LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Marilena Rimpatriato

SCRIVO IL TEMPO


Non indugia la matita sul foglio stropicciato
ad infrangere la candida distesa di carta
con segni che sono pensieri sfuggenti alle dita.
Sentimenti prendono forma nel silenzio d'una stanza
sul tavolo di legno
complice di segreti che si svelano nella quiete della sera.
Puro e semplice raccoglimento
richiede solo la luce d'una lampada
e sussurri d'assenza tra ombre immote
ed immota luce a proclamare solitudine.
E m'accorgo di non avere mai posseduto il mio tempo
e da sempre d'avere camminato su d'un suolo sottile
che filtra luci ed ombre e che la vera ricchezza sta in una carezza
e in rimembranze che sanno di viole.
La carta si rapprende nel sudore della mano;
nel tremore della mano mentre sfoglia il passato.
Scrivo il tempo che non possiedo
ed il tempo s'adagia sul foglio di carta
e s'adagiano gioie e dolori.
Violente scosse d'impeto
tagliano il mio corpo in diagonale
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





SPERANZA AUTUNNALE


Artigli d'un sole rapace
graffiano la quiete adagiata sugli olmi
in questo pomeriggio d'ottobre.

Dalle feritoie dell'anima
sfuggono pensieri che sfiorano i capelli
per poi librarsi
tra i sussurri d'una brezza improvvisa
tra gli spazi infiniti.

E' autunno
ma i miei occhi guardano avanti
e stranamente vedono germogli
corolle di fiori aulenti che esplodono nei prati.

In un angolo dell'anima
c'è sempre una primavera che respinge il gelo
che riveste di rose i sentieri
e radure imprigionate tra i boschi.

I miei occhi non vedono l'inverno
e non credono al gelo
ma alla gioia profumata di narcisi,
gialli come il sole
selvaggi come pensieri.

Non credono al gelo
che cristallizza gli istanti
che arresta la natura tra dita di ghiaccio,
ma al tepore di maggio.

E' autunno ma non s'arresta la vita.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





NEL FONDALE PIU' REMOTO


Dita di vento
cullano sillabe di poesia
sul ciglio del nulla
di questa sera.

Nel tanto atteso silenzio
precipitano i pensieri,
prillando su cardini d'estasi
giù nel vuoto.

Scorrono come fiumi,
sfumano in cirri di vapore,
si sollevano dal tempo
lontani dallo scandire esatto delle ore.

Non indugio.
Devo fuggire,
scivolare nell'immensità
al di là della pelle,
immergermi nell'abisso dell'oblio.

La luce m'insegue,
ma io m'immergo nel fondale più remoto.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





IO LO SO PADRE

La tua voce acquerella un arabesco di colori salmastri,
scaglie di dolore
si posano sulla fronte.

Se chiudi gli occhi, padre,
non vedrai più gli alberi cristallizzarsi per il gelo
ma onde spumose frangersi su scogli aguzzi,
il dipanarsi di fondali azzurri.

Se chiudi gli occhi
troverai la casa di tuo padre
e nel giardino gustosi frutti,
ritroverai chiassosi ragazzi
rincorrersi allegri nel rione
e fare capannella al banco atteso dei dolci.

Volti e voci,
grida e sorrisi
filtreranno dai cancelli del tempo,
percorrerai le strade con i tuoi fratelli
tra gli aromi di colorate piazze.

Padre, io so che puoi sentire
il mare anche se ne sei lontano
che lo ritrovi in ogni angolo dei sogni
insieme alla giovinezza.

Io so che sai far volare alti gli aquiloni
se c'è il vento giusto e splende il sole,
che ritrovi l'entusiasmo d'un fanciullo
davanti al dolce
del tavolo imbandito
di tanti e tanti anni fa,
quando c'era ancora tuo padre.

So che ti strugge la dannata nostalgia
della tua terra che a volte rende lontani gli occhi,
ma lo sai
che io lontana dal tuo abbraccio
sento a volte lo stesso tuo dolore,
io, un gabbiano che non vede il mare?
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





QUIETE

La flotta di navigli
di cristallo solca le tempeste dell'anima
per poi attraccare nelle baie trasparenti degli occhi.

