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- Necrologio
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- Segni particolari... nessuno.
- Controllo temperatura: effettuato.
- Rigidità corporea: ottimale.
- Occupazione
- non pervenuta;
- libido azzerata dalla lingua al
pene,
- sensualità irrefrenabile
- dal pelo alle orecchie.
- Biondo,
- capelli scuri,
- occhi bianchi, espressivi.
- Forte, rozzo,
- mani delicate, muscoli flosci,
- si direbbe un musicista
- con l'hobby della frusta.
- Di razza negra, padrona,
- eternamente schiavo
- per la sua pelle chiara,
- parla tre lingue
- ma non ne ha in bocca alcuna.
- Si dimena, si accascia, squassa,
- lambisce la verità
- ogniqualvolta crepa;
- deceduto
- circa tre volte al giorno.
- Poiché da orfano
- credette di esser figlio
- del padre di sua moglie,
- venne su storto,
- deforme ed incestuoso:
- un'armoniosa melma
- di gobbe e desiderio.
- Non ha sorelle
- né tombe al cimitero,
- lo puoi trovare
- carponi sull'altare,
- stende i suoi veli
- sul ciglio d'una chiesa,
- canta profano
- le lodi al dio pagano.
- Risse, violenze e mostri riottosi
- li tiene sotto al letto
- con i ricordi sfusi.
- Bacia le donne
- fra il cuore e l'ombelico
- stringe il suo sesso
- con forza sotto al corpo.
- Si crede arguto,
- guerriero e gentiluomo,
- vive da pazzo,
- feroce ed assassino.
- Gli piace bere,
- drogarsi, eiaculare
- scrive poesie,
- dolcissime elegie...
- Giace nel mucchio
- fra i cori delle mosche.
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- Delirio
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- Infinitesimali rumori e odori
- sgranocchii, scivolii, sciabordii
- emergono dalle viscere del mondo;
- e insorgono fino all'apice del
nulla...
- oggetti caduti, pensieri mutilati,
- brusii di cervelli lontani,
- mormorii di reti mediatiche
- tastiere che digitano,
- ventricoli che suonano le fisarmoniche
dell'orrore,
- arterie che pulsano ed emettono
voci.
- Sogni che corrono furtivi nei
caloriferi,
- fantasmi che declinano verbi
sconosciuti,
- vibrazioni fra antenne di scarafaggi
arguti.
- Il mistero della quarta dimensione
- si annida in interzone
- fra dita che si toccano
- ma non si toccano mai
- nell'infinito enigma dei campi
magnetici
- nell'illusorio mondo
- delle passioni umane.
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- Oh delirio,
- languido vortice di libidine e
scorie
- mi stai trasportando lontano
- mi conduci per mano.
- Oltre il gradino
- di questo tempo nuovo
- giace il tormento,
- il territorio smunto.
- Mostri, draghi di fango e meteore,
- teste mozzate di bimbi (decorative
alquanto!)
- cernie che nuotano
- nel mio stomaco di pietra,
- assassini grondanti saliva,
- padri resi schiavi e sodomiti,
- figli parricidi e uccisi,
- lebbrosi smembrati
- e ricomposti.
- Gatti schiacciati sull'asfalto
- che tornano ad essere cibo,
- prelibati pasticci di carne
- per le mie rosse papille.
- E poi ancora avanti
- morboso, assetato,
- verso l'ignoto,
- prigioniero della titanica
- voragine inviolata.
- E allora i morti,
- gli essere vetusti,
- i colli di bottiglia parlanti
- le mani di marmo urlanti,
- le coccinelle di velluto a coste,
- le pantere di sale
- gli orologi con occhi da lupo
- le bestioline striscianti
- con i muscoli nudi
- senza pelle, vibranti.
- Infine lui,
- l'irresponsabile, il grembo,
- l'architrave, l'alambicco,
- l'astrolabio, il picco,
- la galaverna acuta
- nel bosco dei silenzi.
- L'indescrivibile demenza,
- la giovanile senescenza,
- il condannatore condannato,
- l'astronomo astrologo,
- il fustigatore alla sbarra,
- il cigno macchiato di sangue,
- l'oltre senza null'altro,
- l'altro senza null'oltre,
- il gemito acuto
- senza possibilità d'ascolto.
