-
Ritorno
a Quiberon
-
- L'aveva notato
durante la conferenza e poi nella sala della
biblioteca, fermo dinanzi ad uno strumento
antico.
- Quando Madame de
P** glielo aveva presentato non aveva prestato
attenzione al suo nome e dalla confusione non aveva
saputo rispondere che con un sorriso.
- < Jeanne? >
aveva chiesto lui, guardandola con intensità e
baciandole la mano.
- Ora Jeanne cercava
Madame de P** con lo sguardo ansioso, che indagava fra
gli invitati riuniti nel grande salone
scintillante.
- Madame de P** era
una donna alta , non più giovane, non priva di
una bellezza che sfuggiva ai canoni più comuni
e si manifestava soprattutto nello sguardo e nel
portamento. Si muoveva eretta e sorridente fra gli
ospiti, che salutava per nome, quasi li conoscesse da
tempo. Li vedeva, in realtà, per la prima
volta.
- Dimostrando di
conoscere il loro nome e qualche particolare della
loro vita, affermava un suo potere particolare, che
veniva confermato dall'intensità dello sguardo
dei suoi penetranti occhi grigi.
- Jeanne le
andò incontro con una sollecitudine che la
illuminava, ma non riusciva a contenere una tensione
viva nel profondo.
-
- Egli certamente era
lì, confuso fra gli invitati.
- Lo sentì
sopraggiungere mentre Madame de P** le stava
- facendo gli
apprezzamenti per la grazia con cui aveva saputo
acconciarsi i capelli, e per la naturalezza con cui
portava il vestito che era stata pregata
d'indossare.
- < Sembra proprio
una giovane nobile del tempo! - diceva Madame de P**,
fissandola commossa. - E'impressionante!>
- All'avvicinarsi di
Delamaire le parve che ogni turbamento si dissolvesse
nell'improvviso accendersi delle luci e delle voci
circostanti.
- < Non sono
ancora riuscita ad esprimerle tutto il mio
compiacimento, per aver accettato il nostro invito,
Professor
- Lamaire! -
esclamava Madame de P**-. Certamente avrà
apprezzato le parole del nostro Joseph!
>
- Josefh, un giovane
alto e quadrato, che era al suo fianco, accennò
ad un inchino con una deferenza rigida e un po'
trasognata. Era uno dei conferenzieri del convegno e
aveva ancora lo sguardo acceso dal fervore del
pomeriggio. Non nascondeva quanto fosse sensibile alla
considerazione
- di chi lo aveva
presentato.
- < La nostra
Jeanne è una pittrice piuttosto apprezzata, che
sa cogliere l'anima di questa terra. Saremo felici di
ammirare qualcuno dei suoi quadri!> esclamò
Madame de P** .
- E si diresse alla
volta di un personaggio che sembrava importante, il
quale era entrato nel salone accompagnato da una scia
di animosa considerazione.
- Jeanne e Delamaire
rimasero per un istante vicini senza parlare, poi,
d'intesa,si diressero verso un piccolo divano
d'angolo, ove si sedettero l'uno accanto all'altra.
Joseph si fermò poco lontano, intento ad
intrattenere svogliatamente due giovani donne molto
simili nelle fattezze e nel desiderio d'essere
catturate.
- < E così,
è una pittrice!> disse
Delamaire.
- < Lei,
invece...Cosa insegna?>
- < Sono un
docente di storia. Sto conducendo una ricerca su di un
periodo particolare della storia francese, quello
rivoluzionario, una ricerca difficile, per tanto tempo
vietata.
- Questi luoghi sono
ricchi di memorie. E' francese?>.
- < No, italiana
>.
- < Parla bene la
nostra lingua >.
- < E' come se
avessi vissuto in questi luoghi una vita intera.
- Comprendo anche il
bretone >.
- Ragazzi e ragazze
in costume portavano le vivande, versavano da bere
.
- < Come mai qui?
Non per la lingua, immagino >.
- < Non per la
lingua, infatti. Sono attratta dal mistero, dalla
solitudine, dall'aspetto selvaggio di questi luoghi. E
anche
- dal dolore. Siamo
ai confini ultimi della terra, di fronte
all'immensità dell'oceano >.
- < Questo
territorio è intriso di sangue. Molta gente qui
è stata sterminata e abbandonata in fosse
comuni.
- 21 Luglio 1795,
tragico "Affare Quiberon".
- Oggi è il 21
luglio e tutto è stato organizzato per
ricordare >.
- Si guardarono
intorno, quasi a cercare conferma nella disinvoltura
ondeggiante degli invitati.
