- Una donna misteriosa, della
quale sappiamo solo che ha "Riccioli rossi". Un uomo
che la guarda, dapprima da lontano, incantato da tanto
splendore. È l'idea da cui nasce questa piccola
ma preziosa silloge di Carlo Carrea, poeta
ligure-piemontese alla sua prima pubblicazione in
versi che confessa di sé: "intendo parlare
d'amore sublimato, di sguardi, sorrisi,
respiri".
- Un'idea che trova concreta
applicazione in questi versi semplici e allo stesso
tempo intensi, dove tutto è affidato a
sensazioni ineffabili e lievi, delicate come un alito
di vento ed evanescenti come lo splendore di un'ala di
farfalla che brilla per un attimo nel
sole.
- Carrea scioglie la sua
ispirazione in poesie brevi e versi brevissimi, quasi
a mostrare già visivamente la brevità e
la rarità delle emozioni, che per loro stessa
natura non potrebbero ammettere tempi e spazi
più dilatati. Le liriche, infatti, sono tutte
concentrate sull'attimo, sull'impressione di un
momento, con una tecnica che ricorda quella dei
pittori impressionisti. Si veda, ad esempio, la lirica
d'apertura. Dopo una breve notazione temporale,
"mattino" (che nella sua concentrazione evoca
però bagliori di luce), ecco che il poeta
disegna, con pochi tratti rapidi e sicuri, la folla
assiepata sulla banchina della stazione: e lo fa
partendo da suo occhio, con ciò assegnando alle
sensazioni visive una parte fondamentale. Tanto che
nei brevi versi si susseguono, quasi accavallandosi,
note di colore: l'azzurro del cielo, il grigio della
folla, il "rosso bagliore che leva il respiro". D'un
tratto, il caleidoscopio di colori si ferma,
dall'occhio si passa all'anima che tutto raccoglie e
comprende "d'un colpo", in un istante. Come di istanti
sono fatte le liriche successive: uno sguardo (ancora
una volta) rapido e furtivo, una domanda inespressa,
un moto del cuore. Istanti alimentati, qua e
là, da piccoli fatti, nei quali i colori
disegnano sempre i contorni delle cose, sono essi
stessi sostanza delle cose: un ombrello rosso che
dondola gocciolando, un nasino rosso per il
raffreddore, una mano che si sorregge nel
bus.
- Piccoli fatti che danno la
misura di un sentimento vissuto esclusivamente nel
cuore, con un'auscultazione attenta e a tratti
sorpresa, come di chi non cessa di sorprendersi della
vitalità della propria anima, della propria
capacità di osservare e amare. Perché
ciò che rende davvero uniche le esperienze
descritte, per altri versi così comuni e
quotidiane, è proprio la stupefacente scoperta,
così ben riprodotta dal poeta, della
vitalità dell'amore, della sua capacità
di nascere e crescere esclusivamente dall'interno,
come moto di un'anima che liberamente va verso
un'altra, incontrandola al di là del tempo e
dello spazio concreti. Che esistono, senz'altro - e
difatti qua e là fanno capolino luoghi di
Genova - ma non sono che un accessorio. Ciò che
conta realmente sono le segrete rispondenze interne
che risuonano quasi all'improvviso - slegate come sono
da momenti precisi - al subitaneo apparire d'un
colore, d'uno sguardo, di un'impressione. Ecco
perché la donna dai capelli rossi non è
mai descritta in modo tradizionale, né compare
mai la sua figura intera; il poeta ce la presenta con
una serie di impressioni successive, di particolari
minuti: fossette sottili, pelle chiara, sguardo
lucido, bagliore di capelli. La donna, in tal modo,
diventa essa stessa impressione, presenza concreta ma
fuggevole: come un lampo di luce, come un battito di
ciglia. Qualcosa che rimane impresso nel cuore con la
cristallina trasparenza e mutevolezza dell'acqua e che
lascia dietro di sé la scia benedetta della
poesia. La donna e l'amore configurano dunque lo
spazio poetico dell'autore: "quando i chiari occhi -
scrive - su me posati, / quando l'acceso sorriso / a
me diretto / furono / anni di parole / rinchiuse /
sgorgarono / e scrissi / solo per te; e ancora: sempre
lo stesso motore / muove ogni mia rima / ogni verso
Colei che lo spinge / a forza dall'alveo arcano / non
è sogno vano / ma esiste / e calca con rapidi
passi / la terra / rinserra / nei meandri dell'anima
mia / il mistero di ogni poesia". Mistero che si
rinnova, questa volta, nei versi di Carlo
Carrea.
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- Bianca Cerulli
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