LA PIÚ GRANDE 
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di 
Giuliana Gilli 
Sedimenta l'autunno 
Tra vuoti scomposti 
di vicoli assonnati, 
finestre d'occhi 
vegliano assorte 
il languido affanno 
che accascia la sera. 
Flessuose movenze 
scivolano felpate 
su selciati rappresi. 
Fluorescenti fanali 
puntati 
al dondolio del lampione 
che svogliato asseconda 
allegoriche danze 
di foglie smagrite. 
Fatui pensieri 
s'accartocciano esangui, 
dileguano sogni 
d'un'estate dismessa 
sferzando la quiete 
che echeggia il silenzio. 
Sedimenta l'autunno 
tra 
gl'infissi del cuore. 
Festose capriole 
Dal pugno caldo della memoria 
si schiude ancora 
il tenero ricordo 
d'una sciarpa bianca 
morbida nella sua soffice durezza. 
La vedo accendersi 
d'una luce gaia 
che tutta mi rischiara 
la stessa del fuoco 
che ti sfavillava in viso 
quando aprivi la bocca della stufa 
avida di legna buona. 
Ed era nel vivace crepitio 
dei ceppi scalpitanti 
tutto quel poco che bastava 
a riempire la cucina 
d'una musica lieta 
la sola che accompagnava 
il ritmo argentino 
dei tuoi ferri di lavoro. 
E nei miei occhi di bimba 
era tutta la meraviglia 
del gomitolo che si faceva piccolo 
nelle sue festose capriole 
e l'abbraccio della sciarpa 
che si faceva grande 
sempre più grande 
del tuo bene immenso 
madre 
che ancora oggi 
mi trabocca il cuore. 
Pulsa il silenzio 
In un mesto corteo 
d'ombre silenti 
è la notte 
che presto rincasa 
stasera 
Di nebbia il suo manto 
finisce le cose, 
i sogni dispoglia 
d'ogni appieno sentire. 
Svanisce d'ardore la foglia 
che mesta scolora 
l'allegro tripudio 
dell'abito estivo. 
Sale la bruma 
esalando mestizia 
dispiega il tempo 
degli affanni sommessi 
dell'ora tarda 
che mi scava dentro. 
Pulsa il silenzio 
arabeschi di gelo 
filigrana 
tra antichi 
intimi spazi. 
Lontano 
sul profilo del monte 
del monte 
un bisbiglio d'alba 
si fa conchiglia. 
Dell'orma un calco 
Se ancora 
m'inginocchierò 
non sia 
per baciare 
la terra consacrata 
dai tuoi piedi. 
Solo 
dell'orma 
un calco sfatto 
il mio sguardo fisserà. 
Da sempre 
forse 
la rosa del mio vento 
inarca il suo stelo 
ad est 
dove sorge il sole. 
Brivido lucente 
Tenera veglio 
questa notte 
coma d'attesa 
d'ampio sogno 
sconfinato. 
Dei momenti 
il peso lieve 
colgo 
dispiego gaia 
l'ebbrezza 
di voli arditi 
nell'infinita 
eternità presente. 
Trasale l'anima 
nel fiato caldo 
d'un brivido lucente 
fuggevole 
amplesso 
che annoda 
vita e sogno. 
La soglia dei bucaneve 
(alla mia mamma)
M'hai colta di sorpresa com'eri solita fare 
con il composto pudore delle tue emozioni. 
Vado - mi hai detto - 
facendo la valigia per un viaggio 
che a dispetto della tua previdenza 
non avevi programmato. 
Hai spento il gas 
liberato il rosmarino dal riparo dell'inverno 
pettinato con cura il tuoi capelli. 
Sei scesa le scale 
a passi lenti, misurati 
senza il sostegno di un braccio 
cui volerti appoggiare. 
Poi ti sorpresero albe di fiori reclinati 
tramonti martoriati 
dalla sete dei papaveri recisi. 
Nemmeno al mattino 
quando la luce del sole t'insidiava 
ritrovavi la sacra devozione del tuo impegno. 
- Quest'anno l'orto lo farò più tardi - 
m'hai sussurrato 
con la rassegnata tristezza dell'erba al primo gelo. 
Ti leggevo nelle mani 
la tenacia d'infaticabili bucati 
l'abile maestria di ago e filo 
la religiosa compostezza del tuo pregare 
la memoria struggente di carezze schive. 
Mani ormai inerti 
che contemplavo, 
che ho stretto forte 
fino alla soglia dei bucaneve 
dov'era ad attenderti una nuova primavera. 
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