Scintilla vittoriosa per aver sconfitto i flutti
e i sogni oscuri che si son mutati in spuma
scomposta dalle chiglie.

All'orizzonte è comparso il sole che accarezza,
divora l'ombre e tutto è sfavillare
catturato dalle ciglia.

Costeggerò scogliere
visiterò insenature
troverò gemme ed ambra
penetrando arcane grotte,
e quando svanirà la luce mi lascerò ghermire dal vento
che scivola sul mare.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





ESILI FIORI


La campagna tracciata di sentieri
culla cortei di memorie
che emergono da un silenzio che sovrasta.

Ecco, li vedo,
volteggi di aquiloni in cielo,
la veste azzurra di un'estate.
Riappaiono volti,
facce sorridenti
che parevano svanite.

Da orizzonti verdeggianti
riecheggiano antiche primavere;
esili fiori i ricordi lontani.

Mi rifugio in un luogo appartato del Friuli
quando nostalgia stringe il cuore
o si dissolvono certezze;
cerco solo le carezze d'un vento
che sa ancora cullare.

Mi rifugio qui
a contatto con la terra fino a sentirla pulsare,
fremere di vita,
ed attingere la forza per attraversare
le arene ignote del mio domani.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





ORIZZONTE


Magnifico orizzonte cala
sulle baie salmastre dei miei pensieri.
Dagli scogli vedo la linea d'indaco dell'orizzonte.
"Un giorno la percorrerò con i miei piedi",
dicevo nell'infanzia.

Da lì si potranno vedere mondi magici
da lì si potranno raccogliere
le stelle ed accendere la luna.

Oggi no, non voglio.

Oggi diverrò conchiglia e ti sussurrerò
le fiabe della mia solitudine,
diverrò vela gonfia d'un vascello
o l'ala d'un gabbiano che fende tiepide brezze.

Oggi no, non voglio.

Oggi sarò lo sfavillare dell'onda
e accenderò
un istante le penombre
che annunciano la sera.
 
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





ROSSI PETALI


M'ero lasciata ammaliare
da quella che tutti dicevano fosse
una rosa iniqua,
trapiantata in un mondo ambiguo
dai rossi petali e di breve vita.

M'ammonivano dicendo
di non togliere le radici dal mio giardino
di non lasciarmi ingannare
dal suo ingannevole profumo,
perché presto
si sarebbe dissolto nell'aria
e io non avrei avuto null'altro che spine.

Mi auguravano spine, quelli!
Ma io fedele ai miei sentimenti più intimi,
fedele al mio istinto sincero,
rischiai,
abbandonai tutto ciò che avevo di sicuro
e rincorsi l'ardore del sogno che tutti stimavano vano.

Lo cercai in quel mondo sconosciuto,
lo seguii nella gioia,
nella sofferenza,
nella speranza,
e non trovai una rosa breve ed illusoria,
ma una robusta sequoia
saldamente ancorata al terreno
che mi accolse tra le sue benevoli braccia
promettendo di dividere con me
ogni carezza di vento,
ogni respiro di vita,
ogni sorriso,
ogni lacrima,
per sempre.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





MARE DENTRO

Dentro me ci sono porticcioli segreti,
dove traghettare pensieri che sanno di sale.
Ci sono gabbiani dalle ali spiegate
che sorvolano baie celate da fronde di pini.
e vascelli dalle chiglie dorate
che fendono mari d'emozioni che sanno di cielo.

Ci sono tramonti dalle ali di fuoco
che divorano i giorni,
spiagge desolate dopo temporali battenti,
distese azzurre che la mia anima non vorrebbe lasciare.

Da uno scoglio raccolgo l'indaco dell'orizzonte
nella mia ampolla di malinconia
per i lunghi giorni lontana dal mare.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





ETERNA CONCHIGLIA


Forse ci vedremo su di una spiaggia
a guardare bianche rande sospinte dal vento.
Forse il mio sguardo sarà timoroso,
e la mia voce refolo sospirante tra stridore di gabbiani.

