- Vaghezza
-
- Fatemi uno
scherzo,
- ve ne
prego,
- dolcemente
inconsapevole:
- capovolgete
ora
- la folle
clessidra in cui vivo,
- mischiando
- le comete
con le strade
- il cielo
con il mare,
- ma senza
altezze a cui tendere le mani,
- né
voragini abissali da cui salvare il
cuore.
-
- E poi,
indefinito, nell'arabesco
sfuocato
- lasciatemi
cadere
- illuso di
volare,
- vagabondo
di vaghezza
- tra
città di lanterne
- che le
stelle laggiù
- chiameranno
firmamento.
-
-
- Penombre
-
- Sfuggenti
- sono
stasera gli istanti
- che non
avrò mai,
- così
bisbiglio la loro fuga su carta
- per paura
che corrano più veloci
- senza
averli nell'essenza scrutati,
- come volti
oscurati dalle tende
- dentro
carrozze sempre troppo lontane.
- È
una tortura l'eco di questa fuga
- i passi
che emigrano sono le note
- del suono
vuoto tra le mie stanze,
- dei
cunicoli girovaghi, sperduti dentro
l'anima
- su cui mi
affaccio esile
- dal
balcone dei pensieri.
- E scorgo
lividi di umbratili destrieri
- fluenti
sulle lande interiori
- da cui
sgorgano lembi di firmamento
- che il
rintocco del Tempo non è riuscito a
sgualcire.
- Senza posa
mormorano ancora pergolati di
stelle
- morbide
tra le mani in ciocche di luce,
- dall'ombra
gocciano nello scrigno del cuore
- vibrando
bagliori come vivide candele.
- Troppo
fragili per bruciare
- troppo
calde da soffocare.
-
-
- Pegaso
-
- Liberi,
nella grotta dei segreti
- smorziamo
i rumori
- per
cogliere il cuore
- che plana
silente
- su vigneti
di stelle,
- e parliamo
di sogni
- all'ombra
di muri antichi
- con le
dita intrecciate
- a scaldare
la foschia
- vibrante
attorno a noi.
-
- Poi, nel
grembo abissale
- assaggiamo
la polpa della notte
- succosa di
chimere
- intrisa di
candele,
- nel
silenzio flebili
- sinuose
dentro l'anima,
- ora
illuminano crateri onirici
- di cui la
terra è ferita.
- Ma sono
per noi orme di linfa
- caldo
rifugio
- scrigno di
vita,
- grappoli
di luci
- lungo la
dolce scala
- dove
collassa la ragione
- che
fragile s'immola,
- inerte
- sotto le
grandi ali
- dei nostri
fatati voli.
-
Luci d'ombra
-
- Non è
un sogno,
- vivo?
-
- Bevo un
infuso di albe e tramonti
- per
carpire
- le luci in
divenire
- tra le onde
stagnanti
- nel gelido
lago invernale,
- lacrima di
cristallo
- su cui lievi
pattinano i sogni
- dipingendo
sinuosi geroglifici d'argento.
-
- Abbraccio
l'aurora
- per irrigare
di miele
- il turchese
prosciugato dell'infanzia,
- trascorsa e
lontana tra spirali di voci
- ancora
sussurra pezze d'ombra
- confuse tra i
fondali
- di un'immensa
oscurità.
-
- Fotografo il
cielo
- per
illuminare la mia notte,
- inondandomi
di sole
- che sempre
profuma di luna,
- dolce oro
argentato
- complice
delle stelle
- nel narrarmi
questa leggenda:
-
- Vivo.
-
-
- Tepore
blu
Mi
scaldo
nel velo
umbratile
della mia
malinconia,
dolce candela
dal cuore cobalto,
fluente luce
notturna,
cangiante
come la voce del vento
sottile tra
le lacrime dei salici,
tremante nel
riflesso lunare
sul lago
morbido di buio,
discreta fra
la polvere argentata delle comete,
fragile tra
gli scricchiolii di un piccolo
dondolo,
intensa nel
profumo del distacco
- nella
stretta di un tenero laccio
- che scuote
forte le gocce dell'anima
- -
ora sospesa -
nell'anelito
trapuntato di stelle.
-
-
- Assenza
Mi
aggroviglio
nel gomitolo
di sole
che sfiocca
all'orizzonte,
nutrendo
l'aria
di arcobaleni
evanescenti...
E
senti
nel cuore,
vibrazioni dolenti,
illuminate da
luce oscura,
è il
profumo caldo
dell'Assente,
tangibile,
oceanico presente,
che acceca
l'aurora,
struggente,
nel calice
dei miei sogni.
-
-
- Nell'attesa
Sorge
nel grembo
della notte
l'aurora
dell'anima
risvegliata
dalle carezze del buio,
irrigata da
intrecci d'indaco
dove il
crepuscolo si smorza lento,
spargendo fra
le coltri oscure
i suoi roseti
di nettare purpureo
adagiato su
cuori di pesca
e teneri veli
d'alba,
alba
attesa
ma non
ora
mentre
stringo tra le braccia
- l'Essenza
tangibile nel
crepitare notturno
della fiamma
poetica
che si
esala.
-
-
- Altalena (ricordo
d'infanzia)
Frammenti di
luce
su questo
legno
intarsiato di
voci,
come le
nuvole cangianti
sulle mie
iridi
- in
volo,
stringendo
tra le mani
ciocche
ruvide
legate al
ramo...
Mi
ferì quel giorno
- nel
palmo
non
l'increspatura scarlatta
ma quel
tratto di linea
- della
vita
che dovevo
salutare.
-
-
- Voce
notturna
Finalmente
nel buio
l'anima si
apre,
fresca
corolla d'ebano
raccoglie
l'oscurità,
ascolta le
fiabe delle stelle,
si nutre di
luce abissale,
spia le orme
blu del cielo...
Si è
persa,
la mia
anima,
tra le spume
silenti del cuore,
un diadema di
lacrime sul capo,
nelle tasche
frammenti d'eternità
incastonati
nel tempo,
domanda asilo
alla Notte
ricamata
d'ascolto,
cerca
- il proprio
eco
- i suoi
richiami muti
tra le
fragili maree,
e chiede
donando
simboli
all'altrove
il faro
segreto
a svelare il
Naufragio.
-
-
- Custode
dell'anima
È
calore
la parola
semplice
dalle tue
labbra
in questo
stralcio di buio,
mi stendo
nella tua mano
- - è
un nido -
- l'anima
la custodisci
tra le dita,
la tua
voce
è uno
scrigno
per i miei
colori,
il silenzio
nel fragore,
la risposta
nell'assenza,
è
bello deporre
la mia
fragilità
nel tuo
palmo,
lasciarla
correre libera
tra i suoi
recinti
per non farla
svanire
ma
vivere
della sua
luce
della forza
che plasma
piano
piano
nel
sostegno.
-
-
- Dove
Dove
respira
l'esistenza
vera?
Nel
pensiero
su cui mi
soffermo spesso,
stesa
sull'amaca della fantasia
dove la
Natura si fonde con l'Anima
e dipingo
sogni...
Nei
gesti
così
naturali:
lo sguardo
che emigra
la mano che
plasma una reticenza
braccia
legate
a nascondere
l'anima...
Nelle
parole
alte per
impressionare,
basse per
donare un segreto,
scritte per
incastonare il Fiume
su
carta...
Dov'è
la vita?
Forse in quel
rettangolo
oltre il
vetro
dove il cielo
si adagia sulle case
i muri sulle
grondaie
le grondaie
sulle lacrime
donate alla
terra...
lacrime dal
cielo.
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