
qui. Nel frattempo, guarda là... è stata
per colpa di quella che sono morta!Almeno tu lo sei,
spontaneamente!
- Mi
dice, solerte, di rimando: - Già, ma non volevo
sfracellarmi sul muro.
- Le
domando, allora, con grande curiosità: - E
come?
- Replica,
sicura di sé: - Tra le mani di un bimbo.
Così si sarebbe asciugato il mio corpo,
sfracellato, sul suo vestitino. Poi, il suo abitino
sarebbe stato lavato in lavatrice ed io, io sarei
stata in compagnia di altre mie simili.
- La
controbatto: - Sì, ma l'acqua ti avrebbe
attraversato il corpo.
- Replica,
saccentemente: - Potevo anche finire nello scarico,
come schiuma. Così venir rigettata in qualche
fiume, e... poter continuare ad avere la compagnia
delle altre.
- Le
dico, allora: - Saresti vissuta d'acqua, non
d'aria.
- Mi
domanda: - E allora?
- Le
rispondo saggiamente: - Noi viviamo grazie all'aria,
che si forma dentro di noi. L'acqua è nostra
nemica - amica.
- Ribatte
con insolenza: - Ed io facevo leva sul fatto che
è nostra amica. Se non ci fosse l'acqua
saponata, non ci formeremmo.
- Continuo
a dirle: - Ma possiamo anche plasmarci senza l'acqua.
L'importante è l'aria.
- Mi
interrompe: - L'aria che è vento ci prosciuga
dagli oggetti e, quindi, anche l'aria è nostra
amica - nemica.
- Le
faccio notare: - Sai che hai ragione? Non ci avevo mai
pensato: ciò che è utile per la
sopravvivenza, può anche diventare fatale per
la vita.
- Mentre
facciamo questi ragionamenti, la bolla che mi aveva
fatto ammazzare vola leggiadra. Fa rabbia vederla
galleggiare nell'ossigeno della stanza, ed io, invece,
qui, sfracellata su di una mattonella da cucina, di un
verde aberrante. La bolla con la quale interloquivo,
sta parlando con un'altra, a cui è toccata la
stessa nostra sorte. Dunque, non mi rivolge più
la parola. Stanno parlando animatamente, discutono sul
fatto che cosa si provi a vivere a lungo. Sono seccata
dei loro discorsi, però così conciata
non posso muovermi. Sono costretta ad ascoltarle, ma
non perdo di vista la bolla che ha provocato la mia
morte precoce. Oh! Ma cosa sta accadendo? La signora
che lavava i piatti, ha finito di lavarli ed ora si
accinge ad aprire la finestra. Oh! No! Così
avverrà la morte totale. Non c'è scampo:
devo perire per forza. Ora entra il vento. In cucina
c'è corrente. Così finirò per
prosciugarmi prima del tempo! Già il mio corpo
appare sempre più ridotto. Se potessi avere
almeno altri pochissimi istanti... oh! Che sensazione
terribile: mi sento piccola, piccola. Vedo poco. Sono
confusa. Cosa accade? Non sento più la voce
della mia amica bolla, morta dopo di me. Non odo i
suoni, i rumori. E' la fine, la fine... non vedo
più. Non posso più. Io non posso
più. Non esisto più. Faccio parte
dell'inesistente. Mi illudo di essere ancora una
bolla. Vago nel buio. C'è una luce, in fondo.
Vado a vedere cos'è. E' accecante! Riesco ad
attraversarla. Mi ritrovo in un immenso prato, verde.
Il sole è alto. Forse è pomeriggio, o
tarda mattinata? Ciò non conta, ora. Devo
sapere dove sono. Ho preso coscienza della mia
rotondità, di essere ancora una bolla. Che
bella e magnifica sensazione di leggerezza! Attraverso
il campo verde, mi dirigo in una foresta. C'è
buio. Forse i rami impediscono alla luce di filtrare
ed illuminare il suolo. Si sta bene: non c'è
né caldo né freddo. Ci sono tante specie
vegetali. Mi assale un desiderio: trovare una mia
simile, con cui poter parlare. Allora, mi tornano alla
mente le parole, scambiate tra le bolle che si erano
spiaccicate sulle mattonelle, dopo di me.
- -
Dimmi, tu che hai vissuto a lungo: cosa si
prova?
- -
E' bello, anche se incombe l'ombra della morte.
Sapevo, infatti, che ero fragile e che, presto, sarei
inevitabilmente perita. Eppure ho voluto assaporare
tutti quegli istanti di vita cercando, semplicemente,
di non pensarci.
- Sono
tornata alla realtà, perché sono uscita
dal bosco ed ora sto attraversando un'immensa distesa
d'acqua: il mare. Qui la luce è accecante e
viene difficile, se non impossibile, ricordare le
parole scambiate da quelle due. E poi, io non ho
ascoltato bene il loro discorso. Intanto mi auguro di
non cadere in acqua, altrimenti muoio. Ma cosa sto
dicendo? Io sono già morta. Allora mi tuffo:
voglio vedere se riesco a trovare qualche mia simile.
Mi sono tuffata e ho cercato nei fondali. Non la
trovo. Riemergo. E'fantastico! Avanzo. Ora non
c'è più il mare: proprio sotto di me,
c'è un'enorme voragine nera. Mi è
rimasto solo il cielo da volare. E' senza nuvole. E'
tutto mio. Esso è illuminato da un lontano
sole, che io non vedo. Potrei cercarlo? Ma quanto
tempo ci impiegherei? E poi, ho tutto il tempo per
farlo? Continuo ad avanzare. Almeno è quello
che credo di fare. Quando si vola in cielo, non
esistono confini: né davanti, né dietro,
né destra, né sinistra. Mi sto perdendo,
sono confusa. Voglio cercare il sole. Cercherò
il sole e quando lo troverò, spero di sapere
dove sono, perché io voglio sapere dove sono.
Perché sono qui, che volo in cielo? Voglio
saperlo! Cercherò il sole, ancora. Ho visto,
sto vedendo un albero. E' su di una collina
verdeggiante. Mi appoggio ad un suo ramo. Ci sono
altre bolle.
- Domando
loro: - Cosa state aspettando, qui?
- Mi
risponde una: - Aspettiamo che il vento ci porti
via.
- Continuo
a chiedere con insistenza: - E non volete cercare il
sole?
- La
stessa replica: - Cercheremo il sole, quando il vento
ci avrà portate con se. Solo il vento, infatti,
può condurci al sole.
- Ed
io rispondo ad un'altra bolla che si è appena
appoggiata sul ramo dell'albero e che mi domanda cosa
ci facciamo tutte lì:
- -
Stiamo aspettando che il vento ci porti
via.
- Una
folata di vento si è portata via un gruppo di
bolle, ed intanto aspetto, aspetto che il vento porti
via, porti via... anche me.
-
- Racconto
edito su "Bubble, Bubble" Dodici racconti, prima
edizione Novembre 2003, insignita delle seguenti
segnalazioni:
- -
di merito alla XXXIV edizione del Premio San Valentino
(aprile 2004)
- -
particolare alla XXX edizione del Premio San Benedetto
(maggio 2004)
- -
speciale alla XIV edizione del Premio Citerna (luglio
2004)
- -
segnalato alla XXII edizione del Premio Biancospino
(luglio 2004)
- -
di merito alla XXVIII edizione del Premio Trasimeno
(luglio 2004)
-
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