- Solo apparentemente
interessato al racconto di una delle due invitate,
Joseph si scosse e prese la decisione di sedersi in
una poltrona accanto Protendendosi si rivolse loro con
veemenza:
- < Certamente!
Bisogna ricordare, ristabilire la realtà dei
fatti!>
- < Sono giunto in
questi luoghi con molta umiltà, fermamente
intenzionato a studiare documenti, a cercare tutte le
testimonianze possibili, per ricostruire la
realtà >.
- < La
realtà è che la storiografia corrente,
tutta la storiografia, è sempre stata
filorivoluzionaria e ha stravolto tutti i valori.
- Non vi è
stata una storiografia vandeana, che abbia saputo far
emergere le motivazioni profonde della rivolta. E
così il termine "Vandea" è sempre stato
sinonimo di rivolta reazionaria contro il progresso,
per mezzo della quale i nobili e il clero tentarono di
riconquistare i propri privilegi.
- Non si parla mai di
valori, della reale e profonda fede di questa gente,
fede che è tuttora molto viva. Non si è
mai meditato abbastanza sul genocidio che è
stato perpetrato! Delle centinaia di migliaia di
vittime, l'ottanta per cento era costituito da donne e
bambini.
- Le donne erano
considerate solchi produttivi; i bambini, futuri
briganti. Parole di Robespierre. Una vera e propria
pulizia etnica! >
- Joseph parlava con
animazione, gli occhi di solito un po' acquosi e vaghi
si erano accesi di una luce febbrile.
- Charles Delamaire
di fronte a quella veemenza sembrò rimanere
colpito
- < Quello che
afferma è vero - disse &endash; ma forse non
basta a spiegare la realtà , che è
più complessa >.
- < Ecco i limiti
di questa cultura: la relativizzazione dei valori! Non
esiste un pensiero forte, a cui fare riferimento!
>
- Joseph si era
rivolto verso Delamaire, in cerca di
consenso.
- Delamaire
guardò Jeanne, quasi a volerne cogliere il
pensiero.
- < Questo
è un luogo di profonda spiritualità
&endash; disse Jeanne &endash; una spiritualità
che ha origini lontane >.
- < Tale
spiritualità è stata alla base della
fedeltà alla religione cattolica, anche in
Bretagna &endash; proseguì Delamaire. -
Annientata la Vandea, la guerra fra le forze
rivoluzionarie e quelle cattoliche e realiste si
riaccese proprio in questi luoghi. Proprio nella
penisola di Quiberon ebbe luogo l'ultima disfatta
>.
- A tali parole
seguì un silenzio denso di emozioni Sembrava
che le luci si fossero offuscate, che le voci degli
invitati venissero da lontano.
- Immobili come
ombre, tutti sembravano in preda ad una strana
fascinazione
- D'un tratto,
accolte con stupore, giunsero le note di una musica. I
convenuti si mossero lentamente e si diressero verso
il salone attiguo, aperto sulla baia.
- Delamaire e Jeanne
li seguirono, muovendosi come sospesi.
- La melodia si
dilatava, si contraeva, ora volando ora scivolando sui
semitoni, creando un'atmosfera come d'incantamento..
Le cornamuse, la fisarmonica diatonica, ì fiati
con la dolce voce del flauto e dell'oboe, l'arpa
celtica suonavano canti bretoni. Una voce
cominciò a cantare, un'altra voce
continuò il canto, riprendendo l'ultima frase.
Così proseguivano, alternandosi. Tutti furono
pervasi dal ritmo e dalla melodia. e, quasi fossero
uniti da un'intesa, si lanciarono nella danza. I suoni
e le voci trovarono un ardore nuovo.
- Anche Delamaire e
Jeanne furono trascinati nella catena dei danzatori
- < Kan Ha Diskan
&endash; canta e ricanta. E' il nome bretone di questa
antica danza cantata, che narra di leggendari fatti
gloriosi> disse Delamaire.
- Entrambi si
sentivano suggestionati dalla musica.
- Alla prima parte
rapida del ballo era succeduta una parte lenta. Essi
si muovevano assorti, quasi intimoriti dalla
spontaneità e dalla sintonia dei loro
movimenti
- Come quella di un
fiume in piena saliva in Jeanne l'onda dell'emozione.
Le luci giravano intorno, la musica giungeva attutita,
ma la memoria di ogni nota aveva un'eco in ogni sua
fibra. Come illuminato dall'improvviso bagliore di un
lampo le apparve il volto di Delamaire, stranamente
immobile e vicino, il naso lievemente aquilino, gli
occhi profondi. Si sentì smarrita come dinanzi
ad una rivelazione.