Forse non mi concederai che un istante
per contemplare le penombre del tuo volto
e la tua mano non si stringerà alla mia
in un saluto,
ma io non affogherò la delusione nell'onda.

Al timone del mio naviglio
virerò verso l'orizzonte
e sarò eterna conchiglia
che tu non avrai mai tra le dita.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





CREPUSCOLO


L'ora del silenzio finalmente è giunta.
Le ombre si allungano sui muri.
Alla mia sedia riordino pensieri.
Tremuli bagliori accompagnano sospiri
e le parole ipogee, sedimentate nell'anima,
mi scorrono nel sangue,
divengono tumulto.
Allora nella mia penna qualcosa si muove dentro
e le dita scorrono come giumente al galoppo
sulla candida distesa del foglio.
Non è mutato nulla nel tempo:
io bambina mescolavo lacrime ad inchiostro
per l'amore mai nato;
io donna intenta a domare i palpiti di un cuore bizzarro,
e il vento sferzante d'emozioni
come la bora a Trieste.
E le parole migrano come le rondini di marzo
su cieli candidi senza nemmeno una nube
e il tempo scorre,
non sosta neppure nella rugiada che stilla
tra i petali del rododendri
o nell'incanto dorato di un bacio d'amore.
Presto calerà il sipario della notte
sui giacinti appena schiusi;
già una sottile pioggia d'indaco
si posa lieve nel roseto.
Mi sento serena senza le maschere
che la vita mi fa indossare,
sotto le stelle sarò soltanto me stessa.
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





IL VIALE DEI SAMBUCHI


Terra mia,
nucleo d'ispirazione dei miei canti,
ancora mi accogli con le tue distese verdi.
Turbinano nell'aria effluvi di magnolie,
narcisi accesi splendono nei campi,
viole tremule ombreggiano
tra nidi di foglie umide,
Abbandono ciò che sono
per tornare come ero allora:
bambina immersa nei fiori
e ricompongo il ricordo
di spighe dorate,
di rossi papaveri
colti lungo i sentieri.
Terra mia
la tua voce è soave,
è un invito all'ascolto.
Lieve è il tuo sussurro
ma il tuo eco si reitera nel tempo,
atavico ed antico,
si dilata nell'anima
e l'avvolge in eterno.
Ogni canto che m'ispiri
ha il ritmo di un fiore che si schiude,
di una foglia che cerca il sole.
Ed i passi divengono lenti
e gli occhi si soffermano sui vividi colori.
Il viale dei sambuchi è come allora,
quando raccoglievo mele acerbe
e ciliege non mature.
Conosco, terra mia,
il tuo linguaggio atemporale,
il pentagramma apogeo del tuo canto.
Ho scolpito i tuoi colori
nella creta molle del ricordo.
I miei occhi indugiano
sull'iris fiorito nel giardino
affilando l'anima fremente nel suo turbamento.





CREPUSCOLO


L'ora del silenzio finalmente è giunta.
Le ombre si allungano sui muri.
Alla mia sedia riordino pensieri.
Tremuli bagliori accompagnano sospiri
e le parole ipogee, sedimentate nell'anima,
mi scorrono nel sangue,
divengono tumulto.
Allora nella mia penna qualcosa si muove dentro
e le dita scorrono come giumente al galoppo
sulla candida distesa del foglio.
Non è mutato nulla nel tempo:
io bambina mescolavo lacrime e inchiostro
per l'amore mai nato;
io donna intenta a domare i palpiti di un cuore bizzarro,
e il vento sferzante d'emozioni
come la bora a Trieste.
E le parole migrano come le rondini di marzo
su cieli candidi senza nemmeno una nube
e il tempo scorre,
non sosta neppure nella rugiada che stilla
tra i petali del rododendri
o nell'incanto dorato di un bacio d'amore.
Presto calerà il sipario della notte
sui giacinti appena schiusi;
già una sottile pioggia d'indaco
si posa lieve nel roseto.
Mi sento serena senza le maschere
che la vita mi fa indossare,
sotto le stelle sarò soltanto me stessa.

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