- E la mente che esplode,
- digrigna, implode,
- titilla, sgancia, si riaggancia,
- ottunde, sprigiona,
- raglia, nitrisce, garrisce,
- deraglia verso il limite estremo
- dove non c'è più
spazio,
- dove resta solo,
- veramente solo
- acciecato dalla verità e
pazzo,
- assolutamente pazzo...
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- Drink, drank, drunk for
the jumpin'jive
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- Tornare a casa ubriachi,
- schiuma di shampoo negli occhi,
- linfa di vetro sui muri.
- Il cervello assordato
- da fischi, guaiti, ululati
- di guerci cagnacci rognosi,
- i neuroni fra le mani
- con le teste rasate
- e le ascelle sudate,
- l'ipotalamo sull'unghia,
- zecca prosciugata e sgonfia,
- infilzato filetto.
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- Tornare a casa ubriachi,
- drink, drank, drunk for the
jumpin'jive,
- alle sei del mattino c'è qualcuno che
sbraita,
- alle sei del mattino
- tu hai lo schifo nei lombi
- e la boria nel mondo
- tutta chiusa nel freezer
- degli sporchi ricordi.
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- Tornare a casa ubriachi
- roteando sulla punta acuta
- del rischio fatale,
- edificando ciminiere di confusione,
- edulcorando microchips di
passione...
- e gettare nel cesso
- quattro litri di whiskey,
- scura morte nel sangue,
- seta rossa strappata.
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- Tornare a casa ubriachi
- per cercare nel fango delle rozze
illusioni
- e scoprire, fra un conato ed un
coito,
- le gole segrete, le terre bruciate,
- le ribollenti lave, le ignote.
- Insultarsi, picchiarsi, ferirsi
- nel dar voce al profondo.
- Separarsi, scoparsi, riunirsi
- nell'infinita bestialità della
vita.
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- Tornare a casa ubriachi
- e stringersi l'uno accanto
all'altra
- come labbra in amore,
- rumori di scambi nel cuore,
- calce viva, ferro fuso e clamore.
- Ascoltare il respiro unificato
- dei vulcani e delle fosse marine,
- e finalmente ordire
- i battiti all'unisono,
- concilio di stelle e pianeti,
- valzer di fiabe e leggende.
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- Scrivetelo sul
diario
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- "Uccidere il senso di colpa",
- scrivetelo nel diario
- è l'occhio cieco del
fantasma
- il predatore della libertà.
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- "Ho ucciso il senso di colpa",
- scrivetelo sul diario.
- Ora, con un gemito interiore,
- nel cielo, spadroneggia il falco.
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- Parole al
vento
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- Ho scritto parole
- sopra fogli di carta
- che ho strappato furente.
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- Ho scritto parole
- sul bel corpo fuggente
- della donna che ho amato.
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- Ho scritto parole
- su due pagine d'aria
- dissipate nel mentre.
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- Ho scritto parole
- sulla pietra tombale
- di un ignoto perdente.
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- Ho scritto parole
- prosciugate dal sole
- nel gran mare di sale.
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- Vizio
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- Ognuno corre lungo il suo fiume di
pietra
- libero di amare la propria
schiavitù
- ma prigioniero dell'essere libero
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- Ognuno corre lungo un fiume di
pietra
- e crogiola nel tepore del vizio
- l'illusione folgorante della sua
beatitudine.
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- Katartica
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- Strappati i capelli
- e fanne trama
- per un sudario.
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- Togliti i vestiti
- e resta nudo,
- unico mito doloroso.
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- Dilaniati
- la pelle torturata
- con le unghie
- del perdono.
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- Poni droghe feroci
- sui muscoli grondanti
- e accieca colpevoli occhi.
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- Espianta
- il tuo cuore
- nell'unico gesto
- degno
- dell'essere "libero".
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- Prendi Dio
- fra le mani
- e separalo da te,
- gettalo lontano
- tra le bocche affamate;
- e dalla tua anima grida,
- finalmente grida,
- l'assoluta estraneità
- a questa schiavitù infinita,
- la tua santità,
- la tua purezza ritrovata.
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- Senzaparole
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- Cosa...
- L'assassino si muove senza
illudere.
- Dove...
- La morte colpisce come e quando.
- Forse...
- Il silenzio è un prologo al celebrato
nulla.
- Dunque...
- Rimane il tempo di generare un
figlio.
- Mentre...
- Corre la fine sul gomito
dell'ombra.
- Vedo...
- Un cenno eroico spezzare le catene.
- Credo...
- Ci sia il tramonto all'alba dei
misteri.
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