- Il vento impetuoso
della costa occidentale irruppe nel salone. Fu accolto
con grida divertite e con risa. Poi il ritmo della
danza riprese.
- Tutto rivolto verso
l'esterno Delamaire abbandonò la catena dei
danzatori e condusse Jeanne sulla terrazza. Il mare
era sconvolto e si abbatteva contro la roccia. Egli
rimase assorto a guardare.
- < Questa musica
vibrante scuote i danzatori nel profondo -
mormorò quasi a se stesso &endash; E' come
vivere realtà diverse contemporaneamente.- Una
pausa. - Questo era il Forte Pénthièvre.
Vi erano chiusi circa quattromila Chouans, così
venivano chiamati gli insorti. Tutti i loro tentativi
di forzare l'assedio erano falliti. IL 15 luglio 1795
nella Baia di Quiberon, trasportata da navi inglesi,
giunse in aiuto dei Bianchi una divisione di Emigrati.
La comandava il generale Charles de Sombreuil
>.
- La voce di
Delamaire si era fatta profonda.
- < L'aiuto venne
rifiutato.- continuò. &endash; I due generali
realisti, presenti nella penisola, diedero ai
rispettivi eserciti l'ordine di attaccare le forze
repubblicane senza attendere i rinforzi. Fu la
disfatta più completa.. La ritirata
lasciò alle spalle cadaveri e cavalli abbattuti
accanto a fusti di cannone. A Quiberon, intanto, gli
assediati moltiplicavano i tentativi di evasione dal
Forte. Inutilmente.
- Sulla base dei
racconti dei disertori il generale Hoche, alla testa
delle forze repubblicane, puntò su Forte
Pénthièvre. Qui giunto rimase in attesa
>.
- Una pausa. Lo
sguardo di Delamaire era fisso lontano. l fragore dei
cavalloni era talmente assordante, che i confini della
realtà ne erano travolti.
- < Nella penisola
di Quiberon si erano rifugiate alcune migliaia di
donne e bambini &endash; continuò -.
- C'erano anche
quindicimila abitanti della regione .
- La notte del fra il
20 e il 21 luglio scoppiò un violento uragano.
Finalmente il generale repubblicano Lazaire Hoche
venne in possesso del codice segreto, fornito da una
traditore. Approfittando del fragore dei tuoni e dei
marosi, che copriva ogni rumore, egli ordinò
l'assalto al Forte da tutte e tre i lati. E
ordinò il massacro di tutti gli occupanti. Il
Forte cadde. Tutti i Chouans vennero trucidati.
- Non bastava. Si
rivolse contro i villaggi. Charles de Sombreuil
accorse in difesa di Quiberon. Una realtà
agghiacciante apparve ai suoi occhi: donne, vecchi,
bambini, semplici paesani e Chouans venivano
massacrati senza distinzione A Port Orange e a Port
Haliguen si tentava la fuga via mare. Nella speranza
di raggiungere una scialuppa le donne si gettavano in
mare con i figli in braccio. Per sottrarsi alla
ferocia dei rivoluzionari i Chouans si uccidevano.
Molti annegavano.
- Ovunque clamore,
lamenti e, sovrastante, il rombo dei cannoni che
sparavano dalle navi.
- Per porre fine alla
carneficina Charles de Sombreuil chiese di trattare
con il generale Lazaire Hoche: i bombardamenti
- sarebbero stati
sospesi, sarebbe cessata ogni forma di resistenza. In
cambio tutti avrebbero avuto salva la vita. Non
parlò della condizione essenziale: il
sacrificio della sua stessa vita >.
- Delamaire
interruppe il racconto, sopraffatto dalle sue stesse
parole. Poi riprese:
- < Più di
tremila prigionieri, uomini, donne e bambini, ordinati
in colonne, furono condotti a Port Haliguen, a piedi,
attraverso una zona montuosa. De Sombreuil era in
testa. Qui giunti, furono stipati nelle
chiese.
- Il 27 luglio i
primi sedici condannati a morte furono trasferiti
nella prigione di Vannes e fucilati. De Sombreuil era
fra questi. Poco dopo ad Auvril vennero fucilati altri
ottocento prigionieri >.
- Jeanne aveva
ascoltato in silenzio.
- Ogni parola era un
peso che si aggiungeva a quello che l'opprimeva. Tese
una mano verso Delamaire. Mormorò:
- < Tutto
ciò è ancora vivo, ha un suo
significato. Bisogna solo ascoltare>.
- Ebbe l'impressione
che le fosse grato per quelle parole. Una densa
nuvolaglia nera si addensava sulla baia, sospinta dal
vento.
- < Ci conviene
entrare !> esclamò Delamaire.
- Sembrò
scrollarsi di dosso l'indefinibile pena che lo
attanagliava e sorridendo, con un gesto affettuoso e
quasi familiare la sospinse dentro al
salone.
- Madame de P.**
venne loro incontro, ansiosa nel volto, seguita dal
giovane Joseph.
- < Eccovi,
finalmente! La notte non promette niente di buono,
sento avvicinarsi la tempesta. Ha mai assistito ad un
uragano estivo, mia cara? >
- I cantori
continuavano a cantare, narravano di un cavaliere
bello come un sogno, del quale le fanciulle non
dovevano aver paura, tanto era gentile.
- < Si tratta del
Conte Charles de Sombreuil, dell'eroe
della
- battaglia di
Quiberon. &endash; disse Madame de P.** - E' entrato
nella leggenda, ne parlano le canzoni.
- Lei, professor
Delamaire, sarebbe un magnifico de Sombreuil. E Joseph
un perfetto nobile de Puisaye, altrettanto infervorato
e superbo.
- Intendete andare
sulle dune, domani? Se non scoppia un uragano potrebbe
essere una bellissima idea >.
-
-
- Il resto della sera
Jeanne lo trascorse a cercare Delamaire, ma
inutilmente: era scomparso. S'era ormai fatto tardi
quando decise di ritirarsi. Provò quasi un
sollievo a raggiungere le sue stanze nell'ala ora
riservata ai forestieri, percorrendo scale di pietra e
corridoi illuminati a malapena.
- Entrata, si
gettò sul divano. L'ansia era cresciuta. Chiuse
gli occhi e rimase in silenzio, le braccia
abbandonate, in attesa. Lentamente una profondissima
calma si impossessò di lei. Le immagini
emersero dal suo profondo: il cielo era livido, nero
all'orizzonte, una moltitudine di gente procedeva a
fatica sulle alture deserte, chi cadeva subito si
rialzava, per non essere massacrato, le madri
soffocavano il pianto dei bambini. Ogni tanto
sopraggiungeva un cavallo al galoppo, montato da una
guardia urlante con la spada sguainata. Lei camminava,
sorreggendo qualcuno, con lo sguardo a cercare lui,
che procedeva davanti agli altri, la testa alta, il
braccio alzato.
- Si scosse. Una
giovane donna la stava guardando da un quadro:
pallida, il collo elegante, gli occhi grigi
penetranti. La fissò lungamente. La luce di un
fascio di erica sul pianoforte, la grazia di un
vestito di seta posato sul letto.
- La mattina seguente
decise di andare verso le dune.
- Man mano che
procedeva sentiva aumentare la sua inquietudine
dinanzi all'aspetto cupo del cielo e del mare e al
roteare basso dei cormorani.
- D'improvviso, quasi
senza rendersene conto, tornò sui suoi passi e,
dopo una qualche incertezza, si mise a correre con
quanto fiato aveva, in preda ad un'angoscia senza
nome. Qualcuno gridava:
- < Sono andati a
Port Halegue e a Vannes! A Port Halegue e a Vannes
>!
- Corse incurante
della strada scoscesa, del vento, d'ogni ostacolo. Si
fermò quando la sensazione dell'abbandono fu
così forte che dovette piegarsi per il dolore.
Allora si accorse del pianto che le rigava il
volto.
-
- Dormì a
lungo, profondamente, confortata dalle lenzuola fini,
dai colori soffusi della stanza , dalla presenza del
mare, che giungeva fino a lei con un respiro ampio.
Era giunta l'ora di andare.
- Nel salone le venne
incontro Madame de P.**. Non sorrideva. Avanzava come
se un qualche turbamento segreto limitasse la solita
armonia dei suoi movimenti. La fissava con
intensità:
- < Ha deciso di
partire ?>
- < Chi è
la giovane donna del quadro? >
- < E' la
fanciulla amata da de Sombreuil .>
- Seguì un
attimo di silenzio. Un'ombra di commozione
passò nello sguardo di Madame de
P.**.
- < Non si lasci
intimidire - disse -, questa è una terra
strana, da sempre vi accadono avvenimenti inconsueti.
Figure del sogno e della fantasia vivono in armonia
con gli esseri viventi. Da sempre la realtà
coesiste con il mistero >.
- < Grazie di
essere tornata, Jeanne > soggiunse
piano.
-
- La macchina era
giunta e stava aspettando. Si guardarono. Si
abbracciarono senza altre parole.
- Poi Jeanne si
allontanò. Sentiva lo sguardo di Madame de
P.**, che l'accompagnava.
|